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  • I teologi e la dottrina platonica della Trinità

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  • I teologi e la dottrina platonica della Trinità
  • Svegliatevi! 1982
Svegliatevi! 1982
g82 22/10 p. 23

I teologi e la dottrina platonica della Trinità

SONO interessanti e significativi i commenti del cardinale cattolico John Henry Newman, morto alla fine del secolo scorso, sull’influenza che ha avuto la dottrina platonica della Trinità sul linguaggio dei teologi dei primi secoli:

“Varie ragioni indussero i Padri della Chiesa primitiva a servirsi del linguaggio del platonismo. Il loro comportamento può considerarsi in parte un argumentum ad hominem, come se la dottrina cristiana della Trinità non fosse più misteriosa di quella avanzata da una grande autorità pagana e, in parte, al desiderio di ingraziarsi i loro oppositori filosofici. Volevano inoltre risparmiarsi la difficoltà di inventare dei termini in tutti quei casi in cui la Chiesa non li aveva ancora forniti autoritativamente e, in parte speravano o addirittura erano convinti che alcuni elementi del sistema della scuola platonica fossero stati ispirati da una sapienza sovrumana, derivata, anche se inconsapevolmente, da Mosè. . . . L’attività esoterica dello stesso Atanasio, di cui nessuno mette in dubbio l’ortodossia, mostra che anch’egli li fece propri. Richiede piuttosto qualche spiegazione l’ultimo motivo addotto, il dubbio cioè che la dottrina platonica fosse di origine divina.

“È innegabile che fin dai primordi sono state presenti nel mondo tradizioni che, in un modo o in un altro, mettevano in relazione una Trinità con la Prima Causa. Ritroviamo questa dottrina, trascurando le tracce presenti nella mitologia classica ed in quella indiana, nelle credenze dei Magi, che ipotizzavano una divinità suprema e, in posizione subordinata, due divinità antagoniste; nella Trinità di Plutarco composta da Dio, materia e spirito del male, ed in alcune eresie apparse nei primi tempi della Chiesa che all’Essere Divino ed al Demiurgo associavano un terzo principio originario, identificato talvolta con lo spirito del male e talvolta con la materia. Platone ha fatto proprio questo convincimento generale, senza però avvicinarsi di più, o più definitamente, alla vera dottrina. Sembra ragionevole, nell’insieme, supporre che il mondo pagano possedesse tradizioni troppo antiche per essere respinte, e troppo sacre per essere usate nella teologia popolare. La dottrina platonica avrebbe, più di altre, una apparente somiglianza con la verità rivelata, ma ciò è dovuto solo alla circospezione con cui Platone si espresse sull’argomento. La sua mancanza di chiarezza consente ad una ingegnosa fantasia di far assumere il significato che si vuole alle sue parole. Nel complesso, non si può affermare con sicurezza che egli, con la sua Trinità, abbia voluto intendere una Causa prima, dotata di energia attiva e di influenza, e che l’origine di tutti gli esseri spirituali, fin dalla eternità, è la sostanza divina, e che il potere e la sapienza divina hanno plasmato, nel tempo, il mondo materiale ed, infine, che abbia concepito gli innumerevoli spiriti subordinati che governano il mondo direttamente. Anzi, anche i commenti degli scrittori che, nel terzo e nel quarto secolo dopo Cristo, fecero rivivere la filosofia platonica e ne impreziosirono la dottrina con aggiunte scritturistiche, rivelano, analogamente, una straordinaria varietà nelle loro maniere di esporla. Il Fattore del mondo, il Demiurgo, considerato da Platone ora il primo, ora il secondo principio, è messo da Giuliano al secondo posto, al terzo da Plotino ed al quarto da Proclo, ultimo cioè di tre potenze subordinate, dipendenti tutte da una Prima, od Unica Suprema Deità. In verità i filosofi pagani non prestarono alcuna attenzione a tali vaghe ed inutili speculazioni, considerandole forse non dati di fatto, ma allegorie e credenze metafisiche, senza sentirsi stimolati, in conseguenza, ad esporle coerentemente.

“Ma molto diversa fu l’importanza assunta dall’antica teoria di Platone, qualunque ne sia stata l’origine, quando venne in contatto con persone che credevano nei racconti ispirati e che, subito, vi riconobbero, quasi in forma tangibile e fortemente convincente, quella misteriosa Dottrina nascosta sotto le manifestazioni angeliche della Legge e le visioni dei profeti”. — Dall’opera Gli ariani del IV secolo, pp. 66-68 (tradotta da Michele Ranchetti, 1981, Jaca Book-Morcelliana Editrici).

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