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  • Controcorrente verso la vita
  • Svegliatevi! 1991
Svegliatevi! 1991
g91 22/10 p. 10

Controcorrente verso la vita

“‘TU HAI la sindrome da salmone’, mi disse un giorno mia figlia Carla. Si riferiva al fatto che io andavo controcorrente, come il salmone che risale faticosamente il fiume dove è nato fino alla sorgente per riprodursi e poi, esausto, morire. Ma cosa aveva spinto mia figlia a fare un paragone del genere?

“Nata nel 1926, non ho mai conosciuto mio padre e ho perso anche mia madre in tenera età. Sono cresciuta sapendo di essere un peso per i miei parenti che, dopo avermi ospitata per un breve periodo di tempo a turno e di malavoglia, mi avevano relegato in un orfanotrofio. Tutto questo ha influito profondamente sulla mia personalità spingendomi a prefiggermi due mete nella vita: avere una famiglia e allevare dei figli su cui riversare tutto l’amore che mi era mancato e, per quanto sarebbe stato possibile, lottare contro le ingiustizie evidenti nell’ambiente in cui vivevo.

“Ben presto mi feci una famiglia ed ebbi due figlie che divennero la mia ragione di vita. Successivamente cominciai a lottare per raggiungere il mio secondo obiettivo. Nella mia ricerca di giustizia non fui soddisfatta dalla Chiesa Cattolica che vedevo asservita al potere politico ed economico. Disillusa, cercai nella politica.

“Durante gli anni ’60 militavo in un partito di sinistra che prometteva giustizia sociale. Ero infermiera e facevo parte della commissione interna dell’ospedale dove lavoravo. In questo ruolo sostenevo gli scioperi della categoria e facendomi portavoce dei problemi e delle richieste del personale finii per essere considerata dai superiori un elemento scomodo. I miei familiari non condividevano queste scelte che mi portavano ad essere anticonformista, ad andare cioè controcorrente, come il salmone.

“Gli anni passavano e anche se non vedevo nessun cambiamento nella situazione sociale rimasi fedele al mio partito politico, fino ad un caldo pomeriggio d’estate.

“Sentii suonare e andai ad aprire la porta. ‘O no!’, esclamai. ‘Ancora voi, i testimoni di Geova! Ma siete una persecuzione! Sono tornata dalla spiaggia tre ore fa e la vicina d’ombrellone era una di voi. Ne ho abbastanza!’ Con un sorriso disarmante la donna che avevo davanti mi disse: ‘La capisco. Qualche anno fa anch’io mi sono trovata nella sua situazione, ma accettai uno studio biblico per esaminare di persona quanto siano degne di fede le promesse di Dio’. La feci entrare e parlammo del bisogno di vera giustizia e del perché gli uomini, anche se benintenzionati, non sono in grado di portarla. Mi disse che il proposito di Dio è quello di farci vivere in un mondo veramente giusto e che Egli è in grado di farlo. Queste parole fecero risvegliare in me la speranza. In seguito accettai uno studio biblico. A poco a poco le cose che apprendevo influivano sul mio cuore e cominciai a intravedere come la mia meta di trovare la vera giustizia poteva essere raggiunta. Questo mi spinse ad andare ancora una volta controcorrente anche se sembrava che stessi per perdere l’altra cosa a cui tenevo tanto: l’amore e il rispetto delle mie due figlie. Esse si coalizzarono col padre per ostacolarmi facendo leva sui miei sentimenti e sul mio amore per loro. Divenni oggetto di commenti ironici, freddezza e in molti casi disprezzo, ma l’amore per Geova ebbe il sopravvento ed Egli mi rafforzò per perseverare.

“Ciò che mi spinse a prendere una decisione definitiva e a dedicarmi a Dio fu la scrittura di Marco 10:29, 30: ‘Veramente vi dico: Non c’è nessuno che, avendo lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per amor mio e per amore della buona notizia, non riceva ora, in questo periodo di tempo, cento volte tanto, di case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel sistema di cose avvenire la vita eterna’. Così nell’agosto del 1983 mi battezzai. Ero felice. Avevo trovato un Padre premuroso, la vera giustizia, l’amore dei fratelli, uno scopo nella vita e un futuro meraviglioso. Era quindi naturale che desiderassi servire Geova a tempo pieno.

“Cominciai facendo la pioniera ausiliaria, ma avevo paura di impegnarmi di più a causa dell’opposizione della mia famiglia, della salute cagionevole e della preoccupazione di non riuscire a mantenere l’impegno preso. Cominciavo a perdere parte della gioia che mi procurava il servire Dio.

“Poi, ancora una volta, una scrittura sbloccò la situazione. Quando parlai di questo mio desiderio con il sorvegliante di circoscrizione, un ministro viaggiante dei testimoni di Geova, egli mi suggerì di meditare sulla scrittura di Isaia 41:10: ‘Non aver timore, poiché io sono con te. Non guardare in giro, poiché io sono il tuo Dio. Di sicuro ti fortificherò. Sì, realmente ti aiuterò. Sì, davvero ti sorreggerò fermamente con la mia destra di giustizia’. Di conseguenza, nel 1987, feci la domanda di pioniere regolare, gettando in questo modo i miei pesi e le mie ansie su Geova.

“Come sono andate poi le cose? I miei familiari rispettano la mia scelta pur non essendo ancora d’accordo. Io sono serena e felice, consapevole di aver fatto la cosa giusta. Il mio servizio è più efficace e ora mi preoccupo più delle persone che del tempo che dedico all’opera. La calma e la gioia che provo hanno migliorato sensibilmente la mia salute. Ho iniziato sei studi biblici uno dei quali si è battezzato.

“No, mia figlia aveva torto quando disse che ero affetta dalla sindrome da salmone: il salmone va controcorrente per morire, ma io vado controcorrente per vivere per sempre”.

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