Geova mi ha sorretta nelle avversità
IL 1974 fu un anno determinante per me e mio marito: entrambi ci battezzammo quali testimoni di Geova. Non era stato facile arrivare a quel punto. Geova mi aveva aiutata in molti modi. Non immaginavo, comunque, che nel giro di qualche anno avrei avuto ancor più bisogno del suo sostegno. Ma lasciate che vi racconti tutto dall’inizio.
Sono nata in una tipica famiglia italiana in cui tutti erano cattolici. Nel 1971 due Testimoni bussarono alla mia porta e mi offrirono il libro La Verità che conduce alla Vita Eterna. Non ero molto interessata, ma lo accettai e lasciai che le Testimoni tornassero a farmi visita. Avevo poco tempo: ormai sposata e con due bambini, lavoravo per arrotondare lo stipendio di mio marito. Cominciai però a leggere il libro, ed esso mi aprì gli occhi riguardo a molti falsi insegnamenti religiosi come la Trinità, l’inferno di fuoco, l’immortalità dell’anima e il culto delle immagini.
Studiavo da poco quando accompagnai mia madre, che soffriva di reumatismi, da una guaritrice. Questa donna individuava la parte malata facendo passare sul corpo della persona un crocifisso, che ruotava fino a fermarsi su un determinato punto del corpo. Dopo che fu usato su di lei, mia madre volle che provassi anch’io per guarire dai miei dolori di stomaco. Immaginate la sorpresa quando il crocifisso non ebbe alcun effetto su di me, ma restò completamente immobile! Esterrefatta, la donna disse che ero stata scomunicata e che dovevo subito andare da un sacerdote per farmi benedire. Intanto, studiando il libro Verità, arrivai al capitolo sugli spiriti malvagi e così mi si chiarirono finalmente le idee sulle pratiche di origine demonica.
Fino a quel momento mio marito non aveva ostacolato il mio studio biblico con i Testimoni. Ma i problemi iniziarono quando si accorse che non facevo più recitare ai bambini le preghiere insegnate dalla Chiesa. Mi disse che io ero libera di fare quello che volevo, ma che ai nostri figli dovevo insegnare quello che i nostri genitori avevano insegnato a noi. Gentilmente, ma con fermezza, gli spiegai che non avrei potuto insegnare loro ciò che sapevo non essere la verità. Se lo desiderava, poteva insegnare lui ai figli ciò che riteneva giusto. La sua risposta fu che, se la pensavo così, potevo fare la valigia e andarmene di casa. Mi sembrò che il mondo mi crollasse addosso. Essendo molto attaccata a mio marito ero combattuta e non sapevo cosa fare. Pregavo Geova che mi aiutasse e chiedevo consigli alla sorella con cui studiavo.
Feci grandi sforzi per guadagnare mio marito e fargli capire che lo studio della Bibbia era importante per la nostra famiglia. Quando eravamo soli gli facevo leggere dei brani biblici e gli chiedevo di aiutarmi a capirli. Infine accettò di parlare con gli anziani della congregazione, ma solo perché cercava l’occasione di accusare e schernire i Testimoni. Seguì una serie di incontri fra mio marito e gli anziani, finché uno di loro lo fece riflettere dicendo che era insensato accusare chi non conosceva nemmeno basandosi solo su pregiudizi, senza accertarsi di persona. Per vedere come stavano effettivamente le cose, quindi, mio marito accettò di studiare la Bibbia con lui.
Nel frattempo, nel 1973, iniziai a frequentare regolarmente le adunanze di congregazione e a predicare di casa in casa. Nell’agosto dello stesso anno ci fu l’avvenimento che portò alla dedicazione di mio marito: l’assemblea internazionale che si tenne a Roma. L’anno seguente simboleggiammo entrambi la nostra dedicazione col battesimo in acqua. Ora la mia gioia era completa. Anche mio marito si era unito a me nell’adorazione di Geova!
Purtroppo la mia gioia durò poco. Alla fine del 1977, all’età di 42 anni, mio marito morì di tumore, lasciandomi tre bambini di 11, 9 e 4 anni. Adesso dovevo assolvere le responsabilità di madre e di padre. Cercai un lavoro a ore per trascorrere più tempo possibile con i figli e poterli allevare e disciplinare nel modo migliore. La mia vita divenne frenetica. Ero impegnata dalle sette del mattino fino a mezzanotte, e spesso rimanevo sveglia fino alle prime ore del mattino. Così mi ammalai di bronchite asmatica, di cui soffro tuttora.
Che gioia però quando nel 1984 il mio secondo figlio si battezzò e in seguito intraprese l’opera di pioniere regolare! Poi anche le due figlie si battezzarono e fecero un buon progresso. Era tempo che io pure facessi più progresso spirituale. Gli anziani e i pionieri della mia congregazione furono di grande incoraggiamento. Potevo diventare anch’io pioniera regolare? Ero molto indecisa a causa della mia salute cagionevole, nonostante avessi fatto la pioniera ausiliaria per otto mesi consecutivi. Poi, nel 1988, la mia figlia maggiore si sposò e mi disse che ora, con una persona in meno a carico, avevo più probabilità di riuscirci. Così, confidando pienamente in Geova, nel settembre dello stesso anno intrapresi il servizio di pioniere regolare. Geova mi ha aiutata ad assolvere tutte le mie responsabilità e sono convinta che mi aiuterà anche in futuro.
Nel corso degli anni ho avuto la gioia di aiutare un mio cugino a conoscere la verità ed ora anch’egli è testimone di Geova assieme alla moglie e ai cinque figli. Inoltre, un mio fratello è servitore di ministero nella congregazione locale e i suoi figli hanno intrapreso la via della verità. Sono davvero grata a Geova che mi ha sempre sorretta nelle avversità. Ho sperimentato di persona che Geova non abbandona mai i suoi leali. — Da una collaboratrice.