Ho conosciuto “l’Iddio di ogni conforto”
A SEDICI anni, mentre frequentavo le superiori nella mia città, Pesaro, pensavo che la religione fosse una vera e propria “buffonata”. Come tanti altri adolescenti, odiavo le ingiustizie ed ero convinta di sapere tutto. Cercavo la felicità a tutti i costi. A quell’età conobbi un ragazzo più grande di me che aveva problemi di droga. Fu così che a soli 17 anni — e per di più incinta — mi sposai. Era il 1985.
Dopo la nascita di Mattia, nostro figlio, le cose sembravano andar bene. Il nostro bimbo stava benissimo. Mio marito, che lavorava con il padre, pian piano pareva che riuscisse a sconfiggere la droga. Ma il “tunnel della droga” è lungo, e mio marito ricominciò ad avere problemi. Fu a quel punto che la Bibbia cominciò a influire sulla mia vita. Mia suocera era una testimone di Geova e mio marito decise di riprendere a studiare la Bibbia come faceva tanti anni prima.
Io ero contenta perché sapevo che i Testimoni sono brave persone, non fumano e non si drogano: la loro compagnia non poteva che giovargli. Anch’io cominciai a partecipare allo studio. Ma dopo un po’, mio marito smise di studiare. Smisi anch’io, è vero, ma in quelle poche settimane avevo capito che quella era la verità. Così, dopo non molto, ricominciai più decisa che mai a studiare con mia suocera.
A dire il vero, non ero proprio la moglie ideale. Siccome volevo imporre quasi sempre il mio modo di fare, il nostro matrimonio era un continuo alternarsi di momenti felici e di disperazione. Volevo molto bene a mio marito, ma una volta, stanca della situazione, arrivai a prendere mio figlio e ad andarmene di casa. Gli anziani della congregazione, però, mi fecero capire che era meglio tornare a casa e cercare di affrontare la situazione.
Capii che dovevo piuttosto sforzarmi di migliorare. Mio marito sembrò accorgersi di un certo cambiamento. Nonostante i suoi difetti, anche lui voleva avere un po’ di pace mentale. Una volta mi disse che forse avrebbe ripreso a studiare la Bibbia. Diceva sul serio? Non l’ho mai saputo: poco dopo morì per un’overdose.
A sostenermi in quella circostanza così tragica sono stati i miei suoceri (da allora mio figlio ed io viviamo con loro). Anche i fratelli e le sorelle della congregazione mi hanno consolato. Ma ciò che più mi ha aiutato è stato il riporre fede nelle parole di Gesù: “L’ora viene in cui tutti quelli che sono nelle tombe commemorative . . . ne verranno fuori”. (Giovanni 5:28, 29) La verità era diventata parte integrante della mia vita. Non ero più la stessa ragazza che pensava che tutto ciò che sapeva di religione fosse da accantonare.
Capivo che né io né mio figlio saremmo stati felici se mi fossi chiusa in me stessa e mi fossi commiserata. Perciò nell’ottobre 1988, dopo essermi dedicata a Dio e battezzata, il vivo desiderio di parlare ad altri di Geova e delle sue meravigliose promesse mi spinse a intraprendere il servizio di pioniere ausiliario, dedicando una sessantina di ore al mese all’opera di predicazione. Dopo sei mesi dal battesimo intrapresi l’opera di pioniera regolare.
Il mio desiderio di parlare ad altri della buona notizia era, ed è tuttora, come un fuoco che non si può contenere. Sono sempre stata molto contenta di andare di casa in casa con il mio piccolo Mattia. In un primo momento temevo che per un bimbo di appena tre anni un programma simile fosse un po’ stressante. Ma ci abituammo e riscontrai che, alternando in maniera equilibrata il servizio, rendendolo vario e interessante, Mattia era contento di stare insieme a me. Sin da piccolo Mattia ha dato chiari segni del suo desiderio di far conoscere ad altri le belle cose che imparava dallo studio biblico che facevamo insieme. Adesso ha quasi 10 anni ed è un proclamatore.
Qualche intoppo c’è stato. Ad esempio, proprio pochi giorni dopo aver presentato la domanda per intraprendere il servizio di pioniere regolare, mi venne offerto un buon lavoro e con un orario abbastanza favorevole, che mi avrebbe magari permesso di continuare a fare la pioniera ausiliaria. Ma a quel punto avevo deciso di intraprendere la “carriera” di pioniera regolare. Perciò, dopo aver pregato Geova e averne parlato anche con mia suocera, mi attenni alla mia decisione.
I risultati sono stati ottimi. Mi sento più che appagata e la mia fede nel nuovo mondo di Dio è più viva che mai. Geova mi ha fatto avere successo e sono felice di condurre diversi studi biblici. In più, ora anche mia madre sta studiando la Bibbia.
Adesso so che la vera religione non è una “buffonata” e che esiste un modo corretto di adorare Dio “con spirito e verità”. Ciò mi dà profonda gioia. (Isaia 65:14; Giovanni 4:24) Mi commuovo pensando a quante cose buone ho avuto da Geova, “il Padre delle tenere misericordie e l’Iddio di ogni conforto”. (2 Corinti 1:3) — Da una collaboratrice.