Michea prevede la manifestazione del giudizio divino
IL PROFETA Micheaa sta seduto nella sua piccola dimora in Moresheth-gath nello scefelà di Giuda. Egli ha scritto per qualche tempo, ma si accorge che la sua mano non è più ferma come prima e i suoi occhi si stancano più presto. Però, ha quasi terminato il suo scritto. Appena finito, chiude gli occhi per farli riposare e rivive mentalmente i numerosi episodi della sua predicazione sotto i buoni regni di re Jotham (774-759 a.C.) e di re Ezechia (745-716 a.C.) nonché sotto l’empio governo di Achaz tra l’uno e l’altro. Ezechia sta avvicinandosi al termine del suo ventinovesimo anno di regno. Michea ricorda i suoi viaggi a Gerusalemme per celebrare le feste da Geova comandate. Come lo rallegravano i cantici di lode a Geova! Il suo cuore esulta nel vedere gli adoratori di Dio venuti da lontano e da vicino per adorare nel tempio. Si sentiva sempre rinvigorito nelle feste di Geova, specialmente dopo aver parlato coi profeti Osea e Isaia. Ricorda pure i suoi viaggi a Samaria per dispensare il messaggio di Dio contro di essa. Com’era stato pieno d’idoli quel paese! Ora i suoi abitanti sono mandati in esilio dagli Assiri. Gli Assiri! Gli sembra d’udire ancora il calpestio degli eserciti da lui più volte osservati dalle sue colline di scefelà. Com’era stolto, pensa, da parte dell’Assiria immaginare di poter prendere Giuda dalle mani di Geova, il Supremo Reggitore dell’universo! Chi è simile a Geova?
I suoi occhi sono riposati. Egli legge ancora il messaggio di Geova riguardante Samaria e Gerusalemme. — Mich. 1:1.
La lettura gli richiama molte cose. Ne freme ancora come quando molti anni prima Geova lo ispirò a convocare tutta la terra per il giudizio divino: “Ascoltate, o popoli tutti! Presta attenzione, o terra, con tutto quello ch’è in te! e il Signore, l’Eterno, sia testimonio contro di voi: il Signore, dal suo tempio santo”. (Mich. 1:2) Come era stata spaventevole la visione! — “I monti si struggono sotto di lui, e le valli si schiantano, come cera davanti al fuoco, come acqua sopra un pendio”. (Mich. 1:4) Indi Geova gliene disse il motivo:”E tutto questo, per via della trasgressione di Giacobbe, e per via dei peccati della casa d’Israele. Qual’è la trasgressione di Giacobbe? Non è Samaria? Quali sono gli alti luoghi di Giuda? Non sono Gerusalemme?” (Mich. 1:5) Michea ricorda quanto fossero piene del culto di Baal la città e il regno di Samaria; il culto del vitello a Bethel, a disonore di Dio; la sua congiura con la Siria contro Giuda. Con piacere ricorda che il re Ezechia di Giuda aveva purificato accuratamente il paese dalla falsa adorazione, compresi gli alti luoghi. (2 Re 18:4) Rammenta d’aver percorso tutto il paese e d’aver aiutato con le sue stesse mani il residuo degli adoratori a mandar in frantumi gli alti luoghi dopo la memorabile prima celebrazione della Pasqua e della festa degli azzimi dopo la purificazione del tempio. — 2 Cronache 31:1.
Si addolora quando giunge a quella profezia che menziona la perdita da parte di Giuda del suo paese natio, Moresheth-gath. (Mich. 1:14) Un altro punto gli ricorda d’aver sempre deplorato la volontaria trasgressione del patto di Dio da parte d’Israele. Com’era lieto quando Geova l’aveva ispirato a dire: “Guai a quelli che meditano l’iniquità e macchinano il male sui loro letti, per metterle ad effetto allo spuntar del giorno, quando ne hanno il potere in mano! Agognano dei campi, e li rapiscono; delle case, e se le prendono; così opprimono l’uomo e la sua casa, l’individuo e la sua proprietà. Perciò così parla l’Eterno: Ecco, io medito contro questa stirpe un male, al quale non potrete sottrarre il collo; e non camminerete più a test’alta, perchè saranno tempi cattivi”. — Mich. 2:1-3.
Ricorda come la costante ubbidienza a Dio nel proclamare il destino dei trasgressori del patto da parte sua e dei suoi compagni profeti avesse irritato i falsi sacerdoti e i loro infedeli sostenitori. Essi dicevano a lui e ai suoi compagni proclamatori: “Non state a insistere! “Non si dovrebbe insistere su tali cose”. (Mich. 2:6, An Amer. Trans.) Ma lui e i suoi fedeli fratelli avevano continuato risolutamente a predicare e gli sforzi degli infedeli oppositori non riuscirono a salvarli dal vituperio e dalla vergogna che si meritarono. (Mich. 2:6) Ricorda chiaramente il consiglio che per ispirazione di Geova aveva dato a quelle anime fedeli che trovavansi frammezzo ai falsi adoratori: “Levatevi, andatevene! perchè questo non è luogo di riposo; a motivo della sua contaminazione. esso vi distruggerà d’una distruzione orrenda”. — Mich. 2:10.
Con quale ostinatezza aveva Israele rifiutato di ascoltare il messaggio che Geova lo aveva ispirato a pronunciare su di loro! Preferivano i falsi profeti. Nessuna meraviglia che Geova l’avesse ispirato a dire: “Se uno andasse dietro al vento, e spacciasse menzogne, dicendo: ‘Io predirò per te vino e bevande forti!’ quello sarebbe l’oracolo di questo popolo”. — Mich. 2:11.
La parte successiva della profezia gli fa rammentare che egli si era domandato chi fosse il popolo che rimarrebbe fedele a Dio dopo il Suo giudizio definitivo. Un giorno Geova l’ispirò di pronunciare una profezia a suo riguardo: “Io ti radunerò tutto insieme, o Giacobbe, io rimetterò insieme i resti d’Israele, io porrò tutto insieme come un gregge nell’ovile, quale mandra in mezzo a chiuso recinto, e faran tumulto per la moltitudine degli uomini”. (Mich. 2:12, Tintori) Ricordando la circostanza in cui Geova gli fece scorgere quel messaggio, gli pare che il suono non fosse quello del disordine ma di armoniosa attività nel lodare Geova, come quando aveva luogo una celebrazione nel tempio di Gerusalemme.
13 Proseguendo nella lettura, rammenta il dolore provato nel vedere in Israele che gli ufficiali negavano giustizia al popolo e lo trattavano come una bestia da preda. Si rallegra nel messaggio che Geova gli fece scorgere e proclamare: “Ascoltate, vi prego, o capi di Giacobbe, e voi magistrati della casa d’Israele: Non spetta a voi conoscer ciò ch’è giusto? Ma voi odiate il bene e amate il male, scorticate il mio popolo e gli strappate la carne di sulle ossa. Costoro divorano la carne del mio popolo, gli strappan di dosso la pelle, gli fiaccan le ossa; lo fanno a pezzi come ciò che si mette in pentola, come carne da metter nella caldaia. Allora grideranno all’Eterno, ma egli non risponderà loro; in quel tempo, egli nasconderà loro la sua faccia, perchè le loro azioni sono state malvage”. (Mich. 3:1-4) Michea si sentiva spesso nauseato del falso culto reso fortemente commerciabile dal clero ingannatore d’Israele. Come Geova descrive bene la loro impostura! — “Gridano: ‘Pace, quando i loro denti han di che mordere, e bandiscono la guerra contro a chi non mette loro nulla in bocca”. (Mich. 3:5) Com’è pieno di gratitudine Michea d’aver sempre, durante tutto il suo lungo e fedele ministero, potuto dire: “Ma, quanto a me, io son pieno di forza, dello spirito dell’Eterno, di retto giudizio e di coraggio, per far conoscere a Giacobbe la sua trasgressione, e ad Israele il suo peccato”. — Mich. 3:8.
Continuando a leggere rammenta l’appropriata risposta del re Ezechia alla parola di Geova che egli, Michea, aveva annunziata a tutto il popolo di Giuda: “Così dice l’Eterno degli eserciti: Sion sarà arata come un campo, Gerusalemme diventerà un monte di ruine, e la montagna del tempio, un’altura boscosa”. (Ger. 26:18; Mich. 3:12) Ezechia immediatamente manifestò timore di Geova, invocò il Suo favore, e Geova si pentì del male che aveva pronunziato contro di loro. (Ger. 26:10) Michea ringrazia tacitamente Geova d’averlo lasciato vivere per vedere tale giusto regno.
Michea trova sempre diletto rammentando la gloriosa visione che gli diede Geova della montagna del tempio innalzata fino a diventare la più alta montagna e delle lunghe turbe di gente che vi accorrono da ogni direzione, da ogni nazione. Ancora li ode dire: “‘Venite, saliamo al monte dell’Eterno e alla casa dell’Iddio di Giacobbe; egli c’insegnerà le sue vie, e noi cammineremo nei suoi sentieri!’ Poiché da Sion uscirà la legge, e da Gerusalemme la parola dell’Eterno”. — Mich. 4:1-2.
Egli continua a leggere lentamente, perchè ogni linea gli richiama molte memorie. Poi giunge a un punto che lo ha profondamente sempre interessato e imbarazzato. Quanto brama di poter solo sapere come avverrebbe il suo adempimento! “Ma da te, o Betheleem Efrata, piccola per esser fra i migliai di Giuda, da te mi uscirà colui che sarà dominatore in Israele, le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni. Perciò egli li darà in man de’ loro nemici, fino al tempo in cui colei che deve partorire, partorirà; e il resto de’ suoi fratelli tornerà a raggiungere i figliuoli d’Israele”. (Mich. 5:1, 2) L’adempimento di ciò dev’essere un tempo beato, conclude egli. “Egli starà là e pascerà il suo gregge colla forza dell’Eterno, colla maestà del nome dell’Eterno, del suo Dio. E quelli dimoreranno in pace, perchè allora ei sarà grande fino all’estremità della terra”. — Mich. 5:3.
Michea continua a leggere fino alla fine del suo scritto. Il suo cuore emozionato è pieno di allegrezza e di gratitudine verso Geova per le continue affermazioni che il risultato del Suo divino giudizio proverà ch’Egli è il supremo Sovrano, che non v’è alcuno simile a Lui nell’universo. Si sente spinto a scrivere una preghiera finale: “Qual Dio è come te, che perdoni l’iniquità e passi sopra alla trasgressione del residuo della tua eredità? Egli non serba l’ira sua in perpetuo, perchè si compiace d’usar misericordia. Egli ritornerà ad aver pietà di noi, si metterà sotto i piedi le nostre iniquità, e getterà nel fondo del mare tutti i nostri peccati. Tu mostrerai la tua fedeltà a Giacobbe, la tua misericordia ad Abrahamo, come giurasti ai nostri padri, fino dai giorni antichi”. — Mich. 7:18-20.
Michea prefigurò i testimoni di Geova i quali oggi continuano a predicare che Geova è il giusto Sovrano dell’universo, e che alla fine distruggerrà tutti quelli che si oppongono al suo giusto governo. Come fece Michea, così essi pure continuano a ubbidire al comando di Geova di predicare, malgrado ciò che i Suoi avversari dicono loro, e anch’essi si rallegrano nelle preziose promesse di Geova e in preghiera esclamano, “Qual Dio è come te”?
[Nota in calce]
a ”Chi è simile a Geova?” è il significato del nome Michea.