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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1951
w51 1/3 pp. 79-80

Lettera

PARTECIPAZIONE Al FUNERALI E ALLE NOZZE — DOVE?

17 novembre 1949

Caro fratello,

La tua cartolina del 10 corrente si riferisce alla nostra lettera pubblicata nella Watchtower del 15 novembre (La Torre di Guardia del 1º ottobre 1949, pagina 180) sotto il titolo “Nozze e funerali” e chiedi se in base a questa devi ritenere che noi “propugniamo la partecipazione degli amici alle nozze e ai funerali celebrati dal clero religioso o nei loro edifici”.

Per certo non lo “propugniamo”, e la lettera di risposta al richiedente pubblicata nella suddetta Torre di Guardia non commentava il fatto di partecipare alle nozze e ai funerali negli edifici religiosi dove si presenta il clero. La nostra lettera menzionava l’invio di nostri rappresentanti per servire in tali funzioni.

Però, che un fratello o una sorella sia più o meno libero di assistere a tali funzioni eseguite sotto la direzione del clero o nelle loro sedi è un’altra questione. Certo, un matrimonio celebrato da un prete religioso è tanto valido di fronte alla legge della nazione quanto quello celebrato da un nostro fratello che all’uopo richiede e ottiene la licenza. E quando qualcuno dei nostri fratelli non ha nessuno dei nostri conservi per celebrare il matrimonio ma si reca al Municipio facendo compiere la cerimonia al sindaco o ad altri pubblici funzionari debitamente costituiti, egli non chiede prima se quel funzionario è cattolico, protestante, ebreo o è un’altra specie di religionista. L’importante è questo: rappresenta egli la legge del paese e ha l’autorità di rendere legalmente valido il matrimonio? Tutte le altre questioni sono casuali, privi d’importanza e senza conseguenza.

Un padre o una madre, che per ragioni indipendenti dalla sua volontà si ritiene costretta ad andare in un edificio religioso per vedere la sua figlia maritata o seppellita, ci va a motivo delle nozze o del funerale e non per motivi religiosi, se è nella verità. È come al tempo degli apostoli il caso d’uno che entrò nel tempio d’un idolo per avere qualcosa da mangiare. Vi entrò per il cibo, ma non per adorare. (1 Corinzi 8:7-10) La coscienza di qualche altro fratello potrebbe non essere forte abbastanza da permettergli di far questo, e la sua debole coscienza si offenderebbe se vedesse il proprio fratello cristiano in tale luogo per un cibo. Perciò, mentre noi non lo “propugniamo”, non siamo in casa nostra per criticare o condannare, ma lasciamo che Dio giudichi il nostro fratello il quale conforme alla propria coscienza potrebbe sentirsi obbligato ad assistere a funzioni celebrate dal clero.

Tuoi Fedeli conservi nel servizio teocratico

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