BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • w56 15/3 pp. 169-171
  • Lingue bibliche: greco

Nessun video disponibile.

Siamo spiacenti, c’è stato un errore nel caricamento del video.

  • Lingue bibliche: greco
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1956
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1956
w56 15/3 pp. 169-171

Lezione 6

Lingue bibliche: greco

L’EBRAICO era molto probabilmente la lingua parlata in origine dall’uomo nel giardino di Eden. Era parlata da Noè e dai suoi figli dopo il Diluvio. Per mezzo della discendenza di Sem fu conservata senza contaminazione oltre il periodo della confusione delle lingue alla torre di Babele, sopravvisse per essere la lingua usata da Mosè per dare inizio alla scrittura del cànone ebraico. L’ultimo libro del canone ebraico fu scritto in lingua ebraica, circa undici secoli più tardi. Allora, perché non fu usato l’ebraico per terminare il canone biblico? Perché non fu usato per scrivere i Vangeli, le epistole e gli altri libri del cosiddetto “Nuovo Testamento”? Perché sostituirlo con il greco dopo che quasi tre quarti del canone biblico erano stati composti in ebraico?

La risposta è che il proposito di Dio poteva essere meglio servito con un cambiamento nella lingua greca. In termini approssimativi, circa cinquecento anni separano l’ultimo libro delle Scritture Ebraiche, Malachia, dall’inizio della composizione delle Scritture Greche Cristiane. Durante questo periodo di tempo l’ebraico cessò di esistere come lingua viva del popolo. L’aramaico aveva preso il suo posto. Ma in breve lo sviluppo della politica mondiale destituì l’aramaico come lingua internazionale e al suo posto insediò la lingua greca. Questa trasformazione ebbe luogo lentamente con il tramonto della quarta potenza mondiale, la Medo-Persia, e la nascita della quinta potenza, la Grecia.

La lingua greca non appartiene alla famiglia semitica delle lingue, ma a quella indo-europea, parlata dai discendenti di Jafet, figlio di Noè. Uno dei figli di Jafet si chiamò “Javan”, che significa “il più giovane”, e pare che sia la parola da cui deriva la parola greca Ionio. Gli Ebrei chiamavano i Greci “Ioni”, o, letteralmente, “Javanim”. I primi Greci si stabilirono lungo la valle del fiume Danubio vicino al Mar Nero, ma col passar del tempo emigrarono verso il sud, occuparono la penisola balcanica e da qui si diffusero. Man mano che i Greci si estendevano, gruppi e colonie venivano più o meno separati a causa delle caratteristiche fisiche del paese, e naturalmente fra i popoli greci sorsero molti dialetti. La lingua greca cominciò a formarsi verso il tempo dell’Esodo degli Israeliti dall’Egitto, e continuò a svilupparsi fino al 900 a.C. circa.

Dal 900 a.C. fino al 330 a.C. si ha il cosiddetto “periodo classico” della lingua greca, in cui prevalse il dialetto attico. Durante questo periodo, dal quinto al quarto secolo a.C., sorsero vari drammaturghi, poeti, oratori, filosofi e scienziati greci, i quali usarono tutti il dialetto attico.

Dal 330 a.C. al 330 d.C. divenne noto il koinè, o comune, dialetto del greco. Il suo sviluppo era dovuto principalmente alle azioni militari di Alessandro il Grande, il cui esercito greco era formato di soldati provenienti da tutte le parti della Grecia, i quali parlavano diversi dialetti greci. Mediante la comune mescolanza dei loro vari dialetti greci, si sviluppò e venne usato un dialetto comune, che aveva qualche traccia di tutti gli altri. La conquista dell’Egitto e dell’Asia fino all’India, compiuta da Alessandro, diffuse la lingua e la cultura greca in tutta questa vasta regione. Alessandria, città fondata in Egitto da Alessandro, era di lingua greca, e perfino gli Ebrei di questa città parlavano greco. Col passar del tempo gli Ebrei di lingua greca, ad Alessandria e in tutto l’Egitto non furono in grado di leggere le Scritture in ebraico; e verso l’anno 280 a.C. si rese opportuno che le Scritture Ebraiche cominciassero ad essere tradotte in greco. Questa versione, completata durante il primo secolo a.C., fu chiamata Versione dei Settanta. Essa appagò una necessità vitale, in considerazione della crescente prevalenza del greco koinè. Anche i Giudei della Palestina subirono l’influenza della cultura greca.

Ai giorni di Gesù e dei suoi apostoli il greco era la lingua internazionale dell’impero romano; la Bibbia stessa lo conferma. Quando Gesù fu inchiodato al palo fu necessario che l’iscrizione postavi sopra fosse scritta non solo in ebraico o aramaico, lingua del popolo giudaico di allora, ma anche in latino, allora lingua ufficiale del paese, e anche in greco, lingua parlata nelle vie di Gerusalemme tanto quanto a Roma, ad Alessandria, o perfino ad Atene. (Giov. 19:20) Atti 9:29 dimostra che Paolo predicò il vangelo in Gerusalemme agli Ellenisti, cioè ai Giudei che parlavano la lingua greca. (Vedere la nota in calce su Atti 6:1 nella Versione Cocorda; anche nella versione cattolica di Ricciotti). In quel tempo i Romani avevano raggiunto il predominio come sesta potenza mondiale, avendo molti anni prima assoggettato i Greci; ciò nonostante, gli stessi Romani furono conquistati dalla cultura greca, e il greco koinè continuò ad essere una lingua internazionale. Infatti, la lingua greca era così comune a Roma che quando l’apostolo Paolo scrisse la sua epistola alla congregazione cristiana in questa città egli adoperò la lingua greca e non quella latina, piaccia o no questo fatto ai latineggianti sacerdoti cattolici. Il greco, non il latino, fu la lingua delle assemblee cristiane a Roma e di molte altre congregazioni.

Dalle suddette informazioni risulta chiaro perché Geova Dio abbia fatto cambiare la lingua usata per scrivere la Bibbia. Egli non volle che la sua Parola rimanesse nascosta sotto il velo del morto ebraico biblico, usato come lingua biblica molti secoli prima, quando era compreso e usato. Il Suo proposito è che le verità della sua Parola siano diffuse come luce per il mondo. Cristo Gesù, poco prima della sua ascensione, comandò ai suoi discepoli di compiere un’opera di predicazione fra tutte le nazioni. Quindi era ragionevole che i Vangeli, le epistole, gli Atti e l’Apocalisse fossero provveduti in una lingua che fosse la più compresa in tutte le nazioni. Il greco koinè era uno strumento di lingua pronto per servire a questo scopo, e Geova Dio ispirò i suoi servitori sulla terra ad adoperarlo per completare il cànone biblico. Solo il Vangelo di Matteo, scritto specialmente per i Giudei, fu narrato originariamente in aramaico, seguito poco dopo da una traduzione greca.

Sebbene gli alfabeti del greco e dell’ebraico abbiano una fonte comune, le due lingue sono completamente diverse, e quella semitica non ha quasi nessuna influenza sul greco. Diverso dall’ebraico, il greco ha nel suo alfabeto lettere indicanti i suoni vocali. Il greco ha un articolo definito (il), che viene usato non solo con sostantivi, ma anche con aggettivi, avverbi, frasi, proposizioni, e perfino con interi periodi. L’articolo definito apposto ad una parola dimostra che quella parola appartiene ad una persona, oggetto o cosa particolare. L’articolo definito è usato per rendere la cosa qualificata evidente dal suo contesto; omettendo l’articolo definito la parola è lasciata nell’ambito della generalità e viene messa in risalto la qualità espressa dalla parola piuttosto che una particolare designazione. (Esaminate Giovanni 1:1, Emphatic Diaglott, lettura interlineare). Vi sono molti altri usi dell’articolo definito greco.

La lingua greca ha un gran numero di congiunzioni o particelle che compiono una parte graziosa nell’espressione greca. Quasi ogni periodo in greco ha una o più di queste particelle, per indicare l’attitudine mentale dell’oratore o dello scrittore, sia prima di essersi espresso che mentre si esprime.

In greco i verbi hanno la forma attiva (come, io consiglio un’altra persona) e la forma passiva (come, io sono consigliato). Inoltre, il greco ha una forma media che non significa semplicemente che l’individuo fa qualche cosa a se stesso (come, io mi consiglio), ma, piuttosto, esprime la relazione fra il soggetto e il verbo per dimostrare che si ha un interesse personale nell’azione compiuta o che se ne trae vantaggio. (Nella forma media il verbo consigliare esprime l’idea di consigliarsi con altri e così trarre vantaggio dal consiglio altrui).

Certi mutamenti del verbo greco indicano se l’azione è duratura (io scrivo, io sto scrivendo), o se è compiuta (io ho scritto), o se è un’azione indipendente dalle circostanze. Quest’ultima è chiamata l’aoristo, che significa senza limiti, indefinito, illimitato. L’aoristo lascia il verbo indefinito sia rispetto ad un’azione continua che ad un’azione compiuta. Si riferisce all’azione o allo stato descritto dal verbo come a un semplice fatto che avviene, non come a un fatto compiuto o completato. L’aoristo viene spesso usato nelle Scritture Greche. Quando fu tradotta la Versione Diodati (1607) l’aoristo, come il greco koinè in genere, non era compreso tanto bene.

Tradurre giustamente l’aoristo rende diverso il significato, come si può notare in 1 Giovanni 2:1 (Versione Diodati): “Figlioletti miei, io vi scrivo queste cose, acciocché non pecchiate; e se pure alcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato appo il Padre, cioè Gesù Cristo giusto”. Secondo questa traduzione, e anche la Versione Riveduta e Tintori, ci si riferisce ad una condotta di peccato o ad una pratica di peccato. Ma in entrambi i casi l’apostolo Giovanni adopera l’aoristo del verbo “peccare”, che richiama l’attenzione sull’azione. Non si riferisce ad essa come cosa continuata, costantemente praticata, né come cosa compiuta e completata, ma si riferisce al peccare nel senso di azione. Quindi il vero pensiero dell’apostolo è: “Figliuoletti miei, io vi scrivo queste cose affinché non commettiate [un atto di] peccato. Ma, se qualcuno commette [un atto di] peccato, abbiamo un soccorritore presso il Padre, Gesù Cristo, un giusto”. — Traduzione del Nuovo Mondo.

Si è qui presentato solo pochissimo della struttura del greco. È una lingua molto specifica ed esatta, e la sua grammatica e costruzione sono molto complicate, molto più dell’italiano. Il greco koinè fu altamente sviluppato e quindi era il mezzo migliore per esprimere pensieri esatti. Si addiceva alla presentazione della verità del Regno, e Geova Dio si servì di esso per questo proposito. Mediante questa lingua le Scritture Greche potevano essere esaminate dalla maggioranza del popolo senza bisogno di traduzioni. Migliaia di copie furono fatte in greco e diffuse largamente, ed esistono oggi circa 4.000 copie scritte a mano. Il greco koinè continuò ad essere usato fino al 330 d.C., tempo in cui ebbe inizio il periodo bizantino del greco. Il periodo del greco moderno cominciò nel 1453. Ma il greco che seguì il koinè non ebbe mai l’uso diffuso che contrassegnò il periodo del greco koinè e che lo rese così adatto per prendere il posto dell’ebraico come lingua biblica.

[Domande per lo studio]

1. Quali fatti storici inerenti all’ebraico fanno chiedere perché non fosse usato per completare la scrittura del canone biblico?

2. Perché si cambiò l’ebraico con il greco?

3. Descrivete lo sviluppo del greco, fino al tempo in cui divenne la lingua internazionale dell’impero romano.

4. Come conferma la Bibbia che il greco fu una lingua internazionale?

5. Perché si addiceva così bene al proposito di Geova che egli facesse scrivere il resto del canone biblico in greco?

6. Quali informazioni sono fornite (a) sull’alfabeto greco? (b) Sull’articolo definito? (c) Sulle congiunzioni o particelle? (d) Sulla forma dei verbi? (e) Sull’aoristo?

7. Quali due periodi dello sviluppo di lingua greca seguirono il koinè?

    Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
    Disconnetti
    Accedi
    • Italiano
    • Condividi
    • Impostazioni
    • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
    • Condizioni d’uso
    • Informativa sulla privacy
    • Impostazioni privacy
    • JW.ORG
    • Accedi
    Condividi