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  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1958
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1958
w58 1/4 pp. 218-221

Atti degli Apostoli (Lezione 58)

GLI apostoli i cui atti sono narrati in questo libro biblico sono principalmente Pietro e Paolo. Il pregio di Atti è che fornisce una storia accurata di come fu adempiuta la promessa dello spirito santo fatta da Cristo, come sotto la guida di questo il vangelo fu divulgato e vennero favoriti anche i Gentili, e come la persecuzione più accesa non riuscì ad estinguere la verità del Regno. Atti inoltre provvede l’ambiente per le epistole di Paolo. Senza questo mirabile sfondo storico secondo cui considerarle, esse perderebbero molta della loro forza. Luca scrisse Atti, come si può constatare confrontando Luca 1:1-4 con Atti 1:1. Egli assicurò la continuità tra il suo Vangelo e Atti narrando di nuovo l’avvenimento finale del suo Vangelo nell’introduzione di Atti, cioè, l’ascensione. (Luca 24:49-53; Atti 1:4-12) Avendo forgiato quest’anello di congiunzione, Luca presenta una catena di avvenimenti che si estendono per ventotto anni. Seguiamola, anello per anello.

Dopo aver tirato a sorte per sostituire Giuda, si giunge a quella prima memorabile Pentecoste dopo l’ascensione di Cristo! Il promesso spirito santo fu sparso; la predicazione in molte lingue prorompeva dalle labbra degli unti. Pietro si alza, e con un discorso rivelatore usa la prima delle “chiavi” affidategli per dischiudere il mistero del Regno. (Matt. 16:19) Tremila persone immerse! I discepoli mettono tutti i loro beni in comune nell’interesse dell’opera di testimonianza, e Geova aggiunge ogni giorno nuove persone alla chiesa. (1:15–2:47; 4:31–5:11) Per la potenza dello spirito santo l’opera di testimonianza avanza rapidamente! Poveri Farisei e Sadducei insensati! Avevano ucciso Gesù per far tacere questo bruciante messaggio, ed ecco il risultato! Il numero dei discepoli sale da tre a cinquemila, e un ultimatum religioso di “non parlare né insegnare affatto nel nome di Gesù” viene intrepidamente respinto da Pietro e Giovanni. Avanti col lavoro! Con l’aumento delle guarigioni miracolose cresce l’ira dei religiosi. Imprigionati dai Sadducei, gli apostoli sono liberati da un angelo. Alle minacce del concilio religioso danno questa risposta: “Dobbiamo ubbidire a Dio anziché agli uomini”. E se ne vanno testimoniando di casa in casa! — 3:1–4:30; 5:12-42.

Altra legna è gettata sul fuoco della persecuzione! Questo crepita e divampa crudelmente mentre Stefano è lapidato a morte. Ma, peggio per i religionisti, la loro campagna torna a loro sfavore. I Cristiani che “erano stati dispersi se ne andarono di luogo in luogo, annunziando la Parola”. Filippo l’evangelista intraprende il servizio di pioniere nella Samaria, e Pietro e Giovanni lo seguono visitando gli interessati. Poi, ha luogo uno strano e inaspettato avvenimento: Saulo di Tarso, il fomentatore della persecuzione nemica, è convertito da Cristo stesso e incaricato come apostolo nel posto lasciato vacante da Giuda. Saulo diventa l’apostolo Paolo, predica a Damasco, è sottoposto al fuoco della persecuzione che egli una volta alimentava. Sfuggito ai piani micidiali dei Giudei essendo stato calato di notte oltre il muro della città in una cesta, il nuovo apostolo si associa con gli apostoli a Gerusalemme per un certo tempo prima di recarsi a Cesarea e a Tarso. — 6:1–9:31.

Se la conversione di Paolo fece colpo, ciò non fu nulla a paragone con quello che stava per accadere: l’uso da parte di Pietro della seconda delle “chiavi del regno de’ cieli”. Con la sua predicazione ai Gentili egli aprì loro la porta d’entrata nel Regno. Questo suo atto è confermato dall’alto, con lo spargimento dello spirito su Cornelio, il centurione Gentile, e sui suoi congiunti a Cesarea. (10:1-48) Pietro riferisce la cosa agli apostoli a Gerusalemme. (11:1-18) Terminarono così le “settanta settimane” della profezia di Daniele, e siamo introdotti nell’anno 36 d.C. — Dan. 9:24.

Col capitolo dodici l’apostolo Pietro scompare dal racconto e Paolo entra in primo piano. È narrata la persecuzione della chiesa da parte di Erode Agrippa, l’uccisione di Giacomo, l’imprigionamento di Pietro, la liberazione di Pietro e la morte di Erode per mano di Dio. Verso questo tempo Barnaba e Paolo, ora accoppiati nel servizio, vengono da Antiochia a Gerusalemme con un’offerta di soccorso per i fratelli che sono in Giudea. (9:27, 30; 11:22-30) La fine del capitolo li vede ritornare ad Antiochia in Siria, accompagnati da Giovanni Marco.

Da questa Antiochia Paolo, con Barnaba e Marco, comincia il suo primo viaggio missionario. (Per accrescere l’interesse e l’apprezzamento, seguite i viaggi di Paolo su una cartina geografica). La prima sosta ha luogo nelle vicinanze di Seleucia; poi continuano fino alle città cipriote di Salamina e Pafo; quindi a Perga nella Panfilia. Di qui Giovanni Marco ritorna a Gerusalemme; Paolo e Barnaba si affrettano ad Antiochia di Pisidia. Poi entrano in Galazia e nella provincia limitrofa di Licaonia, e nelle sue città di Iconio, Listra (fu qui che i religionisti infuriati lapidarono Paolo e lo trascinarono fuori della città come morto) e Derba. Da Derba rifecero il cammino attraverso Listra, Iconio, Pisidia, Antiochia e quindi scesero un’altra volta nella provincia di Panfilia e nella città di Perga. Dopo una sosta ad Attalia, i due ferventi testimoni fecero vela per il loro punto di partenza, Antiochia di Siria. Così termina il primo giro di predicazione di Paolo. (13:1–14:28) Esso ebbe luogo poco dopo il suo viaggio a Gerusalemme con l’offerta di soccorso, che fu nel 44 d.C.

Un lungo intervallo di testimonianza in Antiochia, interrotto da un viaggio a Gerusalemme per definire una disputa concernente la circoncisione, intercorre prima che Paolo parta per il suo secondo giro. Poi, egli si mette di nuovo in cammino come servitore di circoscrizione, “confermando le chiese”; ma questa volta lo accompagna Sila invece di Barnaba. (15:1-40) Paolo e Sila vanno attraverso la Siria e la Cilicia nelle città di Derba e Listra (dove furono raggiunti da Timoteo), e attraverso le regioni della Frigia e della Galazia. Oltrepassando le province romane dell’Asia con la guida dello spirito, attraversano la Misia e giungono a Troas. A questo punto la narrazione comincia ad essere fatta in prima persona plurale, indicando che Luca, il narratore, aveva ora raggiunto i viaggiatori. (16:10) Guidati dallo spirito santo, andarono in Macedonia. Attraversando quello che è ora il Mar Egeo, essi sostano sull’isola di Samotracia, e il giorno dopo sbarcano a Neapoli in Macedonia. Sono riferite entusiasmanti esperienze di campo avvenute durante la loro prossima sosta, Filippi. Sembra che Luca sia rimasto in questa città, mentre Paolo e i suoi due compagni si spingono fino ad Amfipoli, Apollonia, Tessalonica e Berea. Da qui Paolo procede solo, entra nelle città greche di Atene e Corinto. In quest’ultima città è raggiunto da Sila e Timoteo, e qui rimane ad insegnare per diciotto mesi (50, 51 d.C.). Mentre si trovava a Corinto Paolo scrisse le sue prime epistole canoniche, le due lettere ai Tessalonicesi. Lasciando la compagnia di Sila e Timoteo, Paolo fa vela per Efeso, di là s’imbarca per Cesarea, e poi sale a piedi a Gerusalemme. Dirigendosi a quella che pare sia stata la sua dimora stabile, Paolo rientra ad Antiochia di Siria, e così conclude il suo secondo e lungo viaggio. (15:41–18:22) Esso comprende probabilmente gli anni 49-51. Fu circa in questo tempo che Paolo scrisse la sua lettera ai Galati.

Il terzo giro di Paolo comprende un periodo di circa quattro anni (52-56 d.C.), e ripete in gran parte il secondo viaggio, salvo che questa volta la provincia dell’Asia riceve una buona testimonianza. Partendo da Antiochia solo, Paolo s’inoltra a nord e ad ovest, entra in Galazia e in Frigia, facendo visite ulteriori, espandendo l’opera. Quindi s’incammina verso la costa di Efeso, nelle cui vicinanze rimane tre anni circa. (20:31) Qui la sua predicazione suscita opposizione, ma tutta l’Asia ode il vangelo. Verso la fine del suo soggiorno ad Efeso egli scrisse la prima lettera ai Corinzi, verso il 55 d.C. Si trasferisce in Macedonia (dove scrive la seconda epistola ai Corinzi), e scende nuovamente in Grecia. Mentre vi passa l’inverno scrive ai Romani. Rifà il cammino attraverso la Macedonia, viene raggiunto dal narratore Luca (20:5), e fa vela per Troas. I suoi compagni di servizio s’imbarcano per Asso, ma Paolo attraversa il paese a piedi, li incontra qui e prosegue con loro il viaggio alla volta di Mitilene, Chio, Samo, Trogilio, Mileto, Cos, Rodi, Patara, e quindi attraversano l’azzurro Mediterraneo per entrare infine nel porto di Tiro. In cammino verso Gerusalemme Paolo sosta a Tolemaide e a Cesarea. Indi Gerusalemme e qui termina il suo terzo giro di predicazione. — 18:23–21:15.

Il racconto giunge al punto culminante con la narrazione dell’arresto di Paolo a Gerusalemme, i suoi processi, il suo appello a Cesare, il suo viaggio a Roma, e qui la sua predicazione. Gli avvenimenti precipitano. Scoppia una sommossa contro Paolo nel tempio di Gerusalemme; egli dà testimonianza alla folla di scalmanati religiosi; compare davanti ai principali sacerdoti e al concilio; un complotto per uccidere Paolo è sventato trasferendo Paolo presso Felice in Cesarea con la protezione dell’oscurità e di una buona scorta di soldati. Dinanzi a Felice Paolo confuta le false accuse di sedizione; per due anni Paolo è tenuto prigioniero, mentre Felice spera in un regalo che non riceve mai; poi Festo considera il caso di Paolo, e il progetto di consegnare Paolo ai Giudei è frustrato dall’appello fatto da Paolo a Cesare; ma prima che Paolo sia mandato a Roma egli ha l’opportunità di pronunciare una vigorosa difesa davanti al re Agrippa, ospite di Festo. — 21:17–26:32.

Un’emozionante avventura domina i due capitoli finali. Paolo prigioniero, insieme a Luca, salpa per l’Italia, verso il 58 d.C. Dopo una sosta a Sidone, la nave procede lungo la costa della Cilicia e della Panfilia e getta l’àncora a Mira, città della Licia. Qui si imbarcano su un’altra nave e continuano a costeggiare la parte meridionale dell’Asia Minore. Giunti di fronte a Gnido sono costretti dai venti a passare sotto Creta, e mentre fanno il giro di questa isola e giungono a Beiporti il pericolo era aumentato al punto che Paolo previde l’imminenza del naufragio. Ma il centurione credette al parere del padrone della nave e il viaggio continuò. Due settimane passano, e i naviganti fanno naufragio sull’isola di Malta, sotto la Sicilia. Tre mesi più tardi una nave che aveva svernato presso l’isola li portò verso nord a Siracusa in Sicilia, poi a Reggio e infine a Pozzuoli. Di là furono percorse le tappe finali del viaggio, attraverso il Foro Appio e le Tre Taverne, e Paolo giunse a Roma, verso il 59 d.C. Atti termina con l’informazione che Paolo sotto la custodia di un soldato abitò qui e predicò il regno di Dio, per almeno due anni. (27:1–28:31) Durante la sua prima prigionia in Roma Paolo scrisse le epistole agli Efesini, Filippesi, Colossesi, ed una a Filemone.

Rimane da definire una questione: Quando scrisse Luca il libro di Atti? L’opinione generale è che fu sul finire di questo periodo di due anni a Roma, verso il 61 d.C. Dato che la narrazione arriva fino a quel tempo non poteva essere stato prima, e dato che essa lascia Paolo in questo luogo e l’esito del suo caso indeciso, è ovvio che non fu scritto molto più tardi. Certo, Luca fu animato dallo spirito di Geova a scrivere in Atti le verità e le esperienze di campo che tanto contribuiscono al nostro apprezzamento e intendimento delle Scritture Greche.

NOTA: Benché gli anni 61-63 d.C. siano generalmente accettati come epoca del primo imprigionamento di Paolo a Roma, una recente scoperta archeologica tende a riportare indietro di due anni la cronologia degli ultimi anni della vita di Paolo. Un’iscrizione scoperta a Delfi indica che Gallio giunse a Corinto per compiervi il suo anno come proconsole nel 51 o 52. Paolo quindi doveva esservi arrivato durante il suo secondo giro verso il 50 d.C. (Atti 18:11, 12) Fissato questo punto, sul finire del 51 Paolo era di ritorno ad Antiochia di Siria. Mentre un “lungo tempo” intercorse tra il primo e il secondo viaggio (Atti 14:26–15:41), Paolo si fermò semplicemente ad Antiochia “alquanto tempo” tra il secondo e il terzo viaggio. (Atti 18:22, 23) Egli era ansioso di visitare le chiese in Galazia e rafforzarle, e quindi non sarebbe stato possibile in quelle circostanze rimanere due o tre anni ad Antiochia. Probabilmente dopo avervi passato l’inverno Paolo iniziò il suo terzo giro nel 52. Quattro anni dopo quest’inizio giunse a Gerusalemme, e poco dopo fu arrestato, verso il 56 d.C. Fu tenuto prigioniero a Cesarea per due anni (fino al 58), e un altro anno trascorse per recarsi a Roma, dato che svernò durante il viaggio. (Atti 24:27; 28:11) Questo lo pone a Roma nel 59.

La maggior parte dei cronologisti sostiene che Festo succedette a Felice nel 60 d.C.; ma questa data è assai discussa. (L’anno della successione fu quello in cui Paolo s’imbarcò per Roma). Molti dicono che fu il 55 d.C.. Se Felice fu in carica insieme a Cumano dal 48 al 52, e da solo dal 52 al 56, in base agli otto anni trascorsi Paolo poteva dire a Felice, nel 56: “Già da molti anni tu sei giudice di questa nazione”. (Atti 24:10) L’improbabile data del 60 d.C. favorisce la narrazione di Giuseppe Flavio anziché quella dello storico Tacito. Tacito ricorse agli atti pubblici per desumere questa data; mentre Giuseppe Flavio è vago su questo particolare periodo di tempo, e scrisse in base a fonti private o ricordi giovanili. In vista della scoperta relativamente recente di Delfi che determina il tempo in cui Paolo fu a Corinto durante il secondo viaggio, l’ordine e la data degli avvenimenti indicati nelle Scritture sostengono chiaramente una data anteriore per l’arrivo a Roma, cioè, il 59 invece del 61. Ciò fa cadere il rilascio di Paolo nel 61, lasciando un margine di tempo prima della sua morte, nel 65 o 66, per gli ulteriori viaggi nella Macedonia, in Grecia, a Creta, in Asia Minore e perfino in Spagna.

L’esauriente concordanza biblica di Young, sotto “Felice” e sotto “Festo”, indica l’anno 58 come quello in cui Festo succedette a Felice, e pertanto si accorda con le affermazioni fatte in questa lezione. Inoltre, l’Encyclopædia Britannica, edizione del 1942, volume 3, pagina 528, dopo aver preso in esame le due date estreme per la successione di Festo a Felice (55 e 60 d.C.), conclude: “L’equilibrio fra le due argomentazioni suggerisce l’anno 58 per il richiamo di Felice e l’arrivo di Festo. Se S. Paolo fu arrestato nel 56, e l’appello a Cesare all’arrivo di Festo fu fatto nel 58, dato che egli giunse a Roma nella prima parte dell’anno successivo, e vi rimase prigioniero per due interi anni si arriva all’inizio della primavera del 61 per la conclusione del periodo descritto in Atti”.

[Domande per lo studio]

1. Quale particolare pregio ha il libro di Atti?

2. Chi scrisse il libro?

3. Come progredisce l’opera dopo la Pentecoste?

4. Come viene sventata la persecuzione? e quale inaspettato avvenimento ha luogo?

5. Che cosa avviene nell’anno 36 d.C.?

6. Quale fu il percorso e quali furono i punti di maggior rilievo (a) del primo giro di testimonianza di Paolo? (b) Del suo secondo giro? (c) Del suo terzo giro?

7. Quali esperienze ha Paolo durante il processo?

8. Descrivete il suo avventuroso viaggio a Roma, e le sue attività dopo esservi giunto.

9. Quando Luca scrisse Atti?

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