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  • Un tempo per la ragione e un tempo per il cuore

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  • Un tempo per la ragione e un tempo per il cuore
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1964
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1964
w64 15/5 pp. 291-292

Un tempo per la ragione e un tempo per il cuore

“RAGIONA!” gridò l’impaziente meccanico al suo aiutante, che era nuovo nel lavoro. “Abbia un po’ di cuore! Sto facendo tutto il possibile per trovare lavoro!” disse il debitore disoccupato implorando il banchiere che minacciava di chiudere l’ipoteca se non erano fatti immediatamente i pagamenti con l’interesse.

Da espressioni come queste si capisce subito la differenza tra le varie facoltà della mente, come ragione, pensiero, memoria e volontà da una parte, e affetto, simpatia e pietà dall’altra. Benché alcune situazioni richiedano ovviamente o l’una o l’altra, in altre situazioni si deve scegliere. Se per esempio camminaste lungo una via affollata nel centro di una città il sabato mattina, sareste importunati diverse volte con richieste d’aiuto lungo ogni isolato. Forse è un cieco, un invalido sulla sedia a rotelle, uno storpio senza gambe che si trascina su pattini a rotelle o una suora vestita di nero. Sono tutti meritevoli o non lo è nessuno? Il vostro cuore vorrebbe dare a tutti quelli che chiedono ma la ragione vi dice che non ve lo potete permettere. Oltre a ciò, quanti di quelli che chiedono meritano veramente aiuto?

Questo ci fa ricordare il principio espresso molto tempo fa da un saggio re: “Ogni cosa ha il suo momento e ogni faccenda ha il suo tempo . . . tempo di amare e tempo di odiare”. (Eccl. 3:1, 3, Ga) Sì, il Creatore, avendoci dotato di qualità come la sapienza, la giustizia, l’amore e la potenza, si aspetta che sappiamo stabilire quale qualità esercitare in ogni situazione. In una situazione può essere necessaria principalmente la giustizia, in un’altra la sapienza, in un’altra l’amore. Perciò, è sbagliato esigere severa giustizia quando i fatti indicano che si deve mostrare misericordia, come è sbagliato cedere ai sentimenti quando i fatti indicano che si deve esercitare severa giustizia. Vi è un tempo per la ragione e un tempo per il cuore.

Questo principio è illustrato dalla parabola raccontata una volta da Gesù in merito al figlio prodigo. Quando questo figlio, dopo avere sperperato la sua eredità, si pentì e tornò a casa dal padre, questi lo perdonò generosamente, preparandogli anche un banchetto. I sentimenti del padre ebbero il sopravvento a motivo della profonda gioia che provò riavendo il figlio. Ma non fu così per il figlio maggiore. Egli era guidato dalla ragione. Tutto quello che disse era vero. Egli non era stato prodigo ma aveva servito fedelmente il padre per molti anni eppure suo padre non aveva mai preparato un banchetto per lui come aveva fatto per questo “tuo figlio”. Tutto ciò che disse il figlio maggiore era vero, eppure si sbagliava, poiché quello non era il tempo per le spiegazioni, ma il tempo per il cuore, il tempo in cui dar libero sfogo ai propri sentimenti, il tempo di rallegrarsi perché “questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, ed era perduto ma è stato ritrovato”. — Luca 15:11-32.

Il contrario è illustrato dal racconto biblico del tempo in cui il re Davide dovette cedere il trono a causa della vecchiaia. Uno dei suoi figli, Adonia, anziché aspettare che il padre designasse l’erede al trono, cominciò a dire con superbia e ambizione: “Io sarò re”. Inoltre, “si fornì di cocchi e cavalieri e di cinquanta uomini, che correvano davanti a lui. Suo padre non lo rimproverò mai in vita sua, né gli disse: ‘Perché fai così?’ Egli era assai bello di forme”. — 1 Re 1:5, 6, Na.

Perché Davide lasciò fare a questo suo avvenente figlio quello che voleva? Perché non poté mai rimproverare suo figlio? Perché Davide non comprese che vi era un tempo per la ragione, un tempo per essere fermi e riprendere, e un tempo per il cuore, un tempo per il sentimento, e così allevò un figlio che cercò di strappare al padre il trono prima che fosse dato al legittimo erede, Salomone.

Apparentemente, il re Davide aveva fatto lo stesso errore col suo figlio ancora più avvenente, Assalonne, poiché quando questo figlio traditore e arrogante rimase ucciso nel vano tentativo di usurpare il trono di suo padre, Davide sembrò inconsolabile, il suo dolore non aveva limiti. Egli pianse: “Figlio mio, Assalonne! figlio mio, figlio mio, Assalonne! Oh, fossi morto io per te, Assalonne, figlio mio, figlio mio!” Giustamente, Gioab, il suo generale rimproverò Davide: “Oggi hai coperto di vergogna i volti de’ tuoi servi, che oggi hanno salvato te, i tuoi” familiari, “amando chi ti odia e odiando chi ti ama”. Com’erano inadeguati in quel momento il sentimento e il dolore di Davide per il suo malvagio figlio Assalonne! — 2 Sam. 19:1, 6, 7, Na.

Oggi moltissimi genitori fanno lo stesso sbaglio del re Davide, lasciandosi guidare dal cuore quando dovrebbero farsi guidare dalla ragione, facendosi trascinare dai sentimenti quando dovrebbero essere fermi, sostenere giusti princìpi e farli osservare, e hanno risultati simili. Infatti, nel libro Teen-Age Tyranny, pubblicato di recente, due autorità nel campo dei giovani e dell’istruzione esprimono preoccupazione a motivo dell’“abdicazione degli adulti ai loro diritti e privilegi per la convenienza degli immaturi”, gli adolescenti. Tra le altre cose, dicono che i funzionari della polizia nei principali stati dove si trascorrono le vacanze “convengono che la tipica accoglienza che ricevono dai genitori informati telefonicamente di notte che i loro figli adolescenti sono stati arrestati per ubriachezza e condotta indisciplinata è un miscuglio di incredulità e ira: verso la polizia”.

Ma voi non avete figli? Questo principio vi riguarda ugualmente, perché può applicarsi al modo in cui agite verso voi stessi. In alcune occasioni potete essere benigni con voi stessi ma in altre dovete essere fermi, duri, per così dire. Infatti, quando Pietro voleva che Gesù fosse benigno con se stesso, mentre Gesù sapeva che Dio aveva stabilito per lui una condotta di sofferenze, Gesù disse a Pietro: “Va dietro a me, Satana!” E si può dire che il desiderio di Pietro di essere benigno con se stesso quando doveva essere fermo spiega perché rinnegò tre volte il suo Maestro. — Matt. 16:21-23; 26:69-75.

Non v’è dubbio, c’è un tempo per la ragione e un tempo per il cuore. Siamo felici se sappiamo qual è il tempo per ciascuno di essi!

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