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  • Domande dai lettori (1)
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1965
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1965
w65 15/5 p. 318

Domande dai lettori

● Perché la legge data a Mosè richiedeva che la mano dei testimoni fosse la prima a levarsi contro la persona condannata a morte, e contiene questo un’applicazione o lezione per noi oggi?

In merito a coloro che erano condannati a morte dal tribunale in Israele, Deuteronomio 17:5-7 (VR) dice: “. . . lapiderai quell’uomo o quella donna, sì che muoia. Colui che dovrà morire sarà messo a morte sulla deposizione di due o di tre testimoni; . . . La mano dei testimoni sarà la prima a levarsi contro di lui per farlo morire; poi, la mano di tutto il popolo; così torrai il male di mezzo a te”.

Non solo i giudici e gli anziani della nazione erano responsabili di togliere il male, ma tutti in Israele dovevano essere zelanti per la vera adorazione, ansiosi di fare in modo che non si recasse alcun biasimo sul nome di Dio, che l’organizzazione rimanesse pura, evitando la condanna della comunità. I testimoni dovevano mostrare il loro zelo prendendo l’iniziativa nell’eseguire il giudizio. Tale zelo fu illustrato dai Leviti quando agirono contro i loro fratelli israeliti che avevano praticato l’adorazione del vitello presso il Sinai; dal Levita Fineas che giustiziò il Simeonita Zimri al tempo in cui 24.000 Israeliti morirono a causa dell’immoralità in relazione a Baal di Peor. (Eso. 32:25-29; Num. 25:6-9) I genitori dovevano condurre il figlio testardo e incorreggibile dai giudici, non proteggendolo dalla sentenza di morte. Se uno diveniva un falso profeta o apostata, l’amore verso Geova Dio e la lealtà verso di lui e la sua organizzazione venivano prima anche dei più stretti legami naturali, come quello di un figlio o di una figlia. — Deut. 21:18-21; 13:6-11.

Vi era implicato un altro principio. Rendere testimonianza davanti al tribunale contro una persona era una cosa, ma era una cosa del tutto diversa essere il giustiziere, spargere effettivamente il sangue di quella persona. Questo induceva il testimone a pensare bene quando dava le prove. Sarebbe stato un testimone molto crudele quello che avesse reso falsa testimonianza pur sapendo che doveva essere anche il primo ad agire per mettere a morte l’uomo o la donna.

Così oggi, se qualcuno pratica il male nella congregazione cristiana, il comitato giudiziario della congregazione ha la responsabilità di investigare e disassociare per togliere ciò ch’è malvagio. Ma ognuno nella congregazione dovrebbe essere altrettanto zelante per la purezza della congregazione e per la sua buona posizione dinanzi a Geova, anche se il colpevole può essere così intimo come un figlio o una figlia. Ognuno dovrebbe essere zelante per recare testimonianza in merito a ciò che sa del caso, non trattenendo informazioni o prove a motivo di stretti legami familiari o di amicizia. Si dovrebbe accettare il giudizio del comitato e sostenere la sua azione. — Zacc. 13:3.

Inoltre, v’è un’altra lezione per noi. Dovremmo stare attenti a dare una testimonianza verace, non falsa o dubbia. Non dovremmo farci indurre dal pregiudizio o da un’opinione preconcetta a recare una testimonianza falsa, affrettata, trascurata o inesatta. Dobbiamo rendere conto al grande Giudice Geova Dio. Poiché dobbiamo ricordare che nella legge di Dio data ad Israele il falso testimone riceveva la punizione che voleva far infliggere a colui contro il quale aveva testimoniato il falso. — Deut. 19:18-20.

Quindi, da questa legge data ad Israele possiamo applicare ai nostri giorni il principio di essere zelanti per ciò ch’è giusto, per la pura, incontaminata adorazione di Geova, e anche il principio di essere veraci e molto attenti nel rendere testimonianza, sapendo che siamo davanti al grande Giudice Geova, il quale ci giudica in base alle parole che diciamo in quell’occasione. — Matt. 12:36, 37.

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