Dee della fertilità e della guerra
NEL corso di una campagna di scavi archeologici condotta a Ebla, in Siria, è stata rinvenuta un’immagine che raffigura Ishtar, dea babilonese della fertilità e della guerra. L’archeologo Paolo Matthiae la descrive come un “sigillo cilindrico con una scena di culto di cui è protagonista una sacerdotessa velata davanti ad un singolare simulacro divino . . . con una testa infissa su un alto supporto sottile”. — Il Messaggero, 11 gennaio 1993.
La scoperta è significativa, perché l’immagine risale all’inizio del XVIII secolo a.E.V. Secondo Matthiae, questa è “la prova definitiva” che il culto di Ishtar fu praticato in un arco di circa 2.000 anni.
L’adorazione di Ishtar, sorta a Babilonia, si estese nei secoli successivi in tutto l’impero romano. Geova comandò agli israeliti di eliminare dalla Terra Promessa ogni traccia della falsa religione, ma, non avendo essi ubbidito, furono presi al laccio dall’adorazione di Astoret (la versione cananea di Ishtar). — Deuteronomio 7:2, 5; Giudici 10:6.
Oggi Ishtar e la sua equivalente Astoret non esistono più, ma ciò che esse rappresentavano — l’immoralità e la violenza — dilagano. C’è da chiedersi se la società moderna sia poi tanto diversa dagli antichi popoli che adoravano quelle dee della fertilità e della guerra.
[Immagine a pagina 20]
Bambini venivano sacrificati anche a Tanit
[Fonte]
Ralph Crane/Bardo Museum