“Ho un gran popolo in questa città”
CORINTO era una delle più antiche città della Grecia. La sua importanza dipendeva in gran parte dalla sua posizione strategica all’estremità occidentale dell’istmo omonimo. Era già fiorente nel VII secolo a.E.V. quando vennero istituiti i Giochi Istmici, celebrati ogni due anni sull’istmo presso il tempio di Posidone, giochi dai quali l’apostolo Paolo avrebbe tratto alcune delle sue più notevoli illustrazioni. — 1 Corinti 9:24-27.
Dal IV secolo a.E.V. in poi Corinto rimase perlopiù sotto la dominazione macedone finché non fu liberata dai romani nel 196 a.E.V. Come città-stato indipendente, si unì ad altre città della Lega Achea, fu coinvolta nell’insurrezione contro Roma e nel 146 a.E.V. fu distrutta dal console romano Lucio Mummio. Per un secolo la città rimase quasi desolata finché Giulio Cesare, nel 44 a.E.V. (secondo alcuni nel 46 a.E.V.), la rifondò come colonia romana: Colonia Laus Iulia Corinthus. L’Acaia, come i romani chiamavano tutta la Grecia ad eccezione della Macedonia, diventò provincia senatoria romana all’epoca di Cesare Augusto, e Corinto ne divenne la capitale.
La Corinto in cui verso il 50 E.V. giunse Paolo era dunque un attivo centro commerciale e politico. I pedaggi imposti alle navi da carico che attraversavano l’istmo contribuivano notevolmente alla ricchezza della città, che era anche un centro industriale, famoso per le ceramiche e i bronzi. La città era costruita su due terrazze, l’una circa 30 metri al di sopra dell’altra. Al centro c’era la spaziosa agorà o piazza del mercato, fiancheggiata da colonnati ed edifici pubblici. Sulla piazza si affacciavano file di negozi, alcuni dei quali, come testimoniano gli scavi archeologici, vendevano carne e altri generi alimentari, fra cui vino. Su un’iscrizione si legge il termine macellum riferito a un negozio. Questo termine latino corrisponde al greco màkellon (“macello”) usato da Paolo in 1 Corinti 10:25.
Al centro dell’agorà, gli scavi hanno riportato alla luce un’elevata tribuna per discorsi all’aperto chiamata bèma, o rostra, sporgente dalla terrazza che divideva la parte più alta dalla parte più bassa dell’agorà. La tribuna, di marmo bianco e blu e riccamente adorna di splendidi bassorilievi, aveva due sale d’attesa con pavimenti a mosaico e panche di marmo. Si pensa che il bèma fosse il “tribunale” dove gli ebrei che si opponevano al messaggio cristiano portarono Paolo perché fosse interrogato dal proconsole Gallione. — Atti 18:12-16.
A nord-ovest della piazza del mercato c’erano due teatri, uno dei quali con circa 18.000 posti a sedere. I cristiani di Corinto potevano capire molto bene cosa intendeva Paolo quando disse che gli apostoli erano “uno spettacolo teatrale per il mondo”. (1 Corinti 4:9) In una piazza vicina gli archeologi hanno scoperto un’iscrizione in cui è menzionato un certo Erasto che aveva il titolo latino di aedilis, tradotto da alcuni “commissario ai lavori pubblici”. Poteva essere l’omonimo “economo della città” menzionato da Paolo nello scrivere ai romani da Corinto. — Romani 16:23.
Pur essendo una delle sedi del governo e la più importante città commerciale della Grecia, Corinto era per molti simbolo di licenziosità. Ciò era dovuto all’adorazione che vi era praticata, specialmente quella della dea Afrodite. In cima all’Acrocorinto, un ripido colle roccioso alto più di 500 metri che domina l’agorà, c’era un tempio consacrato alla sua adorazione. C’erano anche templi di molte altre divinità. Nel tempio di Asclepio, dio della medicina, gli archeologi hanno scoperto riproduzioni di parti del corpo umano in terracotta color carnicino portate dai fedeli come offerte votive, che rappresentavano la parte del corpo sofferente.
A Corinto c’erano molti ebrei, i quali avevano una sinagoga frequentata anche da alcuni greci. (Atti 18:4) La presenza di ebrei a Corinto è attestata da un’iscrizione greca su un architrave di marmo scoperto nei pressi della porta che dà verso Lecheo. L’iscrizione reca la dicitura “Sinagoga degli Ebrei”. In visione Cristo disse a Paolo che a Corinto ‘aveva un gran popolo’, molte persone ben disposte, ed egli rimase per un anno e sei mesi in questo strategico punto d’incontro fra Oriente e Occidente, “insegnando fra loro la parola di Dio”. — Atti 18:9-11.