Risposta a domande
● È errato l’uso di ciondoli, medagliette con inciso il nome di Geova o citazioni bibliche, ecc.?
Questa domanda viene rivolta abbastanza frequentemente al nostro ufficio. Ciò indica che nelle congregazioni certuni fanno un appariscente uso di tali oggetti tanto da farsi notare. C’è qualche cosa di errato in questo dal punto di vista scritturale? Non risulta sia proibito adornarsi per soddisfazione personale. Se però negli oggetti che si portano è inciso qualche versetto biblico, il nome di Geova o il Tetragramma, non si potrebbero forse suscitare pensieri errati nella mente di quelli che lo vedono?
Non crederanno che noi attribuiamo un valore soprannaturale o superstizioso a questi oggetti, come fanno essi con i loro? Pertanto, mentre è sempre una decisione personale determinare se avere e portare questi ciondoli, ai fratelli e alle sorelle che si ornano con tali oggetti raccomandiamo di studiare attentamente l’articolo apparso ne La Torre di Guardia del 15 ottobre 1965, a pagina 615, intitolato “Rifiuto di prostrarsi davanti all’altare della «Buona Fortuna»”.
Oggi, specialmente fra i giovani, è molto diffuso l’uso di amuleti portafortuna. Non è quindi ragionevole che i cristiani evitino di portare oggetti simili che, anche se non hanno nessun valore superstizioso, possono tuttavia far inciampare altri?
L’Ausiliario per capire la Bibbia (inglese), alla voce «Amuleto», spiega che certi Giudei consideravano come amuleti certe parti di scritture appese agli stipiti delle loro porte. Usavano pezzi di pergamena su cui erano scritti nomi, parole e spesso il Tetragramma, e li appendevano al collo di malati sperando che guarissero. E vien detto che, in Matteo 23:1, 2 e 5, Cristo si riferì agli scribi e Farisei che portavano “astucci contenenti le scritture” come «salvaguardia», ossia come amuleti che li avrebbero salvaguardati da cattive influenze e dai demoni. Oggi, come nel passato, c’è il pericolo di usare oggetti che non sono amuleti ma che potrebbero essere usati come tali, attribuendo loro la capacità di proteggere o di recare benedizione per cui sembri che ci manchi qualche cosa se non li portiamo. Come cristiani, ci rifiutiamo certamente di inchinarci davanti all’altare della «Buona Fortuna», né vogliamo far inciampare altri che ci osservano. Vogliamo piuttosto avere la personalità cristiana indicata da Paolo in Filippesi 2:15: “Siate irriprovevoli e innocenti, figli di Dio senza macchia in mezzo a una generazione perversa e storta fra la quale risplendete come illuminatori nel mondo”.