Ripetizione della Scuola di Ministero Teocratico
Le seguenti domande saranno considerate oralmente alla Scuola di Ministero Teocratico la settimana che inizia il 26 aprile 2004. Il sorvegliante della scuola condurrà una ripetizione di 30 minuti basata sulle informazioni trattate dalla settimana del 1º marzo a quella del 26 aprile 2004. [Nota: Laddove le domande non sono seguite da riferimenti, occorrerà fare ricerche per trovare le risposte. — Vedi Scuola di Ministero, pp. 36-7].
QUALITÀ ORATORIE
1. Quando pronunciamo un discorso, perché è meglio usare uno schema piuttosto che un manoscritto? [be p. 166 § 3] Usare uno schema rende più facile esprimersi in tono di conversazione e parlare col cuore. Quando la nostra attenzione è concentrata sull’uditorio, i nostri ascoltatori avvertiranno che stiamo veramente pensando a loro e che adattiamo il materiale per adeguarlo alle loro circostanze.
2. Quando ci accingiamo a partecipare al servizio di campo, come possiamo organizzare i pensieri in uno schema mentale? [be p. 167 § 3] Pensare ad un argomento che interessa le persone della zona. Riflettere attentamente su qualcosa di specifico che possiamo dire al riguardo, comprese una o due scritture. Essere pronti a mettere in risalto che il Regno di Geova, con Gesù Cristo quale re, è il governo che recherà sollievo. Incoraggiare l’ascoltatore a fare qualcosa in merito a ciò che abbiamo trattato.
3. Spiegate, usando Atti 13:16-41 e Atti 17:2, 3, come Paolo ‘provava logicamente che Gesù era il Cristo’. (Atti 9:22) [be p. 170 § 2] Innanzi tutto Paolo stabiliva una base comune, cioè che gli ebrei asserivano di credere a ciò che le Scritture Ebraiche dicevano del Messia. Poi, in quelle Scritture, sceglieva dei passi che si riferivano alla vita e al ministero del Messia e dimostrava come si ricollegavano alla vita di Gesù. Infine Paolo aiutava i suoi ascoltatori a trarre la logica conclusione che Gesù è il Messia, o Cristo.
4. Quali sono alcuni vantaggi del discorso estemporaneo? [be p. 175 §§ 1-4] (1) Parlare in modo più vivace e semplice renderà il discorso più interessante per chi ascolta. (2) Avremo un miglior contatto visivo con l’uditorio. (3) Gli ascoltatori penseranno che conosciamo bene l’argomento e che crediamo sinceramente in ciò che diciamo. (4) La nostra esposizione del materiale sarà più flessibile, consentendoci, all’occorrenza, di apportare delle modifiche. (5) La nostra mente sarà stimolata, cosa che ci aiuterà a rilassarci e quindi ad ampliare certi concetti o a metterne in evidenza altri.
5. Quali potenziali trappole presenta il discorso estemporaneo? Cosa ci aiuta ad evitarle? [be p. 175 § 5–p. 176 § 3] Il rischio di andare fuori tempo può essere prevenuto attenendosi strettamente al tempo riservato a ciascuna parte del discorso. Il pericolo dell’eccessiva sicurezza di sé può essere evitato essendo umili e riconoscenti del privilegio di poter partecipare al programma di istruzione del nostro grande Insegnante. La paura di dimenticare ciò che si vuole dire può essere superata con la buona preparazione e confidando nello spirito di Dio. (Isa. 30:20; Rom. 12:6-8)
PARTE N. 1
6. In armonia con quanto riportato in Genesi 32:24-32, cosa fece Giacobbe all’età di 97 anni per ricevere la benedizione di Geova, e cosa impariamo? [w02 1/8 pp. 29-31] Per Giacobbe la volontà di Geova era la cosa più importante e aveva a cuore la sua eredità. Pregò con fervore per avere la benedizione di Dio e compì passi concreti in armonia con il volere di Dio. Da questo episodio impariamo che, indipendentemente dalla nostra età e da quanti anni serviamo Geova, tutti possiamo trarre beneficio imitando gli sforzi sinceri compiuti da Giacobbe. Non dovremmo mai rinunciare alla lotta per servire Geova con tutta l’anima.
7. Cos’è la “capacità di pensare” e come può impedirci di perdere l’equilibrio e di sentirci inutilmente feriti? (Prov. 1:4) [w02 15/8 pp. 21-2] Il termine ebraico reso “capacità di pensare” viene da una radice che significa “pianificare o complottare”. Perciò la capacità di pensare implica prevedere le possibili conseguenze delle nostre azioni, così come considerare le alternative. Dato che “non c’è uomo che non pecchi”, non dovremmo sorprenderci che un fratello cristiano ci irriti o ci offenda. Sapendolo possiamo prepararci a questa eventualità e meditare su come reagire. Questo ci aiuterà a non reagire in modo affrettato quando siamo provocati. (1 Re 8:46)
8. Come gli oratori pubblici possono basare i loro discorsi sulle Scritture? [be p. 52 § 6–p. 53 § 5] Anziché limitarsi a fare dichiarazioni e a dare informazioni, l’oratore dovrebbe sforzarsi di dimostrare in che modo la verità che si sta trattando è basata sulle Scritture. I versetti chiave possono essere esaminati, spiegati nel loro contesto, illustrati e applicati. Gli oratori pubblici dovrebbero sforzarsi di aiutare l’uditorio a comprendere la Bibbia e a riconoscere che cosa è necessario fare in armonia con la volontà divina.
9. Quali decisioni deve prendere l’oratore nel trasformare uno schema in una esauriente spiegazione delle Scritture? [be p. 54 §§ 2-4] L’oratore deve decidere quanto tempo dedicare a ogni punto secondario. Deve considerare quali punti mettono maggiormente in evidenza la Parola di Dio, quali suscitano apprezzamento per Geova e per i suoi provvedimenti, quali aiutano a sviluppare i concetti principali del discorso e quali sono di maggiore beneficio per l’uditorio.
10. Perché quando erano nel deserto Geova cibò gli israeliti con la manna settimana dopo settimana, mese dopo mese, e cosa possiamo apprendere da ciò? (Deut. 8:16) [w02 1/9 p. 30 §§ 3-4] Anche se alcuni si stancarono di mangiarla e la aborrirono, evidentemente Geova la provvide per metterli alla prova e insegnare loro a essere umili e a confidare in lui. (Deut. 8:3) Similmente anche la nostra umiltà può essere messa alla prova da raffinamenti organizzativi e da spiegazioni della verità biblica provvedute da Geova tramite lo “schiavo fedele e discreto”. (Matt. 24:45-47)
LETTURA BIBLICA SETTIMANALE
11. Che analogia riscontriamo tra il comportamento di Giuseppe e quello di Gesù, come viene evidenziato in Genesi 37:12-17? [w87 1/5 p. 12 § 12] Nonostante la loro animosità nei suoi confronti, Giuseppe andò immediatamente in soccorso dei suoi fratelli. (Gen. 37:5-11) Allo stesso modo, Gesù fu lieto di accettare l’incarico affidatogli da Geova qui sulla terra, anche se questo avrebbe significato soffrire moltissimo.
12. Come possiamo constatare dal racconto riportato in Genesi 42:25-35, in che modo Giuseppe mostrò una compassione simile a quella che mostrò Gesù? [w87 1/5 p. 17 § 10; p. 19 § 17] Dopo aver verificato che il pentimento dei suoi fratellastri era sincero, Giuseppe mostrò loro misericordia riempiendo i loro sacchi di grano, restituendo loro il denaro e dando loro delle provviste per il viaggio. In modo simile, oggi Gesù mostra misericordia e protezione alle “altre pecore” pentite. (Giov. 10:16)
13. In che modo i provvedimenti presi dall’odierna classe dello schiavo corrispondono alla distribuzione di grano al tempo di Giuseppe? (Gen. 47:21-25) Sotto la direttiva di Gesù, il più grande Giuseppe, l’odierna classe dello schiavo fa tutto ciò che è scritturalmente possibile perché i dedicati testimoni di Geova, come pure le persone interessate, ricevano vivificante cibo spirituale. Lo schiavo ha anche organizzato congregazioni e ha fornito loro molta letteratura biblica da usare nel campo a loro assegnato. [w87 1/5 p. 15 §§ 3-4]
14. Cosa stava rivelando Geova circa il suo nome dicendo “Io mostrerò d’essere ciò che mostrerò d’essere”? (Eso. 3:14, 15) Geova stava rivelando il significato del suo nome. Questa espressione indicava che Geova diventa tutto ciò che è necessario per attuare i suoi propositi. Si sarebbe rivelato come Colui che adempie le promesse in un modo che gli antenati degli israeliti non avevano mai conosciuto. (Eso. 6:2, 3) [w95 1/3 p. 10 § 6]
15. Quali due pericoli insiti nel lamentarsi vengono evidenziati in Esodo 16:2, 3? [w93 15/3 p. 21] Primo, lamentarsi è contagioso. Secondo, il lamentatore spesso ingigantisce il problema. Nel caso in questione gli israeliti asserivano che sarebbero stati meglio in Egitto, dove avrebbero potuto mangiare pane e carne a volontà. Si lamentavano dicendo di essere stati condotti nel deserto solo per morire di fame.