6D “Dio, che è sopra tutti”
Ro 9:5 — Gr. καὶ ἐξ ὧν ὁ χριστὸς τὸ κατὰ σάρκα, ὁ ὢν ἐπὶ πάντων, θεὸς εὐλογητὸς εἰς τοὺς αἰῶνας· ἀμήν
(kai ex hon ho christòs to katà sàrka, ho on epì pànton, Theòs eulogetòs eis tous aiònas; amèn)
1934 |
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The Riverside New Testament, Boston e New York. |
1935 |
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A New Translation of the Bible, di James Moffatt, New York e Londra. |
1950 |
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New World Translation of the Christian Greek Scriptures (Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane), Brooklyn (New York). |
1952 |
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Revised Standard Version, New York. |
1961 |
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The New English Bible, Oxford e Cambridge. |
1966 |
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Today’s English Version, American Bible Society, New York. |
1970 |
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The New American Bible, New York e Londra. |
Queste traduzioni considerano ὁ ὤν (ho on) come il principio di una proposizione indipendente che si riferisce a Dio e pronuncia una benedizione su di lui per i provvedimenti che ha preso. Qui e in Sl 67:19 (LXX) il predicato εὐλογητός (eulogetòs, “benedetto”) si trova dopo il soggetto θεός (Theòs, “Dio”). — Vedi nt. a Sl 68:19.
Nella sua opera A Grammar of the Idiom of the New Testament, 7ª ed., Andover, 1897, p. 551, G. B. Winer dice che “quando il soggetto costituisce l’idea principale, specialmente quando è antitetico rispetto a un altro soggetto, il predicato può e deve porsi dopo di esso, cfr. Sl. lxvii. 20 Sett [Sl 67:19 LXX]. E così in Rom. ix. 5, se le parole ὁ ὤν ἐπὶ πάντων θεὸς εὐλογητὸς ecc. [ho on epì pànton Theòs eulogetòs ecc.] si riferiscono a Dio, la posizione delle parole è del tutto appropriata e addirittura indispensabile”.
Uno studio dettagliato della costruzione di Ro 9:5 si trova in The Authorship of the Fourth Gospel and Other Critical Essays, di Ezra Abbot, Boston, 1888, pp. 332-438. Alle pp. 345, 346 e 432 egli dice: “Ma qui ὁ ὤν [ho on] è separato da ὁ χριστός [ho christòs] da τὸ κατὰ σάρκα [to katà sàrka], che nella lettura deve essere seguito da una pausa, una pausa che è allungata dalla speciale enfasi data a κατὰ σάρκα [katà sàrka] dal τὸ [to]; e il periodo che precede è grammaticalmente completo in se stesso e, dal punto di vista logico, non richiede null’altro; infatti fu solo rispetto alla carne che Cristo venne dai giudei. D’altra parte, come abbiamo visto (p. 334), l’enumerazione delle benedizioni che immediatamente precede, cui si aggiunge l’inestimabile benedizione dell’avvento di Cristo, suggerisce naturalmente un’attribuzione di lode e grazie a Dio come l’Essere che domina su tutti; mentre una dossologia è anche suggerita dall’᾿Αμήν [Amèn] alla fine del periodo. Da tutti i punti di vista, perciò, la costruzione dossologica sembra facile e naturale. . . . La naturalezza di una pausa dopo σάρκα [sàrka] è ulteriormente indicata dal fatto che troviamo un punto dopo questa parola in tutti i nostri mss. più antichi che fanno testo in questo caso, cioè A, B, C, L . . . Posso ora nominare, oltre agli onciali A, B, C, L, . . . almeno ventisei corsivi che hanno un segno di punteggiatura dopo σάρκα, lo stesso che hanno in genere dopo αἰῶνας [aiònas] o ᾿Αμήν [Amèn]”.
Perciò Ro 9:5 attribuisce lode e grazie a Dio. Questa scrittura non indica che Geova Dio e Gesù Cristo siano la stessa persona.
a Tradotto dall’inglese.
b Tradotto dall’inglese.
c Tradotto dall’inglese.
d Tradotto dall’inglese.
e Tradotto dall’inglese.
f Tradotto dall’inglese.