LUCA
Approfondimenti al capitolo 20
capi sacerdoti Vedi approfondimento a Mt 2:4.
scribi Vedi approfondimento a Mt 2:4.
anziani Vedi approfondimento a Mt 16:21.
parabola Vedi approfondimento a Mt 13:3.
l’affittò Vedi approfondimento a Mt 21:33.
che lo tenne lontano a lungo Nel narrare la parabola dei coltivatori omicidi, Luca è l’unico a fare questa specifica. (Confronta i passi paralleli di Mt 21:33; Mr 12:1.)
la testa dell’angolo Vedi approfondimento a Mt 21:42.
a Cesare Vedi approfondimento a Mt 22:17.
denaro Questa moneta d’argento romana, che recava un’iscrizione con il nome di Cesare, era il tributo pro capite che i romani esigevano dagli ebrei (Mt 22:17, 19; Lu 20:22). Ai giorni di Gesù i braccianti ricevevano solitamente un denaro per una giornata lavorativa di 12 ore, e le Scritture Greche Cristiane spesso usano il denaro come riferimento per calcolare altri valori monetari (Mt 20:2; Mr 6:37; 14:5; Ri 6:6). In Israele circolavano diversi tipi di monete di rame e d’argento, tra cui monete d’argento coniate a Tiro che venivano usate per pagare la tassa per il tempio. Ma evidentemente, per pagare le tasse ai romani, si usava il denaro d’argento che recava l’immagine, o effigie, di Cesare. (Vedi Glossario e App. B14.)
l’immagine e l’iscrizione Vedi approfondimento a Mt 22:20.
rendete Vedi approfondimento a Mt 22:21.
a Cesare ciò che è di Cesare Qui e nei passi paralleli di Mt 22:21 e Mr 12:17 è riportata l’unica circostanza della quale si abbia notizia in cui Gesù fece riferimento all’imperatore romano. Con “ciò che è di Cesare” si intende il pagamento per i servizi resi dai governi, nonché l’onore, il rispetto e la sottomissione relativa da mostrare alle autorità (Ro 13:1-7).
a Dio ciò che è di Dio Vedi approfondimento a Mt 22:21.
sadducei Questo è l’unico punto del Vangelo di Luca in cui si fa menzione dei sadducei. (Vedi Glossario.) È probabile che il termine (in greco Saddoukàios) sia riconducibile a Zadoc (nome spesso scritto Saddoùk nella Settanta), che fu nominato sommo sacerdote ai giorni di Salomone e i cui discendenti evidentemente prestarono servizio come sacerdoti per secoli (1Re 2:35).
risurrezione Il termine greco anàstasis significa letteralmente “il far alzare”, “l’alzarsi”. È utilizzato circa 40 volte nelle Scritture Greche Cristiane in riferimento alla risurrezione dei morti (Mt 22:23, 31; Lu 20:33; At 4:2; 24:15; 1Co 15:12, 13). Nella Settanta, Isa 26:19 riporta il verbo affine ad anàstasis come traduzione del verbo ebraico per “vivere” nell’espressione “i tuoi morti vivranno”. (Vedi Glossario.)
a sposare la donna fu il secondo Vedi approfondimento a Mr 12:21.
figli O “persone”. Il termine greco reso “figli” qui non si riferisce solo a immediati discendenti di sesso maschile ma assume un significato più ampio. Che si tratti sia di uomini che di donne lo si comprende dal fatto che il versetto prosegue dicendo: gli uomini si sposano e le donne sono date in moglie. Anche se nell’originale non si parla espressamente di uomini e donne, i verbi utilizzati sono espliciti, infatti si potrebbero tradurre alla lettera “prendere moglie” e “maritarsi”. In questo contesto, l’intera espressione “figli di questo sistema di cose” si riferisce evidentemente a persone i cui atteggiamenti e il cui modo di vivere riflettono i tratti caratteristici dell’attuale sistema di cose.
questo sistema di cose Il termine greco qui presente (aiòn) significa fondamentalmente “(periodo di) tempo”, “epoca”. Può riferirsi allo stato delle cose o alle caratteristiche che contraddistinguono un certo periodo di tempo, un’epoca o un’era. In questo contesto si riferisce all’attuale sistema di cose. (Vedi approfondimenti a Mt 12:32; Mr 10:30 e Glossario, “sistema/i di cose”.)
quel sistema di cose Il termine greco qui presente (aiòn) significa fondamentalmente “(periodo di) tempo”, “epoca”. Può riferirsi allo stato delle cose o alle caratteristiche che contraddistinguono un certo periodo di tempo, un’epoca o un’era. Qui si riferisce al futuro sistema di cose sotto il dominio di Dio, quando avrà luogo la risurrezione dai morti. (Vedi approfondimenti a Mt 12:32; Mr 10:30 e Glossario, “sistema/i di cose”.)
figli Il termine greco reso “figli” compare due volte in questo versetto. In alcuni casi non si riferisce solo a immediati discendenti di sesso maschile ma assume un significato più ampio. (Vedi approfondimento a Lu 20:34.)
lo ha indicato anche Mosè Vedi approfondimento a Mr 12:26.
dove chiama Geova ‘l’Iddio di Abraamo’ O “quando dice: ‘Geova l’Iddio di Abraamo’”. Come spiega Gesù, dal racconto di Mosè si evince che Geova continuava a essere il Dio dei patriarchi anche se erano morti da tantissimo tempo. La citazione in questo versetto è tratta da Eso 3:6. I versetti precedenti (Eso 3:4, 5) mostrano che è “Geova” che sta parlando, e nel v. 6 si legge che dice a Mosè: “Io sono l’Iddio di tuo padre, l’Iddio di Abraamo, l’Iddio di Isacco e l’Iddio di Giacobbe”. In quel momento, Abraamo era già morto da 329 anni, Isacco da 224 e Giacobbe da 197. Eppure Geova non dice: ‘Io ero l’Iddio di’. Dice: “Io sono l’Iddio di”. Il richiamo alle Scritture Ebraiche presente in questo versetto di Luca è una delle ragioni per cui nella Traduzione del Nuovo Mondo il nome Geova è stato riportato nel testo principale. (Vedi App. C1 e C3 introduzione; Lu 20:37.)
per lui sono tutti vivi O “dal suo punto di vista sono tutti vivi”. La Bibbia mostra che chi è vivo ma è lontano da Dio è come morto ai suoi occhi (Ef 2:1; 1Tm 5:6). D’altra parte, coloro che muoiono avendo l’approvazione di Geova sono ancora vivi dal suo punto di vista, dato che il suo proposito di risuscitarli non mancherà di adempiersi (Ro 4:16, 17).
Geova Nell’originale ebraico di Sl 110:1, qui citato, compare il nome divino trascritto con quattro consonanti ebraiche (traslitterate YHWH). Ma, come viene spiegato nell’App. A5, la maggior parte delle traduzioni della Bibbia non usa il nome di Dio in quello che comunemente viene chiamato Nuovo Testamento, nemmeno quando si tratta di citazioni dalle Scritture Ebraiche. La maggioranza delle Bibbie dice semplicemente “Signore”. Tuttavia, come spiega l’App. C, esistono traduzioni bibliche che nel testo principale delle Scritture Greche Cristiane usano forme come Jehovah, Yahveh, Yahweh, יהוה (YHWH, ovvero il Tetragramma), come pure SIGNORE e ADONAI scritti tutto in maiuscolo a indicare che sono nomi sostitutivi del nome divino. Per quanto riguarda l’italiano, il nome divino è stato generalmente omesso nel testo delle Scritture Greche Cristiane, ma ci sono delle versioni che lo riportano in alcune note in calce con rese come Yhwh, JHWH, Yahweh, Jahvé, Geova. Alcune edizioni del XVII secolo della King James Version (“Bibbia del re Giacomo”) qui e in altri tre punti delle Scritture Greche Cristiane in cui viene citato Sl 110:1 riportano “il SIGNORE” scritto in maiuscolo (Mt 22:44; Mr 12:36; At 2:34). La stessa cosa si riscontra in edizioni posteriori. Dal momento che nelle Scritture Ebraiche la King James usa la forma “il SIGNORE” laddove nell’originale ebraico compare il nome divino, la scelta dei traduttori di usare “il SIGNORE” nelle Scritture Greche Cristiane indicherebbe che secondo loro in quei punti ci si riferiva a Geova. È degno di nota anche il fatto che nella New King James Version, pubblicata la prima volta nel 1979, questo uso di “il SIGNORE” fu esteso a tutte le occorrenze di questa parola che si riferiscono al nome divino e che si trovano in citazioni dalle Scritture Ebraiche.
piazze Vedi approfondimento a Mt 23:7.
primi posti Vedi approfondimento a Mt 23:6.