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Svegliatevi! 1970
g70 22/6 pp. 29-30

“La tua parola è verità”

Di chi sono i proverbi?

CHI scrisse i proverbi che si trovano nel libro di Proverbi? Per circa tremila anni la testimonianza della Bibbia è stata generalmente accettata.

Per esempio, in Proverbi 1:1 leggiamo: “I proverbi di Salomone figlio di Davide, re d’Israele”. Ancora, in Proverbi 10:1 troviamo l’intestazione: “Proverbi di Salomone”. E in Proverbi 25:1, si legge: “Anche questi sono proverbi di Salomone che gli uomini di Ezechia re di Giuda trascrissero”. Inoltre, Proverbi 30:1 menziona “Agur figlio di Iache”, e il capitolo 31 comincia così: “Le parole di Lemuel il re, il messaggio ponderoso che sua madre gli diede nella correzione”.

Pertanto si potrebbe dire che il libro di Proverbi abbia cinque soprascritte che ne identificano gli scrittori. Il fatto stesso che gli ultimi due capitoli sono attribuiti a qualcuno che non è Salomone e che Lemuel perfino attribuisce a sua madre è una testimonianza molto persuasiva che i proverbi dei capitoli da 1 a 29 non furono attribuiti a Salomone semplicemente a motivo della sua famosa sapienza come affermavano alcuni. Indubbiamente erano fra i tremila che si dice pronunciasse. Oltre alla testimonianza della Bibbia c’è quella della tradizione, che gli ha sempre attribuito questi proverbi. — 1 Re 4:29-34.

Comunque, i moderni critici religiosi, generalmente parlando, scartano tutta questa testimonianza e questo ragionamento. Pertanto la New Catholic Encyclopedia (1967) asserisce che “giacché Salomone ebbe la reputazione d’essere saggio”, libri come Proverbi “furono attribuiti a lui come pseudonimo” — cioè come nome falso o fittizio — “benché fossero compilazioni di materiale originariamente anonimo”. E un’importante opera protestante, The Interpreter’s Dictionary of the Bible (1962), dice che “c’è da dubitare che qualunque proverbio risalga al tempo di Salomone”.

Perché molte moderne autorità religiose rifiutano d’attribuire al re Salomone la composizione dei proverbi che si trovano nei capitoli da 1 a 29 del libro di Proverbi? Può darsi che siano stati ingannati dalla loro mancanza di fede, perché non vogliono credere? Le loro ragioni sono tutt’altro che persuasive. — 2 Cor. 4:4; 2 Tess. 3:2.

Harper’s Bible Dictionary (1957) sostiene in modo critico che “il modo sprezzante in cui si parla dei monarchi non rappresenta l’èra di Salomone . . . ma un periodo posteriore”. (Prov. 16:14; 19:12; 20:2; 25:3)” Ma questi versetti degradano in effetti i monarchi? Niente affatto! Essi mettono semplicemente in risalto il fatto che il re doveva essere rispettato. Il più enfatico dei versetti citati dice: “Lo spavento del re è un mugghiare simile a quello di un giovane leone fornito di criniera. Chi lo fa infuriare pecca contro la sua propria anima”. — Prov. 20:2.

Sì, anziché screditare i monarchi o i re, in effetti questi versetti li esaltano, poiché i re si dovevano temere a motivo della loro potenza, com’è anche saggio temere Dio. (Prov. 9:10) Questo è confermato da Proverbi 24:21, che dice: “Figlio mio, temi Geova e il re”. Questo principio fu illustrato da Geroboamo. Egli si attirò il disfavore del re, nientemeno che di Salomone stesso, e così dovette fuggire per mettersi in salvo. — 1 Re 11:26-40.

Anziché screditare i monarchi il libro di Proverbi contiene molti versetti che ne parlano assai favorevolmente, come questi: “Amorevole benignità e verità, salvaguardano il re; e mediante l’amorevole benignità ha sostenuto il suo trono”. “Chi ama la purezza di cuore, per il fascino delle sue labbra il re gli sarà compagno”. (Prov. 20:28; 22:11) Giustamente si potrebbe chiedere: È onesto citare quei versetti che parlano dell’ira del re come esempi per provare che il libro di Proverbi non avrebbe potuto essere scritto nel tempo di Salomone, e ignorare i versetti che parlano del suo favore e della sua amorevole benignità, versetti che sono anche più numerosi? — Prov. 16:10; 20:8, 26; 29:4, 14.

Un altro argomento usato per cercar di provare che il libro di Proverbi appartenga a una data posteriore è che esso indica che ‘la monogamia è la prevalente condizione domestica di quel periodo’. Ma il semplice fatto che la legge mosaica tollerava la poligamia significa forse che era la prevalente condizione domestica al giorno di Salomone? Niente affatto, se non per altro per ragioni economiche.

La presenza di parole aramaiche nel libro di Proverbi è un altro argomento usato per asserire che il libro di Proverbi appartenga a una data posteriore. Ma il re Salomone poteva benissimo aver imparato espressioni aramaiche dai suoi rapporti coi paesi vicini o a motivo delle sue mogli straniere. Inoltre, l’aramaico era la lingua nativa della Siria, che faceva parte del suo impero.

Un altro argomento ancora usato per attribuire al libro di Proverbi una data posteriore è la presenza di un poema alfabetico in Proverbi 31:10-31, stile che, si asserisce, è “una forma ebraica relativamente tarda”. Ma non è così. Alcuni salmi scritti dal re Davide, padre del re Salomone, sono acrostici, o poemi alfabetici, come i Salmi 9, 10, 25, 34, 37 e 145.

I critici moderni pure si dilettano di indicare i paralleli fra alcuni proverbi del libro di Proverbi e certi proverbi pagani. Comunque, per gli studenti cristiani della Bibbia è molto più significativo il fatto che un buon numero di citazioni dirette e indirette del libro di Proverbi appaiono nelle Scritture Greche Cristiane.a Pure degno di nota è il fatto che il Creatore è chiamato “Dio” solo sette o otto volte, ma “Geova” circa settantacinque volte, con esempi di ciò in quasi ogni capitolo. Certo un consiglio come: “Il nome di Geova è una forte torre. Il giusto vi corre e gli è data protezione”, non è d’origine pagana. — Prov. 18:10.

Inoltre, l’importanza che il libro di Proverbi attribuisce al cuore figurativo potrebbe dirsi un’indicazione della sua origine divina. Nel libro biblico di Proverbi il cuore è menzionato, con la parola ebraica lebh, più spesso che in qualsiasi altro ad eccezione del libro di Salmi, lungo quattro volte di più. Fra le molte rimarchevoli espressioni che si trovano in questo libro vi è quella che dice “manca di cuore”. Si trova undici volte, da 6:32 a 24:30 e in nessun’altra parte della Bibbia. Sì, “più di ogni altra cosa che dev’esser guardata, salvaguarda il tuo cuore, poiché da esso sono le fonti della vita”. (Prov. 4:23) L’importanza che questo libro attribuisce al timore di Geova, menzionato circa quindici volte, sostiene ulteriormente che ha un autore divino.

Veramente, la testimonianza che il contenuto del libro di Proverbi è come la Bibbia lo presenta è ponderosa e decisiva. Non c’è ragione di dubitare della testimonianza stessa del libro circa i suoi scrittori.

[Nota in calce]

a Prov. 1:16 in Rom. 3:15; Prov. 3:7 in Rom. 12:16; Prov. 3:11, 12 in Ebr. 12:5, 6; Prov. 3:34 in Giac. 4:6; Prov. 10:12 in 1 Piet. 4:8; Prov. 11:31, LXX, in 1 Piet. 4:18; Prov. 25:21, 22 in Rom. 12:20 e Prov. 26:11 in 2 Piet. 2:22.

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