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Svegliatevi! 1970
g70 22/11 pp. 16-19

Le delicate ali delle farfalle

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Brasile

IMMAGINATE, se potete, tanti delicati colori che svolazzano di fiore in fiore. I raggi del sole giocano sulle sericee ali azzurre mentre si posa su un grande fiore di ibisco. Lì vicino potreste sentire una conversazione come questa:

“Che cosa fa ai fiori?” chiede la giovane Maria.

“Guarda bene e vedrai”, risponde lo zio Guglielmo.

Mentre sta ancora fluttuando su un altro fiore, l’insetto srotola la sottile lingua attorcigliata, immergendola profondamente nella parte del fiore contenente nettare.

“Guarda, la sua lingua è proprio come una piccola canna”, esclama Giovanni.

Ma in realtà non è così. È divisa a metà. Situata fra i due occhi sporgenti, in stato di riposo è attorcigliata come una molla d’orologio, ma quando la usa la protende in fuori. L’aspirazione, incidentalmente, viene compiuta per mezzo di una pompa molto simile a un mantice.

Mentre osservate questo splendido gioiello alato, la farfalla brasiliana azzurra, ne appaiono sulla scena varie altre, tutte indaffarate a fare rifornimento. Il piccolo Giovanni corre dietro a una di esse e torna subito indietro, reggendola per le ali.

“Ora le tue mani saranno piene di fine ‘polvere’, Giovanni. Guarda! Ho portato questo microscopio tascabile. Metti un po’ di ‘polvere’ dalla punta delle tue dita sul vetrino. Vedi la forma delle particelle di ‘polvere’? Sono in effetti minute squame. La forma di queste squame varia secondo la specie. Spesso sono disposte sulle ali in file regolari.

“Ora sai”, continua lo zio Guglielmo, “perché le farfalle e le tignole hanno il nome scientifico di Lepidotteri, parola che deriva dalle parole greche lepis (squama) e pteron (ala), cioè ‘ali a squame’”.

“Che azzurro meraviglioso!” esclama Giovanni.

“E così fragile!” aggiunge Maria.

“Be’, in effetti l’apparenza inganna in entrambi i casi”, spiega lo zio Guglielmo. “Visto al microscopio, il colore è semplicemente marrone, ma le squame trasparenti che sono sopra interferiscono in modo tale nei raggi di luce da far apparire diverso il colore. E queste creature non sono realmente così fragili come si potrebbe immaginare. Le zampe sono parti tubolari della pelle, che serve pure da scheletro, offrendo protezione e resistenza. E, all’interno del corpo, formato di testa, torace e addome, ci sono il cuore e lo stomaco”.

Sorprendente trasformazione

“Dicci, zio, come nascono le farfalle”, implora Maria.

“Vedi, piccola, il maschio e la femmina delle farfalle devono unirsi. A questo scopo i maschi sono dotati di un paio di antenne fatte di molti piccoli segmenti, e con ciò possono individuare a grandi distanze, perfino a parecchi chilometri, la presenza di una femmina. Forse il segreto sta nell’odore, poiché il maschio ha sempre le antenne girate verso il vento.

“Quando il maschio s’avvicina alla femmina prescelta, si dice che mostri tutti i suoi colori in una specie di ondeggiante danza. Dopo la fertilizzazione la femmina secerne una sostanza di cui si copre per respingere qualsiasi altro maschio. Quindi depone le uova, forse fino a mille. Raggiunto lo scopo della sua vita, rifiuta di mangiare, vive solo alcuni giorni e poi muore. Anche il maschio muore presto”.

“Poi che accade, zio?”

“Le uova si aprono e ne escono bruchi, bruchi affamati, Maria. Questo avviene di solito otto o dieci giorni dopo che le uova sono state deposte. E non hanno bisogno della mamma per nutrirsi, poiché sono provvisti di forti mascelle e di otto o dieci occhi con cui cercare il cibo. Il loro menù è costituito da succose foglie verdi. Alcuni osservatori notarono una volta che in un periodo di cinquantadue giorni un bruco divorò 120 foglie, bevve quindici grammi d’acqua e accrebbe di 86.000 volte il peso che aveva alla nascita!

“I bruchi sono molto vulnerabili di fronte ai nemici”, continua lo zio Guglielmo, “quindi devono stare attenti. Alcuni mangiano solo di notte; altri dal lato inferiore delle foglie; altri ancora si nascondono in ripari o nascondigli tubolari fatti di foglie intrecciate. Altri hanno la più sorprendente capacità di camuffarsi. Il riflesso della luce dall’ambiente che li circonda produce una reazione nervosa, che ha come risultato un cambiamento di colore. Per esempio, la larva della catocala, in un ambiente verde, diviene verd’azzurra, e su uno sfondo di colore scuro diviene grigio azzurra”.

“Che succede infine al bruco?” chiede Giovanni.

“Ebbene, un giorno si ritira istintivamente in un nascondiglio, fila alcuni fili di seta formando il bozzolo ed entra nel suo ultimo stadio, la crisalide, qualche cosa che somiglia a un involucro corneo di forma cilindrica. Questo stadio può durare da una settimana a parecchi anni. Nel cilindro avviene un vero miracolo, il corpo del bruco si trasforma in un’altra creatura. Poi, in una calda giornata, l’aderente guscio si apre, e che cosa pensate che ne esca?”

“Lo so, lo so”, esclama Maria. “La farfalla!”

“Proprio così, la farfalla o la tignola, secondo la famiglia a cui apparteneva l’uovo. Ma immaginate! Non più un esile bruco, ma un’alata creatura bella da togliere il fiato, e forse dai molti colori. Essa distende le ali, vi inietta un fluido dall’interno del suo corpo e quando le ali si asciugano è pronta per il primo volo”.

Distribuzione sulla terra

“Ci sono molte specie di farfalle?”

“Be’, Maria, contando le farfalle e le tignole, ne sono state descritte almeno 80.000 specie e si crede che ne esistano 120.000 specie. Risulta che il Brasile è quello che ne ha il maggior numero. Un naturalista nella regione del Rio delle Amazzoni ne osservò settecento nello spazio di un’ora soltanto”.

“Si possono dunque vedere in tutte le parti del mondo?” domanda Giovanni.

“Esse si trovano praticamente quasi in ogni luogo dove si trovano piante da fiore. Solo le regioni molto fredde come attorno ai poli sono evitate. Almeno quarantasei specie si estendono fino al circolo artico. Ma non si conosce nessuna farfalla che abiti in Islanda. Le più belle vivono ai tropici.

“Sono stati trovati anche fossili di farfalle”, osserva lo zio Guglielmo, “come quelle incastrate nell’ambra del Baltico. Tuttavia tali antichi esemplari non mostrano nessuna sostanziale differenza da quelle che oggi svolazzano in giro. Non ci sono tracce di sviluppo nel corso di migliaia d’anni. Evidentemente furono fatte da Dio secondo la loro specie nel quinto giorno creativo, a cui si riferisce la Bibbia”. — Gen. 1:20-23.

Singolari creature vaganti

“Ma zio, le farfalle vanno lontano?”

“Sì, Giovanni. Anche qui, però, ci sono ampie differenze. La maggioranza delle specie vivono solo alcuni giorni o settimane e rimangono in una località. Altre vivono mesi e volano per migliaia di chilometri da sole o in grandi gruppi. Prendi la farfalla monarca, per esempio. D’estate è comune nelle latitudini settentrionali fino alla baia di Hudson. Sverna in California o nel Messico e ciascuna successiva generazione torna alle stesse località. In primavera questa farfalla ricomincia a vivere e prende il volo per il lungo viaggio di nuovo verso nord. In giugno vi arriva, depone le uova e muore”.

“Come sono in grado di migrare nelle stesse località, zio?”

“Dio ha dato loro tale capacità, Maria. È stato suggerito che l’odore abbia qui una parte importante. Ciascuna ala posteriore del maschio della farfalla monarca ha un punto scuro e in questo punto le squame sono nere e cave. Esse emanano un profumo che somiglia leggermente a quello del caprifoglio. Viene usato principalmente in relazione all’accoppiamento, ma può darsi che lascino dietro di sé un odore anche quando viaggiano in gran numero.

“Naturalmente, non tutte le specie volano nella stessa direzione. In Africa sono state osservate moltitudini di farfalle dirette in diversi sensi che si incontravano e si incrociavano, per così dire. Ma ciascuna specie si attiene alla propria rotta. Neppure un temporale le fa deviare. E alcuni loro sciami sono immensi. In Europa ne fu osservato un gruppo largo sessantaquattro chilometri che impiegò tre giorni a passare sopra un dato punto alla velocità di nove chilometri e mezzo all’ora. Si calcolò che nello sciame ce ne fossero circa tre miliardi”.

“È questa la loro normale velocità?”

“Non necessariamente, Giovanni. Le ricerche effettuate a questo riguardo hanno rivelato alcuni fatti realmente sorprendenti. Farfalle osservate in Inghilterra furono cronometrate e risultò che andavano a quarantadue chilometri all’ora. Una, seguìta da un elicottero, percorse 220 chilometri in 4 ore e 42 minuti. E questi insetti non consumano affatto il combustibile usato dalle macchine volanti dell’uomo. L’elicottero consuma dal 4 al 5 per cento del suo peso in combustibile in un’ora di volo; l’aereo ne usa il 12 per cento. Ma nello stesso tempo la farfalla ne usa solo una quantità che è i sei decimi dell’uno per cento del suo peso”.

Altri aspetti singolari

“Quanto diventano grandi, zio”, chiede Maria.

“Ce ne sono alcune realmente grandi. La femmina della Troides Alexandre della Nuova Guinea, per esempio, è larga da venticinque a trenta centimetri. L’Ornithoptera Cassandra del Queensland settentrionale, in Australia, è sedici centimetri e mezzo, e un’altra specie del Borneo ha un’apertura alare di diciotto centimetri.

“E poi”, continua lo zio Guglielmo, “ci sono le ‘moffette’ del mondo delle farfalle. Esse emanano un odore sgradevole per allontanare i nemici, soprattutto uccelli. Inoltre, i disegni che hanno sulle ali sono spesso ben adatti perché possano camuffarsi. In un tipo le ali somigliano a un gufo; un’altra somiglia a una vecchia foglia secca; un’altra ancora ha sulla parte inferiore delle ali un disegno simile al numero 80 od 88”.

“Qual è dunque la differenza tra le tignole e le farfalle?”

“In genere, Giovanni, le farfalle volano di giorno, le tignole di notte. Ma ci sono eccezioni. In realtà, probabilmente hai visto tignole volare di giorno. In stato di riposo la farfalla tiene di solito le ali, almeno quelle davanti, chiuse e verticalmente erette. La tignola lascia le ali anteriori aperte, obliquamente inclinate. E poi le tignole non hanno di regola colori così vivaci come le farfalle”.

“Un’altra cosa, zio. Le farfalle sono utili a qualche cosa?”

“Sì, Maria. Oltre a deliziare gli occhi di chi ha apprezzamento, svolgono anche un’importante funzione a favore delle piante. Trasportano il polline da un fiore all’altro, rendendo in questo modo possibile la riproduzione delle piante. Inoltre, avrai sentito parlare dei bachi da seta. Anch’essi diventano tignole, ma allo stato larvale filano bozzoli di seta pura, che l’uomo impiega per i suoi scopi. Ma ora, bambini, il sole sta scendendo ed è tempo di metterci in cammino”.

“Grazie, zio”, dice Giovanni, “per averci parlato dei lepi . . . come si chiamano?”

“Lepidotteri. Ricordi? Ali a squame”.

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