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  • “Non devi attestare il falso”

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  • “Non devi attestare il falso”
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Svegliatevi! 1971
g71 8/6 pp. 28-30

“La tua parola è verità”

“Non devi attestare il falso”

IL rendere falsa testimonianza contro un altro era proibito dal Nono Comandamento del Decalogo. Pertanto leggiamo: “Non devi attestare il falso come testimone contro il tuo prossimo”. (Eso. 20:16) Rendere falsa testimonianza contro un altro era considerata una trasgressione molto grave agli occhi del grande Giudice, Geova Dio. Si può vedere dalla pena che si doveva imporre al falso testimone. E qual era? Egli doveva ricevere la punizione che aveva cercato di infliggere a un altro:

“Nel caso che un testimone si levi contro un uomo architettando violenza per recare contro di lui accusa di rivolta, i due uomini che hanno la disputa devono pure stare dinanzi a Geova, dinanzi ai sacerdoti e ai giudici che saranno in carica in quei giorni. E i giudici devono investigare con cura, e se il testimone è un testimone falso e ha recato un’accusa falsa contro il suo fratello, dovete pure fare a lui proprio come egli aveva architettato di fare al suo fratello, e devi togliere ciò che è male di mezzo a te. Dunque, quelli che rimangono udranno e avranno timore, e non faranno mai più in mezzo a te alcuna cosa di male come questa. E il tuo occhio non dovrebbe provare commiserazione: sarà anima per anima” — cioè vita per vita — “occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede”. — Deut. 19:16-21.

La gravità del rendere falsa testimonianza è ulteriormente messa in rilievo dall’esigenza della Legge secondo cui quelli la cui testimonianza serviva a condannare un altro di un delitto capitale, meritevole di morte, dovevano essere i primi a partecipare all’esecuzione del delinquente, mediante lapidazione. Pertanto leggiamo: “Prima dovrebbe venire su di lui la mano dei testimoni per metterlo a morte, e poi la mano di tutto il popolo; e devi togliere di mezzo a te ciò che è male”. Questa esigenza faceva stare molto attenti quelli che rendevano testimonianza! — Deut. 17:7.

Il grave fatto che chi rendeva testimonianza della colpa di un malfattore doveva essere fra i primi a giustiziare il colpevole può aver reso alcuni inclini a non voler rendere testimonianza contro una colpevole. Ma la legge di Dio non permetteva di trattenersi dal dare testimonianza riguardo alla trasgressione quando si era testimoni dell’atto. La legge dichiarava esplicitamente: “Ora nel caso che un’anima pecchi in quanto ha udito una maledizione pubblica ed è testimone o l’ha vista o è venuta a saperla, se non la riferisce, deve rispondere del suo errore”. Chi sapeva di una grave trasgressione e non lo riferiva diveniva complice del malfattore. Fingendo di non aver visto né udito alcuna trasgressione, sosteneva una menzogna ed era tanto in errore quanto colui che sotto giuramento attestava il falso contro suo fratello. — Lev. 5:1; Sal. 50:18.

Tra quelli che malvagiamente trasgredirono il Nono Comandamento ci furono i nemici di Gesù Cristo. Essi procurarono degli uomini che attestarono il falso contro Gesù. Comunque, come avviene spesso in tali casi, dapprima, “molti, in realtà, davano falsa testimonianza contro di lui, ma le loro testimonianze non erano d’accordo”. Alla fine, dietro la falsa accusa di bestemmia giudicarono Gesù degno di morte. Benché tutti quelli coinvolti in questa trasgressione del Nono Comandamento al processo di Gesù non fossero immediatamente puniti, pagarono infine per il loro delitto, nella distruzione di Gerusalemme e della loro nazione, come aveva avvertito Gesù. — Mar. 14:56-60; Matt. 23:35, 36.

Secoli prima il malvagio re Acab d’Israele e sua moglie Izebel furono colpevoli di un simile delitto. Per poter acquistare la vigna di un suo vicino, Nabot, Acab permise a Izebel di procurare falsi testimoni che giurarono che Nabot aveva bestemmiato Geova Dio. Di conseguenza Nabot fu messo a morte e così Acab poté prendere possesso della vigna di Nabot. Per questo gesto omicida Dio avvertì Acab che sia lui che Izebel avrebbero avuto una fine violenta, ciò che accadde. — 1 Re 21:1-26; 22:34-38; 2 Re 9:30-37.

Non solo il rendere falsa testimonianza in senso legale ma ogni menzogna è condannata nella Parola di Dio. “Non dovete ingannare, e non dovete agire falsamente ciascuno col suo congiunto”. “Chi spaccia menzogne perirà”. Tra le cose che Geova dice di odiare c’è “la lingua falsa”. “[Tu, Geova] distruggerai quelli che proferiscono una menzogna”. — Lev. 19:11; Prov. 19:9; 6:17; Sal. 5:6.

Gesù Cristo incluse le “false testimonianze” insieme ad atti malvagi come assassinio, adulterio e furto. L’apostolo Paolo consigliò: “Non mentite gli uni agli altri”. “Per cui, ora che avete allontanato la falsità, dite la verità ciascuno al suo prossimo”. Inoltre, che mentire sia una cosa grave e messo in risalto dalle parole che si trovano in Rivelazione 21:8, dove “tutti i bugiardi” sono inclusi insieme a quelli che subiranno la distruzione eterna nella seconda morte. — Matt. 15:19; Col. 3:9; Efes. 4:25.

La gravità della menzogna e della falsa testimonianza si può capire notando che tutti i guai del genere umano cominciarono quando Satana disse a Eva la prima menzogna, cioè che non sarebbe morta se avesse mangiato del frutto proibito. Con questa menzogna egli rese anche falsa testimonianza contro Geova Dio. In effetti, come disse Gesù, Satana è “il padre della menzogna”. — Gen. 3:4; Giov. 8:44.

Come Dio consideri la menzogna nelle cose relative alla congregazione cristiana è indicato dal racconto di Anania e Saffira. Essi professarono di dare tutto il ricavato della vendita della loro proprietà alla primitiva congregazione cristiana in Gerusalemme, come avevano fatto anche altri, benché tenessero per sé parte del ricavato. Non avevano nessun obbligo di vendere la loro proprietà, tanto meno di dare tutto il ricavato ai loro conservi cristiani. Ma, cercando d’essere ben visti dagli altri, dissero agli apostoli una spudorata menzogna. Perché tutti nella congregazione capissero come a Geova Dio dispiaceva tale menzogna, sia Anania che Saffira furono mortalmente colpiti da Dio. “Grande timore venne su . . . tutti quelli che udivano queste cose”. Se noi vogliamo piacere a Geova Dio, dobbiamo evitare le menzogne; dobbiamo sempre dire la verità. — Atti 5:1-11.

Nella Bibbia riscontriamo che la verità è attribuita a Geova Dio, a Gesù Cristo, alla Parola di Dio e allo spirito santo o forza attiva di Dio. Pertanto Geova è chiamato “Dio di verità”. (Sal. 31:5) Di lui l’apostolo Paolo scrisse: “È impossibile che Dio menta”. (Ebr. 6:18) Del Figlio di Dio, Gesù Cristo, leggiamo che era “pieno di immeritata benignità e di verità”. E Gesù disse d’essere “la via e la verità e la vita”. (Giov. 1:14; 14:6) Della Parola di Dio, Gesù disse: “La tua parola e verità”. (Giov. 17:17) Inoltre Gesù parlò dello spirito santo o forza attiva di Dio come dello “spirito della verità”. (Giov. 14:17; 15:26; 16:13) Non c’è dunque da meravigliarsi che l’apostolo Pietro parlasse del vero cristianesimo come della “via della verità”. — 2 Piet. 2:2.

Tutti i veri servitori di Geova Dio e i sinceri seguaci di Gesù Cristo dovrebbero perciò prestare molta attenzione a non attestare mai il falso. Sì, diano sempre ascolto al consiglio di ‘dire la verità’. — Efes. 4:15.

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