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  • Sparano agli agenti di polizia

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  • Sparano agli agenti di polizia
  • Svegliatevi! 1971
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  • Spaventevole tendenza
  • Perché accade?
  • A che cosa porterà?
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Svegliatevi! 1971
g71 8/8 pp. 20-22

Sparano agli agenti di polizia

IL COMPITO dell’agente di polizia non è facile. Egli è chiamato a occuparsi di varie difficoltà e a esporre al pericolo anche la sua vita. Molti agenti di polizia sono uccisi nell’adempimento del loro dovere ogni anno, anche in tempi “normali”.

Comunque, questi non sono tempi normali. Il compito dell’agente di polizia è ora più pericoloso che mai. Questo accade in special modo negli Stati Uniti. In un periodo comparativo, sono stati uccisi lì due volte più agenti di polizia in attacchi non provocati nel 1970 rispetto al 1969, e quattro volte di più rispetto al 1968.

Nella sola città di New York, le cifre del 1970 fino al novembre mostrano che 38 agenti di polizia furono colpiti da armi da fuoco, 46 da armi da taglio e 390 da pugni o percosse. Più di 1.030 si astennero dal servizio a causa di violenza commessa contro di loro. A Detroit, tali aggressioni salirono al 68 per cento in un anno. In California, gli assassinii di agenti di polizia sono raddoppiati. Altrove la tendenza è stata molto simile.

Perché un tale aumento? Una ragione è lo straordinario aumento di delitti. Sempre più persone si sono date ad attività criminose. Questo mette la vita degli agenti di polizia in maggior pericolo quando hanno a che fare con tali individui.

C’è comunque un altro fattore, nel crescente numero di aggressioni, un fattore che è ancor più spaventevole dell’enorme aumento di delitti.

Spaventevole tendenza

In questi ultimi anni gli Stati Uniti hanno visto un rapido aumento di ciò che è stato chiamato “terrorismo”. In una città dopo l’altra, agenti di polizia sono stati uccisi a sangue freddo. Il modo in cui queste particolari aggressioni si compiono mostra che differiscono dal tipo che si ha quando la polizia arresta un delinquente che ricorre quindi alla violenza.

Per esempio, un agente di polizia di Sacramento fu ucciso mentre guidava la sua auto di pattuglia, colpito a morte da un cecchino che usava un fucile militare. A San Francisco in un posto di polizia furono fatte esplodere bombe, uccidendo un ufficiale e ferendo otto altri. Tre furono uccisi in diverse occasioni quando facevano contravvenzioni per infrazioni del codice stradale; in ciascun caso un assassino si avvicinò all’agente non sospettoso mentre scriveva la contravvenzione uccidendolo con una pistola. A ovest di Filadelfia un uomo armato di pistola entrò nel posto di guardia della polizia e scaricò cinque pallottole sul sergente che sedeva quietamente alla scrivania.

Un agente di polizia di Detroit dunque dichiarò: “È come combattere una guerriglia”. Il commissario di polizia di Filadelfia, Franco Rizzo, disse: “Questo non è più delitto. Questa è rivoluzione”. Il primo sostituto del procuratore generale di California, Charles O’Brien dichiarò: “I tutori della legge sono divenuti uno speciale bersaglio di terroristi e anarchici nella nostra società. . . . Lo trovo molto spaventevole”. Egli chiamò il “fantastico aumento” di aggressioni “un chiaro e attuale pericolo per il governo degli Stati Uniti”. E il senatore James Eastland dichiarò: “Un’organizzata ‘guerra contro la polizia’ minaccia di minare negli Stati Uniti la legge e l’ordine”. Egli aggiunse: “Questi deliberati attacchi sono troppo estesi, gli avvenimenti troppo numerosi, le tattiche troppo simili per far pensare ad atti di violenza isolati”.

A Cairo, nell’Illinois, il capo di polizia Roy Burke disse in settembre che i cecchini avevano sparato alla sua auto in sei diverse occasioni durante l’anno. “Aveva tanti fori che ho dovuto prenderne una nuova”, disse. Quindi in ottobre, da quindici a diciotto uomini vestiti in uniformi militari da fatica attaccarono il posto di polizia di Cairo tre volte in circa sei ore. Al terzo attacco, furono sparati contro il posto di polizia centinaia di colpi di arma da fuoco. Il sindaco di Cairo, A. B. Thomas dichiarò: “Ciò che abbiamo avuto questa notte a Cairo è stata una manifesta insurrezione armata”.

Perché accade?

Perché c’è questo aumento di terrorismo? Bill Moyers, ex assistente del presidente, disse nella rivista Harper’s: “In cento comunità in ogni parte del paese in un periodo di violenza, nessuno — commissioni presidenziali, agenzie di stato, polizia e gli stessi partecipanti — potrebbe dire con autorità: ‘È accaduto per questo’”.

Ci sono tuttavia fattori che possono esser compresi. Per esempio, riguardo agli attacchi di Cairo, la rivista Newsweek riferì che erano “un apparente atto di rappresaglia per presunte aggressioni della polizia contro residenti negri”. Essa notava che i bianchi militanti “infuriavano elementi negri conducendo regolari pattuglie di vigilanza nei rioni negri. Sembrava che questa volta fosse il turno dei negri per esacerbare la tensione”.

Il tenente William McCoy del dipartimento di polizia di Detroit narrò che erano state distribuite fra i militanti negri istruzioni stampate. Le istruzioni dicevano: “Quando un gruppo di autodifesa avanza contro questo oppressivo sistema giustiziando un porco [agente di polizia] con qualsiasi mezzo — cecchino, pugnale, bomba, ecc. — in difesa di 400 anni di brutalità e assassinio razzista, questo può solo definirsi autodifesa”. Una principale ragione che i “rivoluzionari” negri adducono per le loro attività è dunque il rancore per il trattamento ricevuto durante secoli di schiavitù, pregiudizio e abuso.

Ci sono anche numerosi gruppi di “rivoluzionari” bianchi. Qual è la loro mira? Quando i cronisti hanno avuto l’opportunità di parlare ad alcuni di loro, essi hanno reso chiaro che operano per rovesciare l’ordine stabilito, inclusa la disposizione governativa. Ma non viene dato nessun quadro chiaro di ciò che propongono per sostituirlo.

Che cosa ha a che fare questo con gli attacchi di tali gruppi o persone contro gli agenti di polizia? Un tenente di polizia disse: “L’agente di polizia è il più visibile simbolo dell’istituzione e della giustizia che essa rappresenta. Le persone che sparano all’agente di polizia gli sparano perché non possono colpire il sindaco, il presidente o anche la loro moglie per soddisfare le loro patologiche necessità di vendicarsi”.

Sono questi gruppi “rivoluzionari”, sia negri che bianchi, sotto qualche direzione o controllo centrale? Il procuratore generale degli Stati Uniti, John Mitchel li descrisse come una libera cospirazione di gruppi radicali e anarchici dediti alla distruzione delle istituzioni americane. William C. Sullivan, assistente del direttore della Sezione investigativa della polizia federale (FBI), disse che l’FBI non ha nessuna evidenza che qualsiasi singolo gruppo, compreso il partito comunista, sia responsabile del crescente disordine.

Un “rivoluzionario” disse a un cronista di Newsweek: “Bisogna dire alla gente che noi non siamo realmente una massa di assassini comunisti travestiti. Ora vogliamo un cambiamento. E a nostra disposizione non è altro che la violenza. Non possiamo neanche fare dimostrazione senza ricevere manganellate e bombe lacrimogene. Ebbene, se noi non possiamo vivere in pace, allora non potranno vivere in pace i ricchi. Entro un anno ci sarà una guerra a oltranza”. Egli disse che un terzo del suo gruppo erano veterani della guerra del Vietnam che si valevano del loro addestramento militare nell’uso di armi ed esplosivi per scopi rivoluzionari.

Quanto seriamente le autorità considerano la situazione? Un funzionario anziano del Dipartimento di Giustizia lo descrisse in questo modo: “Considerate i fatti, ci troviamo in ciò che costituisce una guerriglia con i ragazzi. E finora, i ragazzi vincono”. Molti “ragazzi” sono i figli di genitori della classe media. Essi si considerano “patrioti della controcultura” e non delinquenti. Paragonano le loro attività ai rivoluzionari che rovesciarono il dominio britannico nelle colonie americane, che portò nel 1776 alla Dichiarazione d’Indipendenza.

A che cosa porterà?

Non c’è dubbio che singoli agenti di polizia sono stati colpevoli di corruzione, trattamento ingiusto e perfino attività criminose. Le autorità preposte all’osservanza della legge lo ammettono. Ma che accadrebbe se tutti gli agenti di polizia fossero tolti nella società di oggi?

Un esempio di ciò che probabilmente accadrebbe si vide a Montreal, nel Canada. Il 7 ottobre 1969, i 3.700 agenti ai quali è affidato il mantenimento dell’ordine in Montreal fecero uno sciopero di diciassette ore per una disputa sui salari. Il risultato fu l’anarchia. Durante quel tempo ci fu una strabiliante ondata di furti, scassi e altri delitti. Circa mille vetrine furono infrante nella città di Montreal. Centinaia di negozi, grandi e piccoli, furono saccheggiati. L’editore dello Star di Montreal riferì che la lezione maggiore fu che tutti i cittadini di Montreal scoprirono quanto essi fossero vulnerabili senza la protezione della polizia. Nessuno ne fu immune. Ne soffrirono ricchi e poveri allo stesso modo.

Comunque, questo non esenta gli agenti di polizia dalla loro responsabilità di non abusare della propria autorità. Quando una commissione presidenziale investigò sulla violenza nelle università, riscontrò che era ‘obbligatorio per la polizia mantenere la calma e per i loro superiori aiutarli’.

Tuttavia, l’escalation dei delitti continua. Quelli che hanno lagnanze, reali o immaginarie, spesso danno la colpa alla polizia. La polizia, essendo umana, a volte risponde con maggiore durezza, il che rende spesso gli altri più ostili contro di loro. Ne risulta una crescente tendenza verso l’anarchia.

Un funzionario a Washington, nel Distretto di Columbia, concluse: “A meno che non si faccia qualche cosa per rovesciare l’attuale tendenza, questo paese andrà verso la guerra civile entro cinque o dieci anni”. Egli notò che “la gente è stanca di questa violenza nelle vie” e che un crescente numero di persone potrebbero essere provocate fino al punto di approvare l’uso di schiacciante forza repressiva. Se ciò accadesse, che cosa ne seguirebbe? Il funzionario disse: “Ciò che rimarrebbe loro sarebbe uno stato fascista”.

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