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  • Borobudur: Filosofia sulla pietra

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  • Borobudur: Filosofia sulla pietra
  • Svegliatevi! 1974
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  • Magia presa sul serio
  • Descritta l’evoluzione buddista
  • Sforzi di eliminare la sofferenza umana
  • Non c’è nessun ricordo nella “reincarnazione”
  • Distacco o godimento della vita?
  • Modo migliore per ottenere la liberazione
  • È il buddismo la via dell’illuminazione?
    Svegliatevi! 1974
  • Buddismo: Ricerca di illuminazione senza Dio
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  • Parte VIII: dal 563 a.E.V. circa in poi Un’illuminazione che prometteva liberazi
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Altro
Svegliatevi! 1974
g74 8/6 pp. 5-8

Borobudur: Filosofia sulla pietra

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Indonesia

BOROBUDUR si trova in un pittoresco ambiente di verdi risaie a terrazze al centro di Giava. Costruito verso l’800 E.V., si pensa che il suo nome significhi “Monastero sul colle”. Ma anziché essere un monastero, è un enorme complesso di pietra quadrato e alto quarantadue metri che copre la cima di un colle. Abbastanza stranamente, la filosofia del Budda si rispecchia in questo monumentale complesso di pietra.

L’insegnamento buddista non concepisce Dio come essere personale. Pertanto l’uomo diventa la cosa importante. Per tale motivo molti buddisti cinesi seguono contemporaneamente il taoismo e il confucianesimo, per riempire il vuoto religioso del buddismo. Giacché il buddismo non è tanto un credo quanto una filosofia, Borobudur somiglia a un luogo non di adorazione, ma di meditazione.

Oggi, oltre a essere una delle attrattive preferite dei turisti, Borobudur è un luogo sacro per i buddisti indonesiani. Molti di essi vi fanno un pellegrinaggio annuo per celebrare la loro festa più importante, l’Illuminazione del Budda, durante la notte di luna piena di maggio.

Magia presa sul serio

Quella notte i seguaci del Budda si radunano nel campo che circonda Borobudur. Il luogo, essi credono, diventa una forte riserva di potere magico. Si dice che la “magia bianca” si ottenga per combattere la “magia nera”. Si pensa che lo spirito del Budda appaia in forma visibile in cima a una montagna del sud, e, terminata la celebrazione, prendono “acqua magica” da Borobudur per quelli che non han potuto assistere alla celebrazione e per guarire i malati.

Coloro che hanno assistito al Waiçak, o celebrazione dell’Illuminazione del Budda, han visto quanto è importante per i buddisti lo spiritismo od occultismo. Tali osservatori si chiederanno giustamente perché i buddisti non credono in Dio eppure, d’altra parte, prendono molto sul serio il potere magico di creature invisibili.

Descritta l’evoluzione buddista

La forma stessa del monumento di Borobudur somiglia alla filosofia del buddismo. Perché? Le dieci terrazze di cui si compone con una saletta in cima, descrivono il concetto buddista del graduale trasferimento dell’essere umano al finale destino del Budda, il nirvana. Ciò è rappresentato dalla sala centrale più alta. Non ci sono ingressi chiaramente segnati. Ma da tutte e quattro le parti ci sono scalinate ed entrate che portano alla sala più alta della piramide a gradini.

L’evoluzione fa parte della filosofia buddista. Si pensa che tutta la vita avesse origine nelle rocce. Si dice che la roccia divenga sabbia, la sabbia si trasformi in piante, le piante si mutino in insetti, gli insetti in animali selvaggi, gli animali selvaggi in animali domestici, e i buddisti credono che gli animali domestici divengano uomini.

Non ci vuole nessun anello come nel darwinismo, poiché si crede che l’evoluzione di tipo buddista si consegua per mezzo della reincarnazione. Pertanto i buddisti credono che il Gautama Budda stesso vivesse prima di divenire uomo, una volta come coniglio, un’altra volta come tartaruga, quindi come scimmia. In seguito, divenne uomo, secondo la filosofia buddista, successivamente spirito, e infine raggiunse il nirvana.

Ora, tutti questi diversi stadi della vita secondo il concetto buddista sono illustrati in tutto il monumento di Borobudur per mezzo di sculture artistiche e statue. Ad esempio, è descritta la supposta vita preumana del Budda come coniglio, o come una buona tartaruga che salva la vita dei marinai naufragati portandoli sani e salvi alla spiaggia sul suo dorso. Pertanto le sculture illustrano la filosofia buddista dell’evoluzione dell’uomo.

Sforzi di eliminare la sofferenza umana

Nelle centinaia di ben preservate figure in rilievo delle prime cinque terrazze di Borobudur è illustrato il concetto buddista della vita piena di sofferenze.

Siddhartha Gautama, chiamato il Budda, che significa l’Illuminato, si afferma vivesse dal 563 al 483 a.E.V. Spinto dall’improvvisa percezione delle malattie, della vecchiaia e della morte, abbandonò la sua casa alla ricerca della sapienza che avrebbe eliminato la sofferenza umana. Ciò avveniva molto tempo fa e i suoi insegnamenti si sono estesi a tutta l’Asia. Ma se ci pensiamo un momento, che cosa compì?

Nonostante le sue buone intenzioni, riuscì infine il Gautama a risolvere i problemi dell’uomo? Eliminò le malattie e la loro causa, la vecchiaia e la morte e la loro causa? Oppure ancora oggi, 2500 anni dopo che il Gautama fu illuminato, le persone soffrono di malattie, vecchiaia e morte? Forse dite: “Naturalmente, anch’io a volte mi sento male; ho visto persone invecchiare e morire”. Allora riuscì veramente il Budda a liberare gli uomini dalla sofferenza?

Dopo aver trascorso sette settimane all’ombra di un albero di Ficus religiosa, giunse una sera alla conclusione che la carità e la rinuncia sono le chiavi del nirvana. Il suo argomento era che se una persona non è in alcun modo influenzata da ciò che vede, ode, odora, sente, gusta e pensa, diventa libera, non coinvolta, ignara della vita, della morte, della vecchiaia e delle malattie. Raggiunge ciò che si chiama nirvana, descritto non come un luogo da qualche parte, ma come una condizione, la fine di ogni sofferenza.

Potete naturalmente chiedere: Come si può divenire completamente estranei alla vita; non udire una cosa o non vedere? Se, ad esempio, vedete qualcosa di orrendo, una cosa realmente disgustosa fatta al vostro amico, non siete immediatamente spinti a reagire? La maggioranza si sentirebbe così. Oppure, se vi accorgete improvvisamente di aver messo la mano su qualche cosa di caldissimo, non la ritirate immediatamente? Questo è quanto farebbe ogni persona normale.

Non c’è nessun ricordo nella “reincarnazione”

Ciò che avviene successivamente nella filosofia del buddismo è illustrato nelle successive quattro terrazze. Questa parte di Borobudur non è di forma quadrata come la parte inferiore ma è circolare e vi sono settantadue nicchie di pietra a forma di campana. Ciascuna nicchia contiene una statua del Budda. Queste statue, essendo prive di ornamenti, sono dai buddisti considerate un’indicazione di vita spirituale a un livello superiore a quello della vita dell’uomo. Benché la posizione del Budda sia essenzialmente la stessa in ogni statua, le diverse posizioni delle sue mani sono considerate un’indicazione di progresso verso virtù più alte.

Giacché pareva impossibile che un uomo si distaccasse completamente dalla vita, per non sentire, vedere, udire, odorare o non pensare nulla durante la sua breve vita, Gautama mantenne la credenza indù della reincarnazione, l’evoluzione dell’uomo in una forma superiore dopo la morte.

Dopo la morte della persona, secondo questo concetto, la sua vera personalità spirituale è immediatamente trasferita in un neonato in qualche altro luogo, e ora ha la probabilità di continuare il suo progresso umano per raggiungere la vita inconscia. Se durante la sua prima esistenza ha condotto una buona vita, si pensa che la sua nuova vita sarà migliore. Cioè può avere genitori più ricchi, essere più bello o avere migliori caratteristiche della personalità. D’altra parte, se è stato cattivo, si pensa che possa rinascere in condizioni peggiori, essere più brutto, o se è stato veramente un cattivo soggetto, può anche tornare indietro essendo trasferito in un animale domestico appena nato.

Ma forse vi chiedete: A che giova la reincarnazione, un’esperienza, se non potete ricordare nulla di ciò che è accaduto nella vita precedente? Come può esserci un miglioramento della personalità o il tentativo di realizzare un desiderio superiore se tutte le lezioni della vita precedente non sono più ricordate?

Distacco o godimento della vita?

Visitando le settantadue statue che si trovano sulle quattro terrazze, il pellegrino buddista è alla ricerca della libertà dalla vita umana. Ciascuna immagine, col modo in cui tiene le mani, si dice fornisca indicazioni su come distaccarsi, su come divenire inconsci. Forse vi chiedete, comunque, in che modo si possa mai essere felici, provare e condividere la felicità se si consegue il distacco. Poiché per godere la vita ci vuole esattamente il contrario, la partecipazione, l’uso dei sensi e del cervello.

Il Budda insegnò realmente ad amare la vita? O non indica piuttosto la sua filosofia il timore della vita? Il modo per rendere felici se stessi o altri non è certo quello di rifuggire dalla vita, di distaccarsi da essa. Non è piuttosto la filosofia dell’illuminazione del Gautama un modo per sbarazzarsi della vita, di finire l’esistenza mentre si cerca di convincere se stessi e altri di un’incerta nobiltà nel farlo?

Il tormento in un inferno di fuoco nella vita dopo la morte fu sempre una timorosa aspettativa dell’induismo; il buddismo cerca di abolire questo timore dando risalto alla non partecipazione. Giacché sarebbe stato necessario usare i sensi per fare dell’inferno un luogo da temere, il Budda pensò che togliendo di mezzo i sensi, si sarebbe reso inefficace l’inferno; e lo stato della non partecipazione avrebbe abolito tutte le cose, buone e cattive, piacevoli e spiacevoli.

La decima e ultima terrazza di Borobudur è formata da un’enorme struttura a forma di campana. Contiene una sala vuota con due scompartimenti. Se il pellegrino è arrivato in queste stanze, mantiene un assoluto silenzio, meditando che ora ha simbolicamente raggiunto il nirvana, la più alta forma di distacco. Cessa di esistere. Il mondo c’è ancora, ma egli stesso ne è uscito. Nessuna cosa materiale o spirituale influirà mai più su di lui, si crede. Per lui il mondo è finito e dopo non ci sarà più nulla.

Modo migliore per ottenere la liberazione

È vero che da quando l’uomo ebbe inizio circa 6.000 anni fa, abbiamo sofferto a causa di malattie, vecchiaia e morte; ed è pure giusto che gli uomini cerchino il modo di liberarsi da queste sofferenze. Perché dunque non chiedere al Creatore stesso dell’uomo come cesserà infine la sofferenza?

Allora apprenderete che Dio porrà fine alle sofferenze dell’ubbidiente genere umano proprio qui sulla terra. Non avrà bisogno di un nirvana. Avrà una vita ricca e felice. Le piante sono buone e la terra è buona, e anche gli animali sono buoni. A coloro che amano ciò ch’è buono e a cui piace vivere, la Bibbia promette: “[E Dio] asciugherà ogni lagrima dai loro occhi, e la morte non sarà più, né vi sarà più cordoglio né grido né pena”. — Riv. 21:4.

Borobudur è opera dell’uomo, come anche la filosofia che portò alla sua costruzione. Il Siddhartha Gautama era umano, e umano era il suo pensiero. E benché Borobudur sia un rimarchevole esempio di arte e abilità indonesiana, esprime semplicemente il bisogno di liberazione dell’uomo. La Parola di Dio la Bibbia ci dice in parole semplici come Dio libererà il genere umano. E persone di ogni razza, colore e lingua possono farsi coraggio perché il tempo fissato da Dio per liberarci dalla vecchiaia, dalle malattie e dalla morte è ora imminente.

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