Bolekaja, autobus dell’Africa Occidentale
Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Nigeria
IN NIGERIA si usano molti mezzi di trasporto. Comunque, in molte parti, il più sicuro, e a volte il più rapido e più comodo modo di viaggiare è ancora quello di andare a piedi. Poi viene il Bolekaja, nome yoruba dato a un popolarissimo mezzo di trasporto, altrimenti chiamato nell’Africa Occidentale Mammy Wagon, che significa Vettura delle Donne.
Il Bolekaja è un autocarro o camion leggero adattato al trasporto di passeggeri. Nella capitale nigeriana di Lagos, città nella quale e nei cui dintorni ho vissuto per venticinque anni, è ancora preferito da molti, malgrado il fatto che ci sono tanti autobus e tassì. Perché? chiederete.
Ragioni della popolarità
Ebbene, per prendere l’autobus bisogna andare alla fermata, e in alcuni casi è necessario percorrere a piedi un lungo tratto di strada. Ma questo non occorre se siete disposti a prendere il Bolekaja. Si ferma in qualsiasi luogo lungo il tragitto dove trova passeggeri.
Il Bolekaja, inoltre, non è legato a nessun particolare itinerario e quindi prende scorciatoie, ciò che può essere un vero vantaggio nelle ore di punta. Gli operai riscontrano spesso che per andare in fabbrica è un mezzo di trasporto più veloce dell’autobus, di cui ce n’è anche un numero inferiore. Se dunque una persona vuole arrivare puntuale a destinazione, spesso la risposta è: Prendi il Bolekaja.
Un altro vantaggio di questo mezzo di trasporto è che si possono trasportare, con una certa spesa, pesanti carichi. Questo non è permesso sugli autobus. Poiché il Bolekaja fa servizio fra un luogo di mercato e l’altro, le donne africane li trovano convenienti per trasportare avanti e indietro dal mercato la loro mercanzia. Il loro frequente uso a questo scopo è la ragione per cui sono anche chiamati Vetture delle Donne.
Descrizione e servizio
Benché non abbia nulla di attraente o di lussuoso, il Bolekaja è rimasto il più popolare mezzo di trasporto, anche in una grande città come Lagos.
I sedili sono fatti di semplici tavole, e somigliano a panche. C’è una fila di sedili da ciascun lato, e anche in mezzo, per cui i passeggeri seduti in mezzo guardano quelli lungo i lati. Sotto i sedili c’è spazio per il bagaglio.
Il tetto è fatto di legno compensato ed è coperto di tela cerata. La parte superiore dei fianchi è per la maggior parte aperta, per cui l’aria circola liberamente. Lo sportello, o porta, è sul retro. In anni recenti è stato costruito un tipo di Bolekaja a cui sono state apportate delle migliorie, detto Mauler.
Ciascun Bolekaja ha un conducente e un bigliettaio o apprendista il cui compito è quello di sorvegliare il fondo della vettura. Il bigliettaio ha una cordicella con cui fa suonare un campanello sul davanti del Bolekaja, per informare il conducente quando deve fermarsi e quando ripartire. Ha anche un corto e pesante pezzo di legno da mettere sotto le ruote quando si fermano a prendere su i passeggeri. Fanno questo per impedire che il veicolo vada indietro, dato che a volte non ci si può fidare dei freni.
Il bigliettaio siede o sta in piedi sui gradini, secondo che il Bolekaja sia più o meno affollato. È una persona indaffarata, perché, oltre a fare da occhi e orecchi per il conducente dal di dietro, deve anche badare ai passeggeri e riscuotere il prezzo della corsa. Non è facile, perché certe volte deve litigare per indurre ostinati passeggeri a pagare il biglietto. E da questi frequenti alterchi viene il nome Bolekaja, che significa solo “Vieni giù e facciamo a pugni”.
Il nome Bolekaja non è certo scritto sull’autocarro. È solo il soprannome datogli da quelli che hanno fatto l’esperienza di salirvi. E in effetti, tutti quelli che sono vissuti nelle città lungo la costa occidentale dell’Africa conoscono molto bene questo mezzo di trasporto. Bolekaja e Mauler hanno spesso titoli o frasi scritte sui loro fianchi, come: “L’uomo propone, Dio dispone”, “Non c’è telefono per il cielo”, “Timor di Dio”, “Senza denaro, senza amici”, “La semplicità è una dote”, ecc.
Il Bolekaja può trasportare per legge circa trentanove passeggeri, inclusi il conducente e il bigliettaio. Ma finché ci sono passeggeri, il bigliettaio li farà salire fino al punto che qualcuno respirerà a fatica. Sono frequentemente stipate a bordo da quarantacinque a cinquanta persone. In città il limite di velocità è di cinquantacinque chilometri orari, ma non è raro che il Bolekaja vada a ottanta o cento chilometri orari!
Spesso i Bolekaja sono in cattive condizioni, non solo coi freni difettosi, ma non avendo a volte neppure il carburante sufficiente per fare l’intero viaggio. Quando i freni si rompono o finisce il carburante fra una stazione e l’altra, cercano di fare la riparazione lì sul posto, mentre i passeggeri devono stare ad aspettare. E non è rimborsato il prezzo del biglietto se uno decide di andarsene per tentar di trovare un altro mezzo di trasporto, altro fattore che contribuisce alle frequenti liti.
L’ho preso per molto tempo
Negli scorsi venticinque anni ho viaggiato molte volte con il Bolekaja. Nel 1956 fui costretto a trasferirmi da Lagos Island a un sobborgo, distante circa sedici chilometri dal mio ufficio. A quel tempo il solo mezzo di trasporto che faceva la spola fra questo piccolo villaggio e Lagos era il Bolekaja. Il primo partiva sempre verso le cinque del mattino. Il suo rumore e le voci dei bigliettai facevano svegliare le persone abitanti lungo la strada.
Verso le sei di solito ero pronto per il tragitto di pochi minuti fino alla stazione. Andavo lì perché era più facile determinare l’esatto prezzo della corsa dal punto di partenza all’ultima stazione dentro Lagos. Quelli che prendevano il Bolekaja lungo la strada dovevano pagare quello che decideva il bigliettaio e i pareri discordi causavano frequenti litigi. Ricordo particolarmente un viaggio in Bolekaja.
Viaggio fino all’ufficio
Era un lunedì mattina. Mi svegliai molto tardi e andai di corsa alla stazione. Vi trovai solo un Bolekaja. Il motore era acceso, il conducente era già al suo posto, e la vettura, come al solito, era piena di persone. Non avrei osato salire se non fosse stato per il bigliettaio che, seduto proprio in fondo alla vettura, chiamava ancora per far salire altri passeggeri.
Così, con la borsa in una mano e reggendomi alla porta di legno con l’altra, misi un piede sul predellino per mettere dentro la testa e vedere se c’era un po’ di spazio. In quel momento la vettura si mise in moto. Quando mi fui reso conto che dentro non c’era nessun posto libero, il conducente correva a ottanta-cento all’ora su una strada molto accidentata!
La mia cravatta svolazzava e il vento spingeva da una parte il mio cappotto sbottonato. Tuttavia il bigliettaio non aveva nessuna considerazione per lo stato in cui mi trovavo. Esigeva che pagassi il biglietto, benché vedesse, credo, che se lasciavo la presa sulla porta potevo cadere e rimanere ucciso sul colpo! Comunque, badai di non dire nulla che potesse provocare una lite. Pregavo solo di non cadere giù. Dopo alcuni chilometri ci fermammo per far scendere alcuni passeggeri ed ebbi la possibilità di sedermi e pagare il biglietto.
Un uomo, appena salito e seduto di fronte a me, fu pure invitato a pagare. Ma egli rifiutò decisamente di farlo finché non fosse arrivato a destinazione. Non so perché rifiutò, ma forse fu perché era recentemente salito su un Bolekaja che era rimasto in panne prima di arrivare a destinazione, e, come al solito, il biglietto non gli era mai stato rimborsato.
Ad ogni modo, ora il bigliettaio insisteva che pagasse subito. Dopo essersi scambiate alcune parole tutt’altro che complimentose, cominciarono a darsi delle spinte, e altri che erano sull’autobus si schierarono da una parte o dall’altra. Poco dopo la vettura si fermò e il conducente venne in fondo. Anch’egli chiese che il biglietto fosse pagato, altrimenti avrebbero fatto scendere l’uomo. Il conducente e il bigliettaio cercarono di tirarlo giù, e poi accadde come di consueto. Fecero a pugni. Tutti noi dovemmo aspettare mentre i passanti aiutavano ad appianare la disputa. Infine il biglietto fu pagato, e riprendemmo il viaggio. Ma quel giorno arrivai in ufficio con un’ora di ritardo.
Qualche tempo fa, è stato proibito al Bolekaja e al Mauler di viaggiare a Lagos a causa della congestione sul ponte e dell’ora di punta della mattina, ma questa legge è stata apertamente trasgredita e in realtà non l’hanno mai fatta rispettare.
Sono sicuro che se visiterete i paesi dell’Africa Occidentale, e specialmente la Nigeria, vedrete che Bolekaja e Mauler sono ancora in servizio. Finché nel paese ci saranno i poveri e altri mezzi di trasporto saranno inadeguati, la Vettura delle Donne nell’Africa Occidentale continuerà senz’altro ad avere successo.