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Svegliatevi! 1972
g72 22/11 pp. 21-24

Che cosa accade agli Indiani del Brasile?

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Brasile

L’APERTURA del vasto interno brasiliano mediante una rete stradale ha portato alla ribalta la popolazione indiana. Vivendo nel cuore delle giungle, la maggior parte degli Indiani sopravvissuti è riuscita in qualche modo a evitare molti contatti con la civiltà.

Comunque, la presente politica del governo mira a integrarli nella comunità brasiliana. Sono fatti sforzi per attirare le tribù in vicine riserve. Si spera che le nuove strade favoriranno il programma di integrazione. Gli operai che lavorano nelle nuove strade sono accompagnati da speciali gruppi che hanno il compito di fare amicizia con gli Indiani e cercar di evitare scontri.

Fra gli Indiani del Brasile ci sono quattro principali gruppi linguistici: tupi, aruak, karib e je. Riguardo alle loro lingue, Egon Schaden, noto antropologo brasiliano, dice che sono in genere piuttosto complicate e servono a esprimere ogni pensiero umano.

Ma che cosa accade agli Indiani del Brasile?

Sull’orlo dell’estinzione

“La spaventosa rapidità con cui le nostre popolazioni indigene scompaiono”, avvertì il quotidiano O Estado de São Paulo, “dovrebbe pesare sulla coscienza della nostra generazione”. Poco più di cinquant’anni fa si calcolava che la popolazione indiana fosse di un milione di persone. L’organo governativo FUNAI (Fundação Nacional do Índio, o Fondazione Nazionale dell’Indiano) pone il presente numero fra 100.000 e 120.000. Altre fonti suggeriscono la bassa cifra di 50.000.

Di quasi cinquecento tribù o gruppi esistenti nell’anno 1500 E.V., ne sono sopravvissuti forse centoquarantatré. Di questi, cinquantasette sono sull’orlo dell’estinzione. Negli scorsi cinquant’anni, sono scomparse ottantasette tribù.

Il drammatico declino è illustrato dagli Xeta, nello Stato di Rio Grande do Sul. Ora sono rappresentati da soli quattro uomini e due donne sterili. Gli Akuawaasurini, sul fiume Tocantins, sono scesi a trentaquattro.

A che cosa si deve il declino? Alcuni hanno abbandonato le loro tribù e si sono sposati con persone della popolazione rurale. Ma la riduzione di numero è principalmente dovuta al contatto con l’uomo civile e le sue malattie, che hanno fatto strage fra gli Indiani. Tubercolosi, scarlattina, poliomielite, morbillo e influenza hanno tutti preso il loro pedaggio.

Due anni fa fu fatta un’investigazione riguardo al declino. Essa rivelò che anche l’avidità dell’uomo bianco ne è una causa principale. Per esempio, O Estado riferì che il Governo Federale aveva scoperto un’illegale confisca e vendita di terre degli Indiani. Erano illegalmente rilasciati atti agli allevatori di bestiame e ai proprietari di terre con la risultante espulsione degli Indiani. Nonostante l’intervento del Governo Federale per restituire le terre ai loro legittimi proprietari, la notizia più recente dà solo dieci anni di vita ad alcuni Indiani brasiliani.

Sforzi per l’integrazione

I precedenti sforzi di integrare gli Indiani hanno portato questo risultato: Solo il 15 per cento circa delle tribù classificate sono integrate. Molte altre tribù hanno contatti con la civiltà in vari gradi. Ma le tribù isolate sono il 49 per cento.

Ovviamente c’è molto da fare, se si vuole che gli Indiani siano pienamente integrati. Una cosa che sarà utile a questo riguardo è il proposto Statuto dell’Indiano, redatto nell’ottobre del 1970, in attesa di approvazione. Servirà a proteggere l’Indiano dalle incursioni e lo attirerà a partecipare alla vita attiva della nazione. Vi sono elencati alcuni fondamentali diritti, come quello che l’Indiano è considerato un cittadino.

Quale prospettiva di integrazione vi è per la diminuita popolazione indiana del Brasile? Secondo Humberto Costa Ferreira, pare che non vi siano probabilità di sostanziale successo. Egli scrive: “Se in 471 anni . . . né Portoghesi, né gesuiti, né pionieri, né imperatori né i nostri presidenti sono riusciti ad integrare gli Indiani, sembra una meta sorprendentemente ingenua quella di civilizzarli nel giro di qualche mese”. Egli addita pure gli svantaggi dell’integrazione. Per esempio, la gente delle tribù “civilizzate” prende subito i vizi della “civilizzazione”: ubriachezza, prostituzione, pigrizia, che portano alla distruzione della struttura tribale.

Ciò che pensano alcuni Indiani dell’integrazione si vide alla cerimonia d’inaugurazione della strada che attraverserà il Parco Nazionale Xingu. Alcuni indiani tchucarramãe ascoltarono il Ministro dell’Interno che definiva la strada come una pietra miliare nell’integrazione del territorio nazionale. Ma essi opinarono che la strada avrebbe cambiato il loro modo di vivere e quindi preferivano spostarsi a valle, lontano dalla civiltà.

È vero che alcune precedenti tribù nomadi si sono stabilite in certe zone, dove vivono di pesca, lavorano appezzamenti di terra, coltivano mais e manioca, fanno archi e frecce e collane di noccioli di frutta per i turisti. Essi sbarcano miseramente il lunario.

Ma altri gruppi non mostrano nessun desiderio di adattarsi alla vita moderna. A Fôlha de São Paulo disse: “Molti vivono ancora nell’Età della Pietra”. Alcuni usano solo l’arco e le frecce, armi e coltelli di pietra e vasellame grezzo. Vanno in giro nudi e si dipingono il corpo per le celebrazioni e i giorni di festa. Altri, come i Botocudos, si deformano la pelle delle labbra e degli orecchi per mezzo di dischi. Gli Erigpactsá ammettono di mangiare carne umana, e i Purukotó mangiano i loro morti. Ovviamente gli sforzi di attuare l’integrazione incontreranno problemi.

Vedute morali e religiose

Fra i problemi che l’integrazione comporta vi sono le numerose vedute morali e religiose degli Indiani. Fra molte tribù, per esempio, vi sono poligamia, adorazione degli antenati, animismo e varie pratiche di spiritismo o demonismo. Lo stregone o pajé è sacerdote, medico e consigliere della tribù.

In quanto a usanze morali, O Glôbo fece questi commenti sulle tribù delle regioni centrali e settentrionali: “L’Indiano è in genere promiscuo”. Fra i Kaiapós e altri, una coppia è considerata realmente sposata solo quando la donna partorisce un figlio. Se, dopo un anno di matrimonio, ella non ha ancora figli, la coppia è obbligata dalla legge tribale a separarsi. Può darsi, comunque, che sia sterile il marito. Si dispone dunque che la moglie abbia relazioni sessuali con altri uomini. Se la donna rimane incinta, può stare con suo marito. I bambini nati con difetti fisici, i bambini di madri non sposate e i gemelli vengono di solito uccisi. Si pratica anche l’aborto.

Comunque, col proseguire degli sforzi d’integrazione, la civiltà della cristianità, che pure è piagata da immoralità e promiscuità, riuscirà ad aiutare gli Indiani ad acquistare migliori usanze morali?

In quanto alla religione, un esploratore dichiarò che la maggioranza degli Indiani non concepisce l’esistenza di un onnipotente Creatore. Si preoccupano principalmente di dove troveranno da mangiare. Tuttavia credono all’esistenza di un gran numero di spiriti soprannaturali, alcuni buoni, altri cattivi. Lo stregone asserisce d’avere poteri per placare tali spiriti.

C’è davvero molto da fare per aiutare gli Indiani ad abbandonare le false idee religiose e le usanze morali non scritturali. L’integrazione con la civiltà della cristianità li aiuterà veramente a questo riguardo? Quali risultati si sono avuti finora?

Attività dei missionari della cristianità

Varie autorità hanno commentato i risultati avuti dalle missioni della cristianità fra gli Indiani. W. Hohenthal dice nelle sue Notes on the Shucuru Indians: “I moderni Shucuru sono nominalmente cattolici, ma hanno solo una conoscenza superficiale della fede”. Similmente l’etnologo Darcy Ribeiro scrive che gli sforzi delle missioni cattoliche e protestanti “non recarono mai realmente la vera conversione . . . Essi ritennero, proprio accanto ad alcune allegorie cristiane, le loro essenziali credenze tribali”.

In una conferenza a un congresso di antropologia, L. B. Horta Barbosa commentò gli sforzi dei gesuiti: “La storia non registra il nome di una sola tribù brasiliana che abbracciasse la fede cattolica e per mezzo d’essa venisse in seno alla civiltà”.

Oggigiorno l’organo governativo FUNAI non permette a nuove missioni di lavorare in qualsiasi posto fra gli Indiani. Nel Parco Nazionale Xingu, per esempio, sono ammessi solo studenti, ricercatori e, in piccolo numero, giornalisti. Non è permesso di entrare né a missionari brasiliani né a quelli stranieri.

Predicazione della buona notizia del Regno di Dio

I ministri in servizio continuo dei cristiani testimoni di Geova hanno tenuto studi biblici a domicilio con Indiani civilizzati di Macapá, vicino all’equatore, e in altre zone. Alcuni Indiani guarani, che vivono nella civiltà, sono dedicati cristiani testimoni di Geova. Ad Autazes, nell’Amazzonia, parecchi Indiani civilizzati hanno accettato la verità biblica e fatto del vero cristianesimo il loro modo di vivere.

In precedenza, questi Indiani appartenevano alle religioni della cristianità, ma questo non aveva cambiato le loro fondamentali usanze morali. Per esempio, non prendevano sul serio la necessità d’essere onesti e morali, come richiede la Bibbia. “Ma ora che studiano la Bibbia”, fu detto a un Testimone dal sindaco, “si può lasciare tutto sulla riva del fiume; nessuno ruba più”. Inoltre, quelli che una volta vivevano in “matrimonio consensuale” sono ora legalmente sposati. La verità biblica ha realmente cambiato le loro usanze morali e religiose e li ha fatti conformare alle alte norme stabilite dal vero Dio Geova.

Nella loro opera di predicazione, i testimoni di Geova hanno anche cercato di mettersi in contatto con la gente delle tribù nelle giungle. E la buona notizia del regno di Dio penetra nell’interno del paese, allorché alcuni Indiani che hanno imparato la verità di Dio vanno a visitare le loro tribù. Si spera dunque che altri abbandonino le loro superstizioni e accettino la verità della Bibbia che conduce alla vita eterna nel giusto nuovo ordine di Dio.

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