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  • Il mio è stato un matrimonio combinato

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  • Il mio è stato un matrimonio combinato
  • Svegliatevi! 1973
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  • L’usanza in India
  • Il racconto di mia madre
  • Il matrimonio di mia madre
  • Il mio matrimonio
  • Il matrimonio: un regalo di Dio
    Come rimanere nell’amore di Dio
  • Il matrimonio, un dono del nostro amorevole Dio
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  • Dopo il giorno delle nozze
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Svegliatevi! 1973
g73 22/1 pp. 21-25

Il mio è stato un matrimonio combinato

VIVO in India e oggi è il mio giorno di nozze, 19 maggio 1971. Fra due ore ci sarà la cerimonia nuziale che mi unirà in matrimonio all’uomo che sarà il compagno della mia vita, colui col quale condividerò le gioie e i problemi della mia vita, ma un uomo che, per ora, non conosco.

Non avevo pensato seriamente al matrimonio fino a pochi mesi fa, quando mia madre mi disse che un’eccellente famiglia aveva chiesto se ella e mio padre volevano dare la loro figlia in matrimonio al proprio figlio.

Ma ora eccoci arrivati nella sala dove fra breve vedrò colui che sarà mio marito. Mentre entro nella sala mi rendo conto che mi sederà di fronte, e dentro di me comincio a provare emozione. La mia mente galoppa, il mio cuore batte più in fretta. Allorché prendo posto accanto a lui non riesco a star calma. Quindi comincia il sermone biblico, e subito odo la ferma voce di mio marito che fa la promessa di amarmi e aver cura di me, e provo più fiducia.

Ora tocca a me, e io sono pronta e disposta a promettere d’amare e rispettare profondamente quest’uomo che i miei genitori hanno scelto con cura, meditazione e amore perché sia mio marito.

L’usanza in India

Combinando il mio matrimonio, i miei genitori seguirono l’usanza generale in India. Quando i genitori combinano in India un matrimonio, entrambi considerano attentamente la personalità della fanciulla e del ragazzo. Cercano, naturalmente, di trovare nella loro comunità qualcuno con precedenti simili. Nella mia comunità a una fanciulla adolescente non è permesso di parlare ai ragazzi o di mischiarsi o giocare con loro. In modo simile, quando un ragazzo giunge all’età di circa quattordici anni, non gli è permesso di parlare a nessuna fanciulla. I loro genitori vigilano su di loro il più possibile.

Prima che un matrimonio sia combinato, i genitori della fanciulla si informano sulla capacità del giovane di sostenere una moglie e ne considerano poi le prospettive future. Badano anche al suo aspetto personale. Non farebbero sposare a una figlia alta qualcuno insolitamente basso o in alcun altro modo spiacevole. E, certo, considerano la salute di chi deve divenire coniuge del figlio o della figlia. I miei genitori considerarono con cura queste cose.

La maggioranza dei ragazzi indiani dipendono unicamente dai genitori per la scelta del coniuge. Infatti, quando odono che in Occidente i giovani hanno l’usanza di scegliersi da sé il proprio coniuge, i giovani indiani si chiedono quale presunzione hanno quelli non qualificati di prendere una tale decisione. Come potrebbe una persona giovane essere in alcun modo qualificata di prendere tale ponderosa decisione? si domandano. È meglio lasciare che quelli qualificati per età ed esperienza facciano la scelta che sanno è la più saggia.

Un amico della nostra famiglia tornò di recente dopo essere stato alcuni anni in Occidente. Disse che quando era stato negli Stati Uniti aveva provato perplessità in quanto alla scelta di una sposa. Dopo essersi abituato a tale idea, gli sembrò bene che ciascuno scegliesse il proprio coniuge. Ma poi, avendo appreso che almeno un matrimonio su quattro finiva col divorzio, pensò che forse il metodo indiano è dopo tutto il migliore.

Anche se i futuri marito e moglie non sono innamorati prima del matrimonio, dalla fanciullezza sono educati ad amare e rispettare il proprio coniuge nel matrimonio. Quindi cominciano automaticamente a rispettarlo quando si sono sposati. I genitori cercano di scegliere per il loro figlio o per la loro figlia un coniuge compatibile nel loro matrimonio. Questo aiuta certo a risolvere i problemi della vita matrimoniale.

Ho udito che i giovani occidentali non vogliono che a scegliere il loro coniuge siano i loro genitori. Quando io mi guardo in giro per avere esempi di buoni matrimoni, considero i miei propri genitori e so che il loro è stato un matrimonio riuscito. Forse vi piacerebbe sentirne il racconto, fatto da mia madre.

Il racconto di mia madre

“Sono la più grande di otto figli. Mio padre amava la Bibbia e dalla sua bocca udimmo molti racconti biblici. Questo si faceva invece di andare in chiesa, poiché abitavamo fra gli Indù a molti chilometri dalla chiesa.

“I nostri vicini erano assai amichevoli con la nostra famiglia e spesso ci invitavano alle loro feste, che a noi ragazzi piacevano moltissimo. Molti di questi erano poverissimi e spesso le donne confidavano in mia madre. Parlavano dei problemi, come che i mariti si ubriacavano e che percuotevano loro e i loro figli. Spesso raccontavano che non avevano abbastanza da mangiare ed erano affamati per giorni. Le donne erano analfabete e quindi potevano fare poco o niente per alleviare questi pesi. Ma qualunque fosse la situazione, queste donne consideravano i propri mariti come prossimi a Dio, e le difficoltà dovevano dunque essere sopportate.

“Dalla mia primissima giovinezza avevo timore che potessi sposare un uomo che si ubriacasse e non mi potesse mantenere. Questo influì molto sulla mia vita. Quelle pochissime che per la disperazione se ne scappavano tornando dai propri genitori erano sempre rimandate dai loro mariti, ai quali appartenevano. Quando udivo queste cose, nella mente crescevano il timore e la determinazione che io non fossi presa in un tale stato.

“Quando avevo dodici anni, mio padre morì. Mia madre dovette dunque provvedere per noi. Parenti e persone bene intenzionate, per alleggerire il peso di mia madre, suggerirono che io non continuassi a studiare. Ma mia madre, essendo insegnante, poteva aver cura di noi e anche permettermi di continuare gli studi. Poco dopo ciò i miei parenti si sforzarono per combinarmi un matrimonio. Cercarono di forzarmi a sposare un medico. Io desideravo continuare a studiare così che se ne fosse sorta la necessità sarei stata in grado di guadagnarmi da vivere. Supplicai perciò mia madre di non farmi sposare finché non avessi completato i miei studi divenendo insegnante. I miei parenti non furono d’accordo, ma le lagrime e la minaccia che sarei scappata via facendomi monaca prevalsero su mia madre, che non mi costrinse a sposarmi in quel tempo. Senza dubbio per sua propria esperienza mia madre comprendeva il vantaggio che aveva avuto dal suo ammaestramento.

“Finiti i miei studi, mia madre e i miei parenti cominciarono quindi di nuovo a combinarmi un matrimonio. Io non avevo conosciuto il giovane, benché le famiglie spesso dispongano che la fanciulla e il giovane si conoscano o almeno si vedano l’un l’altro. Per esempio, il giovane e la sua famiglia sono invitati a prendere il tè nella casa della fanciulla, e la fanciulla porta quindi il vassoio del tè e serve il giovane e i suoi genitori. Ma il mio fidanzato abitava molto lontano da casa nostra. Non ne conoscevo nemmeno la famiglia. Comunque, diedi il mio consenso, giacché questo era atteso da una figlia indiana ubbidiente.

“La famiglia del giovane chiese una certa quantità di gioielli da preparare come dote. Mia madre acconsentì. Compresa la responsabilità di mia madre di provvedere i gioielli, chiesi di poter lavorare e sostenere la spesa. Così il matrimonio avvenne sei mesi dopo.

“In quei sei mesi continuai a chiedermi come sarebbe stato questo giovane. Non potevo nemmeno ottenere nessuna informazione su di lui. Ma spesso pregavo Dio che il mio futuro marito non fosse un ubriacone. Mio padre ci aveva insegnato a pregare, e io credevo in effetti che Dio avrebbe esaudito le mie preghiere. Due giorni prima del matrimonio arrivarono il giovane e la sua famiglia.

Il matrimonio di mia madre

“La famiglia del giovane sostenne la spesa di adornare la casa e il costo della festa nuziale, compresa la musica indiana per la celebrazione. Il nostro matrimonio fu solennizzato in chiesa, e ci fu un eccellente, grande ricevimento. I primi momenti dopo la cerimonia, quando potemmo parlare insieme, mio marito mi chiese se mi erano piaciute le disposizioni, e se mi piacevano i gioielli che portavo. Gli risposi, dicendo che erano eccellenti, e immediatamente gli chiesi quali erano le sue abitudini. Disse che non beveva e non fumava e che amava lo sport. Il mio cuore fu pieno di gioia e lodai Dio. Avevo anche desiderato che avesse un buon lavoro e che potesse provvedere un decente sostentamento. Comunque, non guadagnava molto. Questa notizia non mi sconvolse però, perché la benignità e l’amore che mi mostrava valevano più del denaro che avrebbe mai guadagnato.

“Dopo essere stata per cinque giorni a casa mia, preparai le mie cose per andare a vivere con mio marito insieme alla sua famiglia. Nella casa di mio marito c’erano otto figli, e mio marito era il più grande. Mia suocera era la sua matrigna. Io dovevo fare molte faccende domestiche, come pulire, cucinare e così via. Ero ubbidiente a mia suocera, ma ella non era mai felice del lavoro che facevo. Trovava sempre da ridire. Così infine decidemmo di andare ad abitare altrove. Ella chiese di portare con noi quattro fratelli e sorelle di mio marito e di aver cura di loro. Mio marito e io parlammo della cosa e assumemmo la responsabilità. Fu un grande problema, ma siccome avevo studiato da insegnante potevo essere d’aiuto. Cominciai a insegnare, e quantunque non guadagnassimo molto fra noi, eravamo felici.

“Avemmo due figli e una figlia nostri, che ci diedero molta felicità nel nostro matrimonio. E una felicità ancora maggiore provammo tutti quando un testimone di Geova venne a casa nostra offrendoci di tenere uno studio biblico a domicilio. Questo arricchì grandemente la nostra vita familiare, aiutandoci a conoscere il modo di risolvere i problemi familiari in armonia con la volontà di Dio. Ed esso ha tanto contribuito all’educazione dei nostri figli, affinché avessero la giusta attitudine verso il sesso opposto e il matrimonio.

“Studiando la Bibbia con questi cristiani testimoni di Geova, apprendemmo che le loro credenze non richiedevano di conformarci alle usanze dei paesi occidentali. Piuttosto, la loro credenza richiedeva di abbandonare qualsiasi usanza che era in contrasto con la chiaramente espressa Parola di Dio, la Bibbia. Per certo la conoscenza della Parola di Dio che abbiamo acquistata ci ha dato un intendimento maggiore in quanto alle cose da cercare nella scelta di un coniuge per la nostra figlia. Poiché sappiamo che un giovane che ama e serve Geova ed è guidato dai suoi princìpi e leggi per i mariti e le mogli avrà cura della nostra figlia come ne avremmo cura noi stessi. Sappiamo anche che combinando un matrimonio coi genitori di un giovane i quali pure ripongono fede in Geova Dio, che per primo istituì il matrimonio, non saremo ingannati o sviati, come lo sono stati alcuni.

“Per esempio, abbiamo udito di genitori che combinarono un matrimonio, come nel caso di un giovane con brillanti qualità. Era bene istruito e aveva viaggiato molto. Giunto il tempo del suo matrimonio, chiese di avere una fanciulla intelligente e bene istruita. I genitori gli trovarono una tale ragazza, il cui aspetto era fresco e luminoso, prometteva una mente intelligente e la possibilità che fosse ‘all’altezza’ del loro intelligente figlio. Il giorno del matrimonio il giovane le sollevò il velo per metterle il “mangal sudra”, la catena d’oro che si porta intorno al collo invece dell’anello nuziale, solo per scoprire un viso che era insensibile, butterato da cicatrici e assai più vecchio di quanto non si attendesse. Era stata sostituita la sorella maggiore! Invece di creare uno scandalo, egli continuò il rito del matrimonio e da allora ha vissuto una vita di delusione e scoraggiamento con una persona del tutto inadatta per lui. È oggetto della pietà di tutto il villaggio.

“Io sono sposata da venticinque anni, e so che il mio è stato un matrimonio eccellente e felice. Fummo felici quando nostra figlia acconsentì di fare il matrimonio che noi avremmo combinato. Abbiamo trovato qualcuno che sappiamo è molto adatto per lei. Ella è stata una buona figlia, quindi sappiamo che sarà anche una buona moglie”.

Il mio matrimonio

Dal racconto di mia madre avrete capito che i miei genitori hanno avuto esperienza, e dal loro consiglio potei comprendere quanto fosse importante badare alla nostra condotta mentre crescevamo. Ogni volta che siamo dinanzi ad altri, non sappiamo chi ci può osservare. Se la nostra condotta non è buona, come possiamo attenderci che qualcuno eccellente ci scelga per il loro figlio? Se fosse altrimenti, trascorreremmo il resto della nostra vita rammaricandoci di non aver potuto fare un buon matrimonio.

Ora la cerimonia nuziale è finita, e ci congediamo dalla folla ed entriamo nell’auto per un breve intervallo prima del ricevimento. È la prima opportunità che abbiamo di scambiarci alcune parole. Sono così contenta di trovare che mio marito è migliore di qualsiasi altro che io potessi immaginare o desiderare. È così buono con me. Il mio cuore trabocca di gioia e d’amore quando in questi primi momenti mi dice: “Se sbaglio, devi correggermi, e io correggerò te ogni volta che sbaglierai. Dobbiamo sempre comprenderci fra noi”. Ha anche detto di aiutarci l’un l’altro spiritualmente studiando insieme la Bibbia.

Ora sono molto felice di cominciare la mia vita coniugale con un compagno così meraviglioso. Sono davvero grata a Geova Dio, e anche ai miei amorevoli genitori che hanno avuto tanta cura da procurarmi un tale eccellente marito. — Da una nostra collaboratrice.

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