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  • Si deve evitare la ‘conoscenza che accresce il dolore’?

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  • Si deve evitare la ‘conoscenza che accresce il dolore’?
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Svegliatevi! 1973
g73 22/2 pp. 27-29

“La tua parola è verità”

Si deve evitare la ‘conoscenza che accresce il dolore’?

“NELL’ABBONDANZA della sapienza c’è abbondanza di vessazione, così che chi accresce la conoscenza accresce il dolore”. (Eccl. 1:18) Questa fu l’ispirata conclusione del saggio re Salomone. Ma perché pervenne a questa conclusione? Dovrebbe dissuaderci dall’acquistare più conoscenza?

Si dovrebbe ricordare che, nel libro di Ecclesiaste, Salomone investigava la “calamitosa occupazione” del peccaminoso, morituro genere umano. Egli disse: “Ho applicato il cuore a cercare e a esplorare la sapienza circa ogni cosa che si è fatta sotto i cieli, calamitosa occupazione che Dio ha data ai figli degli uomini per occuparvisi”. (Eccl. 1:13, 14) La sapienza e la conoscenza che Salomone investigò non includevano perciò quella che occorre per acquistare la divina approvazione e benedizione.

È accrescendo la conoscenza umana o mondana che si può accrescere il dolore. Tale conoscenza può recare frustrazione e irritazione. Questo perché si è dolorosamente consapevoli del fatto che nell’imperfetta società umana tante cose sono inadeguate e l’uomo è incapace di metterle a posto. Salomone lo mise in risalto dicendo: “Ciò che è fatto curvo non si può fare diritto, e ciò che manca non si può proprio contare”. — Eccl. 1:15.

Inoltre, la durata della vita umana è molto breve. Quindi, man mano che l’uomo accresce la conoscenza e la sapienza, comincia a rendersi conto di quanto sono limitate le sue opportunità di usare la propria conoscenza e sapienza. Ciò diventa anche più deludente quando i problemi e le condizioni sfavorevoli ostacolano i suoi sforzi di impiegare la conoscenza e la sapienza.

Ma questo non significa che si debba rifuggire da ogni conoscenza umana per evitare il dolore. Poiché in ogni impresa, sia che si tratti di un mestiere, di un’arte, di commercio o di un’altra occupazione, c’è bisogno di un po’ di conoscenza. Tale conoscenza può proteggere dallo sprecare inutilmente le proprie risorse, i propri sforzi o le proprie capacità. Infatti, ci vuole conoscenza per continuare a vivere. Ecclesiaste 7:12 dice: “Il vantaggio della conoscenza è che la sapienza stessa conserva in vita i suoi proprietari”. Sì, la conoscenza può proteggere non solo dalla calamità dovuta a stoltezza o stupidità, ma anche dall’autodistruzione dovuta a vizio, passioni sfrenate e nocive emozioni.

La conoscenza e la sapienza umana hanno certo maggior valore della semplice stoltezza. Il re Salomone osservò: “Vidi, pure io, che esiste più vantaggio per la sapienza che per la follia, proprio come c’è più vantaggio per la luce che per le tenebre. Riguardo a qualunque saggio, ha gli occhi in testa; ma lo stupido cammina in assolute tenebre”. (Eccl. 2:13, 14) Il saggio ha occhi che vedono realmente e guardano e scrutano persone e cose. I suoi occhi servono alle sue facoltà intellettive e queste alimentano il cuore. Ma la persona priva di conoscenza e di sapienza non vede con profondo discernimento. I suoi occhi sono “all’estremità della terra”. (Prov. 17:24) Essi vagano qua e là senza vedere nessun oggetto fisso, poiché i suoi pensieri sono ovunque eccetto dove dovrebbero essere. Questo è nocivo sia a lei che agli altri.

Ma non tutta la conoscenza e la sapienza umana è utile. La “sapienza del mondo” può essere in opposizione a Dio. Questo perché la generale veduta, i metodi, le norme e le mire del mondo del genere umano estraniato da Dio sono spesso contrarie al proposito divino. A questo riguardo l’apostolo Paolo scrisse: “Non ha Dio reso stolta la sapienza del mondo? Poiché siccome, nella sapienza di Dio, il mondo per mezzo della propria sapienza non ha conosciuto Dio, Dio ha ritenuto bene salvare quelli che credono per mezzo della stoltezza di ciò che viene predicato. Poiché i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza; però noi predichiamo Cristo al palo, per i Giudei causa d’inciampo ma per le nazioni stoltezza; comunque, per quelli che sono i chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. Perché una cosa stolta di Dio è più saggia degli uomini, e una cosa debole di Dio è più forte degli uomini”. — 1 Cor. 1:20-25.

Sia per gli antichi Greci che per i Giudei un uomo morto appeso a un palo sarebbe apparso come qualcosa di veramente “debole”. Per i Giudei era causa d’inciampo, poiché chi era appeso al palo veniva considerato maledetto. E per i Greci l’idea stessa che potesse venire qualche cosa di buono dalla morte di qualcuno su un palo sembrava stolta. Tuttavia la morte di Gesù al palo non fu effettivamente una cosa debole né una cosa stolta. Provvide la base per l’adempimento di tutte le promesse di Dio relative alla futura benedizione del genere umano. La sapienza mondana che nega il provvedimento del riscatto è stolta.

Inoltre, indipendentemente da quanta conoscenza o sapienza si abbia in virtù di capacità nei mestieri, accortezza nel commercio, abilità amministrativa o istruzione scientifica o filosofica, ogni sforzo di perpetuare il presente sistema di cose è condannato a fallire. Impiegata in imprese che non tengono conto del divino provvedimento del riscatto e del suo proposito di trattare il genere umano in base ad esso, la conoscenza cessa d’aver valore. Non può recare i risultati desiderati e, così impiegata, non è migliore dell’ignoranza. È proprio come dice il Salmo 127:1: “Salvo che Geova stesso edifichi la casa, non serve a nulla che vi abbiano lavorato duramente i suoi edificatori. Salvo che Geova stesso guardi la città, non serve a nulla che sia stata sveglia la guardia”.

Se vogliamo evitare di provar dolore per aver usato la conoscenza e la sapienza umana nel modo sbagliato, dobbiamo rifuggire da tutto ciò che è contrario al Creatore e al suo proposito. Dobbiamo anche edificare la nostra conoscenza sul giusto fondamento. Qual è questo fondamento? Giobbe 28:28 risponde: “Il timore di Geova, questo è sapienza, e dipartirsi dal male è intendimento”.

Il timore di Geova è la profonda riverenza verso di lui con la salutare paura di dispiacergli. Quando le persone hanno questo profondo riguardo verso il Creatore, non impiegano deliberatamente la loro conoscenza per scopi egoistici ma cercano il vantaggio dei propri simili. La sapienza che ha inizio dal timore di Geova produce persone migliori e relazioni migliorate, poiché tale sapienza “è prima di tutto casta, quindi pacifica, ragionevole, pronta a ubbidire, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parziali distinzioni, senza ipocrisia”. — Giac. 3:17.

Pertanto si può vedere che la conoscenza accentrata nel Creatore è la più preziosa. La conoscenza umana, benché accompagnata dalla dolorosa consapevolezza che se ne può fare un uso limitato per via delle circostanze e della vita di breve durata, ha pure la sua importanza, così che facciamo bene ad acquistarne un po’. Ma la conoscenza che è contraria al proposito di Dio si deve evitare se vogliamo sottrarci al dolore di veder ridotta a nulla la nostra opera. La ricerca della “falsamente chiamata ‘conoscenza’” ci costerebbe l’approvazione e la benedizione di Dio per non aver acquistato la sapienza che ha inizio dal timore di Geova. — 1 Tim. 6:20.

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