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  • g73 8/3 pp. 18-22
  • Se foste il giudice, quale sarebbe la vostra decisione?

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  • Se foste il giudice, quale sarebbe la vostra decisione?
  • Svegliatevi! 1973
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  • La malattia e la morte della bambina
  • Accuse mosse contro i genitori
  • Domande da considerare
  • Qual è la terapia appropriata?
  • Rischi delle trasfusioni sanguigne
  • Il processo
  • La decisione
  • Proteggete i vostri figli dalle trasfusioni di sangue
    Il ministero del Regno 1992
  • I Testimoni di Geova e il problema del sangue
    I Testimoni di Geova e il problema del sangue
  • Quando i medici cercano di imporre le trasfusioni di sangue
    Svegliatevi! 1974
  • Lettera
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1951
Altro
Svegliatevi! 1973
g73 8/3 pp. 18-22

Se foste il giudice, quale sarebbe la vostra decisione?

VI INVITIAMO a mettervi al posto di un giudice in questa causa in Austria:

Una bambina di due anni è afflitta da leucemia. Il medico che la cura ordina di somministrarle una trasfusione di sangue. Per ragioni religiose, i genitori rifiutano questo trattamento. Da ora in poi, il medico si rifiuta di fare alla bambina qualsiasi ulteriore trattamento medico. La bambina è dimessa dall’ospedale.

I genitori cercano allora qualche altro trattamento che possa essere d’aiuto alla loro bambina, ma, dopo breve tempo, ella muore. Le autorità locali accusano i genitori di omicidio. Il caso è portato dinanzi alla corte. Il pubblico ministero, nella sua accusa, chiede che i genitori siano puniti. Se foste il giudice, quale sarebbe la vostra decisione?

Vogliate leggere questo articolo ed edurvi sulla causa prima di esprimere la vostra decisione.

La malattia e la morte della bambina

Nel maggio del 1970, Eduard e Veronika Walter di Steyr, nell’Austria settentrionale, osservarono che la loro figlia di due anni, Irene, era molto pallida. Immediatamente consultarono un pediatra. Egli credette che la malattia di Irene fosse semplicemente un caso di denutrizione. Poiché la sua condizione non migliorava, i genitori consultarono di nuovo il medico in settembre. Fu esaminato il sangue di Irene, ma non fu trovata nessuna malattia del sangue.

Un mese dopo, verso la fine di ottobre, la bambina fu mandata al distrettuale Ospedale Pubblico Generale di Steyr. Due giorni dopo, quando la madre venne a vedere all’ospedale la bambina, le fu detto che a Irene si sarebbe dovuta fare una trasfusione di sangue. La sig.ra Walter spiegò che, in qualità di cristiana testimone di Geova, rifiutava qualsiasi trasfusione di sangue per la sua bambina perché la Bibbia comanda di astenersi da ogni sorta di sangue. — Atti 15:28, 29; Lev. 17:14.

Quindi il padre fu invitato ad andare all’ospedale, ed egli vi andò. I genitori sostennero la loro determinazione circa le trasfusioni di sangue per la loro bambina. Allora il medico dichiarò: “Quindi il caso è chiuso, per quanto mi riguarda”.

Così, sin dall’inizio l’ospedale mostrò l’intenzione di dimettere la bambina affidata alla sua cura se i genitori non avessero acconsentito che le fosse praticato un certo tipo di trattamento, la trasfusione di sangue. Quella stessa sera, il sig. e la sig.ra Walter poterono portare a casa la loro bambina, senza ricevere nessuna istruzione su altri metodi di trattamento.

Ripetute volte, chiesero se c’erano metodi per aiutare la loro bambina oltre alla trasfusione di sangue. Ma il medico disse che non ce n’era nessuno. I genitori portarono Irene in una clinica dell’Austria settentrionale e poi da due praticanti non medici in Germania e in Austria. Non si trovò per la bambina nessuna cura. Il 5 novembre 1970, ella morì nella casa dei genitori a Steyr.

Accuse mosse contro i genitori

Avete l’impressione che i genitori volessero in effetti far morire la loro bambina, o che deliberatamente contribuissero alla sua morte con il loro rifiuto di una trasfusione di sangue? Il dott. Alfred Andel sembra lo pensasse, poiché quando fece il certificato di decesso, alle parole del Punto 12 circa l’esame postmortem rispose: “Rifiuto di trasfusione di sangue”. Il Punto 12 ha la seguente intestazione: “In caso di morte violenta (suicidio, assassinio, omicidio, incidente) dite i particolari circa la maniera e la causa di tale morte violenta”.

Il giorno dopo il dott. Andel denunciò il caso alla Sede della Polizia Federale di Steyr. I genitori furono interrogati immediatamente dal Reparto Investigativo Criminale Federale, ed essi spiegarono il proprio punto di vista religioso sulle trasfusioni di sangue. Per giunta, dichiararono che i medici non erano stati in grado di garantire una cura, e, sapendo che la trasfusione di sangue può anche avere serie, perfino mortali conseguenze, pure per questa ragione, erano stati indotti a rifiutare la trasfusione.

La polizia passò la relazione all’ufficio del pubblico ministero, il quale, a sua volta, ottenne un’opinione dall’Istituto di Medicina Forense dell’Università Lodron di Parigi, a Linz, riguardo alla morte di Irene Walter. L’opinione finale dell’Istituto, scritta dal prof. Norbert Woelkart e del medico capo dott. Klaus Jarosch, diceva:

“Effettivamente la prognosi vitale rispetto a questa malattia è infausta [non favorevole] nemmeno con la medicazione moderna, cioè basilarmente non era possibile che si rimettesse, poiché prima o poi la malattia fondamentale sarebbe risultata mortale”.

Comunque, questa stessa opinione proseguiva, dicendo che il rifiuto di consentire la trasfusione di sangue avesse “abbreviato la durata della vita della bambina non inconsiderevolmente”. Il riassunto fu che la bambina era morta di anemia causata dalla leucemia e dalla “prevenzione del dovuto trattamento medico”.

L’ufficio del pubblico ministero compilò allora l’accusa contro Eduard e Veronika Walter nella Corte di Circoscrizione, a Steyr, il 19 febbraio 1971. Si asserì che il loro rifiuto di consentire la trasfusione di sangue per la loro bambina fosse una violazione del comma 335 della legge penale riguardo alla sicurezza della vita. Questa legge dice:

“Qualsiasi azione o mancanza con cui la persona che agisce è in grado di percepire anche con le sue naturali conseguenze, ovvie a chiunque, o in virtù di regolamenti specialmente reclamizzati o mediante il suo rango, incarico, professione, mestiere, occupazione, o in genere per mezzo delle sue particolari circostanze, che un pericolo per la vita, la salute o la sicurezza fisica delle persone potrebbe essere prodotto o probabilmente essere accresciuto, dovrebbe, se alla persona deriva grave danno, esser considerata come una violazione della legge da parte del colpevole e dovrebbe esser punita con la prigione fino a sei mesi o con un’ammenda fino a S 100.000,00 [circa L. 2.544.750] e, se ne dovesse derivare la morte di una persona, con la prigionia fino a un anno”.

L’accusa termina con la richiesta che la seconda misura di punizione di questa legge sia applicata.

Domande da considerare

Ora che ne pensate della causa? Convenite con l’accusa del pubblico ministero che la colpa dell’imputato fosse sufficientemente stabilita? O fecero i genitori coscientemente tutto il possibile per salvare la vita della bambina? Quale probabilità c’era che la bambina sopravvivesse o che una trasfusione di sangue ne prolungasse la vita? Era la trasfusione di sangue l’unico trattamento appropriato e la migliore terapia in questo caso?

D’altra parte, fecero i medici tutto ciò che potevano e dovevano fare per aiutare la bambina? Rivolgiamoci all’opinione di alcuni esperti.

Qual è la terapia appropriata?

Il riassunto della summenzionata opinione finale dice: “Morte per anemia causata da linfadenosi leucemica e dalla prevenzione dell’appropriato trattamento medico”. Che dire se ciò che è considerato trattamento “appropriato” risulta che implica certi rischi? Da imparziale giudice dovreste prenderlo in considerazione nella vostra opinione. Considerate, dunque, quanto segue:

Durante l’investigazione preliminare, i genitori sottoposero il Monatsschrift fuer Kinderheilkunde (rivista mensile per l’Associazione dei Pediatri tedeschi), Vol. 118, Nº 1, gennaio del 1970, alla corte. Questa rivista pubblicava i discorsi pronunciati alla 67ª conferenza dell’Associazione dei Pediatri tedeschi a Saarbruecken il 24 settembre 1969, sul soggetto “Nuovi punti di vista sulla leucemia infantile”.

La seconda pagina dichiara che settimane prima del ricovero in ospedale, i sintomi della malattia sono percepibili. Le pagine dalla quarta alla dodicesima trattano la varietà dei più efficaci metodi di trattamento chemioterapico e del loro successo. Questa trattazione scientifica di ventisei pagine della pubblicazione per pediatri fu sottoposta all’Istituto di Medicina Forense dell’Università Lodron di Parigi, a Linz, al fine di ottenere un’opinione supplementare.

In seguito a ciò, l’Istituto riassunse la trattazione in circa trentacinque righe e affermò che “i più recenti metodi di trattamento della leucemia acuta hanno portato a un considerevole prolungamento della sopravvivenza”. Essi aggiunsero: “Il tempo della sopravvivenza è stato accresciuto con moderni metodi di trattamento fino a una media di 13 mesi”. “Ci si attende fino a cinque volte il normale periodo di sopravvivenza”.

L’avvocato difensore dei genitori pure ottenne l’opinione di un esperto, il prof. H. Weicker, capo dell’Istituto di Genetica Umana presso l’Università di Bonn e coeditore di un manuale per pediatri, che ha trattato più di 200 bambini sofferenti di leucemia acuta in vent’anni di pratica pediatrica. Il prof. Weicker scrive:

“La durata media della vita di un bambino con leucemia acuta indifferenziata è approssimativamente di tre mesi, se il bambino non è trattato dalla prima manifestazione dei chiari sintomi della leucemia. Irene Walter mostrò questi sintomi in maggio o giugno (insolito pallore) e in luglio (ingrossamento della milza), senza tener conto se fossero diagnosticati come tali o no. La durata media della vita, senza trattamento, sarebbe stata settembre o ottobre 1970; questo sarebbe potuto variare, certo, individualmente. La durata della vita dei bambini con la leucemia non è mutata o è mutata solo in maniera insignificante da che sono state introdotte le trasfusioni di sangue. . . .

“Solo con l’introduzione del cortisone nella terapia della leucemia la durata della vita è aumentata a sei o nove mesi in media. Ecco perché la terapia combinata cortisone-citostatica è completamente all’avanguardia nel trattamento della leucemia. . . . Giudicando il decorso della malattia in questo modo e prendendo in considerazione la nostra conoscenza circa le probabilità di sopravvivenza dei bambini leucemici, nel caso attinente la supposizione che una morte violenta sia da attribuire al rifiuto di una trasfusione di sangue dev’essere rigettata. . . . Non c’è dubbio che le probabilità di prolungarne la vita furono considerevolmente accresciute da che fu introdotta la terapia combinata cortisone-citostatica, comunque, solo per mezzo di questa terapia e non per mezzo delle trasfusioni di sangue, usuali sin dagli anni quaranta”.

Rischi delle trasfusioni sanguigne

Un altro esperto invitato a esprimere la sua opinione fu il dott. F. W. Guenther, capo dell’ospedale civico di Wuppertal-Barmen, in Germania. Egli disse che era ‘interamente d’accordo’ con la summenzionata opinione del prof. Weicker e aggiunse quindi la sua propria opinione:

“Essendo direttore della clinica per bambini di Wuppertal-Barmen, che ammette da quattro a cinquemila pazienti l’anno, le caratteristiche della malattia della leucemia durante l’infanzia mi sono molto note. Non ho mai visto sopravvivere un bambino sofferente di leucemia. . . . Bisogna convenire con i medici che hanno trattato Irene in quanto fu raccomandata ai genitori una trasfusione sanguigna. In relazione con ciò, comunque, si dovrebbe menzionare che io stesso ho osservato che le trasfusioni sanguigne possono causare nei pazienti leucemici complicazioni gravi, perfino mortali”.

Per ordine della corte le pratiche della causa furono mandate al medico capo del reparto pediatrico dell’Ospedale di Moedling, al conferenziere universitario dott. Ruziczka, per ottenere un’ulteriore opinione di esperto pediatra.

In questa opinione, il dott. Ruziczka disse che una trasfusione di sangue sarebbe stata appropriata nel caso di Irene Walter come trattamento per l’anemia associata all’afflizione della leucemia. Ma egli indicò anche gli svantaggi e perfino il pericolo per la vita che una trasfusione di sangue avrebbe potuto arrecare.

Il sig. e la sig.ra Walter erano ben consapevoli dei rischi implicati nella somministrazione delle trasfusioni sanguigne. Avevano letto l’opuscolo pubblicato dalla Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati intitolato “Sangue, Medicina e la Legge di Dio”. Questo trattato, che contiene documentate evidenze dei vari pericoli implicati nella somministrazione delle trasfusioni sanguigne, fu accluso agli atti della corte.

Il processo

Il 27 ottobre 1971, si tenne a Steyr il processo. Un medico dell’ospedale di Steyr, il dott. Johann Fritz, fu udito come testimone. Egli attestò che la proposta trasfusione di sangue avrebbe avuto lo scopo di migliorare la condizione generale della bambina, cioè il suo sorprendente pallore, non come effettivo trattamento della sua malattia. Dopo gli esami che furono compiuti in collaborazione con la clinica dell’Università di Innsbruck, la bambina sarebbe stata trasferita al successivo centro di trattamento maggiore a Vienna. (La bambina morì, comunque, circa due settimane e mezza dopo l’iniziale ammissione in ospedale!) L’effettivo trattamento sarebbe allora stato fatto a Vienna.

Quindi il pubblico ministero lesse la dichiarazione d’accusa, che imputava i genitori d’esser colpevoli o, piuttosto, complici di reato criminoso contro la sicurezza della vita. Egli chiese la loro punizione.

Il collegio della difesa, il dott. Heimo Puschner e il dott. Hans Frieders, di Vienna, sostennero che i genitori per salvare la loro bambina avevano fatto più di quanto la legge richiedeva.

Se voi foste il giudice, che cosa decidereste? Vogliate rivedere i fatti pertinenti della causa, rispondendo alle seguenti domande in base a ciò che avete letto:

Che diceva il comma 335 della legge penale, che i genitori furono accusati d’aver violato? Che cosa dichiaravano le opinioni dei medici di entrambe le parti? Che cosa fecero i genitori per prolungare la vita della loro bambina?

Non lasciate che la vostra ragione sia influenzata dal pensiero che la bambina sarebbe morta in ogni modo. Secondo la legge, anche l’accorciamento della vita è punibile. D’altra parte, la vita della bambina sarebbe stata prolungata da una trasfusione di sangue?

Siete pervenuti a una decisione? In tal caso, la potete paragonare ora con l’effettiva decisione del giudice nella causa dei Walter:

La decisione

Il sig. e la sig.ra Walter furono assolti in base a quanto segue:

(1) Gli accusati si erano sufficientemente informati intorno all’efficacia della trasfusione di sangue e sapevano che c’erano altri metodi di trattamento efficace. Perciò, non erano in grado di vedere, nel senso della legge, che il rifiuto di una trasfusione di sangue fosse un reato contro la sicurezza della vita della loro bambina.

(2) In effetti, l’ospedale avrebbe avuto l’obbligo di rivolgersi alla corte di custodia per ricevere ulteriori istruzioni circa il trattamento della bambina. In vista del rischio implicatovi, la corte di custodia avrebbe ben potuto rinunciare a una forzata trasfusione di sangue e avrebbe potuto rispettare le convinzioni religiose dei genitori.

(3) Gli esperti invitati dalla corte additarono gli svantaggi di una trasfusione sanguigna. Così, il rifiuto dei genitori non fu infondato.

NOTA: Circa dieci ben noti specialisti austriaci, compresi conferenzieri universitari, chirurghi primari di cliniche pediatriche e direttori di ospedali pediatrici di università dell’Austria dichiararono, essendo stati interrogati in relazione con questa causa, che erano personalmente disposti a rispettare la determinazione religiosa dei testimoni di Geova sulla questione del sangue e che avrebbero somministrato qualsiasi altro trattamento medico concepibile, in modo da aiutare questi pazienti. Tali medici devono essere lodati, poiché cercano di aiutare i loro simili, e, nello stesso tempo mostrano rispetto per i dettami della coscienza cristiana basati sulla Bibbia.

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