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  • La Turchia sosterrà la libertà di adorazione?

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  • La Turchia sosterrà la libertà di adorazione?
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Svegliatevi! 1973
g73 8/9 pp. 15-16

La Turchia sosterrà la libertà di adorazione?

Il 24 gennaio 1973 il tribunale militare di Eskisehir, in Turchia, emanò una decisione secondo cui è un reato essere cristiano testimone di Geova. Quattro Testimoni furono condannati a pagare forti multe di TL 5.000 (L. 209.000) ciascuno. Perché?

Il tribunale sostenne che i quattro Testimoni avevano trasgredito l’articolo 143 del codice di diritto penale. Quest’articolo proibisce ai cittadini turchi di unirsi a qualsiasi ente o società internazionale straniera senza il permesso del governo. Pertanto il tribunale, applicando quest’articolo nel caso dei testimoni di Geova, negò che fossero un corpo religioso. Adducendo la ragione per aver imposto la più severa pena prevista dalla legge, la corte dichiarò che i testimoni di Geova sono una società molto pericolosa perché non salutano la bandiera né altri emblemi nazionali, e pretendono l’esenzione dal servizio militare come obiettori di coscienza. La corte sostenne che i testimoni di Geova indeboliscono così lo spirito nazionale della Turchia.

Contro la decisione della corte è stato presentato ricorso in appello. Questo fa sorgere la domanda: C’è una base per annullare la decisione e sostenere la libertà di adorazione?

Sì, l’articolo 19 della Costituzione della Repubblica Turca garantisce libertà di pensiero, di coscienza e di esercizio della religione. Ma questi diritti non sono mai stati pienamente riconosciuti ai testimoni di Geova, benché siano stati presentati parecchi appelli. Non hanno il permesso di riunirsi liberamente per studiare la Bibbia, ma devono vivere sotto la costante minaccia di un’arbitraria azione della polizia. Considerate ciò che hanno subìto:

Il 29 ottobre 1968 il giornale “Cumhuriyet” riferì che il 18 ottobre, ad Ankara, quindici Testimoni, mentre erano pacificamente radunati per studiare la Bibbia, furono arrestati e accusati di attività sovversiva e di tentar di rovesciare il governo. La causa è ancora pendente nella Corte d’appello.

Il 20 maggio 1971, diciotto Testimoni, mentre studiavano la Bibbia, furono arrestati a Istambul e tenuti per due giorni in prigione. Finora non è stata presentata nessuna accusa.

Il giornale “Milliyet” del 4 maggio 1972 commentò il processo di dieci testimoni di Geova davanti al tribunale militare di Ankara. Questi Testimoni furono arrestati il 9 giugno 1971, mentre erano radunati in una casa privata per una conversazione biblica. Dopo di che furono tenuti per sette giorni in una prigione militare. Il processo è ancora in corso dinanzi al tribunale militare dietro l’accusa di violazione dell’articolo 143.

Secondo il giornale “Tercüman” del 24 febbraio 1972, quindici Testimoni di Ankara furono arrestati il 23 febbraio 1972. Sei di loro, tre uomini e tre donne, inclusa una madre con un bambino di sei mesi a casa, furono tenuti in prigione per nove settimane dietro l’accusa di attività sovversiva Non è stata ancora emanata nessuna decisione.

In tutti i summenzionati casi Bibbie e letteratura biblica furono confiscate.

Si può giustificare un simile trattamento dei cristiani testimoni di Geova? I fatti parlano da sé. I testimoni di Geova sono cittadini osservanti della legge. Essi seguono il comando biblico: “Ogni suddito sia ubbidiente alle autorità governanti, poiché non c’è nessuna autorità che non sia sotto il controllo di Dio”. (Rom. 13:1, “Weymouth”, sesta edizione) Solo quando i testimoni di Geova si trovano di fronte a una legge governativa che è in contrasto con la legge di Dio essi rifiutano d’inchinarsi alla volontà dell’autorità secolare dominante. (Atti 5:29) Ma in Turchia, come altrove, essi non cercano in nessun modo d’impedire alle persone di arruolarsi nelle forze armate né incoraggiano a mancare di rispetto alla bandiera d’alcuna nazione.

Benché non si immischino essi stessi negli affari politici, i testimoni di Geova non cospirano contro i governi del mondo. Danno ascolto all’ispirata ammonizione: “Non t’immischiare con quelli che sono per il cambiamento”. (Prov. 24:21) Nessun governo, perciò, ha alcuna ragione di temere i cristiani testimoni di Geova. In un’èra di crescente violenza, la loro ubbidienza alla Parola di Dio promuove la legge e l’ordine.

Pertanto, in Turchia, i tribunali e il governo stesso si trovano di fronte a una decisione che rivelerà come considerano la libertà di adorazione. Riconosceranno i testimoni di Geova per quello che sono, uno stabilito corpo religioso anziché una “società d’iscritti”? Agirà la Turchia conforme alle asserzioni della sua Costituzione e farà loro onore? Si spera certamente che la Turchia assumerà un atteggiamento positivo a favore della libertà di adorazione in armonia con il suo desiderio d’essere annoverata fra le libere nazioni del mondo.

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