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  • g73 22/9 pp. 8-11
  • La seconda guerra mondiale porta un cambiamento

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  • La seconda guerra mondiale porta un cambiamento
  • Svegliatevi! 1973
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • Cambiamento verso la religione
  • Cambiamento di cuore?
  • Le azioni mostrano che l’obiettivo è immutato
  • In che modo la religione è sopravvissuta
    Svegliatevi! 2001
  • L’attacco sovietico alla religione
    Svegliatevi! 2001
  • La campagna dell’Unione Sovietica per annientare la religione
    Svegliatevi! 1973
  • Che dire delle altre religioni?
    Svegliatevi! 1973
Altro
Svegliatevi! 1973
g73 22/9 pp. 8-11

La seconda guerra mondiale porta un cambiamento

LA SECONDA guerra mondiale scoppiò nel settembre del 1939. Nel giro di due anni gli eserciti di Hitler invasero la Polonia occidentale, la Francia, parecchi altri paesi europei e buona parte dei Balcani. Quindi, nel 1941, i vittoriosi nazisti rivolsero la loro attenzione a est.

Nel giugno di quell’anno gli eserciti tedeschi piombarono nell’Unione Sovietica. In dicembre avevano conquistato quasi tutta la parte occidentale del paese ed erano giunti alla periferia di Mosca. La sopravvivenza della nazione era in gioco.

Comunque, alla fine dell’anno il rigido clima invernale e la risoluta resistenza dei soldati e dei partigiani sovietici fermarono l’ondata tedesca. Ma era ovvio che nella successiva primavera gli attacchi si sarebbero ripetuti. Il governo sovietico sapeva che il popolo doveva essere incitato per quanto l’attendeva. Occorreva uno sforzo massimo.

Una cosa che rese più facile questo compito fu la crudeltà degli invasori tedeschi. La devastazione che causarono, il massacro di milioni di persone, le loro pretese di superiorità razziale e il loro chiaro intento di spazzar via molti Slavi, fecero infuriare i Sovietici.

Tuttavia, ci voleva un incentivo anche più forte. Per chiamare a raccolta tutte le risorse della nazione e ottenere l’incondizionata cooperazione di tutto il popolo, il governo doveva avere l’appoggio dei capi religiosi. Perché?

Il governo aveva bisogno dell’appoggio dei capi religiosi perché c’erano ancora decine di milioni di persone religiose nel paese. È vero che il comunismo dominava la nazione da venticinque anni. Ma non c’era stato sufficiente tempo per allevare alcune giovani generazioni di atei che, pensavano i comunisti, sostituissero gradualmente i credenti più anziani che morivano. Molti al di sopra dei vent’anni, specialmente le donne, professavano ancora una religione.

Cambiamento verso la religione

Perciò, i governanti comunisti, incluso Stalin, videro il bisogno di cambiare la loro attitudine verso la religione. Comprendevano che le loro campagne contro la religione avevano allontanato molte persone religiose. Quindi, dall’autunno del 1941 in poi, i capi comunisti cominciarono a fare concessioni.

Non passò molto che questi sforzi ebbero effetto. Nel 1942 il metropolita Sergio acclamò Stalin come il “capo divinamente unto” della Russia. Poi, nel 1943, Stalin ricevette nel suo ufficio al Cremlino i principali dignitari della Chiesa Ortodossa e li autorizzò a eleggere Sergio come nuovo patriarca. Finì così un periodo di diciotto anni in cui la Chiesa Russo-Ortodossa era stata senza un capo ufficiale.

Furono fatte altre concessioni. Fu permessa la pubblicazione di un periodico della Chiesa. Vennero riaperti parecchi seminari teologici, come pure molte chiese. La campagna per distruggere la religione si affievolì. E vennero ridotte le limitazioni imposte ad altre religioni.

Il patriarca Sergio morì nel 1944. Gli successe Alessio. The Encyclopædia Britannica osserva che Alessio assicurò a Stalin i “sentimenti di profondo amore e gratitudine” da cui erano ispirati tutti “coloro che operavano nella chiesa”. Ora, i capi della chiesa supplicarono ovunque i loro seguaci di sostenere il governo comunista. E il governo ricompensò alcuni ecclesiastici per i loro sforzi assegnando loro medaglie.

I capi della Chiesa dissero ai loro seguaci che la lotta contro gli invasori nazisti era non solo in difesa dell’Unione Sovietica, ma anche in difesa del cristianesimo. Le chiese fecero collette per comprare armi. Nel gennaio 1943 le donazioni furono sufficienti per equipaggiare una squadriglia di caccia. Con un’altra contribuzione venne equipaggiata un’unità corazzata, e quando quest’unità fu consegnata all’Armata Rossa con una solenne cerimonia, il metropolita Nikoloy lodò Stalin quale “nostro comune Padre”.

Infine, nel 1945, gli eserciti tedeschi furono respinti. Le truppe sovietiche avanzarono in Germania. Per commemorare questi avvenimenti, fu convocata un’assemblea sotto la direzione del patriarca Alessio. L’assemblea adottò un proclama in cui si inneggiava alle vittorie dell’Armata Rossa come alle vittorie di Cristo sulle forze delle tenebre. Il proclama dichiarava: “Tutti possono vedere quali armi [quelle dei Sovietici] il nostro Signore Gesù Cristo ha benedette e quali armi [quelle dei Tedeschi] non hanno ricevuto tale benedizione”. Alcuni giorni dopo i capi comunisti espressero la loro gratitudine per lo sforzo compiuto dalle chiese.

Cambiamento di cuore?

Il cambiamento di attitudine da parte del governo indica forse un vero cambiamento di cuore verso la religione? Niente affatto. Come dichiara il libro Europe Since 1939:

“Obiettivi prettamente secolari spinsero i signori sovietici, che erano atei materialistici, a fare concessioni ai sentimenti religiosi. I cittadini con inclinazioni religiose dell’URSS, si ragionò, avrebbero sostenuto più pienamente lo stato in guerra; l’animosità verso il modo di vivere comunista tra i cristiani dei paesi alleati a ovest sarebbe stata mitigata e i devoti cristiani ortodossi della penisola balcanica avrebbero mostrato una più calorosa simpatia alla Russia”.

Ebbero successo queste tattiche? L’autore del libro appena menzionato, Arthur J. May dell’università di Rochester, dichiara: “Tutte queste mire furono più o meno conseguite grazie alla moderazione adottata dal Cremlino”. Un altro risultato che notò fu che “nella sfera della religione, come in effetti in ogni altro campo, fiorì il culto di Stalin”.

La religione era divenuta utile ai comunisti! Come fosse utile si può vedere anche dopo la fine della guerra. Nel libro The Soviet Union: The Fifty Years, edito da Harrison Salisbury, leggiamo: “Finita la guerra, i capi delle chiese si conformarono alle esigenze della Guerra Fredda nella politica estera di Stalin”.

A una celebrazione pasquale nel 1949, si verificò un episodio tipico. Durante le funzioni di mezzanotte nella cattedrale moscovita di Yelokhovsky, il patriarca Alessio pronunciò la benedizione di Dio sul capo dello stato sovietico, Iosif Stalin. E, nel 1950, Alessio mandò un telegramma al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite protestando contro “l’aggressione degli Stati Uniti alla Corea”.

Fu ovvio quindi che le concessioni dei capi sovietici avevano un movente politico. In questo modo le chiese avrebbero cooperato di più. Per giunta, poiché il governo approvava solo gli ecclesiastici leali allo Stato, si poteva regolare completamente la religione secondo le mire comuniste.

Non poteva esserci dubbio che i cambiamenti non rappresentavano un vero cambiamento di cuore. L’obiettivo dei comunisti era ancora quello di eliminare tutta la religione. Ma le loro tattiche divenivano più subdole. Videro l’utilità di sottrarre gradualmente il potere e l’appoggio alla religione. Si sarebbe così evitato di far sorgere inutile opposizione, o di creare martiri per la religione, com’era avvenuto con le tattiche del confronto diretto seguite prima.

Naturalmente, non tutti all’estero o anche nell’Unione Sovietica erano convinti che gli alti dignitari della chiesa fossero tutti veri uomini di chiesa. A causa della portata del loro compromesso alcuni di essi furono accusati d’essere agenti del governo a cui era stata conferita la carica per controllare le chiese. Gli accusatori precisarono che altri preminenti ecclesiastici che si erano opposti al comunismo erano stati imprigionati o uccisi. Ma il clero favorito poteva muoversi liberamente e rimanere in carica.

Che tali preminenti ecclesiastici fossero diretti agenti del governo o no, l’effetto fu lo stesso. Operarono strettamente con il governo comunista per conseguirne le mire. E una di quelle mire era ancora la determinazione di sopprimere la religione.

Le azioni mostrano che l’obiettivo è immutato

Che la politica del governo di distruggere in futuro la religione non fosse mutata si poteva vedere dalle sue azioni e dalle sue dichiarazioni ufficiali. Per esempio, nonostante le concessioni fatte alla religione in cambio del suo appoggio, il diritto di divulgare la propria religione era ancora negato. La professione dell’ateismo continuava a essere una condizione per divenire membro del partito comunista.

Inoltre, l’istruzione religiosa continuava a essere vietata nelle scuole. L’ateismo era ancora l’insegnamento ufficiale, e includeva la propaganda antireligiosa. Si prestò speciale attenzione a promuovere l’ateismo fra i “Giovani Pionieri” e l’“Unione della Gioventù Comunista”. La politica ufficiale del partito fu riassunta in questi consigli pubblicati nella Komsomolskaya Pravda, giornale ufficiale della lega giovanile:

“I giovani comunisti devono non solo essere atei convinti e contrari a ogni superstizione [religione], ma devono combattere attivamente la divulgazione delle superstizioni e dei pregiudizi fra i giovani”.

La morte di Stalin non fermò gli obiettivi sovietici di lunga portata contro la religione. Verso la fine degli anni cinquanta e specialmente al principio degli anni sessanta sotto il primo ministro Nikita Krusciov, fu esercitata molta pressione contro tutti i gruppi religiosi. Quale ne fosse la portata si vide in seguito. Peter Grose, corrispondente del Times di New York, riferì:

“Sta ora diventando evidente l’entità del danno arrecato alla struttura religiosa in tutta l’Unione Sovietica nei cinque anni prima del 1964. Ecclesiastici dissidenti in Russia hanno asserito che 10.000 luoghi di adorazione furono chiusi dalle autorità in quegli anni. . . .

“Fu formata una vasta struttura burocratica per assicurare che le operazioni delle chiese in tutto il paese fossero poste sotto l’effettivo controllo del potere civile”.

Quindi, benché i capi comunisti abbiano modificato la loro lotta contro la religione, i loro obiettivi hanno avuto e continuano ad avere un solo scopo. Essi operano incessantemente per spazzar via la religione dall’Unione Sovietica.

Dopo tutti questi anni di opposizione, che cosa rimane della religione in quel paese? Quanto è forte oggi la religione nell’Unione Sovietica?

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