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  • g73 22/10 pp. 17-20
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  • Una voce dalla foresta
  • Svegliatevi! 1973
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Svegliatevi! 1973
g73 22/10 pp. 17-20

Una voce dalla foresta

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” nel Canada

SALVE! Lasciate che mi presenti. Il mio nome è Ursus Horribilis; sono un orso grizzly e sono a capo di una delegazione di grizzly. La ragione per cui vorremmo prestaste attenzione è che sembra ci sia una grande mancanza di comunicazione fra noi quadrupedi da pelliccia e voi umani. Noi orsi pensiamo che le nostre relazioni pubbliche potrebbero notevolmente migliorare con un amichevole incontro. Possiamo entrare? . . . Grazie.

Per cominciare, lasciateci spiegare che benché voi uomini ci abbiate sempre dato la caccia, non abbiamo risentimenti contro di voi. Vogliamo essere amici se ce lo permettete. Il malinteso fra noi non è sorto per colpa nostra, e pensiamo sia ora che smettiate di far fumare il fucile e decidiate di comportarvi in modo più comprensivo.

Lasciate che vi raccontiamo la storia dal principio. Vi aiuterà a capire che abbiamo una causa legittima. Anzitutto, la faccenda non riguarda solo noi grizzly del Canada. La nostra protesta include le lagnanze e i sentimenti repressi dell’intero mondo animale, ed è presentata nella speranza che aiuterà voi uomini a cominciare da capo e a riservare a noi animali un trattamento migliore.

Nel far questo riconosciamo che servendovi di noi come fonte di cibo, riparo e vestiario, avete esercitato certi diritti che vi sono stati delegati. Non obiettiamo a ciò. Ma dovete uccidere in maniera così sfrenata? Dal tempo di Nimrod, colui che sparse tanto sangue, ci sono sempre stati fra voi alcuni che sembrano decisi a spazzar via l’ultimo di noi.

La storia

Prima della rivoluzione industriale del diciannovesimo secolo quando le armi si fabbricavano a mano, l’equilibrio fra noi e voi era abbastanza pari, poiché in genere potevamo superarvi nella corsa o in astuzia. Comunque, l’avvento della macchina fu per noi il principio della fine e cominciammo ad essere regolarmente decimati.

Da quel tempo è stato riferito che centinaia di specie di uccelli e di animali sono state irrimediabilmente ridotte o interamente distrutte. Avete intenzione di continuare di questo passo? Volete realmente annientarci? Pensateci.

Circa cent’anni fa milioni di bufali scorrazzavano sulle immense pianure nordamericane. Questi animali fornivano ai nativi cibo e provviste in abbondanza. Comunque, furono presto sistematicamente uccisi da esperti cacciatori che ne fecero una strage per divertimento, prendendo le teste come trofei e lasciando le carcasse a marcire in terra. Se non fosse stato per l’intervento di alcuni che si preoccupavano di conservarli, il bufalo americano sarebbe oggi estinto.

Come per il bufalo, così è stato per altre forme di selvaggina. Mentre gli uomini attraversavano i continenti, scacciavano dinanzi a sé varie specie di animali. Alcuni animali riuscirono ad adattarsi ai cambiamenti, ma altri si estinsero o vennero spinti nell’interno, lontani dal loro ambiente naturale.

L’usurpazione

Mentre le paludi venivano bonificate e gli acquitrini venivano prosciugati, un crescente numero di ettari di terreno veniva arato finché sulla terra brulicarono le persone, e la selvaggina dovette sloggiare. Le gru canadesi, i tetraoni delle praterie, le oche canadesi, insieme a immensi stormi di anatre selvatiche che un tempo oscuravano il cielo per il loro numero, furono spinti a nord, sempre più a nord, verso la banchisa e la tundra.

Per centinaia d’anni gli originali abitanti d’America, gli Indiani nativi, vissero circondati dagli animali. Ne uccidevano alcuni per procurarsi da mangiare e ne lasciavano altri per il futuro. Comunque, i bianchi diedero loro la caccia indiscriminatamente, non solo per i propri bisogni, ma per soddisfare le infinite domande dei mercati mondiali a scopo di profitto.

Il principe Filippo, nel suo libro Wildlife Crises, scrisse: “La pesca marittima è un esempio tipico dello sfruttamento aperto a tutti delle popolazioni selvatiche. Può dirsi la stessa cosa della cattura di coccodrilli voraci o leopardi per ricavarne la pelle. Non è altro che una primitiva gara per incassare mentre gli affari vanno bene nella stolta convinzione che la provvista sia inesauribile”. Ma la botte ha il fondo, e i vostri scienziati e saggi dovrebbero rendersene conto prima che il danno sia irreparabile.

Pensate a quello che avete già fatto! Le trappole d’acciaio usate per prendere noi grizzly avevano le molle doppie ed erano lunghe fin quasi due metri. Alcune pesavano fino a quaranta chili e avevano ganasce munite di dentellature che chiudendosi spezzavano le ossa. Oggi i cacciatori si servono di aerei ed elicotteri per darci la caccia senza misericordia. Mettendoci al muro, come vi aspettate che alcuno di noi sopravviva?

Siamo stati accusati d’essere bestie feroci e pericolosi perché uccidiamo. Ma secondo le prove tale comportamento è di solito il risultato di grave provocazione e del timore di ciò che farà l’uomo, in base all’amara esperienza del passato. Non sono molti tra noi quelli che deliberatamente cercano di scontrarsi con l’uomo, e, se ce ne è data l’alternativa, cerchiamo invariabilmente di metterci in salvo fuggendo. Ci biasimate?

Leggete lo spaventoso racconto di come siamo stati trattati fatto dal vostro storico in The World of the Grizzly Bear:

“Nel vecchio West (americano), gli animali selvatici furono sfruttati. Avevano molti nemici e pochi amici. Prevalevano ignoranza e analfabetismo così che anche le chiese cattoliche non riconobbero i diritti degli animali. La crudeltà non era solo condonata, era incoraggiata. Furono inscenati combattimenti fra animali (fra orsi grizzly impastoiati e tori) nei giorni santi e la domenica, nelle missioni spagnole come altrove. E sacerdoti e uomini di chiesa si univano alla folla per assistere a sanguinosi spettacoli di morte come i Romani che avevano applaudito il massacro dei primi cristiani”.

Lo stesso scrittore continua:

“Praticamente tutti i cosiddetti fuorilegge erano stati mutilati dall’uomo. Zampe Sanguinarie, un grizzly dello Wyoming, quando fu ucciso aveva tre vecchie ferite da pallottola. Vecchio Mosè del Colorado era sfuggito a una trappola d’acciaio, ma aveva lasciato due dita fra le ganasce di ferro. Tre Dita aveva perso due dita in una trappola. Bandito Rosso era un orso dello Utah: Quando fu scuoiato, i cacciatori gli trovarono due vecchie ferite da pallottola, una punta di freccia incastrata nel dorso, e molte cicatrici sulla testa, sul collo, sul torace e sui fianchi. Il Bandito, un grizzly dell’Oregon ucciso nell’Idaho, aveva una recente ferita da pallottola nella parte superiore della protuberanza della spalla sinistra. Un grizzly ucciso nell’Idaho aveva una recente ferita da pallottola in cima alla groppa e un’altra nella parte carnosa del dorso”.

Un cacciatore riferì d’aver visto un’orsa con due suoi piccoli. Egli sparò alla madre, dopo di che essa lo attaccò. Nella lotta che ne seguì egli la sventrò con il coltello da caccia e quando essa ebbe perso tanto sangue che non poté più stare ritta si trascinò fino ai piccoli e li carezzò teneramente in un ultimo tentativo di confortarli finché morì. Il cacciatore confessò: “Mi dispiacque di aver sparato a una madre così affettuosa”.

Rovina e prigionia

Le vostre gigantesche dighe sorgono sui nostri fiumi, i vostri mastodontici bulldozer cambiano l’aspetto naturale del suolo spostando la terra, rovinando le nostre tane e i nostri nascondigli. Le vostre chiazze d’olio e i vostri insetticidi causano inquinamento, devastando i nostri pascoli e tagliandoci fuori dai nostri mezzi di sussistenza. E i prodotti di rifiuto delle vostre città, miniere, raffinerie e fonderie avvelenano i nostri corsi d’acqua, rendendo la vita insopportabile. Non ci lasciate nessuna possibilità!

Quanto siete stati sconsiderati e spietati! Ci avete preso le pellicce per vestire le vostre belle signore, e avete montato le nostre teste come trofei nelle vostre sale da biliardo e nei vostri salotti. Quanta considerazione avete mostrata uccidendo milioni di indifese mamme foche con i loro piccoli appena nati sui banchi di ghiaccio galleggianti nel mare? E che dire della grande alca, l’uccello inetto al volo, che i vostri cacciatori hanno ucciso fino all’ultimo rappresentante solo per le sue penne pregiate? Noi grizzly crediamo che avreste potuto essere più umani.

Inoltre, sapete che cosa si prova ad esser lasciati a gelare in una trappola, con le ossa rotte, attendendo nell’angoscia e nel terrore, forse per giorni, prima di ricevere il colpo di grazia da chi vi ha fatti prigionieri? Noi animali senza parola abbiamo pochi avvocati per perorare la nostra causa e non c’è nessuna assistenza medica per curare i nostri feriti che devono trascinarsi a morire in silenzio e nei tormenti. Riconosciamo la vostra prerogativa di darci la caccia, ma per favore, abbiate più considerazione, o usate la macchina fotografica!

E mostrate comprensione quando ci rinchiudete nei vostri zoo in strette gabbie per farci guardare scioccamente? Come pensate che ci sentiamo? Vorreste mettervi al nostro posto?

Che dire del futuro?

Fra gli animali non ci sono convinzioni di diritti costituzionali o torti; non comprendiamo simili cose. Comunque, gli uomini pretendono d’avere un’intelligenza superiore, e asserite di custodire giuste leggi. Perciò, dovete essere stati dotati di intendimento e di responsabilità molto superiori al nostro intelletto. In tal caso, vorremmo li esercitaste.

Naturalmente, per essere giusti, conveniamo che non siete tutti colpevoli. Alcuni di voi sono stati molto benigni, e ve ne siamo grati. Ma in generale, noi grizzly riteniamo che la nostra storia non è l’unica ad essere orribile! Le cose potevano essere molto diverse.

Portiamo questa faccenda alla vostra attenzione perché, se non ci sarà un cambiamento, la vostra attuale condotta potrebbe ben significare la totale distruzione di tutta la vita e la rovina della terra. La faccenda è proprio tanto grave e siamo molto preoccupati. Amiamo la terra come nostra dimora, e se voi uomini smetterete d’essere così avidi saremo felici di dividerla con voi. Che dire dunque di sloggiare e di farci un po’ più di posto?

Sono già stati fatti alcuni passi progressivi per la conservazione della fauna, ma i risultati sono ancora inadeguati. Nel mondo ci sono vaste zone in cui il suolo è inadatto per l’industria o la coltivazione. Tali territori si potrebbero trasformare in immense riserve dove gli animali potrebbero vivere allo stato libero e dove potreste mantenere un equilibrato controllo su di noi e dove noi, a nostra volta, potremmo essere visitati da voi nel nostro proprio ambiente. Ve lo immaginate?

Allora, venite. Stringiamoci la zampa e cerchiamo d’essere amici.

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