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  • g73 8/11 pp. 16-19
  • Il modo di vivere in Corea

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  • Il modo di vivere in Corea
  • Svegliatevi! 1973
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  • Visita a una casa coreana
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  • Abiti coreani
  • Quello che mangiano i coreani
  • Religione
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Svegliatevi! 1973
g73 8/11 pp. 16-19

Il modo di vivere in Corea

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Corea

I COREANI sono gente molto coraggiosa e assai amichevole. Sono quieti e riservati quando stanno vicino ai loro familiari anziani, ma in altre occasioni sono particolarmente scherzosi e animati nella conversazione quotidiana. Per questo molti visitatori della Corea fanno la domanda: “Per che cosa litigano quei due?”

La risposta data dalla guida è solitamente la stessa: “Per nulla. L’uno invita l’altro a prendere una tazza di tè”. L’invito rivolto da un Coreano a prendere una tazza di tè potrebbe essere considerato da un Italiano come la fase iniziale di un litigio per strada.

I Coreani sono in genere un popolo fiero e felice che ama stare con altri, ridere e parlare. Se i visitatori sono stranieri, la gioia dell’ospite è doppia. Se ha invitati a casa sua, può cantar loro la sua canzone preferita. Comunque, secondo l’usanza coreana, ora gli invitati devono contraccambiare e cantare a chi li ospita la loro canzone preferita. Di conseguenza si schiariranno la voce e si profonderanno in scuse, ma chi li ospita insisterà. È l’usanza coreana.

Molti visitatori stranieri fanno l’errore di giudicare i Coreani secondo le norme moderne. Non tengono conto che la Corea ha quasi 4.000 anni di storia scritta e una complicata serie di regole d’etichetta. Quasi tutto ciò che il Coreano fa si basa in un modo o nell’altro sull’etichetta.

Visita a una casa coreana

Considerate, ad esempio, la tipica visita di uno straniero a una famiglia coreana. Le case sono spesso completamente circondate da un alto muro con un grande cancello davanti su cui è un piccolo tetto. Il cancello può essere a venti o trenta metri dalla casa.

Quando dunque bussa alla porta, la persona non bussa piano. Picchia sul cancello, scuotendolo anche sui cardini, per richiamare l’attenzione della domestica. Ella esce, nota uno straniero insieme a un Coreano, e immediatamente torna in casa di corsa a chiamare la padrona di casa. Salutata la padrona con un inchino e un saluto di cortesia, si dichiara lo scopo della propria visita e generalmente la padrona di casa invita il visitatore nella stanza interna della casa.

Dopo aver fatto sedere gli ospiti per terra su piccoli cuscini, la padrona di casa esce piuttosto in fretta. Va in cucina con la domestica a preparare qualcosa da offrire. Il visitatore deve attendere con pazienza, anche se per dieci minuti o più.

Ben presto, in fretta come se ne è andata, la padrona di casa torna passando per le porte scorrevoli e apre fra i due ospiti un tavolinetto su cui mette vari biscotti, dolci e frutta sbucciata. Quindi versa il caffè o il tè zuccherandolo ella stessa come gesto di cortesia. Solo dopo ciò si fa un po’ di conversazione, ma non ha nulla a che fare con lo scopo della visita. Si devono prima chiarire parecchie altre cose. Da dove viene? Quanti anni ha? È sposato? Ha figli? Se no, perché no? Domande personali che per un Occidentale sarebbero del tutto scorrette son poste senza imbarazzo e con buon gusto; l’usanza coreana lo permette.

Una volta che hanno preso il tè e la frutta e che hanno risposto alla maggior parte delle domande, la padrona di casa si siede a suo agio, soddisfatta di aver offerto qualcosa al suo ospite, e infine chiede: “Ora, qual è esattamente lo scopo per cui è venuto a casa mia?”

Case coreane

Le case in cui abita la maggioranza dei Coreani di ceto medio hanno di solito il tetto di tegole e grandi tavole di legno grezzo dentro e fuori. Gli spazi vuoti fra le tavole sono riempiti con mattoni cotti al sole che sono bagnati e poi, una volta asciutti verniciati. Il portico è di legno lucidato. Si entra in casa passando per porte scorrevoli, che consistono di telai di legno coperti di carta.

Dentro, la stanza interna della casa è molto pulita, ma praticamente senza mobili. Forse c’è un grande armadio intarsiato di madreperla contenente gli abiti della famiglia e quanto serve per il letto. Di solito c’è anche una piccola toletta con lo specchio e cosmetici sul ripiano. Di fronte alla toletta non c’è nessuno sgabello, poiché essa è bassa e ci si siede di fronte, per terra, a gambe incrociate. L’apparecchio televisivo completa l’arredamento della stanza, se si è in una grande città.

Il pavimento è fatto con un tipo di cemento ricoperto di carta cerata vetrificata facile da tener pulita. Non si portano mai le scarpe in casa e di solito non ci sono né sedie né letti. Il pavimento serve a tutti i soliti usi di sedie e letti.

Il pavimento si riscalda mediante l’impianto costruitovi sotto. Le condutture o tubature che attraversano il cemento trasportano il calore in ogni parte del pavimento. Lo stesso impianto di riscaldamento che è sotto il pavimento provvede alla casalinga il calore necessario per cucinare i pasti. La cucina è proprio di fianco alla casa ed è più bassa rispetto al piano delle stanze principali della casa.

All’ora dei pasti, aprono tavolinetti pieghevoli e la famiglia mangia sedendo per terra a gambe incrociate. All’ora di andare a letto, si tira fuori l’occorrente per dormire, e la famiglia dorme insieme sul pavimento caldo. Si dorme su una grossa imbottita, e se ne usa un’altra come coperta.

Abiti coreani

Gli uomini coreani indossano di solito abiti di tipo americano o europeo. Comunque, le donne portano ancora l’abito tradizionale. Il vestito principale si chiama chima.

È una lunga gonna sciolta che da poco più su del punto naturale della vita arriva fin sotto le caviglie. Può essere di qualsiasi colore e fantasia, ma di solito è a colori vivaci. Sopra questa lunga gonna si porta una camiciola dai colori vivaci con le maniche e, anziché abbottonarle, le due punte di stoffa che si sovrappongono si legano insieme e vi si appunta una spilla ornamentale. Coi capelli tirati indietro e raccolti in una stretta crocchia, e vestite con il vivace, sciolto abito tradizionale, le donne coreane appaiono molto graziose e femminili.

Quello che mangiano i coreani

I Coreani si nutrono di un’interessante varietà di cibi di preparazione molto semplice e naturale, e molto sani. Carne e pesce sono comuni, ma non ne mangiano in gran quantità. L’alimentazione consiste essenzialmente di vegetali e vari frutti e noci. I cibi sono in genere piccanti e pepati. Non sono troppo cotti, ma solo bolliti e si mangiano con salsa di soia o salsa di peperoncino rosso. Il riso è l’elemento fondamentale dell’alimentazione, e ne consumano porzioni enormi. Insieme al riso, un pasto tipico può includere quanto segue:

Kimchi, che è una pietanza piccante e pepata. È fatta di cavolo, o cetriolo, o rape sottaceto, messe in salamoia in una salsa di peperoncino rosso, sale, aglio e ghiande, insieme a pezzi di pesce fortemente aromatizzati. Possono esserci anche: spinaci bolliti, germogli di fagioli, formaggio vegetale ricavato dalla soia fritto in olio, brodo di alghe marine, ostriche crude, seppie crude o seppie fritte con lo zucchero.

Se si tratta di un’occasione speciale, il pasto può includere anche la “carne infuocata”. È una pietanza cucinata sulla graticola proprio davanti alla persona seduta a tavola. Man mano che ciascun pezzo è cotto a puntino, la persona lo prende coi suoi bastoncini e lo inzuppa in salsa di soia prima di mangiarlo. Non è una pietanza piccante e il suo sapore unico e indimenticabile piace quasi a tutti.

Religione

La religione è una parte importante della vita coreana. Su una popolazione di 33 milioni di persone, 19,6 milioni affermano d’essere associati a una religione. Di questi, oltre 12 milioni sono buddisti o confuciani. L’adorazione degli antenati, che è una parte fondamentale di entrambe queste religioni, è praticata da oltre il 30 per cento della popolazione. Superstizione e divinazione sono comuni. All’angolo di ciascuna strada di una città si possono vedere indovini che fanno molti affari.

Molti cominciano a capire che, come il buddismo non è stato di nessun vero aiuto per le persone negli scorsi 2.000 anni, è pure inutile confidare nella scienza moderna. Come prova di ciò, la stampa locale ha recentemente riferito che Seoul è la città più inquinata del mondo. Molti Coreani cercano qualche cosa di meglio.

Come risultato, i Coreani s’interessano quando i testimoni di Geova li visitano per spiegare ciò che dice la Bibbia del futuro dell’uomo. Tuttavia, in modo curioso, la promessa biblica della “vita eterna” non è accolta volentieri. (Giov. 3:16) “Oh, no”, risponderà un Coreano. “Ma dobbiamo tutti morire. Deve nascere altra gente e noi vecchi dobbiamo morire!” Dicono così perché la loro religione ha insegnato loro dalla nascita che la vecchiaia e la morte sono desiderabili, specialmente per il fatto che la loro progenie allora offrirà loro adorazione e sacrifici.

Quindi, parlando ai Coreani della Bibbia, il ministro dei testimoni di Geova si riferirà alla loro considerazione per gli stretti familiari e dirà qualcosa di questo genere: “Non sarebbe una vera benedizione vivere una vita lunga e piena e vedere i nostri figli crescere in un ambiente pacifico, divenire giovani uomini e donne che mostrano sempre rispetto agli anziani?” Quando si mostra che Dio promette questo nella Bibbia, molti Coreani di cuore onesto vogliono saperne di più.

Ogni settimana i testimoni di Geova tengono nelle case coreane oltre 20.000 studi biblici a domicilio, e molti accettano le verità bibliche, divenendo zelanti ministri. Oltre 16.700 testimoni di Geova predicano oggi in Corea, in paragone con i meno di 8.000 di solo cinque anni fa. La scorsa estate, dall’1 al 5 agosto, si tenne a Seoul, in Corea, un’assemblea internazionale dei testimoni di Geova, con programmi in inglese ogni mattina per far conoscere ai visitatori le usanze e la storia del paese.

La Corea è una delle nazioni in più rapido sviluppo nel mondo, e il valore totale della produzione nazionale aumenta di oltre il 10 per cento l’anno. E il Coreano medio è assai istruito. Nello stesso tempo, c’è qui un distinto modo di vivere orientale che affascina molti Occidentali.

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