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  • g74 8/1 pp. 8-13
  • Potreste salvare una vita?

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  • Potreste salvare una vita?
  • Svegliatevi! 1974
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • I casi d’emergenza non sono rari
  • Riscoperto un metodo di salvataggio
  • Cambia l’opinione medica
  • Massaggio cardiaco a torace chiuso
  • Un metodo che si impara con facilità
  • Come riaprire le vie respiratorie ostruite
  • Rianimazione mediante respirazione a bocca a bocca
  • Metodo ripugnante?
  • Una lettrice di “Svegliatevi!” salva una vita
    Svegliatevi! 1981
  • Come far fronte ai disturbi cardiaci
    Svegliatevi! 1979
  • I nostri meravigliosi polmoni
    Svegliatevi! 1991
  • Se solo i vostri polmoni potessero parlare!
    Svegliatevi! 1972
Altro
Svegliatevi! 1974
g74 8/1 pp. 8-13

Potreste salvare una vita?

IN UN caso di emergenza, potreste salvare la vita a una persona? Non molto tempo fa un Americano abitante nella Repubblica Dominicana dovette all’improvviso rispondere a questa domanda. La vita in pericolo era quella della persona che amava di più, sua moglie.

La moglie aveva l’influenza da alcuni giorni ed era costretta a letto. Non aveva preso sul serio la sua malattia; era poco meno che trentenne e godeva di una salute relativamente buona. Così, tornato a casa un giorno per il pasto di mezzogiorno ebbe un colpo trovandola priva di sensi. Esaminandola più da vicino, non vide nessun segno di respiro. “È morta”, fu il pensiero che gli attraversò subito la mente. Che cosa poteva fare?

Ricordò di aver letto alcuni articoli sulla respirazione artificiale. No, non il metodo consistente nel fare pressione sul dorso e sollevare le braccia, ma il nuovo metodo di rianimazione con la respirazione a bocca a bocca. Mise immediatamente la propria bocca sulla bocca della moglie e cominciò ad applicare il metodo come meglio ricordava. Ma non lo faceva bene, poiché l’aria che le soffiava in bocca le usciva dal naso. Ricordò allora che si doveva tener chiuso il naso della vittima per farle entrare l’aria nei polmoni. Provò così e funzionò.

Nel frattempo sopraggiunse un vicino che, vista la situazione, corse immediatamente in fondo alla strada a casa di un medico. In quel momento il medico stava assistendo un paziente, e non aveva fretta di andarsene. Comunque, resosi conto che si trattava di un caso urgente, vi andò. In seguito il medico osservò che la vita della donna era stata salvata dal pronto intervento del marito.

I casi d’emergenza non sono rari

È possibile che vi troviate di fronte a un simile caso d’emergenza. Poiché solo negli Stati Uniti si calcola muoiano ogni anno all’improvviso 350.000 persone. La maggioranza di questi improvvisi decessi è dovuta ad attacchi cardiaci, ma molti altri sono causati da avvelenamento da gas, scossa elettrica, annegamento, soffocamento e altri incidenti. Alcuni esperti credono che migliaia di queste persone si potevano salvare prestando loro immediato soccorso.

Ciò che si può fare è illustrato dall’esperienza di un dirigente d’aviolinea cinquantaquattrenne che la scorsa primavera si accasciò su una pista da golf di Seattle, nello stato di Washington, vittima di un attacco cardiaco. Vari giovani che si trovavano lì vicino si precipitarono ad aiutarlo. Non c’era nessun segno di respiro o pulsazioni; l’uomo era divenuto paonazzo per la mancanza d’ossigeno. Dal momento in cui cessa di respirare, la persona può sopravvivere di solito solo da quattro a sei minuti circa prima che sia arrecato danno permanente al cervello per la mancanza d’ossigeno.

Così, mentre un giovane cominciava immediatamente la respirazione a bocca a bocca, un altro mise le proprie mani una sull’altra sopra il torace dell’uomo e cominciò a praticare ritmiche, forti compressioni, circa una al secondo. Ogni volta che premeva, il cuore dell’uomo, in effetti, veniva schiacciato, così che mandava sangue carico d’ossigeno verso il cervello, a soli pochi centimetri di distanza. Queste ripetute compressioni possono anche aiutare il cuore a ricominciare a battere da solo.

Poco dopo, il colore paonazzo dell’uomo cominciò ad attenuarsi. Riceveva l’ossigeno che sostiene la vita! In seguito, arrivarono i pompieri con un apparecchio munito di una sacca d’aria per sostituire la respirazione a bocca a bocca. Grazie al pronto intervento dei ragazzi, l’uomo è ancora vivo. Tre settimane dopo, a metà aprile, fu dimesso dall’ospedale, senza che il cuore o il cervello avesse subìto danni permanenti.

Questi giovani sono fra le migliaia di persone di Seattle e di altre città che sono state addestrate nell’impiego di metodi di salvataggio. In effetti, questi sono metodi nuovi per la maggioranza, ed erano sconosciuti anche alla maggior parte dei medici prima del 1960. La respirazione artificiale a bocca a bocca fu perfezionata solo alla fine degli anni cinquanta. Ciò avvenne, in parte, come risultato di un caso di emergenza verificatosi nel giugno del 1957 durante una merenda in giardino a Crotonon-Hudson, New York.

Riscoperto un metodo di salvataggio

Quel sabato pomeriggio si scoprì all’improvviso che non si riusciva a trovare il figlioletto di due anni e mezzo del padrone di casa. Alcuni attimi dopo fu trovato galleggiante coi piedi in aria nella piscina. Fu tratto fuori, con il viso e il corpo gonfi e la pelle bluastra, e messo sull’erba. Non si poteva avvertire nessun battito cardiaco né pulsazioni. Dopo aver cercato inutilmente di rianimarlo con il metodo allora raccomandato della respirazione artificiale con compressioni sul dorso e sollevamento delle braccia, il padre era disperato. In un articolo pubblicato in una rivista molto letta, egli spiegò:

“Ciò che accadde poi resta un enigma per me, perché a quanto ricordo non avevo mai udito né letto di alcuno che avesse fatto ciò che feci io.

“Vidi che la bocca e la gola di Geoffrey erano piene di liquido misto a ciò che sembravano particelle di cibo, e pensai che dovevo tirar fuori questa roba se volevo che vi entrasse l’aria. Mi piegai sopra mio figlio, gli tenni la bocca aperta con la sinistra e avvicinai la mia bocca alla sua. Quindi succhiai finché il liquido e il materiale ne uscirono, lo sputai fuori, succhiai di nuovo finché ebbe la bocca libera.

“Quindi qualcosa — che cosa? come? — mi disse che potevo introdurre aria nei suoi polmoni soffiando nella sua gola. Respirai profondamente e soffiai con delicatezza nella sua bocca. . . . Continuai a soffiare . . . All’improvviso sentii venire dal bambino un gorgoglio. Sembrava che gli si movesse leggermente il torace. Avvicinai la guancia alla sua bocca; pareva che entrasse e uscisse l’aria”.

Il bambino, ricoverato d’urgenza all’ospedale, fu messo sotto la tenda a ossigeno. Parecchi giorni dopo tornò a casa e si riprese completamente senza alcun secondario effetto sfavorevole da quella che poteva essere una tragedia.

Quando due medici udirono l’esperienza, furono molto interessati. Qualche tempo dopo il padre fu invitato a parlare a Buffalo, New York, a un congresso di circa 200 medici, studenti di medicina e rappresentanti di gruppi di salvataggio formati di professionisti. Spiegò loro come aveva salvato suo figlio, e rispose alle domande. Ma la domanda a cui non seppe rispondere fu questa: “Dove ha imparato a far questo?”

Questo perché nel 1957 la respirazione artificiale a bocca a bocca era un metodo praticamente sconosciuto. Evidentemente era stata praticata nei secoli passati, ma questo metodo era stato in genere dimenticato da molto tempo. Era di rado menzionato in qualche luogo.

Ad esempio, The Encyclopædia Britannica e The Encyclopedia Americana, nelle edizioni del 1950 sotto “Respirazione artificiale”, descrivono solo il metodo in cui la vittima viene distesa sullo stomaco e si costringono i suoi polmoni a lavorare facendo pressione sul suo dorso e sollevandole le braccia. L’edizione del 1957 di First Aid, libro della Croce Rossa Nazionale Americana pure raccomanda questo metodo di compressione del dorso e sollevamento delle braccia.

Cambia l’opinione medica

Tuttavia, man mano che un crescente numero di persone riferiva d’avere successo con la respirazione artificiale a bocca a bocca, cominciò ad avvenire un cambiamento. Il summenzionato libro First Aid, a cominciare da pagina 242, aggiunse una sezione che spiegava: “Quest’appendice sostituisce le informazioni che si trovano alle pagine 117-125 [dove si raccomanda e si descrive il metodo di compressione del dorso e sollevamento delle braccia]”. L’appendice afferma:

“Il Consiglio Nazionale di Ricerca dell’Accademia Nazionale delle Scienze costituito come Comitato speciale sulla Respirazione Artificiale nel suo convegno del 3 novembre 1958 ha riesaminato i dati sulla respirazione artificiale . . .

“I componenti del gruppo speciale sono stati unanimemente d’accordo che il metodo di respirazione artificiale a bocca a bocca (o bocca–naso) è il più pratico per fornire ossigeno in un caso di emergenza a una persona di qualsiasi età che ha smesso di respirare”.

Il metodo a bocca a bocca provvede alla vittima una maggiore quantità d’aria, circa dodici volte di più che quella provveduta in media da esperti che applicano altri metodi. Inoltre, la posizione stessa in cui è posta la vittima quando si pratica la respirazione artificiale a bocca a bocca — sul dorso con la testa inclinata all’indietro fin dove si può tendere il collo — facilita la respirazione perché apre le vie respiratorie fra la bocca e i polmoni.

Pertanto ci fu un cambiamento nel metodo raccomandato per rianimare la persona che ha smesso di respirare. Reader’s Digest dell’agosto 1959 osservò: “Il millenovecentocinquantanove sarà contrassegnato come l’anno della rivoluzione nei metodi di respirazione artificiale . . . ogni principale organizzazione di pronto soccorso del paese sta riscrivendo le sue pubblicazioni ufficiali per fare della respirazione artificiale a bocca a bocca — spesso chiamata ‘respirazione di salvataggio’ — la prima alternativa nei metodi di rianimazione d’emergenza”.

Massaggio cardiaco a torace chiuso

Una tecnica di salvataggio anche più nuova è quella di comprimere il cuore esercitando con le mani pressione controllata sul torace. Si afferma che fosse usata per la prima volta nel 1960 da un’équipe di medici dell’Università Johns Hopkins. Comunque, affinché il sangue fatto uscire a forza dai polmoni contenga ossigeno vitale, si deve mandare aria ai polmoni. Per tale motivo la respirazione artificiale a bocca a bocca è utile insieme a questo metodo, come illustrò la rianimazione del dirigente d’aviolinea compiuta la scorsa primavera da quei giovani sulla pista di golf.

Se il cuore della vittima si è fermato per oltre cinque minuti, la situazione è disperata, poiché il cervello ha subìto un danno irreparabile. Comunque, persone il cui caso era apparentemente disperato sono state rianimate con successo, anche dopo un’ora di massaggio cardiaco. Questo perché il cuore può in qualche modo battere ancora, benché il battito cardiaco non si possa avvertire senza l’aiuto dello stetoscopio. Quindi nei casi di improvviso arresto cardiaco, reale o apparente, potete essere in grado di salvare la vittima facendo quanto segue:

Poggiate la palma della vostra mano destra sulla metà inferiore dello sterno della vittima, e mettete la vostra mano sinistra sopra la destra. Quindi spingete in dentro lo sterno di quattro o cinque centimetri con un rapido energico movimento al ritmo di sessanta compressioni al minuto. Nello stesso tempo qualcun altro dovrebbe praticare la respirazione artificiale a bocca a bocca.

Certuni, comunque, hanno raccomandato che il massaggio a cuore chiuso non dovrebbe essere praticato che da coloro che hanno ricevuto speciale addestramento sul modo di effettuarlo. Anche se praticato nel modo corretto, si possono fratturare costole. E se non è praticato nel modo giusto, il fegato o un polmone può essere forato da una costola fratturata. Ad ogni modo, a motivo del suo comprovato valore, il Collegio Americano dei Medici, con 20.000 iscritti, ha recentemente raccomandato di lanciare un programma nazionale di istruzione per insegnare al pubblico in generale questo metodo, nonché la respirazione artificiale a bocca a bocca.

Un metodo che si impara con facilità

La rianimazione mediante respirazione a bocca a bocca è una semplice misura di pronto soccorso che qualsiasi adulto o ragazzo abbastanza grande può apprendere. Poiché potete salvare la vita a qualcuno, avete senz’altro buone ragioni per voler imparare ad applicare questo metodo se già non lo conoscete. Molti, senza alcuna precedente esperienza o speciale addestramento nell’impiego di questo metodo, se ne sono serviti per salvare delle vite.

Giacché la persona priva di sensi può essere solo svenuta, la prima cosa da fare è di vedere se respira. Fate questo avvicinando l’orecchio alla sua bocca, con il viso girato verso il suo torace. Se respira, dovreste poter sentire il suo respiro con il vostro orecchio, e forse osservare il torace che si muove.

Se non c’è nessuna indicazione di respiro, accertatevi che le vie respiratorie siano aperte. Talvolta la lingua di una persona che ha perso i sensi si piega all’indietro nella gola, ostruendo questo essenziale passaggio dell’aria verso i polmoni. Inoltre, sangue, vomito, saliva od oggetti seminghiottiti possono ostruire questo passaggio.

Come riaprire le vie respiratorie ostruite

La più importante azione che possiate compiere per aiutare una persona a ricominciare a respirare è quella di aprire le vie respiratorie che portano ai polmoni; infatti, questo può essere tutto quello che ci vuole per riattivare la respirazione. Di solito non è difficile aprire le vie respiratorie ostruite.

Facendo giacere sul dorso la persona priva di sensi, sollevatele prima il collo. Così la testa penderà all’indietro e il collo sarà teso. Ma oltre a ciò, giratele completamente la testa all’indietro, più che si può. Vi sorprenderà notare quanto può arrivare indietro la testa tendendo il collo al massimo. Fatto questo, il mento sarà girato quasi verticalmente verso l’alto e la punta del capo poggerà a terra. In questa posizione si tirano avanti la mascella e la lingua e il passaggio per l’aria della gola è libero.

Talvolta, però, si possono anche dover liberare la bocca e la gola da sangue, vomito, rimasugli di cibo o altri impedimenti. Per far questo, avvolgetevi attorno alle dita un fazzoletto pulito o un fazzolettino di carta e tirate fuori ciò che chiude la gola. Se non avete a disposizione un fazzoletto o qualcosa del genere, adoperate le dita. Ricorderete che il padre che soccorse suo figlio succhiò fuori quello che aveva nella bocca e poi lo sputò fuori.

Rianimazione mediante respirazione a bocca a bocca

Se con quest’azione di liberare prontamente le vie respiratorie non si ristabilisce la respirazione, cominciate immediatamente a praticare la respirazione artificiale. È essenziale agire con prontezza. Ricordate che la persona priva di sensi può vivere solo da quattro a sei minuti circa senza respirare. Quindi il vostro obiettivo è quello di sostituire la persona nel lavoro della normale respirazione forzando aria nei suoi polmoni e aspirandola.

Spalancate la bocca e mettetela direttamente sulla bocca della vittima, così che sia ben chiusa. Poi serratele il naso e soffiate nella sua bocca finché non vedete il suo torace sollevarsi e finché non sentite espandersi i suoi polmoni. O potete soffiare nel suo naso e tenerle la bocca chiusa. Se la vittima è un bambino piccolo, mettete la vostra bocca sopra la sua bocca e il suo naso e soffiatevi aria.

Mentre soffiate, i polmoni della persona dovrebbero riempirsi d’aria e il suo torace dovrebbe espandersi. Se questo non accade, probabilmente le vie respiratorie sono ancora ostruite in qualche modo. In tal caso, girate la persona su un fianco con la testa inclinata verso il basso e datele bruschi colpi fra le scapole. Così l’oggetto potrebbe spostarsi. Si può capovolgere un bambino reggendolo per i calcagni e dargli colpi fra le scapole, d’intensità variabile secondo l’età del bambino.

Quando le vie respiratorie sono aperte e vi avete soffiato, che cosa dovete fare quindi? Staccate la vostra bocca e respirate di nuovo mentre sentite l’aria che lascia i polmoni della vittima; osservate anche il suo torace che si abbassa. Quindi soffiatevi di nuovo aria, gonfiando ripetutamente i suoi polmoni al ritmo di dieci o dodici volte al minuto per un adulto, e almeno venti volte al minuto per un bambino. Soffiate aria in modo più vigoroso nell’adulto, in modo meno vigoroso in un bambino. È importante che la testa della persona sia sempre debitamente inclinata affinché la via aerea resti aperta.

Quando la vittima comincerà a respirare da sé, i suoi respiri saranno brevi e deboli. Regolate dunque le vostre immissioni d’aria così che coincidano con i suoi deboli respiri. Continuate ad aiutarla a respirare finché giudicate che respira in modo soddisfacente.

Se dopo un po’ i vostri sforzi di praticare la respirazione artificiale non riescono a far respirare la vittima da sola, potete interrompervi ogni due respiri circa per praticare cinque o sei massaggi cardiaci a torace chiuso. Non datevi per vinti in fretta. Alcuni si sono ripresi dopo un’ora o più di tentativi di rianimazione.

Metodo ripugnante?

Alcuni hanno trovato da ridire sul metodo di rianimazione a bocca a bocca per ragioni estetiche. Un chirurgo inglese, per esempio, disse che il suo impiego è ripugnante “quando c’è la possibilità di trovarsi di fronte a un cadavere”.

È vero che alcuni la pensano così. Ma molti altri la penseranno come la donna che non esitò a cercar di salvare la vittima di un attacco cardiaco. “In un simile caso di emergenza”, disse, “non pensi che la cosa sia ripugnante. Tutto quello che pensi è ciò che puoi fare per assistere la persona impotente”. Volendolo, si può mettere un fazzoletto pulito fra la propria bocca e quella della vittima.

Le tragedie avvengono spesso quando meno ve le attendete. Non sappiamo mai quando uno dei nostri cari, o qualcun altro, può improvvisamente smettere di respirare a causa di un attacco cardiaco o di un incidente. Com’è bene saper prestare le prime cure che potrebbero salvare la vita a qualcuno!

[Immagini a pagina 11]

Prima di praticare la rianimazione a bocca a bocca, aprite il passaggio per l’aria sollevando posteriormente il collo della persona e inclinandole all’indietro la testa fin dove arriva il collo. Serratele il naso e soffiate nella sua bocca finché vedete il suo torace sollevarsi e sentite i suoi polmoni espandersi. Immettete aria nei suoi polmoni al ritmo di dodici volte al minuto

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