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  • g74 22/12 pp. 3-7
  • Che cosa significherà il Natale per voi?

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  • Che cosa significherà il Natale per voi?
  • Svegliatevi! 1974
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Svegliatevi! 1974
g74 22/12 pp. 3-7

Che cosa significherà il Natale per voi?

IL NATALE significa cose diverse per persone diverse. Molti lo considerano un periodo di vacanza in cui tutta la famiglia si ritrova. Attendono il Natale come un’occasione gioiosa caratterizzata da buon cibo, canti e balli, compagnie preferite e scambio di doni. Un musicista californiano riassunse come segue ciò che pensava del suo viaggio annuale a casa in occasione del Natale:

“Ci saranno tutti i miei nonni. . . . Saranno tutti occupati a cucinare, e probabilmente aumenterò di una quindicina di chili. È la sola occasione dell’anno in cui tutta la famiglia si ritrova”.

È una cosa davvero eccellente che le famiglie si riuniscano. Anche un dono fatto per esprimere sincero amore può avere molto significato. La Bibbia incoraggia: “Praticate il dare”. Dice pure: “Vi è più felicità nel dare che nel ricevere”. — Luca 6:38; Atti 20:35.

Che cos’è che non va nel Natale?

Avete notato, però, che nel periodo natalizio spesso non vi è felicità? Un sacerdote cattolico romano definì recentemente il Natale “l’annuo periodo della depressione e della nevrosi”. Uno che lavora in un grande centro commerciale osservò: “Vai fuori nell’intervallo e vedi gente che corre qua e là, per prendere un regalo per il tal dei tali, ed è realmente di malumore. Non fanno regali con gioia”.

Lo scrittore Mike McGrady additò altri problemi che sorgono a Natale: “Questo è il tempo in cui gli alcolizzati emendati cercano bar intimi e gettano via l’avvenire, il tempo in cui mariti normalmente fedeli cominciano a notare come la gonna di gabardine aderisce alla coscia della segretaria”.

L’FBI registra più omicidi in dicembre che in qualsiasi altro mese. La polizia delle grandi città riscontra in questo periodo più incidenti stradali.

La psicologa di bambini dott.ssa Nancy Hayes dice che il tempo di Natale “è un periodo in cui c’è la più alta percentuale di depressione e suicidi tra i bambini”. Ella osserva che molti ragazzi sono depressi quando il Natale non provvede “le magiche soluzioni dei problemi” da loro attese. Mentre il Natale può dunque essere per alcuni un’occasione piacevole, per altri le cose stanno molto diversamente. Perché? Cos’è che a Natale non va per tante persone?

Il sacerdote cattolico Peter J. Riga additò una causa dei problemi: “Come ha detto uno psicologo, a Natale gli Americani si sentono obbligati a riaffermare gli ideali di benignità, generosità e amore per espiare il fatto che hanno trascurato questi stessi ideali nella loro vita quotidiana. Nella nostra società può essere deleterio per le persone solitarie e sensibili vedere e sentire che la gente torna alla sua comune avidità e indifferenza”.

Anche i doni di Natale sono fatti spesso per un motivo errato. In questo tempo dell’anno molti si sentono costretti a dare. Si ingolferanno anche nei debiti a questo scopo. Altri, inoltre, fanno regali natalizi per ragioni egoistiche. Un professore di sociologia fece questo commento:

“Calcoliamo dove siamo e a chi vogliamo essere legati. Il donatore ha non solo l’ansietà di cercar di indovinare quello che l’altro vorrebbe ricevere, ma anche l’ulteriore ansietà di proiettare una conveniente immagine di sé”.

Questo, naturalmente, priva della gioia del dare in modo altruistico.

A motivo di questo fatto, alcuni hanno smesso completamente di celebrare il Natale. Altri insistono che il Natale sia fondamentalmente buono, ma che è stato guastato dal materialismo e dalla mancanza di ritegno. Esortano a “ristabilire il significato religioso del Natale” come celebrazione della nascita di Gesù Cristo. Ma c’è relazione fra il Natale e la nascita di Gesù?

Il genetliaco di Gesù Cristo?

Nel suo libro The Story of Christmas, Michael Harrison scrive:

“Anzitutto, si deve notare che, nonostante gli sforzi di innumerevoli studiosi, non è ancora stato dimostrato in che giorno . . . nacque Cristo”.

La Bibbia tace sulla data della nascita di Gesù. Gli scritti dei primi “padri della chiesa” non sono concordi a questo riguardo. Clemente d’Alessandria (del secondo e terzo secolo E.V.) menziona alcuni che credevano che Gesù fosse nato il 19 o il 20 aprile. Altri preferivano il 20 maggio. Altri ancora indicavano il 1º gennaio, il 6 gennaio, il 21 marzo, il 28 marzo e molte altre date. The Catholic Encyclopedia osserva che “non c’è nessun mese dell’anno in cui rispettabili autorità non abbiano fissato la nascita di Cristo”.

Non è questo significativo per voi? Non è chiaro che se Dio voleva si celebrasse il genetliaco di Gesù Cristo ne avrebbe fatto scrivere la data nella Bibbia? Rammenterete che la Bibbia contiene la data della Pasqua e della commemorazione della morte di Cristo. (Eso. 12:6, 14; 1 Cor. 11:23-25; Luca 22:7-20) Evidentemente non era volontà di Dio che si celebrasse la nascita di suo Figlio, Gesù. Non sorprende, perciò, leggere in The New Schaff-Herzog Encyclopedia of Religious Knowledge: “Non c’è nessuna evidenza storica che nei tempi apostolici o nei primi tempi postapostolici si celebrasse il genetliaco di nostro Signore”.

Ma le chiese della cristianità sono decise a celebrare la nascita di Gesù. Verso l’anno 354 E.V. la maggioranza delle chiese ne aveva fissato la data al 25 dicembre. Da dove trassero questa data?

La data e le usanze natalizie

Gli studiosi danno due spiegazioni della data del 25 dicembre. Una è dovuta a un calcolo attribuito a un certo Ippolito del terzo secolo E.V. Secondo questo calcolo, Gesù morì il 25 marzo ed era stato concepito trentatré anni prima nella stessa data.a È stato precisato che nove mesi dopo d’allora sarebbe stato il 25 dicembre, data della nascita di Gesù.

La seconda opinione è che il 25 dicembre fu scelto perché era il giorno della celebrazione pagana della “nascita del Sole Invitto”, chiamata “Brumalia” nell’impero Romano. Essa seguiva la festa dei Saturnali della durata di una settimana (17-24 dicembre) celebrata al tempo del solstizio invernale. In questo tempo dell’anno il periodo di luce diurna comincia ad allungarsi. I pagani Romani credevano che il dio sole, Mitra, vincesse le tenebre e l’oscurità dell’inverno. Secondo la New Catholic Encyclopedia, questo secondo punto di vista “resta la spiegazione più plausibile della data del Natale”.

Il libro The Story of Christmas dice della data del 25 dicembre:

“Era, in particolare, il più grande giorno di festa della religione mitraica, che, per qualche tempo, rivaleggiò apparentemente con la fede cristiana quale religione di stato dell’Impero Romano. . . . La riverenza che i seguaci del mitraismo rendevano al 25 dicembre influì certo sulla decisione delle autorità della Chiesa di fissare il 25 dicembre come ufficiale genetliaco del nostro Salvatore.

“La scelta del 25 dicembre come data ufficiale della Natività fu fatta quindi per adattare, al servizio del cristianesimo, una festa dalle origini immemorabilmente antiche e osservata in tutto il mondo”.

Il professor A. H. Newman spiega che i capi religiosi cattolici ritennero opportuno far “coincidere il genetliaco del Figlio di Dio con quello del sole fisico”. La data del Natale risultò dunque da un compromesso con la pagana adorazione del sole.

Che dire delle “allegre usanze” natalizie, come l’albero brillantemente illuminato e gaiamente decorato, l’agrifoglio, il vischio, il ceppo e la pratica di scambiare doni? Sono usanze cristiane?

Il professor Edvard Lehmann scrive nell’Encyclopedia of Religion and Ethics di Hastings: “La maggioranza delle usanze natalizie prevalenti ora in Europa, o di cui ci è giunta notizia da tempi precedenti, non sono usanze veramente cristiane, ma usanze pagane assorbite o tollerate dalla Chiesa. . . . La festa del Natale ha ereditato queste usanze principalmente da due fonti: dal paganesimo romano e da quello teutonico”. Alcune usanze vengono anche dall’antica Babilonia.

Fa differenza?

Nonostante ciò, le chiese della cristianità continuano a celebrare di anno in anno il Natale. Per loro non fa nessuna differenza da dove venne il Natale. L’unica cosa apparentemente importante è il fatto che è un’occasione di divertimento ora reputata cristiana. A una lettera inviata ai Cavalieri di Colombo per fare domande in merito, un sacerdote cattolico romano rispose come segue:

“L’evoluzione di certi oggetti o feste osservate in qualche forma dell’adorazione pagana non ha importanza. Quando la Chiesa comincia l’opera missionaria in mezzo a un nuovo gruppo di persone, la Chiesa prende regolarmente ciò che è buono dalle usanze e abitudini del popolo e gli dà una nuova interpretazione alla luce degli insegnamenti di Cristo. Se prima qualcosa era messo in relazione con l’errore, la Chiesa rieduca il popolo alla luce della rivelazione cristiana e attribuisce all’oggetto o all’usanza un nuovo significato per il futuro”.

Accettate questo modo di ragionare? È vero che l’origine del Natale “non ha importanza”? Può un sistema ecclesiastico ‘dare una nuova interpretazione’ a qualcosa di pagano e renderlo in tal modo accettevole a Dio e a Cristo Gesù? Che cosa dice in merito la Bibbia?

Considerate il caso degli Israeliti che Dio aveva liberati dalla schiavitù in Egitto e portati nella “terra promessa” di Canaan (in seguito chiamata Palestina). In Egitto, gli Israeliti avevano conosciuto molte usanze religiose di quel paese. Gli abitanti della loro nuova terra, Canaan, pure seguivano molte tradizioni religiose. Che dire se i Giudei avessero adattato alcune delle pratiche religiose d’Egitto e di Canaan all’adorazione del vero Dio, Geova? Avrebbe Dio pensato che ‘non fa nessuna differenza dato che ora l’adorazione mi onora’?

Notate l’opinione di Dio stesso al riguardo, riportata in Deuteronomio 12:30, 31: “Guardati dall’indagare sui loro dèi, pensando: ‘Come servivano i loro dèi queste nazioni? Voglio anch’io fare così’. Non devi comportarti così con Jahve tuo Dio”. (Versione a cura di mons. S. Garofalo) Rammenterete che Dio disapprovò la nazione d’Israele quando adottò l’idolatra pratica egiziana dell’adorazione del vitello. Benché asserissero che il vitello rappresentava Geova e che quella era una “festa a Geova”, Dio disse a Mosè: ‘Il tuo popolo . . . ha agito rovinosamente’. — Eso. 32:4, 5, 7.

Nel primo secolo dell’Èra Volgare sorse un altro problema in merito alle usanze religiose. I Giudei divenuti cristiani avevano precedentemente celebrato “le feste periodiche di Geova” (Pasqua, Pentecoste e festa delle capanne) alle quali era loro comandato di ‘rallegrarsi dinanzi a Geova vostro Dio’. (Lev. 23:2, 40) Tuttavia i cristiani non dovevano continuare a celebrare neppure queste feste. (Gal. 4:9-11) Se ora i cristiani dovevano cessare di osservare le feste che Dio stesso aveva istituite, certo si sarebbero astenuti da pratiche pagane!

Che cosa significherà il Natale per voi?

È bene che tutti riflettano seriamente sulla cosa. Riguardo alle pratiche religiose pagane, è comandato ai cristiani: “Cessate di toccare la cosa impura”. (2 Cor. 6:17) La Bibbia ammonisce pure: “Ora che avete allontanato la falsità, dite la verità ciascuno al suo prossimo”. — Efes. 4:25.

Desiderate ubbidire a questi comandi scritturali? Potreste ubbidirvi e tenere contemporaneamente una celebrazione che si ammette affonda le sue radici nel paganesimo e suggerisce una falsa data per la nascita di Gesù Cristo? Se lo fate non mostrate di amare il piacere più che Dio e la sua verità? — 2 Tim. 3:4; Rom. 1:25.

Il Natale può essere un tempo di prova per molti. Forse sono consapevoli che il Natale sa di paganesimo e reca dispiacere a Dio. Ma forse la famiglia, gli amici e i vicini fanno le cose in grande per celebrarlo. Ci possono essere forti insistenze a ‘fare quello che fanno gli altri’.

Quest’anno che cosa rivelerà questa prova riguardo a voi? Dimostrerà a tutti che il vostro amore verso Dio supera qualsiasi desiderio che potete avere di piacere agli uomini? Ricordate, la Bibbia mostra che Geova Dio dovrebbe essere il supremo oggetto del vostro amore e timore. — Matt. 22:37; Isa. 8:13.

Ma che dire dei fanciulli? Non è crudele privarli delle gioie dei regali e dell’allegria di Natale? In effetti, tale veduta rivela mancanza di previdenza. Abbiamo visto che a Natale alcuni ragazzi sono depressi arrivando perfino al suicidio, perché esso non risolve i loro problemi.

Se rifiutate di celebrare il Natale, questo non vuol dire che non farete mai doni ai vostri figli o ad altri. La famiglia può divertirsi e fare doni in qualsiasi tempo dell’anno.

Considerate, ad esempio, i testimoni di Geova. Essi non celebrano il Natale, ma né loro né i loro figli ne soffrono. In effetti, è un sollievo per loro. Non c’è l’obbligo di dare, non ci sono le frenetiche ‘spese natalizie’ che lasciano tante persone fisicamente ed emotivamente esaurite. Il Natale non significa niente di tutto questo per i testimoni di Geova.

E pensate ai vantaggi per i figli. Ci sono ora molte felici occasioni tutto l’anno invece di una. Immaginate le grida di gioia del ragazzo che riceve un dono inaspettato da mamma o papà. Come ne è grato! Come si sente rassicurato dell’amore dei suoi genitori! E quanto è molto meglio che questo apprezzamento sia rivolto al vero donatore anziché a un inesistente Babbo Natale!

In contrasto, l’annuo scambio di doni che ha luogo a Natale non suscita gratitudine. Invece, ci si attende di ricevere regali. Molti si sentono grandemente offesi se non ricevono nulla. Anche quelli che ricevono doni sono spesso delusi se il dono è inferiore alle aspettative.

Quest’anno che cosa significherà il Natale per voi? Sarà un’opportunità per mostrare che il vostro amore verso Dio e la sua verità è la forza più grande della vostra vita? O significherà un compromesso con qualcosa che sapete dispiace a Dio? Il significato che avrà per voi il Natale dipende realmente da voi.

[Nota in calce]

a Comunque, secondo la Bibbia, Gesù morì il 14 Nisan 33 E.V. Questo corrisponderebbe al 3 aprile del calendario giuliano, o al 1º aprile del calendario gregoriano. — Matt. 26:2; Giov. 13:1-3; Eso. 12:1-6; 13:4.

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