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  • g74 22/11 pp. 8-11
  • Dopo l’uragano: “Che gioia essere vivi!”

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  • Dopo l’uragano: “Che gioia essere vivi!”
  • Svegliatevi! 1974
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  • ‘L’uragano più violento’
  • Utilità degli avvertimenti relativi ai tornado
  • Le conseguenze
  • Tempo imprevedibile
    Svegliatevi! 1980
  • Il temporale: Spettacolo di luci e suoni fra le nubi
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1988
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Svegliatevi! 1974
g74 22/11 pp. 8-11

Dopo l’uragano: “Che gioia essere vivi!”

SOLO pochi secondi di distruttiva furia e un uomo di Cincinnati, nell’Ohio, si trovò a frugare tra le macerie di quella che era stata la sua casa. Non era il solo. A quasi 20.000 altri proprietari di case negli Stati Uniti centro orientali si presentava lo stesso triste spettacolo. La casa di alcuni poteva essere riparata. Molti avrebbero dovuto ricostruire dalle fondamenta. Non dimenticheranno mai la forza di un tornado.

Quelli che potevano preoccuparsi della casa erano fortunati. Circa 3.700 dovevano attendere di guarire dalle ferite spesso gravi che avevano riportate. Comunque, essi e tutti quelli che sopravvissero a quei momenti di furia furono uditi ripetere più volte la frase: “Che gioia essere vivi!”

Avevano ragione d’essere felici. La vista degli addolorati parenti e amici dei circa 320 che morirono è di gran lunga più eloquente delle parole: nell’Ohio, una madre singhiozzante il cui bambino di un mese le era stato strappato dalle braccia solo per essere trovato più tardi dal padre, all’obitorio; nella Georgia, un bambino che urlando correva in cerchio vicino alle macerie sotto cui erano sepolti i corpi senza vita dei genitori e di due sorelle.

Quasi cento di questi tornado seminarono distruzione dal golfo del Messico al Canada meridionale, mietendo vittime in undici stati e in una provincia. Come una mano gigantesca, uno di essi rase al suolo quasi metà di Xenia, nell’Ohio, una città di 27.000 abitanti. In meno di cinque minuti si lasciò dietro una scia larga ottocento metri e lunga quasi cinque chilometri, distruggendo completamente oltre 1.200 case, 150 negozi e 6 di 12 scuole, mentre centinaia di altri edifici riportarono gravi danni. Ci furono almeno 34 morti e mille feriti.

‘L’uragano più violento’

Si dice che negli Stati Uniti centrali il tempo di primavera sia l’ideale per dare luogo ai tornado. L’aria calda sale normalmente al di sopra dell’aria più fredda. Quando l’aria calda e umida che dal golfo del Messico si spinge verso nord passa sotto l’aria fredda e secca che dalle montagne Rocciose si muove verso est, si preparano guai. Spesso si sviluppa estrema turbolenza. L’aria calda satura d’umidità sale vorticosamente e rapidamente creando minacciose nuvole mentre l’aria fredda piomba giù per prenderne il posto. Si possono formare chicchi di grandine grossi quanto palle da golf. Molti erano fuori a raccoglierli stupefatti attimi prima che arrivasse il tornado di aprile.

L’aria in rapido movimento esegue un moto circolare, molto simile ad acqua che scende vorticosamente in un canale di scarico. Se raggiunge la velocità critica, si formano vorticose “nubi a forma di imbuto”, sospese irregolarmente alle nere nubi sovrastanti. I tornado si formano quando queste nubi a forma di imbuto toccano terra. Allora danzano e saltano in modo imprevedibile sul terreno o restano giù per qualche tratto.

L’Encyclopædia Britannica del 1974 descrive i tornado come “le più violente tempeste atmosferiche”. I venti di un uragano di grandi proporzioni possono superare la velocità di 160 chilometri all’ora. Ma i venti di tornado fortemente concentrati raggiungono spesso i 500 chilometri all’ora e “possono occasionalmente superare gli 800 chilometri all’ora”. Al centro di questa vorticosa colonna si forma un possente vuoto.

Pertanto i tornado seminano distruzione in tre modi: (1) con la diretta pressione del vento che spazza via gli oggetti incontrati sul loro percorso, (2) causando un improvviso calo di pressione dell’aria fuori degli edifici allorché vi passa sopra il centro della colonna d’aria, facendo pertanto “esplodere” gli edifici con la forza della loro stessa pressione interna, e (3) con la loro forte corrente d’aria ascendente, che può sradicare alberi ed edifici, sollevare oggetti pesanti e trasportare per chilometri quelli più leggeri.

Evidentemente sotto l’effetto di alcune di queste forze, un uomo dell’Ohio sentì una “possente forza simile a una calamita che lo tirava” su per le scale della cantina mentre cercava di precipitarsi giù per mettersi in salvo. “Mi scoppiavano gli orecchi”, disse, senz’altro per la bassa pressione dell’aria.

Un uomo di Huntsville, nell’Alabama, dice che andava al lavoro in auto quando fu costretto a rannicchiarsi sotto il cruscotto per ripararsi allorché cominciò a grandinare così forte che temette si rompesse il parabrezza. Poi, egli disse, “l’auto fu sollevata, capovolta e fatta rotolare parecchie volte. Infine l’auto fu sollevata in aria e atterrò col tetto in giù in un punto distante una quarantina di metri da dove mi ero fermato in origine”. Fu senz’altro felice d’essere vivo.

Furono ritrovati documenti e macerie di Xenia a ben 360 chilometri di distanza! Una donna di Cincinnati perse il gatto nel tornado, ma esso si presentò due giorni dopo completamente esausto. Evidentemente aveva compiuto un lungo viaggio di ritorno!

Mentre in media un tornado è largo alcune centinaia di metri e si muove alla velocità di 50-60 chilometri all’ora per circa 26 chilometri, spesso differiscono notevolmente dalla media. Il più distruttivo di cui si abbia notizia era largo oltre un chilometro e mezzo, e tracciò un percorso di 352 chilometri in tre stati a quasi 100 chilometri l’ora, uccidendo 689 persone! Esso si verificò quasi 50 anni fa, il 18 marzo 1925. Il 3 aprile di quest’anno sarà ricordato come il giorno dei tornado al secondo posto per distruttività.

Si verificano tornado in alcuni altri paesi. Ma gli Stati Uniti hanno la dubbia distinzione d’essere il paese che ne registra il numero di gran lunga maggiore e fra i più violenti, con una media di 681 all’anno negli anni sessanta. E c’è un’inquietante tendenza all’aumento dei tornado, essendosi essi sestuplicati negli scorsi trent’anni! L’anno scorso ce ne fu un massimo di 1.107. Il Servizio Meteorologico Nazionale dice che “quasi nessuno negli Stati Uniti dovrebbe pensare che ‘qui non può accadere’”.

Utilità degli avvertimenti relativi ai tornado

Le vittime del tornado di aprile sarebbero state senz’altro molte di più se non fossero stati dati estesi avvertimenti dalla radio, dalla televisione e dal servizio di difesa civile. Anche in tal modo, si dice che i tornado siano il fenomeno meteorologico più sconcertante. Alcuni esperti del Servizio Meteorologico Nazionale riscontrano che è scoraggiante non riuscire a fare specifiche predizioni riguardo ai tornado.

Spiegando, uno dice: “Anzitutto, non sappiamo esattamente che cosa causi un tornado. Non sappiamo dove si verificherà o esattamente quando. Tutto quello che possiamo fare è di scegliere una vasta zona e dire alla gente che potrebbe verificarsi entro un certo intervallo di tempo”. Prima, il servizio meteorologico dà un annuncio per informare della possibilità che si verifichino dei tornado, avvertendo di ascoltare i bollettini e di stare all’erta. Quando si avvistano effettivamente masse d’aria a forma d’imbuto, viene dato l’allarme ufficiale, sollecitando la popolazione a mettersi al riparo e tenendola informata circa la direzione dei tornado conosciuti.

Ma dopo ripetuti avvisi senza che ci fosse alcun tornado, “molti avevano l’idea che si trattasse solo di un altro allarme”, commenta un superstite di Cincinnati, nell’Ohio. Una donna rammenta di aver udito che l’allarme era decisamente cessato e che l’annunciatore diceva: ‘Non mi va di minimizzare la cosa, ma tutti questi allarmi e non succede mai nulla’. Proprio allora dando uno sguardo fuori della finestra che dava sul cortile vide una massa turbinosa di detriti che la riportarono bruscamente alla realtà: ‘Così vi appare un tornado quando l’avete proprio davanti!’ In meno di due minuti la casa della sua famiglia era sparita. Ciò nonostante, quando risalirono dal seminterrato dove si erano frettolosamente rifugiati, furono felici solo d’essere vivi.

Le conseguenze

“La maggioranza delle persone è veramente buona in tempi come questo ma altre sono abiette”, osservò un poliziotto di Cincinnati. Mentre la summenzionata famiglia era ancora lì in piedi stordita fra i resti della casa, cominciarono a comparire gli sciacalli, nel giro di pochi minuti! Alcuni arrivarono addirittura con camion a rimorchio per portare via il bottino. Si dovette chiamare la Guardia Nazionale per proteggere molte zone. Nel Kentucky un uomo della guardia fu visto addirittura ammanettarne un altro perché saccheggiava! Alcuni facevano la guardia col fucile da caccia presso le loro case in rovina.

Ci fu un’invasione di curiosi. Il Courier Journal di Louisville, nel Kentucky, riferisce che “ostacolarono seriamente le operazioni della polizia, dei soccorritori, degli addetti ai trasporti e ai servizi pubblici e degli abitanti”. In parecchi casi l’accesso alle zone colpite fu proibito a tutti fuorché agli abitanti e alle persone autorizzate. A Cincinnati, dopo aver mandato via le venti auto che c’erano davanti, un poliziotto dello stato dell’Ohio disse a due ministri che andavano a vedere come stavano i loro conservi cristiani: ‘Se non foste testimoni di Geova, non vi lascerei passare’. Dovettero superare allo stesso modo altri quattro posti di blocco della Guardia Nazionale.

Comunque, la straordinaria benignità umana che prevalse eclissò di gran lunga l’egoismo di alcuni. Pochi minuti dopo che erano passati i tornado, dappertutto c’erano volontari, prima alla ricerca dei superstiti, a trasportare i feriti all’ospedale, a confortare gli orbati e a condurre a casa propria i senzatetto. Il personale dell’ospedale lavorò altruisticamente. Quando a Xenia venne meno la corrente i medici operarono al lume di candela. Una ditta di ambulanze di Huntsville, in Alabama, fece servizio tutta la notte gratis.

Il frastuono delle seghe elettriche riempiva l’aria mentre i volontari segavano i tragici detriti per facilitarne la rimozione. Gruppi di giovani andavano di casa in casa, aiutando persone che erano per loro dei completi estranei a sgomberare. Gli uomini dei servizi pubblici lavorarono ventiquattr’ore su ventiquattro per ridurre il pericolo delle linee elettriche spezzate e delle condutture del gas che si erano rotte, e per ristabilire in fretta i servizi necessari. Le persone passavano per le strade a distribuire sacchetti di plastica contenenti cibo.

Il mondo d’oggi è fatto in modo tale che le persone rimangono spesso perplesse e sono commosse da tale benignità. Una spaventata vecchina di Guin, nell’Alabama, fu persuasa a uscire dalla sua cantina dopo due giorni. Ella disse: “Questa è la prima volta che qualcuno si interessa di me, e non so cosa fare”.

Senz’altro la maggioranza di quelli che assisterono alle molte dimostrazioni di altruismo fu commossa e incoraggiata. Ma si deve affrontare un’altra realtà. Fu espressa da una superstite di Xenia che era in un centro della Croce Rossa: “Quando tutto sarà finito ognuno ricomincerà ad odiare l’altro”. E questo pensiero deve essere passato per molte menti: Perché ci vuole una crisi affinché le persone mostrino considerazione le une verso le altre?

Altri ancora furono costretti a rivalutare ciò che è realmente importante per loro. Una famiglia dell’Alabama, la cui casa “semplicemente saltò per aria”, dice: “Pensavamo di essere stati colpiti da una vera calamità finché abbiamo sentito di quelli che hanno perso la famiglia. Siamo ricchi in paragone a loro”. La loro gioia per il semplice fatto d’essere vivi fa capire la realtà delle parole di Gesù: “La vita forse non vale più del cibo, e il corpo più del vestito”, o di qualsiasi altro possedimento materiale? — Matt. 6:25, versione de La Civiltà Cattolica.

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