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  • g75 22/1 pp. 17-21
  • Incontro col più grosso dei primati

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  • Incontro col più grosso dei primati
  • Svegliatevi! 1975
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  • Che cosa mangiano i gorilla?
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  • La curiosità è reciproca
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Svegliatevi! 1975
g75 22/1 pp. 17-21

Incontro col più grosso dei primati

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” nello Zaïre

“RICORDATE, quando carica rimanete perfettamente immobili. Uscirà improvvisamente dalla boscaglia con un forte urlo, calpestando violentemente l’intricato sottobosco. Si fermerà a qualche metro da noi. Poi si rizzerà in piedi, si batterà il petto ed emetterà furiose grida. Non vi muovete! State zitti. La sua carica è solo un bluff verso gli intrusi umani”.

“Non vi muovete!” Le parole della guida ci riecheggiavano nella mente via via che avanzavamo attraverso le dense foreste dello Zaïre orientale, ex Congo Belga. Come avremmo reagito trovandoci a faccia a faccia con uno degli animali dall’aspetto più spaventevole, il gorilla di montagna, la più grossa fra le scimmie? Si dice che la sua forza sia quindici volte superiore a quella dell’uomo. Come avrebbe reagito mia moglie? E che dire del resto della nostra comitiva formata di sei persone?

La guida e i suoi battitori pigmei conoscevano molto bene questi animali rari e possenti. Avevano fatto molti viaggi nelle alte giungle dove dimora il gorilla, avendo i pigmei dato loro anche la caccia per mangiare quando era necessario. Le scimmie non avevano mai messo in atto il loro finto attacco, non ancora. Si erano sempre fermate a qualche metro di distanza.

Benché siano passate alcune centinaia d’anni da che i primi esploratori bianchi penetrarono nella terra dei gorilla, solo negli scorsi due decenni sono stati fatti intensi studi scientifici. I primati sono classificati tra gli animali più rari del mondo, che si trovano solo in alcune regioni dell’Africa Centrale. La dimora del più grande dei primati è nelle foreste equatoriali dei monti che sorgono sui confini di Repubblica dello Zaïre, Uganda settentrionale e Ruanda.

Natura benevola

Mentre ci addentriamo sempre più nel loro territorio rammentiamo che normalmente i gorilla non sono aggressivi. Pur potendo facilmente dilaniare un uomo, sotto il suo feroce aspetto questo animale nasconde una natura timida e benevola, perfino introversa. Ogni tanto si è spinto fino al limitare di una piantagione di tè o di caffè facendo fuggire spaventati i lavoratori. Comunque, normalmente il gorilla non uccide, o non ferisce neppure un uomo, se non è molestato o attaccato. Era incoraggiante, ma potevamo crederci?

Rammentiamo che i gorilla si spostano in gruppi, famiglie composte da pochi individui a parecchie dozzine. Ciascuna famiglia ha il suo capo verso cui i membri mostrano affetto e lealtà. Le sue azioni determineranno il comportamento dell’intero gruppo. In genere il capo è un maschio di oltre dieci anni e si distingue per il dorso argenteo, che contrasta con i peli color grigio ferro del resto del corpo.

Giunto a maturità il primate è enorme. Il corpo massiccio pesa fino a 200 chilogrammi ed eretto è alto forse un metro e settanta. Le braccia gigantesche possono avere un’apertura di due metri e mezzo! Che contrasto con il chilo e mezzo o due chili che pesava alla nascita! Si sviluppa molto rapidamente, circa due volte più rapidamente dell’uomo.

Un primate può vivere fino alla bella età di trenta o anche trentacinque anni. Sta realmente eretto e cammina come l’uomo? No, è un quadrupede, che di solito cammina carponi, con un curioso movimento, mezzo dondolandosi e mezzo saltando. Le braccia gli servono soprattutto da grucce, essendo il peso del suo corpo sostenuto dalle nocche incallite e flesse.

Sapevamo che la nostra presenza avrebbe indotto il gorilla a esibirsi, a battersi il petto e forse a lanciare lo spaventoso finto attacco, per avvertire in questo modo la sua famiglia dell’incombente pericolo nonché per intimidire gli intrusi umani. Ciò nondimeno, continuammo ad avanzare nel loro dominio seguendo le tracce che avevano lasciate il giorno prima.

Sempre in movimento

È un’esperienza indimenticabile seguire nella giungla le tracce dei gorilla. Essi conducono una vita nomade, vagando nella foresta in cerca di cibo, non passando mai due notti nello stesso luogo; ma il luogo dove si spostano ha confini definiti, rimanendo essi in un’area di circa quaranta-cinquanta chilometri quadrati. Benché percorrano fino a sedici chilometri al giorno, secondo dove trovano da mangiare, non è difficile trovare le loro tracce. Si muovono in fila indiana, schiacciando la vegetazione, rompendo rami, mangiando parzialmente le piante commestibili e lasciando dietro di sé altri segni che restano visibili per molti giorni.

Ma un momento! Tutt’a un tratto il pigmeo in testa grida: “Angalia!” Abbiamo appreso che questa parola swahili significa: “Guardate!” Che cosa ha visto? Ha trovato il campo dove il gruppo ha passato la notte! Al crepuscolo del giorno prima, ciascun individuo aveva costruito un riconoscibile nido di foglie e ramoscelli. Per preparare il suo giaciglio, ogni animale si era evidentemente fermato in un punto centrale da dove poteva arrivare a rami frondosi, tirando e spezzando la vegetazione, sistemandosela attorno al corpo fino a formare un mucchio abbastanza ordinato e lasciandosi cadere in mezzo ad esso. Ecco dove hanno dormito dalle 18 alle 6 circa, dodici ore.

Abbiamo contato diciannove giacigli, inclusi quelli preparati dai piccoli. In questa famiglia tutti si sono fatti il proprio letto. Alcuni gorilla avevano preparato il loro giaciglio su biforcazioni e rami d’alberi, simile ad amaca, rinforzandolo con rami più pesanti per sostenere il proprio peso. Uno era a dieci metri da terra. Mentre i nidi rivelavano molte cose sul gruppo, non c’era nessun ovvio sistema o disposizione con cui potessero tenersi al caldo o proteggersi, né sarebbero serviti ad alcunché contro il vento o la pioggia o il cattivo tempo. Non erano altro che comodi mucchi.

Che cosa mangiano i gorilla?

Poco dopo l’alba (che qui nei tropici spunta per tutto l’anno alle 6) abbandonano progressivamente il giaciglio e cominciano la colazione che durerà un paio d’ore, passando tranquillamente da uno spuntino all’altro. Alcuni cominciano la colazione a letto. Non occorre preparare il cibo. I gorilla allungano un braccio e afferrano una manciata di vegetazione. Quando hanno finito in un punto, si spostano di pochi passi a un altro.

Il gorilla non uccide mai per mangiare. Tutt’al più devasterà una coltivazione di banane. Mai osservato a mangiare carne nella foresta, a differenza del suo parente lo scimpanzé, questo pacifico vegetariano vive di radici, foglie, teneri germogli e frutta. Una cosa che predilige è quella di spogliare i giovani rami strappandone a morsi la corteccia per arrivare alla parte interna più tenera. Poiché la pioggia è abbondante e i cibi già succulenti sono ricoperti di rugiada mattutina, non si trovano gorilla fermi a bere acqua in un lago o in un corso d’acqua.

L’alimentazione del gorilla è tutt’altro che monotona, avendo almeno cento varietà di piante tra cui scegliere. Dopo colazione questi primati resteranno a poltrire fino a metà mattina; poi si rimettono in moto in cerca di cibo. Sotto questo aspetto i gorilla somigliano ai gibboni e agli scimpanzé.

L’incontro

Mentre ci avviciniamo, vediamo molti segni significativi che il nostro primo incontro con il gruppo è imminente. Nell’aria c’è un odore pungente. Il pigmeo che è davanti ci fa segno di fermarci. Eravamo stati avvertiti che il gorilla ha la vista acuta e che avverte subito i minimi movimenti. Procediamo in silenzio, ma i rami scricchiolano sotto i piedi. Il nostro cuore batte furiosamente. All’improvviso, proprio davanti a noi si leva dal folto della boscaglia un urlo terrificante, acuto, un suono agghiacciante, poi il fruscio del gruppo che fugge davanti a noi nella foresta.

Per un momento il solo rumore che udii era il battito del mio cuore. Poi apparve. Il capogruppo dal dorso argenteo giunse carponi attraverso la giungla, spazzando via tutto quello che incontrava sul suo cammino, saltando verso di noi! Le spalle larghe quasi un metro sostenevano un collo solido, e quel famoso muso nero coi sopraccigli sporgenti. La scimmia caricò a due metri e mezzo da noi! Poi si fermò di botto.

È difficile dire se rimanemmo immobili per ubbidire alle precedenti istruzioni della nostra guida o se fu perché la paura ci agghiacciò. Ma eravamo lì immobili, guardando la testa massiccia dell’animale, che pareva sedesse proprio sulle sue due spalle, con entrambe le mascelle notevolmente sporgenti, e con quelle enormi narici aperte proprio in avanti. Poi si rizzò in piedi e cominciò a battersi il petto e a urlare, rivelando i denti e tutto l’interno della bocca.

Fino a questo punto avevo sempre immaginato che i denti di un gorilla fossero di un bianco scintillante. Da quelle macchie scure di tartaro era evidente che non se li puliva bene. Le acute urla del primate sono probabilmente il più esplosivo suono del regno animale. Se queste urla avevano uno scopo intimidatorio, produssero senz’altro il loro effetto su di noi.

In modo che non lasciava dubbi ci faceva sapere che non dovevamo avvicinarci oltre alla sua famiglia. Per un momento stette fermo e ci guardò con gli occhi aguzzi e scuri, e potemmo vedere chiaramente le labbra, gli orecchi e il naso senza peli. Le piccole orecchie bianche somigliavano a quelle di un uomo. Guardammo la nostra guida e notammo che masticava una foglia, un gesto rassicurante per il sig. Dorso Argenteo.

La curiosità è reciproca

Una cosa è osservare un gorilla in cattività in uno zoo dell’America del Nord o in Europa. È tutta un’altra cosa incontrarne una famiglia nel suo ambiente. Vedemmo le madri che portavano i loro piccoli, tenendoli stretti al petto con un braccio. Altri giovani gorilla erano arrampicati sull’ampia schiena piatta della madre, proprio l’ideale, con tutto quel pelo a cui aggrapparsi. Non v’è pericolo di scivolare di lì! A sinistra, a una quindicina di metri, tre giovani gorilla se la spassavano giocando, scimmiottandosi fra loro. I gorilla più vecchi li sopportavano, pur non dando essi stessi nessun segno di voler giocare.

Era evidente che la curiosità era una delle ragioni principali per cui erano rimasti. Ovviamente essi volevano guardare noi quanto noi volevamo osservare loro. Comunque, erano in vantaggio, essendo dietro un leggero schermo di foglie.

A una ventina di metri un grosso maschio nero cominciò ad arrampicarsi su un albero, presumibilmente per guardarci meglio. Si arrampicava con cautela, appoggiando attentamente e fermamente le mani sull’albero, dandoci contemporaneamente un occasionale sguardo. Osservammo con attenzione, sperando che qualche ramo cedevole o morto non si spezzasse sotto il peso del suo corpo. È noto che dei gorilla si sono fatti male quando dei rami fragili si sono rotti sotto di loro. Giunto in cima riprese la sua occupazione, mettendosi a sedere e guardandoci con vivo interesse, mangiando, spezzando i rami e infilandosi le foglie in bocca. Dopo un’ora e mezzo scese, prima coi piedi, col petto rivolto verso il tronco dell’albero.

Cominciò a cadere una leggera pioggia, ma parve che solo noi uomini la notassimo. La nostra guida fece segno verso una femmina che allungò rapidamente una mano verso un arbusto per raccoglierne con un sol gesto le foglie, infilandosele immediatamente in bocca. Un’altra ancora, che sembrava fosse stata tosata, piegò attentamente un ramo verso di sé, lo spezzò e cominciò a strappare a morsi la corteccia e il legno per arrivare al centro, come faremmo noi per mangiare il granturco dalla pannocchia. Altri due erano seduti e si lisciavano le braccia e le spalle, lisciandosi anche a vicenda.

Una scimmia scura con il pelo più lungo del normale guardò per un paio di minuti dalla nostra parte, immobile, poi all’improvviso tese la mano e con un rapido gesto decapitò un giovane albero, spingendosi in bocca la cima fronzuta. Un’altra ancora mostrò come ci sapeva fare bene con le dita strappando via gli strati di un tenero germoglio, così come faremmo noi a sbucciare una banana. Eccetto alcuni latrati intermittenti in rapida successione e alcuni colpi sul petto per allentare la tensione, insieme a una sorta di brontolii e grugniti di animali soddisfatti, il gruppo fu in genere tranquillo e calmo mentre svolgeva la sua quotidiana attività.

Un’esperienza soddisfacente

Si stava facendo tardi e ci attendeva una discesa di sei chilometri dalle nebbiose pendici del monte Kahuzi fino alla piantagione di tè dove avevamo lasciato il nostro veicolo. Riflettemmo sulla bella esperienza che avevamo avuta.

I gorilla condividono la foresta con numerosi altri animali, ma questo primate ha pochi nemici. La maggioranza è spaventata dai suoi forti urli. Il più grande predatore delle scimmie è senz’altro l’uomo stesso. Mentre sono colpite da malattie che uccidono fino al 40-50 per cento di quelle che nascono, molte sono uccise dai nativi che se le mangiano. Nella Repubblica dello Zaïre, nella regione di Kivu, viene compiuto uno sforzo deciso per perpetuarne l’esistenza in un sistema di parchi abbastanza ben protetti.

La più grande delle scimmie interessa in particolar modo coloro che credono nell’evoluzione, ma queste scimmie non fanno nulla per sostenere tale teoria. Osservandoli brevemente e da vicino nel loro ambiente montano abbiamo accresciuto anche di più il nostro apprezzamento per questi animali che sono un’insolita e caratteristica parte della creazione di Geova. Le somiglianze che possono avere con gli uomini sono dovute al semplice fatto che abbiamo tutti un comune Progettista.

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