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  • Che cosa dicono le nazioni povere

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  • Che cosa dicono le nazioni povere
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Svegliatevi! 1975
g75 22/5 pp. 8-12

Che cosa dicono le nazioni povere

NESSUNO vuole essere povero. Eppure oggi vi sono grandi masse di poveri in ogni luogo. In molti paesi quasi tutta la popolazione vive in povertà!

I capi del mondo chiamano “sottosviluppate” tali nazioni. Ma in realtà esse sono povere. Questi paesi sono chiamati anche il “Terzo Mondo”, essendo classificati dopo le nazioni ricche e quelle che hanno un certo grado di ricchezza.

Secoli fa le comunicazioni limitate impedivano agli abitanti dei paesi poveri di osservare come vivevano quelli dei paesi più ricchi. Ma oggi la situazione è diversa. I poveri di ogni luogo, grazie a giornali, riviste, radio e televisori, osservano come vive “l’altra metà”. Vogliono vivere così anche loro.

Molti esperti dicono che la situazione mondiale potrebbe diventare molto esplosiva a causa delle crescenti esigenze delle nazioni povere. Si pensa che se la loro situazione non migliora, siano disposte ad accettare soluzioni radicali dei loro problemi. E si ammette in genere che è passato il tempo in cui si potevano convincere le nazioni povere che la loro condizione era solo dovuta al “destino”, che dovevano accettarla passivamente.

“Processo”

Nella primavera del 1974, i paesi “sottosviluppati” promossero una speciale sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Questa sessione di tre settimane fu dedicata ai loro problemi, specialmente a come le loro materie prime venivano impiegate dai paesi più ricchi.

Di queste riunioni, James Reston del Times di New York disse: “Si sta facendo una sorta di processo anche qui alle Nazioni Unite, non a un uomo ma a una civiltà. Le nazioni povere redigono ogni giorno i capi d’accusa contro le nazioni ricche”.

Che cosa dicevano le nazioni povere? I loro ‘capi d’accusa’ sono indicati nella pagina accanto.

Queste sono alcune delle cose di cui si lamentano le nazioni povere. Additano anche l’enorme eccessivo consumo o anche lo spreco che si fa nelle nazioni più ricche. Ad esempio, il mondo spende ora più di 128.000 miliardi di lire all’anno negli armamenti, soprattutto nei paesi industriali. Le nazioni povere pensano alle molte cose che si potrebbero fare con tutto questo denaro per migliorare la loro situazione. Tuttavia è un fatto che una considerevole parte del bilancio annuo della maggior parte delle nazioni povere è pure riservato alle spese degli armamenti!

I paesi poveri possono pure precisare che se gli Americani mangiassero solo un hamburger in meno la settimana, i cereali risparmiati sarebbero più di quanto l’India deve importarne in un anno. Si calcola pure che i fertilizzanti usati profusamente dagli Americani sui prati, sui cespugli e sui fiori contribuirebbero notevolmente a colmare il disavanzo di fertilizzanti in Asia, aiutando gli Asiatici a sfamarsi. E, secondo gli esperti di agricoltura, la quantità di cereali usati ogni anno per produrre bevande alcoliche negli Stati Uniti basterebbe per quello stesso anno a tenere in vita 500.000 persone nell’Asia meridionale.

Ma è realistico attendersi che nelle nazioni più ricche ci si privi di tali cose per aiutare i paesi più poveri? James Reston chiede: “Le nazioni ricche e quelle povere possono andare avanti così? Possono le nazioni progredite consumare e sprecare e far pagare la manodopera come stanno facendo e non tener conto della miseria della maggioranza della razza umana che è nei paesi poveri?” Quindi osserva che i paesi poveri chiedono: “Le grandi nazioni vorranno almeno ascoltare?” “La risposta”, dice Reston, “è ovviamente ‘non ancora’”.

E così, mentre la disputa internazionale continua, il pessimismo aumenta. Perché? Perché i problemi della maggioranza delle nazioni povere non vengono risolti. Si aggravano.

I problemi aumentano

Nonostante tutti i discorsi e gli sforzi per conseguire il “progresso”, il numero dei poveri nel mondo aumenta. Oggi, quando gli uomini vanno sulla luna e quando viene imbrigliato il potere dell’atomo, il numero delle persone affamate, poveramente vestite, con alloggi inadeguati e analfabete del mondo è più grande che mai! Quante sono? Il segretario generale delle Nazioni Unite, Kurt Waldheim, risponde:

“Il più schiacciante capo d’accusa contro la nostra attuale civiltà mondiale è il fatto che continua a esistere estesa, assoluta povertà fra due terzi della popolazione del mondo.

“Essa permea ogni fase della vita nei paesi in fase di sviluppo: si manifesta nella malnutrizione dei bambini, nell’insorgere di malattie, nell’estesa disoccupazione, nel basso grado di istruzione, nelle città sovraffollate”.

Al presente la popolazione del mondo è di quasi quattro miliardi di persone. Due terzi, secondo Waldheim, sono nell’assoluta povertà. Questo equivale a circa 2.600.000.000 di persone! Tuttavia la popolazione del mondo, specialmente nelle nazioni povere, cresce in modo esplosivo. Al ritmo attuale, raddoppierà in soli trentacinque anni. Pertanto, l’esperto svedese di alimentazione Georg Borgstrom dice:

“L’esplosivo aumento della popolazione minaccia di spazzar via i progressi fatti dall’umanità e di indebolire tutti i valori umani, facendo precipitare una crescente parte del genere umano nell’abietta povertà.

“Contrariamente al credo generale e nonostante le nostre contromisure, il numero degli affamati, degli assetati, dei poveri e degli analfabeti cresce incessantemente, sia nel senso relativo che in quello assoluto della parola”.

L’India, al secondo posto nel mondo per popolazione, ha quasi 600 milioni di abitanti e ora essi aumentano di 13 milioni all’anno. Un ministro del gabinetto di quel paese calcola che ora quasi i due terzi della popolazione indiana vive “al di sotto del limite di povertà”. Questo equivale a circa 400 milioni di persone! Secondo la notizia, essi hanno un reddito medio di circa 4.200 lire al mese. Il numero dei disoccupati nelle campagne si è sestuplicato in vent’anni, da oltre tre milioni a oltre diciotto milioni al presente. E le condizioni dell’India continuano a peggiorare a causa dei raccolti scarsi e del costo notevolmente più alto di ciò che deve importare, come petrolio e fertilizzanti.

Il numero degli analfabeti, di coloro che non sanno né leggere né scrivere, è in aumento. Circa tre quarti di tutti gli abitanti delle nazioni africane sono analfabeti. In Asia la metà è analfabeta. E circa un quarto di tutti gli abitanti dell’America Latina è analfabeta.

In alcuni paesi la povertà è divenuta così grave e apparentemente senza rimedio, che “ha dato alla parola ‘povertà’ nuove dimensioni”, dice la rivista Atlantic. Di una nazione asiatica, questa pubblicazione dice:

“Si potrebbe anche dire che è in uno stadio troppo avanzato per essere elencata tra le nazioni del Terzo Mondo che lottano; essa è in testa a un nascente Quarto Mondo di stati giovani e indigenti tenuti in vita solo mediante massicce trasfusioni di aiuti stranieri. . . .

“Andrebbero a fondo come sassi senza le elemosine internazionali . . . Nessuno ne ha bisogno, né li vuole”.

L’abisso si allarga

Ciò che allarma molti esperti è che la maggioranza delle nazioni povere resta sempre più indietro rispetto a quelle ricche. Il reddito pro capite in Europa e nel Nordamerica è stato molto più alto del reddito pro capite nei paesi poveri. E l’abisso si allarga, non si restringe.

Per esempio, le statistiche tenute dalle Nazioni Unite mostrano che in un recente periodo di otto anni, il reddito medio negli Stati Uniti è aumentato 25 volte di più del reddito medio in Africa, 16 volte di più del reddito in Asia, e 9 volte di più del reddito nell’America Latina.

Vale la stessa cosa per la produzione alimentare. In un recente periodo di sei anni la produzione alimentare media per persona è cresciuta del 9 per cento nell’Europa occidentale. Ma in quello stesso tempo è diminuita del 5 per cento in Africa. L’America Latina e il Vicino Oriente non registrarono affatto nessun aumento pro capite. E queste cifre furono pubblicate prima delle disastrose penurie di viveri del recente passato in Africa e in parti dell’Asia.

Né gli abitanti delle nazioni povere possono realisticamente pensare che un giorno avranno i beni materiali che hanno le nazioni più ricche. Se tutte le nazioni dovessero produrre le merci prodotte dagli Stati Uniti, la produzione mondiale di materie prime dovrebbe aumentare in modo fantastico. Per esempio, la produzione di ferro e zinco dovrebbe aumentare di circa 75 volte rispetto alla quantità attuale. Ci vorrebbero 200 volte più piombo e 250 volte più stagno. In considerazione del fatto che anche ora le risorse della terra sono messe a dura prova per sostenere le enormi e crescenti richieste del mondo industriale, una tale produzione per mettere le nazioni povere alla pari con le nazioni più ricche è attualmente impossibile.

Recentemente le nazioni produttrici di petrolio hanno quadruplicato i prezzi del petrolio. Questo è stato un duro colpo per le nazioni industriali. Ma per le nazioni povere è stato catastrofico. Queste nazioni non riuscivano a pagare le loro spese neppure prima di tale aumento. Per questo Helmut Schmidt, cancelliere della Germania Occidentale, disse: “I paesi in fase di sviluppo corrono il pericolo di rimanere all’asciutto. La loro stessa esistenza è minacciata dall’aumento dei prezzi del petrolio”.

Queste tristi prospettive delle nazioni povere furono menzionate dagli scrittori Paul Ehrlich e Dennis Pirages nel loro recente libro Ark II. Essi fecero rilevare:

“È chiaro che le vagheggiate opinioni secondo cui [le nazioni povere] possano un giorno mettersi alla pari con i paesi industriali non sono altro che miti propagati dagli ‘abbienti’ per tenere sottomessi i ‘non abbienti’.

“I dati indicano che l’abisso fra le nazioni ricche e le nazioni povere si allarga, non si restringe”.

Atteggiamento mutato

Il crescente abisso causa pure gravi conseguenze alle nazioni più ricche. Questo avviene perché esse devono ricorrere sempre più alle materie prime delle nazioni del “Terzo Mondo”. Ma ora queste nazioni hanno cambiato il loro atteggiamento per quanto riguarda il modo in cui saranno impiegate, e pagate, le loro risorse.

Se ne ebbe un esempio con l’azione compiuta dalle nazioni sottosviluppate produttrici di petrolio, che ebbe ripercussioni in tutti i paesi industriali. Per molti decenni le più povere nazioni produttrici di petrolio avevano dovuto vendere il loro petrolio a un prezzo relativamente economico. Ma recentemente, queste nazioni si unirono insieme e concordarono di quadruplicare i loro prezzi. Lo scià dell’Iran espresse il mutato atteggiamento di tali nazioni dicendo: “L’èra del petrolio a buon mercato è finita. Dobbiamo aggiungere che l’èra dello sfruttamento è finita”.

Dopo avere osservato quanto era accaduto ai prezzi del petrolio, il cancelliere Schmidt della Germania Occidentale dichiarò: “La lotta dei prezzi del petrolio può essere seguita domani da una simile lotta dei prezzi di altre importanti materie prime”. Questa idea fu confermata dal primo ministro della Giamaica, il cui paese è ricco di bauxite, minerale da cui si estrae l’alluminio. Egli dichiarò:

“Le nazioni sottosviluppate non possono più continuare a fornire ai paesi sviluppati le materie prime sulla vecchia base e, in un mondo colpito dall’inflazione, è importante equiparare il valore delle materie prime al valore dei prodotti finiti”.

Le nazioni povere hanno lanciato alle nazioni ricche una chiara sfida. Non accetteranno più passivamente ciò che le nazioni industriali hanno supposto per oltre due secoli. Tale supposizione era che avrebbero sempre potuto ottenere dalle nazioni povere materie prime a buon mercato. Non è più così.

Comunque, il dilemma delle nazioni povere è che la maggioranza di esse non ha un’abbondanza di materie prime. La maggioranza di esse è priva di abbondanti risorse minerali e petrolifere. Sono essenzialmente paesi agricoli, e nelle annate cattive non hanno null’altro da vendere ad altre nazioni. Per cui non avranno il denaro per comprare il cibo e altre cose di cui hanno bisogno per far fronte alle annate cattive. Questo è ciò che accade ora a vari paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina.

Pertanto, in una nazione povera un poeta adirato scrisse: “Come sopportiamo il sole cocente? Facendoci bruciare. Come ci ripariamo dalla pioggia? Essendone inzuppati. Come teniamo lontana la fame? Soffrendo la Fame. Come curiamo le malattie? Con la Morte”.

Ovviamente il sistema di cose che c’è oggi sulla terra non va! L’umanità ha estremamente bisogno di un nuovo sistema, di un sistema che possa recare beneficio agli abitanti di tutte le nazioni. Solo il futuro nuovo ordine di Dio può riuscirci, e ci riuscirà.

[Riquadro a pagina 9]

‘CAPI D’ACCUSA CONTRO LE NAZIONI RICCHE’

1. Circa un bambino su tre dei nati nelle nazioni povere muore prima di compiere i cinque anni;

2. I bambini che sopravvivono, dice il dott. Mubashir Hasan, ministro delle finanze del Pakistan, vanno incontro a “una vita di stenti, disperazione e degradazione. È una lotta intensa ma misericordiosamente breve, poiché c’è la probabilità che non superino i trent’anni”;

3. La sempre più grave catastrofe che ha colpito molte nazioni africane a causa della siccità e della cattiva amministrazione va oltre l’immaginazione delle nazioni progredite. È pure un rimprovero alle Nazioni Unite, che nel loro statuto promisero di favorire “un più elevato tenore di vita, piena occupazione e condizioni di progresso e sviluppo economico e sociale”;

4. Le nazioni di ciò che si chiamava l’Occidente cristiano e che è ora chiamato l’Occidente industriale o il Mondo sviluppato o progredito ingannano i paesi poveri. Come? Acquistando dalle nazioni povere le materie prime e altri prodotti a prezzo molto basso, e rivendendo loro i prodotti finiti a prezzo molto alto;

5. Le nazioni ricche pagano i loro lavoratori da dieci a venti volte di più dei lavoratori dei paesi poveri. Se la paga fosse approssimativamente uguale, i paesi poveri riceverebbero circa 160.000 miliardi di lire in più all’anno per la loro manodopera e i prodotti.

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