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  • g75 22/8 pp. 21-22
  • Vinta l’oppressione

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  • Vinta l’oppressione
  • Svegliatevi! 1975
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  • Molti Canadesi furono scandalizzati
  • Riconosciuto il valore delle decisioni
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    Svegliatevi! 1975
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Svegliatevi! 1975
g75 22/8 pp. 21-22

Vinta l’oppressione

GLI estremi provvedimenti adottati da Duplessis e gli oltraggiosi commenti di alcuni giudici di corti inferiori causarono una violenta reazione da parte di Canadesi amanti della libertà.

In una causa dibattuta nella città di Quebec, il giudice Jean Mercier mosse un aspro attacco a un testimone di Geova processato per l’accusa di semplice violazione di un regolamento locale. Il 19 dicembre 1946 il Globe and Mail, influente giornale di Toronto, commentò la cosa nell’articolo di fondo. Con il titolo “Ritorno dell’Inquisizione”, diceva:

“La persecuzione della setta religiosa chiamata Testimoni di Geova, ora in atto nella provincia di Quebec con l’entusiastica sanzione ufficiale e giudiziaria, ha preso una piega che fa pensare che nel Canada francese sia tornata l’Inquisizione. Il giudice Jean Mercier della corte della città di Quebec avrebbe detto che la polizia del Quebec ha ora l’ordine di ‘arrestare a vista ogni Testimone conosciuto o sospetto’. Se è così, il potere della polizia del Quebec viene impiegato per mettere sotto chiave uomini e donne per il fatto che hanno un’opinione religiosa.

“Questo è un mostruoso oltraggio alle libertà civili. La teoria dell’Inquisizione era che una funzione delle corti fosse quella di liberare la comunità dagli eretici. L’Inquisizione metteva a morte gli eretici, mentre il Quebec li mette solo in prigione; ma il giudice Mercier non sarebbe evidentemente avverso a ripristinare la pena più severa. Condannerebbe ogni Testimone di Geova ‘come minimo all’ergastolo’ se fosse possibile, secondo le parole che gli sono attribuite”.

Molti Canadesi furono scandalizzati

Le informazioni relative alla persecuzione dei testimoni di Geova scandalizzarono molti Canadesi. La fede e la tenacia di questa minoranza di fronte alla schiacciante opposizione suscitarono il rispetto di molti.

Un rinomato giornalista, Jack Karr, scrisse nello Star di Toronto del 26 dicembre 1946:

“Ci vuole coraggio per essere oggi Testimone di Geova nella provincia di Quebec, coraggio e quella cosa detta comunemente fegato. Poiché i Testimoni sono l’oggetto di odio, sospetto e disprezzo del popolino. Pochi abitanti del Quebec, però, sembrano sapere con certezza perché odiano e disprezzano i Testimoni, eccetto che il loro governo ha detto di guardarsene.

“Ma se per quelli che non sono abitanti del Quebec è difficile essere Testimone nella provincia, dev’essere molte volte più difficile per gli abitanti del Quebec che hanno rinunciato alla loro fede e si sono uniti al movimento. Hanno perso gli amici e in effetti sono socialmente messi al bando nei loro quartieri. Quelli che un tempo erano loro amici ora li spiano, essi affermano, e denunciano le loro attività, e quando si tengono adunanze, negli immediati dintorni si sente la tensione dell’antagonismo e sono apertamente spiati.

“Per questa ragione, talvolta è un po’ difficile a uno di fuori capire il significato della situazione e comprendere pienamente che nel Canada accadono sul serio queste cose. L’osservatore può non essere totalmente d’accordo con le dottrine dei Testimoni o coi metodi che usano per conseguire i loro fini, ma dopo aver fatto l’esperienza di frequentarli avrà come minimo enorme rispetto per il coraggio e la tenacia con cui fanno valere i loro diritti. . . .

“In breve, i Testimoni di Geova, un gruppetto di 200 persone, hanno creato molto scalpore nel vecchio Quebec. E in una città con una popolazione per il 90 per cento di lingua francese e per il 95 per cento cattolica romana, le loro adunanze cominciano ad assomigliare alle adunanze dei primi cristiani nella Roma di Nerone”.

E quali furono i risultati di tutte queste sofferenze?

Dal 1949 al 1959 i testimoni di Geova ottennero cinque vittorie notevoli alla Corte Suprema del Canada, attenuando così lo spietato attacco della chiesa e dello stato. Queste cause dibattute alla Corte Suprema costituirono dei precedenti da cui derivarono princìpi guida secondo i quali furono dibattute con successo molte altre centinaia di cause.

Le ultime due principali cause furono vinte nel 1959. In un caso un testimone di Geova che aveva gestito un ristorante a Montreal intentò privatamente un procedimento contro Maurice Duplessis. La sua licenza per la vendita dei liquori era stata ritirata perché egli aveva provveduto la cauzione a molti testimoni di Geova accusati. La Corte Suprema del Canada ritenne Duplessis personalmente responsabile dei danni. Tre mesi dopo che era stato pagato il risarcimento, Duplessis morì.

Riconosciuto il valore delle decisioni

Il valore di queste decisioni e della coraggiosa presa di posizione dei testimoni di Geova è stato calorosamente riconosciuto dalle principali autorità costituzionali del Canada. Nel suo libro Federalism and the French Canadian, Pierre Elliott Trudeau, ora primo ministro del Canada, ha dichiarato: “Nella provincia di Quebec i Testimoni di Geova . . . sono stati scherniti, perseguitati e odiati dalla nostra intera società; ma con mezzi legali sono riusciti a combattere la chiesa, il governo, la nazione, la polizia e l’opinione pubblica”.

Il prof. Frank Scott della McGill University, nel suo libro Civil Liberty and Canadian Federalism, considera la causa Lamb v. Benoit: “La causa della Lamb è solo un altro esempio di illegalità della polizia, ma fa parte del triste quadro che in anni recenti è stato troppe volte messo a nudo nel Quebec. La signorina Lamb, altra testimone di Geova, fu illegalmente arrestata e trattenuta per il fine settimana senza che le venisse mossa alcuna accusa. Non le permisero di telefonare all’avvocato e quindi le offrirono la libertà purché firmasse un documento che esonerava la polizia da ogni responsabilità per il modo in cui l’avevano trattata. Leggendo tale racconto ci si chiede quante altre vittime innocenti sono state trattate allo stesso modo dalla polizia ma non hanno avuto il coraggio e i mezzi per arrivare alla vittoria finale, in questo caso dodici anni e mezzo dopo l’arresto. Dovremmo essere grati di avere in questo paese alcune vittime dell’oppressione statale che difendono i loro diritti. La loro vittoria è la vittoria di noi tutti”.

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