BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • g75 22/11 pp. 9-14
  • Sono sicure le banche?

Nessun video disponibile.

Siamo spiacenti, c’è stato un errore nel caricamento del video.

  • Sono sicure le banche?
  • Svegliatevi! 1975
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • Crescente apprensione
  • Perché le banche sono in difficoltà?
  • La causa fondamentale
  • Entità dei debiti
  • L’effetto sulle banche
  • Il futuro crollo
  • Le banche sono sicure?
    Svegliatevi! 1986
  • Perché le banche falliscono
    Svegliatevi! 1986
  • Il denaro è al sicuro in banca?
    Svegliatevi! 1983
  • L’onere dei debiti grava su altri
    Svegliatevi! 1977
Altro
Svegliatevi! 1975
g75 22/11 pp. 9-14

Sono sicure le banche?

UNA volta la frase “sicuro come il denaro in banca” significava che l’investimento o il bene era considerato molto fidato. Si faceva questo paragone perché le banche erano considerate luoghi molto sicuri in cui mettere il denaro.

Ma i tempi sono cambiati. Oggi molti non sono tanto sicuri che il denaro depositato in banca sia in luogo fidato. E sono giustificati a pensarla così. Non ne sono sicuri neppure gli esperti finanziari.

Un titolo di The Wall Street Journal dichiarò: “Si diffondono i timori sulla stabilità del sistema bancario occidentale”. Esso rilevava che molte banche delle nazioni industriali occidentali sono in difficoltà. La loro condizione finanziaria è peggiorata. Un crescente numero di economisti pensa che ora le banche siano in condizioni peggiori che in qualsiasi tempo da che cominciò la grande depressione nel 1929.

I recenti fallimenti di banche sono stati un duro colpo. Nell’ottobre del 1974 la Franklin National Bank di New York fu dichiarata insolvente. Era la ventesima banca della nazione per grandezza, la più grande che sia fallita nella storia degli Stati Uniti. Durante l’anno parecchie altre chiusero gli sportelli. In Germania, quattro banche fallirono, inclusa la più grande banca privata, I. D. Herstatt. Alcune altre banche europee chiusero gli sportelli, mentre altre ancora annunciarono ingenti perdite. E un crescente numero di banche era al limite delle risorse.

Questi problemi fecero ricordare gli oscuri giorni della depressione. A quel tempo ci furono fallimenti di banche in ogni parte del mondo. Negli Stati Uniti circa metà delle banche chiusero gli sportelli, 4.000 solo nel 1933. La maggioranza non li riaprì mai.

Potrebbe accadere di nuovo una cosa simile? Vanno le banche verso un’altra catastrofe? Quanto sono sicure ora?

Crescente apprensione

Le banche sono direttamente collegate alle generali condizioni economiche. Pertanto rispecchiano lo stato dell’economia e la direzione che essa sta prendendo.

Secondo ogni indicazione le economie del mondo, specialmente quelle del mondo occidentale e del Giappone, sono in gravissime condizioni. Non è mai accaduto che tanti paesi avessero contemporaneamente simili difficoltà economiche.

Il presidente francese Valéry Giscard d’Estaing riassunse i sentimenti di molti. Egli avvertì che il mondo era nella stretta di una generale crisi economica e che “ogni svolta ci conduce verso la catastrofe”. Un paese dopo l’altro è stato colpito da inflazione galoppante, penuria di denaro, declino del reddito reale dei lavoratori, persistente disoccupazione e povertà.

Questo stato di cose risale a decenni addietro. Ma la situazione è stata molto aggravata dal recente quadruplice aumento dei prezzi del petrolio. Ora quasi ogni nazione importatrice di petrolio si è profondamente indebitata per far fronte agli enormi conti del petrolio.

Pertanto, dopo che parecchie banche europee avevano chiuso gli sportelli e altre, inclusa una banca svizzera, avevano subìto forti perdite, The Wall Street Journal disse: “Il sistema è malato”. E aggiunse:

“Non è immune neppure il tanto decantato sistema bancario svizzero. Oggi dunque c’è realmente qualcosa di sicuro? . . .

“Non c’è mai stato un tempo in cui tanti fattori imponderabili influissero sui mercati e su quegli elementi che controllano le attività dei mercati. . . .

“Quando anche la più grande banca svizzera fa profitti esorbitanti in una transazione di cambio estero, ci si può ben chiedere: Dove va a finire il mondo? I pessimisti danno già la risposta”.

Perché le banche sono in difficoltà?

Perché tante banche sono in difficoltà? Perché alcune delle più grandi sono fallite? Quasi per la stessa ragione per cui fallisce un’impresa o una persona. Accade quando le spese aumentano più in fretta del guadagno; e quando si va avanti così per troppo tempo, ne consegue la bancarotta.

Le spese delle banche includono cose come l’interesse pagato ai depositanti, stipendi e indennità agli impiegati e spese di gestione. Ma alcune banche hanno ultimamente sostenuto un’altra crescente spesa: hanno preso sempre più denaro a prestito per prestarlo ad altri. Ma di solito la banca che prende tale denaro a prestito lo paga a caro prezzo (sotto forma di interesse).

Nel 1974, in un periodo di recessione, le banche furono danneggiate in altri modi. Alcune avevano fatto troppi prestiti molto rischiosi. Quando i prestiti non furono restituiti al tempo fissato, o non furono affatto restituiti, a causa delle cattive condizioni degli affari, le banche subirono perdite. Inoltre, le banche che avevano investito denaro in azioni e obbligazioni ne risentirono quando queste persero di valore. E alcune banche subirono forti perdite in speculazioni, e previsioni errate, nei mercati della valuta estera, dove i cambi delle valute fluttuano in relazione l’uno con l’altro.

Durante l’anno alcune banche furono ulteriormente danneggiate quando i depositanti ritirarono il loro denaro. Per timore, o per investirlo in altri campi che rendevano di più, essi ritirarono da alcune banche forti somme di denaro. Per tale motivo la banca non ebbe quel denaro a disposizione per darlo a prestito e trarne un utile e il guadagno fu inferiore.

Quindi, per svariate ragioni, le spese delle banche sono salite. Ma in troppi casi gli utili non vi hanno corrisposto. Le risorse si sono assottigliate. E per alcune banche si sono assottigliate troppo, come un pallone troppo gonfio che scoppia.

I sorprendenti problemi delle banche nel 1974 hanno preoccupato i funzionari. Tra le cose che sono per loro motivo di apprensione è come mai tanti esperti sono stati presi alla sprovvista. Business Week rilevò: “Ora ci sono le recriminazioni e le domande su come non solo le banche ma anche coloro che regolano il sistema bancario poterono fare negli scorsi 10 anni tante previsioni sbagliate”. Questa pubblicazione commerciale fece l’ulteriore commento:

“Nel complesso, il sistema [bancario degli U.S.A.] è più in difficoltà oggi che in qualsiasi tempo dagli anni trenta, con un preoccupante numero di banche che hanno ottenuto troppi prestiti, concesso troppi prestiti, ampliato troppo le loro operazioni con un capitale insufficiente. . . .

“Può darsi benissimo ci sia un’ondata senza precedenti di fusioni di banche mentre il pesce più debole cercherà riparo, e quasi certamente vi saranno alcuni fallimenti”.

La causa fondamentale

Perché tutta questa instabilità economica? Naturalmente, ci sono svariati fattori. Ma fra tutte le risposte, una risalta più delle altre. Gli economisti ripetono del continuo qual è la causa principale dei problemi: troppi debiti!

Da decenni, persone, imprese e governi hanno speso molto più di quello che guadagnavano. Per finanziare i loro affari hanno ottenuto sempre più denaro a prestito. I loro desideri sono aumentati più in fretta della loro possibilità di realizzarli. Per colmare la differenza sono ricorsi sempre più ai debiti.

Ma prima o poi viene il momento che i debiti bisogna pagarli. Se il guadagno non aumenta abbastanza, non si possono pagare i debiti. E se non si può prendere a prestito altro denaro perché è difficile ottenere crediti, ne consegue il fallimento o la bancarotta. Questo sta accadendo ora a un crescente numero di persone, imprese e perfino banche. Nel libro The Coming Credit Collapse, Alexander Paris, consulente in materia di investimenti, scrive:

“C’è davvero una sola causa fondamentale di tutti i mali della finanza. Si possono tutti fare risalire a una lunga tendenza all’eccessiva espansione del credito [debito], che si avvicina rapidamente alla fase finale. . . .

“Nell’intero periodo postbellico [dal 1945], l’ammontare dei debiti insoluti è aumentato a un ritmo che, in media, è stato regolarmente da due a tre volte più rapido dell’aumento della capacità nazionale di produrre beni e servizi. Per di più, in anni recenti il ritmo si è accelerato. . . .

“Questa tendenza del credito ha portato un aumento della domanda che è stato soprattutto artificiale e, con i suoi effetti primari e secondari, ha causato la maggior parte dei problemi economici e finanziari che oggi si presentano all’investitore”.

Anche Business Week additò questa causa fondamentale, dicendo:

“Gli Stati Uniti, come il resto del mondo, sono oggi in tristi condizioni. Avendo ottenuto troppi prestiti con la speranza della perenne abbondanza, gli Americani cercano disperatamente la risposta alle domande per le quali non esistono risposte appropriate. . . .

“Le grandi economie del mondo stavano perdendo l’equilibrio molto tempo prima [dell’enorme aumento del prezzo del petrolio] . . . e la situazione petrolifera non ha fatto altro che affrettare l’inevitabile giorno della resa dei conti”.

Entità dei debiti

L’entità del debito è davvero strabiliante. Nel 1974 il debito degli Stati Uniti superò i due trilioni e mezzo di dollari! Questo supera il valore totale dei beni e dei servizi prodotti in un anno intero. Di questo debito, le società erano debitrici di circa un trilione di dollari, il governo federale era debitore di circa 500 miliardi di dollari, le amministrazioni statali e locali erano debitrici di circa 200 miliardi di dollari, i consumatori dovevano circa 200 miliardi di dollari e il debito ipotecario si aggirava sui 600 miliardi di dollari.

Al presente il debito delle società ammonta a oltre quindici volte gli utili dopo che sono state detratte le tasse, più del doppio di quello che era nel 1955. I debiti delle famiglie sono circa il 93 per cento del guadagno dopo che sono state pagate altre spese essenziali, un enorme aumento in anni recenti. E la quantità di denaro in circolazione nell’intero paese è solo una piccola frazione del debito totale.

Si calcola che il debito mondiale sia di oltre 10 trilioni di dollari. Non è probabile che sia mai pagato. La psicologia del debito ha permeato ogni angolo dell’economia. Il mondo occidentale è così ingolfato nei debiti che se dovesse vivere del guadagno attuale crollerebbe così facilmente come lo farebbe crollare l’inflazione continuata. Perché?

Se si smettesse di ottenere prestiti per pagare i conti attuali, né persone, né imprese, né governi farebbero altrettanti acquisti. Si dovrebbe ridurre drasticamente la produzione. Moltitudini di persone rimarrebbero senza lavoro. La vita industrializzata, che ha concentrato tante persone nelle città, facendo loro abbandonare la terra, non potrebbe attutire tali colpi.

La “prosperità” delle nazioni occidentali è stata edificata su denaro preso a prestito. Non era autentica. Ora le fatture scadono e non si possono pagare. E questo aspetto del problema spaventa i capi. Il numero di persone, imprese e governi prossimi alla bancarotta è così grande che se solo un piccolo numero d’essi fallisse potrebbe avere inizio una reazione a catena che farebbe crollare l’economia del mondo occidentale. Il Times di New York osservò: “L’impatto dello strabiliante aumento dei prezzi del petrolio, oltre all’inflazione già vertiginosa e ai crescenti deficit nei pagamenti all’estero, ha fatto vacillare i governi d’ogni luogo”.

L’effetto sulle banche

Essendo il debito a un livello senza precedenti, forti inadempienze potrebbero rovinare il sistema bancario. Business Week rilevò che “le società sono malate, e sono malate soprattutto perché hanno fatto troppi debiti”. Anche i consumatori sono “malati”, come la maggioranza dei governi, a causa dei debiti.

Ogni banca sa che si troverà in gravi difficoltà se i pochi principali clienti che hanno preso denaro a prestito non potranno restituirlo. Se, per difficoltà economiche, molte imprese e persone non fanno fronte ai loro pagamenti, nessun governo è in grado di compensare la differenza, giacché la maggioranza dei governi è pure profondamente indebitata, soprattutto con le banche!

Per esempio, nel 1974 un’agenzia federale degli U.S.A., la FDIC (Società Federale delle Assicurazioni sui Depositi) assicurò i depositi bancari personali fino a 20.000 dollari, e in seguito quell’anno portò questa cifra a 40.000 dollari. Ma questa agenzia aveva solo circa cinque miliardi e mezzo di dollari nella sua riserva, mentre i depositi “assicurati” erano di quasi 470 miliardi di dollari! Ovviamente, la chiusura sia pure di un piccolo numero di banche farebbe fallire questa agenzia di assicurazioni.

Tuttavia l’attuale condizione delle banche è da attribuire in gran parte a loro stesse. Alexander Paris, consulente in materia di investimenti, dichiara: “Il sistema bancario ha contribuito volontariamente a far peggiorare nel lungo periodo postbellico la situazione finanziaria negli Stati Uniti e nel mondo”. Egli osserva che le condizioni finanziarie del sistema bancario “secondo ogni criterio, sono peggiorate costantemente nell’intero periodo postbellico, e ogni precedente limite di correttezza è stato di gran lunga superato per attuare la massimizzazione degli utili”.

Il futuro crollo

Significa questo che presto le banche subiranno un crollo? Gli esperti fanno notare che i governi possono fare molto per impedirlo, per un po’. Alcuni provvedimenti saranno senz’altro utili, temporaneamente.

Una proposta è che i governi immettano altro denaro nel sistema bancario. Ma così si creano altri debiti e si promuove l’inflazione. Non si fa altro che rimandare il giorno della resa dei conti e si rende più grave la finale resa dei conti. Come ha dichiarato un esperto di finanza: “Questo non può essere il rimedio. È come dar da bere a un ubriaco per fargli smaltire la sbornia”.

Molti dicono che gli esperti non permetteranno il crac delle banche. Ma se fosse così, perché hanno lasciato che la situazione si facesse così disperata? Se avessero i rimedi, le economie del mondo dovrebbero già essere stabili, sicure, prospere, invece che prossime al crollo. Ricordate che poche settimane prima che cominciasse gli “esperti” dicevano che la grande depressione non poteva avere luogo!

Nelle “libere” economie dell’Occidente, gli avvenimenti hanno una forza propria. Non si possono sempre controllare. Lo si vede dal fatto che in tali paesi vi sono già state depressioni e crisi. A questo riguardo, Hyman Minsky, professore di economia all’Università di Washington, dice:

“La probabilità di una grave crisi finanziaria è maggiore ora che in qualsiasi tempo dagli anni trenta.

“Si pensa comunemente che non possano esserci di nuovo un crac finanziario e una profonda depressione perché la Riserva Federale e il Governo non lo permetteranno.

“Comunque, nell’odierno ambiente finanziario gli esperti non hanno tanto potere: È probabile che quanto fanno per rallentare l’inflazione dia il via a una crisi finanziaria e quanto fanno per arrestare una crisi e fronteggiare la disoccupazione tenda ad accelerare l’inflazione. . . .

“I margini di sicurezza sono nettamente diminuiti nel periodo postbellico. Quando i margini di sicurezza sono sottili il sistema finanziario è instabile: Da un fallimento si passa a molti fallimenti. Un’ondata di fallimenti, specialmente di istituti finanziari, costituisce una crisi finanziaria. . . . Le profonde depressioni della storia furono la conseguenza di crisi finanziarie”.

Altri economisti dicono che alcuni grossi fallimenti danno il via a una reazione a catena. The Wall Street Journal descrive la cosa in questo modo:

“Perfino alcuni esperti impegnati in transazioni di ogni giorno confessano in privato di temere il peggio. . . .

“Nella sua forma più pura, questa teoria sostiene che il crac di una sola importante banca potrebbe indebolirne molte altre in varie parti del mondo che vi avevano depositato denaro, provocando il panico fra i depositanti che si affretterebbero a ritirare grandi somme così che anch’esse si troverebbero in difficoltà.

“A dare il via al crac iniziale potrebbe essere qualsiasi cosa da perdite subìte in speculazioni di valuta estera all’inadempienza di un forte debitore, che potrebbe essere un governo schiacciato sotto il peso dei vertiginosi costi delle importazioni di petrolio o una società colpita da una crisi inflazionistica”.

Franz Ulrich, consigliere delegato della Deutsche Bank di Düsseldorf, dice: “Talora non riesco a liberarmi del pensiero che quel giorno non può essere molto lontano”. E Guido Carli, governatore della Banca d’Italia da quattordici anni, dichiara: “Il mondo non può andare avanti così a tempo indefinito. Dovremo accettare le conseguenze della recessione. Comincerà nei paesi più deboli, come l’Italia, e si estenderà a quelli più forti. E il sistema monetario e commerciale che abbiamo costruito dopo la seconda guerra mondiale si disgregherà”. Come disse un consulente finanziario a un giornalista di New York: “Il vecchio sistema è finito”.

Pertanto, Ray Vicker, che scrive per il Wall Street Journal, conclude: “Non ci sono veri rifugi in alcun luogo, per quanto gli uomini li cerchino”.

Significa forse che chi ha denaro in banca dovrebbe ritirarlo? È responsabilità di ognuno decidere che cosa fare con il proprio denaro. Ma quanto è sicuro qualsiasi altro posto dove potreste mettere oggi il denaro? Ricordate che quando c’è un crac, spesso il denaro perde il suo valore.

È prossimo un altro crollo finanziario? Sì, e sarà totale. In quel futuro crollo, nessuna moneta di alcuna nazione sarà sicura, sia che si trovi in banca, in una cassetta di sicurezza, in un salvadanaio, investito o sotto il materasso.

Come possiamo esserne così sicuri? Perché la Parola di Dio, la profezia biblica, ci dice che i governi stessi che hanno emesso il denaro saranno tolti di mezzo, completamente stritolati. (Dan. 2:44) In effetti, essa mostra che neppure i metalli preziosi offriranno alcuna protezione contro l’esecuzione del giudizio su un mondo egoistico: “Getteranno il loro medesimo argento nelle vie, e il loro oro diverrà una cosa orrenda. Né il loro argento né il loro oro li potranno liberare nel giorno della furia di Geova”. — Ezec. 7:19; Sof. 1:18.

Sarà così preparato il terreno a un ordine interamente nuovo che Dio stabilirà. In quel nuovo ordine, non ci saranno più i contrasti, ora esistenti, fra abietta povertà ed estrema ricchezza.

Profonde depressioni e inflazione galoppante saranno cose del passato. Tutti gli affari economici della terra saranno giustamente amministrati dal celeste governo di Dio per il quale Gesù Cristo insegnò ai suoi seguaci a pregare. — Matt. 6:9, 10.

    Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
    Disconnetti
    Accedi
    • Italiano
    • Condividi
    • Impostazioni
    • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
    • Condizioni d’uso
    • Informativa sulla privacy
    • Impostazioni privacy
    • JW.ORG
    • Accedi
    Condividi