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  • g76 8/6 pp. 20-22
  • Sempre in abito da cerimonia

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  • Sempre in abito da cerimonia
  • Svegliatevi! 1976
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  • Corteggiamento, accoppiamento e riproduzione
  • Sopravvivenza difficile
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Altro
Svegliatevi! 1976
g76 8/6 pp. 20-22

Sempre in abito da cerimonia

SI PUÒ dire correttamente che nelle colonie dei pinguini l’abito da cerimonia è d’obbligo. Col loro portamento eretto, questi uccelli inetti al volo, con le penne nere o azzurrastre sul dorso e bianche sul ventre, somigliano davvero a uomini in abito da cerimonia.

Quando camminano ondeggiando sulla terraferma, i pinguini appaiono piuttosto goffi. Ma in acqua sono del tutto diversi. Gli esemplari più grossi di questa specie inarcano graziosamente il dorso eseguendo sopra la superficie dell’acqua salti di oltre un metro e ottanta. I pinguini sono eccellenti nuotatori. È stata cronometrata la velocità di alcuni che andavano a quaranta chilometri orari. Le ali lunghe e relativamente strette fungono da efficienti e poderose pinne. Benché nel nuoto vero e proprio facciano poco uso dei piedi palmati, questi fungono da timoni.

Pure sorprendente è la facoltà dei pinguini di localizzare gli oggetti sott’acqua. Gli esperimenti condotti nel 1963 allo zoo di San Francisco rivelarono che in acqua i pinguini possono distinguere il suono del loro corpo da quello dei pesci. In una vasca con le pareti che assorbivano i suoni e impedivano gli echi furono gettati due pesci. Allorché quattro pinguini vi si tuffarono, vennero spente le luci e sparsi altri pesci in tutta la vasca. Nel giro di trenta secondi, i pinguini avevano mangiato tutti i pesci! Come avevano fatto a localizzare la preda? È ancora un mistero.

Un’altra rimarchevole facoltà dei pinguini riguarda la migrazione. Parecchi anni fa, furono presi e contrassegnati sulla brulla costa antartica quaranta pinguini di Adelia. Quindi furono trasportati in aereo a 2.400 chilometri di distanza, al centro della Barriera di Ross, dove vennero abbandonati. Due anni dopo, tre di loro arrivarono nella colonia di origine, proprio in tempo per il periodo della riproduzione. Avevano nuotato, caracollato e percorso molti chilometri di costa e banchisa polare scivolando sul ventre. Niente male per un uccello senza bussola e che non può volare!

Corteggiamento, accoppiamento e riproduzione

Di particolare interesse sono le abitudini dei pinguini all’epoca del corteggiamento e dell’accoppiamento. Esse differiscono da una varietà all’altra di pinguini e, perciò, servono a tenere separate le specie.

Il pinguino di Adelia si distingue per le sue manifestazioni amorose al tempo dell’accoppiamento. Il maschio produce un crescendo di rumori sordi, protende lentamente la testa e il becco verso l’alto e batte a scatti le pinne. La femmina risponderà con un inchino, la testa girata di lato. Gli dice in questo modo che l’accetta. A sua volta il maschio fa un inchino. E si può anche vedere un pinguino che offre un sasso a un altro. “Si può distinguere il maschio dalla femmina osservando chi offre i sassi e chi li accetta?” chiede il naturalista R. L. Penney. Egli risponde: “Idea affascinante, ma inesatta. Li offrono e li accettano entrambi”.

Dopo l’accoppiamento, la coppia adulta di solito resta unita per tutta la vita. Nel suo libro Freezing Point, Lucy Kavaler narra che una coppia contrassegnata da anelli di alluminio attaccati alle zampe, rimase unita per cinque stagioni consecutive. Di solito i maschi giovani tornano proprio nel punto dove l’anno prima avevano incontrato la loro compagna. Spesso però le femmine giovani non tornano e si cercano invece un altro compagno. Ma divengono più fedeli man mano che maturano.

I pinguini imperatori si riproducono in un’epoca in cui l’ambiente è sommamente ostile. I piccoli escono dall’uovo in un mondo di tenebre e di venti che possono soffiare con forza d’uragano.

Deposto l’uovo, la femmina lo passa al maschio, ed esso se lo rotola in una tasca formata da una piega cutanea che ha proprio sopra le zampe e sotto i rotoli di grasso che gli ricoprono il ventre. Così l’uovo è protetto contro il freddo. La temperatura può scendere al di sotto dei 65 gradi (centigradi) sotto zero, ma il pinguino tiene tranquillamente l’uovo al caldo sotto di sé. Giacché il pinguino dorme eretto, non c’è mai pericolo che l’uovo cada. Durante le tempeste, si unisce agli altri maschi che covano e si accalcano l’uno contro l’altro. Fanno a turno, così che ognuno può passare un po’ di tempo nel cerchio interno e un po’ in quello esterno al freddo. Mentre covano, i maschi non hanno nulla da mangiare. In questo periodo un pinguino imperatore può perdere undici dei suoi trentaquattro chilogrammi.

E la femmina? Mentre il maschio protegge l’uovo, la femmina è in mare a immagazzinare cibo nel proprio corpo. Dopo quasi due mesi essa torna grassa e sazia. Anche se il maschio ha lasciato il posto dove essa lo aveva lasciato, lo può riconoscere dal grido. Il suo ritorno coincide praticamente con lo schiudersi dell’uovo. Tornata la femmina, il maschio le affida il piccolo mentre va in mare in cerca di cibo per rimettersi in forze e riacquistare peso.

Il piccolo si sposta sui piedi della madre, stando al caldo sotto la piega cutanea di lei. Quando ha fame, tira fuori la testa di sotto la piega ed emette un fischio. Allora la madre rigurgita un po’ del pesce che ha mangiato e il piccolo si nutre. Al ritorno del maschio, entrambi i genitori hanno cura del piccolo a turno.

Sopravvivenza difficile

Tra i pinguini la mortalità causata da tempeste, esposizione agli elementi e cose simili è elevata. Nel suo libro The Territorial Imperative, Robert Ardrey osserva: “Nessun pericolo naturale esistente su questo pianeta regge il paragone con le circostanze che riducono la durata di vita dei piccoli del pinguino imperatore”.

Per i pinguini di Adelia, uccelli predatori come procellarie giganti e stercorari dell’Antartide rappresentano un pericolo costante. Quindi la disciplina è essenziale per proteggere i piccoli di questa varietà di pinguini. Se un piccolo si allontana solo di pochi centimetri dal nido, i genitori che sono nel nido vicino lo aggrediscono quasi senza pietà, beccandolo sul dorso, sulla testa e sulle pinne, mentre cerca scampo nella fuga. Questo modo di fare può apparire severo, ma serve a proteggere il piccolo, poiché sarebbe sicuramente assalito dagli stercorari se si allontanasse dalla colonia.

Se si esclude l’uomo, i pinguini imperatori non temono nessuna creatura sulla terraferma. Ma in acqua, le foche leopardine e le orche marine fanno stragi. Inseguiti, i pinguini imperatori fanno salti verticali, atterrando in piedi su blocchi di ghiaccio alti un metro e mezzo che affiorano dall’acqua. Trovano protezione anche nel numero. Di solito solo quelli che si allontanano finiscono in bocca ai predatori.

Ma chi fa più vittime tra i pinguini non è il cacciatore, ma la fame. Quando nel loro ambiente naturale non trovano più da sfamarsi, scompaiono in fretta. Se il cibo aumenta, anche il loro numero cresce.

Benché sembrino sempre in abito da cerimonia, è chiaro che i pinguini non hanno la vita facile. Specialmente il pinguino imperatore sopravvive in condizioni apparentemente impossibili. Tuttavia, è un fatto rimarchevole che questo pinguino è così meravigliosamente dotato per la sua esistenza. Quale grande testimonianza è questa per il suo Magistrale Progettista, il Creatore, Geova Dio!

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