Una vecchia forma di intolleranza torna a divampare
IN UN periodo di tre anni dal 1972 al 1975, il Mozambico diede asilo a oltre trentamila testimoni di Geova del vicino Malawi. Costretti dalla persecuzione violenta a fuggire dal loro paese di origine, questi uomini, donne e bambini del Malawi trovarono una certa pace in dieci campi di profughi del Mozambico. Notizie recenti rivelano che, al tempo in cui si scriveva questo articolo, un considerevole numero d’essi vi trovava ancora rifugio. I testimoni di Geova di ogni parte della terra sono grati di tutto ciò agli abitanti del Mozambico.
Ma l’intensità dell’attacco ora lanciato da alcuni elementi contro i testimoni di Geova nativi del Mozambico minaccia di trasformare un rifugio in un crogiolo di brutale oppressione.
La radio e i giornali del Mozambico hanno fatto molta propaganda contro i testimoni di Geova. Essi sono descritti come “agenti lasciati dal colonialismo portoghese”, “ex ‘Pides’ [polizia segreta portoghese]”, il cui obiettivo è di “turbare l’ordine sociale”. (Noticias, 9 ottobre 1975) È stato detto che “si aggrappano fieramente al fanatismo religioso . . . come mezzo per non pagare le tasse, per non rispettare l’ordine sociale e per reprimere la mobilitazione e l’organizzazione del popolo”, per conseguire l’“anarchia”, secondo A Tribuna del 22 ottobre 1975.
Paragonate questa notizia con un altro racconto tratto da una diversa fonte di informazioni. Riguarda l’occasione in cui una turba aveva messo sottosopra una città e una folla di persone si era radunata dinanzi ai funzionari della città gridando: ‘Gli uomini che hanno messo sottosopra tutto il mondo sono ora venuti qui e si fanno tutti beffe della legge’.
Quest’ultima notizia riguarda un episodio verificatosi millenovecento anni fa. E allora le accuse furono mosse contro l’apostolo cristiano Paolo e il suo compagno Sila. (Atti 17:6, 7) Le parole pronunciate allora erano menzognere, interamente false.
Tali parole sono interamente false quando vengono pronunciate contro i testimoni di Geova, che in circa 200 paesi della terra sono ben conosciuti come cristiani che osservano la legge. Le accuse mosse loro nel Mozambico sono fondamentalmente le stesse accuse mosse contro i cristiani del primo secolo. Ed è per la stessa intolleranza che ora soffrono i veri cristiani.
Nel Mozambico questa forma di intolleranza non si manifestò per la prima volta nel 1975 quando ci fu il cambiamento di governo. E ciò smaschera la falsità delle asserzioni secondo cui i testimoni di Geova in quel paese servano in qualche modo gli interessi del colonialismo portoghese. I fatti mostrano che nulla potrebbe essere più lontano dalla verità.
Negli scorsi quarant’anni i testimoni di Geova del Mozambico hanno sentito la sferza dell’intolleranza dittatoriale. Hanno subìto molti brutali maltrattamenti per mano della PIDE (polizia segreta portoghese). Leggete di seguito ciò che rivelano i fatti della storia:
La testimonianza della storia
Nel 1925 alcuni uomini del Mozambico che lavoravano nelle miniere d’oro del Sud Africa ricevettero alcune pubblicazioni dei testimoni di Geova che spiegavano gli insegnamenti biblici. Alcuni di questi uomini, tornati quell’anno alle loro case a Vila Luisa (a nord di Lourenço Marques, capitale del Mozambico), cominciarono a parlare ai loro simili delle cose apprese.
Così, furono delle persone native del Mozambico, non missionari stranieri o agenti portoghesi, a introdurre il messaggio del regno di Dio che i testimoni di Geova recano in tutta la terra.
Nel 1935, durante il regime del dittatore portoghese Antonio Salazar, due Testimoni del Sud Africa, Fred Ludick e David Norman, si recarono nel Mozambico per cooperare con i Testimoni locali nello svolgimento della loro attività. Che cosa accadde? Furono subito arrestati dalla polizia portoghese e deportati. Simili sforzi compiuti nel 1938 e nel 1939 diedero gli stessi risultati: deportazione immediata.
Ora, tuttavia, le autorità portoghesi fecero di più. Cominciarono ad arrestare gli abitanti del Mozambico che ricevevano la rivista Torre di Guardia. Alcuni rimasero in prigione fino a due anni prima d’essere processati. Alcuni furono deportati nella colonia penale di São Tomé dove rimasero dodici anni! Altri furono condannati a dieci anni da trascorrere in campi di lavoro nella parte settentrionale del Mozambico.
Questa forte opposizione sotto il regime dittatoriale di Salazar mise alla prova il coraggio e la perseveranza dei testimoni di Geova nel Mozambico. Quando si riunivano per studiare insieme la Bibbia, rischiavano sempre l’arresto. Col passar degli anni, molti furono arrestati, percossi, tenuti in prigione o mandati nelle isole penali.
Gli sforzi compiuti per giungere a una soluzione furono respinti. Nel 1955 un testimone di Geova, John Cooke, fu mandato dall’Inghilterra nel Mozambico per chiedere che l’opera dei testimoni di Geova fosse ufficialmente riconosciuta. A suo tempo dovette comparire davanti a un ispettore della polizia segreta (PIDE) e fu sottoposto a un lungo interrogatorio. Fu accusato d’essere un comunista e di tenere adunanze segrete. Benché il colloquio lo convincesse che i testimoni di Geova non sono comunisti, il funzionario disse a Cooke: “Tuttavia, voi siete contro la Chiesa Cattolica e la Chiesa Cattolica è la nostra chiesa. Essa ci ha aiutato a costruire l’Impero Portoghese!” A Cooke furono date quarantotto ore di tempo per lasciare il paese.
Il quotidiano del Mozambico Noticias del 9 ottobre 1975, cita il capo del Frelimo e presidente del Mozambico Samora Machel il quale avrebbe chiesto (a Massingir, Mozambico): “Quando noi eravamo legati e picchiati dai colonialisti portoghesi, dov’erano questi Testimoni di Geova?” Dov’erano? La risposta di molti testimoni di Geova è che allora erano tenuti in prigione da quelle stesse autorità portoghesi!
Per esempio, nel 1956 Francisco Zunguza fu messo in prigione a Lourenço Marques per sei mesi; nel 1964 per tre mesi; nel 1965 per un anno; e nel 1969 fu messo nella prigione di Machava, dove rimase per oltre due anni. A quel tempo furono arrestati anche sua moglie e altri dieci Testimoni. Tutto questo solo perché erano testimoni di Geova, non per qualche atto aperto o sedizioso contro il governo portoghese.
Dal 1969 in poi la polizia segreta portoghese (PIDE) intensificò le sue attività contro i testimoni di Geova. Essi furono ripetutamente convocati e interrogati. E qual era la principale critica che le autorità e la polizia segreta portoghesi muovevano contro i Testimoni? Che si rifiutavano di partecipare alle lotte contro il Frelimo, il partito rivoluzionario che allora era divenuto operante e che ora costituisce il governo del Mozambico!
I testimoni di Geova indicarono chiaramente che erano neutrali verso tutta la politica e le guerre delle nazioni. La loro presa di posizione era in piena armonia con le parole che Cristo Gesù disse al governatore romano Ponzio Pilato: “Il mio regno non fa parte di questo mondo. Se il mio regno facesse parte di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato”. — Giov. 18:36.
Quello stesso anno, nel 1969, gli anziani delle congregazioni dei testimoni di Geova del Mozambico meridionale furono convocati negli uffici della polizia. Fu detto a questi anziani che le attività e le adunanze dei testimoni di Geova erano proibite. Benché fortemente ostacolati, riuscirono ad andare avanti, agendo in armonia con l’atteggiamento assunto dagli apostoli di Cristo Gesù quando le autorità di Gerusalemme cercarono di costringerli a rispettare il bando imposto sulla loro attività. Gli apostoli dovettero scegliere se ubbidire alle autorità giudaiche o al comando di Dio. Benché osservassero la legge, dissero con baldanza che, nel caso di comandi contrastanti, “dobbiamo ubbidire a Dio quale governante anziché agli uomini”. — Atti 5:29.
Nel 1969 i testimoni di Geova furono criticati perché non combattevano contro il Frelimo. Ma nel 1973 la polizia segreta (PIDE) arrestò vari Testimoni, e questa volta l’accusa fu che erano sostenitori del Frelimo! Il 5 marzo 1974, un Testimone, padre di tre bambini, dietro tale accusa fu gettato in una piccola cella della prigione di Machava. Fu tenuto per due mesi in segregazione cellulare, non avendo altro che il pavimento su cui dormire. Questo è solo uno dei molti casi analoghi di Testimoni che negli ultimi anni del regime portoghese in Mozambico subirono un trattamento ingiusto.
Il colonialismo non c’è più: trionfa la libertà o sussiste l’intolleranza?
Giunse il 25 aprile 1974. Quasi da un giorno all’altro la situazione politica in Portogallo e nei suoi possedimenti d’oltremare cambiò in modo drammatico. A Lisbona il colpo di stato pose fine a quarantotto anni di regime dittatoriale e scosse l’impero portoghese.
Parve che ci fossero grandi prospettive di maggiore libertà in Portogallo e nei suoi territori d’oltremare. Gli abitanti del Mozambico si rallegrarono. Gli stessi testimoni di Geova si chiesero se non sarebbero usciti dalla lunga e oscura notte della persecuzione che durava da circa quarant’anni.
Nel Mozambico fu nominato un governo provvisorio per preparare il terreno al completo passaggio dei poteri alle forze del Frelimo, ciò che avvenne nel giugno del 1975. In questo periodo di relativa libertà i testimoni di Geova poterono tenere apertamente i loro studi biblici. Tennero anche grandi assemblee a cui fu invitato il pubblico.
Nell’aprile del 1975, per la prima volta, poterono tenere a Lourenço Marques un’assemblea mista di Africani e bianchi. Sotto la dittatura portoghese questo sarebbe stato impossibile. I Testimoni furono felici di poter stare insieme ad altri cristiani senza distinzione di razza.
Ma ora le forze politiche cominciarono a dare grande importanza alle esteriori manifestazioni di appoggio politico. Gruppi di attivisti andavano in giro invitando tutti ad assistere ai raduni politici dove i presenti dovevano gridare “Viva Frelimo” e alzare la destra col pugno chiuso (come nel saluto comunista).
Quale atteggiamento assunsero i testimoni di Geova? Si mantennero apolitici. Assunsero lo stesso atteggiamento che avevano assunto i testimoni di Geova in Italia durante il regime di Mussolini quando si doveva gridare “Viva il Duce” e fare il saluto fascista. Si comportarono come i testimoni di Geova in Germania quando tutti dovevano gridare “Heil Hitler” e fare il saluto nazista. Seguirono l’esempio dei loro fratelli nei paesi occupati dai Giapponesi durante la seconda guerra mondiale quando alle persone si comandava di inchinarsi per adorare l’imperatore del Giappone.
Sì, il loro atteggiamento fu simile a quello assunto in Inghilterra, negli Stati Uniti, in Portogallo, in Spagna e in tutti gli altri paesi della terra. Essi mantennero la neutralità cristiana negli affari politici qualunque difficoltà si attirassero per il rifiuto di gridare slogan politici o di fare saluti politici. Migliaia d’essi trascorsero anni nei campi di concentramento tedeschi o nei campi di duro lavoro della Siberia.
Ma, come in tutti gli altri paesi del mondo, nel Mozambico i testimoni di Geova continuarono a mostrare pieno rispetto verso le autorità dello Stato, in armonia con il comando biblico riportato in Romani 13:1. E lo mostrarono continuando a pagare fedelmente le tasse senza tentar di evadere il fisco, continuando ad essere lavoratori operosi e fidati, e continuando ad essere cittadini osservanti della legge. Essi non obiettavano a nessuna legge tranne quando era in evidente opposizione alle leggi di Dio esposte nella sua Parola, la Bibbia. Quale fu il risultato?
L’articolo 33 della Costituzione della Repubblica Popolare del Mozambico, entrata in vigore il 25 giugno 1975, dice:
“Le libertà personali sono garantite dallo Stato a tutti i cittadini della Repubblica Popolare del Mozambico. Queste libertà includono l’inviolabilità del domicilio e la segretezza della corrispondenza e non si possono limitare, eccetto nei casi speciali previsti dalla legge.
“Nella Repubblica Popolare del Mozambico lo Stato garantisce ai cittadini la libertà di praticare o non praticare la propria religione”.
L’articolo 25 della Costituzione dichiara:
“Nella Repubblica Popolare del Mozambico nessuno può essere arrestato e rimandato a giudizio se non nei casi previsti dalla legge. Lo Stato garantisce all’accusato il diritto di difendersi”.
Queste parole hanno un vero significato? Questa è una domanda seria a motivo di ciò che è accaduto ai testimoni di Geova nel Mozambico.
Circa un mese prima della proclamazione della completa indipendenza, in un luogo chiamato Chonguene, a pochi chilometri dalla città di João Belo, la congregazione locale dei testimoni di Geova stava tenendo il regolare studio biblico della domenica. Un gruppo di persone, cattolici romani e protestanti, diretti a un raduno politico, interruppero l’adunanza di studio biblico e interrogarono i presenti volendo sapere perché non partecipavano al raduno politico. Dopo aver minacciato i Testimoni, se ne andarono.
Alcuni giorni dopo, il 23 maggio, sopraggiunsero dei furgoni cellulari della polizia che trasportavano soldati del Frelimo i quali arrestarono sei di quelli che avevano assistito all’adunanza biblica dei Testimoni. Il comandante ordinò ai suoi uomini di picchiare e prendere a calci questi sei uomini e poi di portarli in prigione.
In prigione questi uomini furono picchiati tutti i giorni per costringerli a dire “Viva Frelimo”. Tre di essi erano nuovi interessati e non Testimoni battezzati. Questi tre cedettero sotto le percosse. I tre che erano Testimoni battezzati rifiutarono fermamente di andare contro la propria coscienza cristiana. Furono quindi portati fuori e ricevettero l’ordine di scavare una buca abbastanza profonda da starvi dentro in piedi. Costretti a stare in piedi nella buca da cui spuntava solo la testa, fu detto loro che se rifiutavano ancora di dire lo slogan politico sarebbero stati fucilati sul posto e sepolti immediatamente. Ma rimasero fermi nella loro determinazione di non andare contro la propria coscienza. Infine furono riportati in prigione.
Felicemente, quando il ministro della difesa a Lourenço Marques fu informato di questi maltrattamenti si mostrò sorpreso e telefonò al comandante del Frelimo di quella zona. Non passò molto che i Testimoni furono lasciati. Ma questo era solo un tenue raggio di luce in una situazione altrimenti oscura.
Poi il 25 giugno 1975, giorno in cui fu proclamata l’indipendenza, andò in vigore la nuova Costituzione. I brutali atti di aggressione, come quello appena descritto, in cui la libertà religiosa era stata calpestata, sarebbero ora divenuti una cosa del passato? Un atteggiamento progressivo e illuminato avrebbe avuto il sopravvento sulla rigida intolleranza?
Ha inizio una violenta campagna
La risposta si ebbe presto, quasi nel giro di alcuni giorni. In tutto il paese fu lanciata una campagna per diffamare i testimoni di Geova. Furono mossi parecchi attacchi sotto forma di discorsi radiofonici pronunciati da governatori distrettuali e altri uomini politici.
Dietro istigazione di gruppi di attivisti, in vari luoghi i testimoni di Geova furono arrestati e condotti al quartier generale del Frelimo per essere interrogati. In molti casi furono picchiati. Per citare un esempio, ecco ciò che accadde il 13 settembre 1975 alla congregazione dei testimoni di Geova di Choupal nel distretto di Lourenço Marques:
Elias Mahenye, anziano dei testimoni di Geova in visita, stava pronunciando un discorso biblico davanti a circa 300 persone nella Sala del Regno della congregazione. Verso la fine del discorso, entrarono nella sala alcuni attivisti locali che cercarono di interrompere l’adunanza. Fermamente ma con gentilezza furono informati che l’adunanza non era ancora finita, e furono invitati ad aspettare.
La congregazione aveva appena detto “Amen” alla preghiera finale quando questi attivisti salirono sul podio e chiesero all’intera congregazione di gridare “Viva Frelimo”. Ripeterono tre volte la richiesta ma senza ricevere risposta. Allora ordinarono alla congregazione di rimanere nella sala mentre mandavano a chiamare i soldati del Frelimo.
Al suo arrivo, il comandante dei soldati chiese chi era il padre (sacerdote) incaricato. Gli fu spiegato che i Testimoni non hanno nessun padre; tuttavia, Mahenye disse di essere stato lui a pronunciare il discorso. Egli e quattro altri furono quindi fatti salire sul podio, spogliati dalla vita in su e fu loro ordinato di gridare “Viva Frelimo”. Poiché non lo fecero, furono violentemente percossi e poi legati con filo elettrico. Nelle braccia di Mahenye ci sono ancora le cicatrici delle profonde incisioni prodotte dal filo.
I cinque furono portati alle vicine baracche dell’esercito, e Mahenye fu accusato di aver detto alle persone di dichiarare “Abbasso Frelimo”, una menzogna deliberata e premeditata. I soldati quindi lo presero a pugni e lo percossero col calcio dei fucili. Poi tutti e cinque furono battuti con le cinghie dei soldati. Furono chiusi in un sudicio gabinetto per trascorrervi la notte. Alle 4 del mattino furono portati fuori e picchiati di nuovo. Mahenye fu falsamente accusato d’avere addestrato dei soldati a combattere contro il Frelimo e fu nuovamente picchiato. In seguito ammisero che questa accusa era infondata.
Quando si fece giorno, arrivò un sergente del Frelimo che interrogò il gruppo. Egli disse loro: “Se non dite ‘Viva Frelimo’, il Frelimo non vi terrà nel paese, perché non è per Geova che esso ha combattuto per dieci anni, e non ha ricevuto nessun aiuto da Geova. Tutti devono dire ‘Viva Frelimo’, perché il Frelimo è l’iddio del Mozambico, e il secondo dio del Mozambico è il fucile. Non vogliamo sentire niente di Geova”.
E che ne fu del resto della congregazione, inclusi donne, vecchi e bambini, che erano nella Sala del Regno? Erano stati costretti a rimanere lì tutta la notte e parte del giorno dopo. Molti furono picchiati e legati con filo. Mentre facevano questo i soldati gridavano: “Chi è questo vostro Geova? Perché non viene ad aiutarvi?”
Per ventiquattro ore non fu permesso a nessuno, nemmeno alle donne o ai bambini, di dormire, bere acqua, mangiare o andare al gabinetto. Le Bibbie e la letteratura biblica usate alle adunanze furono bruciate. Era come se il Mozambico fosse diventato l’Europa del medio evo, come se il medio evo e l’inquisizione cattolica stessero rivivendo. Infine permisero ai Testimoni di andarsene, dietro la minaccia che se non imparavano a dire “Viva Frelimo” avrebbero avuto guai peggiori.
Tra le altre barbarie commesse, a Magude, a Nord di Lourenço Marques, tredici Testimoni furono arrestati, picchiati e costretti a sradicare degli alberi a mani nude. Quindi legarono loro le gambe e le braccia e li fecero rotolare come tamburi. Come nell’antica Roma, gli abitanti del luogo furono invitati ad assistere allo spettacolo dei cristiani che venivano torturati.
Vicino a Manjacaze, alcuni componenti di due piccole congregazioni di testimoni di Geova furono messi in prigione. Quindi il governatore del distretto di Gaza si recò sul posto e gli altri Testimoni furono convocati a un’adunanza pubblica. Essi ubbidirono alla richiesta. Dopo aver parlato delle locali attività agricole, il governatore chiese improvvisamente a tutti i Testimoni presenti di venire avanti. Essi ubbidirono. Il governatore ordinò allora di arrestarli, sia gli uomini che le donne. Furono violentemente picchiati, alcuni così forte che perdevano sangue da un orecchio o da un occhio. Quindi furono portati in prigione.
In quello stesso distretto di Gaza, un gruppo di Testimoni furono picchiati giorno dopo giorno, tutti i giorni, per un periodo di due mesi nel tentativo di infrangere la loro integrità!
Ma tutti questi episodi furono solo il preludio del peggio che sarebbe venuto. Nel giro di alcune settimane fu dato l’ordine ufficiale: Tutti i testimoni di Geova del paese dovevano essere arrestati.
Questo ordine fu eseguito in modo sistematico e spietato. I seguaci del Frelimo andarono di casa in casa chiedendo agli abitanti di dire “Viva Frelimo”. Se si rifiutavano, si supponeva che fossero testimoni di Geova e venivano portati in prigione. Intere famiglie, bambini compresi, furono spietatamente trascinati via.
Questo significa che ora nelle prigioni del Mozambico ci sono migliaia di testimoni di Geova. I contatti diretti con loro sono divenuti quasi impossibili. Alcuni Testimoni, comunque, riuscirono a fuggire in paesi vicini. Essi comunicano che le prigioni nella zona della capitale, Lourenço Marques, sono ora “gremite”. Poiché le prigioni sono piene, è stato stabilito un campo speciale vicino al cimitero di S. José dove ci sono centinaia di Testimoni. Essendo i ripari insufficienti per tante persone, un gran numero d’esse deve dormire all’aperto senza coperte. Non danno loro nulla da mangiare. I funzionari permettono ai parenti di portare qualcosa da mangiare solo il giovedì e la domenica. Tali compassionevoli visitatori corrono anch’essi il rischio d’essere arrestati se si rifiutano di dire “Viva Frelimo”.
I piani ufficiali mirano evidentemente a mandare molti uomini dei Testimoni nelle città settentrionali di Nampula e Quelimane. Lì dovranno essere usati, in effetti, come schiavi nella costruzione di edifici. I fanciulli saranno mandati in scuole politiche per essere addottrinati dal Frelimo. La radio ha annunciato che il denaro dei Testimoni aventi conti in banca sarà confiscato. Il governo prenderà le loro case e le loro auto.
Sì, è una triste ripetizione di una vecchia forma di totalitarismo. Viene idoleggiato lo Stato tramite la totale irreggimentazione, il totale controllo del pensiero, senza consentire il libero esercizio della coscienza individuale; sono imitati i metodi nazisti dei lavori forzati e i campi di lavoro siberiani; i figli sono separati con la forza dai genitori per addottrinarli nella politica del partito.
Comunicati stampa radiofonici contengono dichiarazioni come: “Il Mozambico non è il paese di Geova” e “bisogna rieducare questi ‘Geova’ fanatici”. Ecco un esempio del tipo di ‘rieducazione’ che alcuni vorrebbero: Dopo aver maltrattato brutalmente i Testimoni, alcuni seguaci del partito non solo chiesero loro di gridare “Viva Frelimo” levando il pugno in alto, ma cercarono anche di costringerli a maledire Dio! Chiesero perfino ai Testimoni di dire “Abbasso Geova” abbassando contemporaneamente il pugno.
Prima che cominciassero gli arresti in massa, circa trenta componenti della congregazione dei testimoni di Geova di Xinavane erano stati convocati e ammoniti per parecchie ore. Quando i Testimoni spiegarono con la Bibbia la ragione per cui rifiutavano di immischiarsi nella politica e di gridare slogan politici, il comandante del Frelimo li schernì dicendo: “Do cinque minuti al vostro Geova per buttar giù questa casa”. Passati i cinque minuti disse: “Sono pronto ad affrontare il vostro Geova col fucile. I soldati portoghesi hanno pregato per la vittoria ma sono stati sconfitti. Il Frelimo ha combattuto senza Geova e ha vinto. Noi sconfiggeremo Geova. Non vogliamo il suo nome in Mozambico”.
Come furono simili queste parole a quelle del faraone dell’antico Egitto che disse con vanagloria: “Chi è Geova, così che io debba ubbidire alla sua voce e mandar via Israele? Io non conosco affatto Geova e, per di più, non manderò via Israele”. — Eso. 5:2.
Qual è, dunque, la vera controversia in Mozambico?
Domande che esigono un’urgente risposta
Può derivare alcun bene al paese dal ripudiare in tal modo la vigente Costituzione della nuova repubblica? Il popolo del Mozambico può trarre alcun profitto quando la libertà di adorazione è calpestata in modo così premeditato? Il rifiuto dei testimoni di Geova di impegnarsi in attività politiche ostacola effettivamente gli sforzi del nuovo regime di governare con efficacia il paese? I fatti indicano tutto il contrario.
Il nuovo governo del Mozambico si è dichiarato a favore di molti ottimi ideali. Tra questi c’è una migliore istruzione per il popolo (il colonialismo portoghese ha lasciato il 90 per cento della popolazione analfabeta), l’abolizione della prostituzione e dell’ubriachezza, la liberazione dall’oppressione. In realtà, i testimoni di Geova danno un notevole contributo per il conseguimento di tali ideali.
Chiedetevi: In un paese che deve combattere il problema dell’analfabetismo delle masse, si migliorerà la situazione gridando uno slogan o facendo un saluto? È realistico o pratico avanzare una simile pretesa?
Che dire, invece, dell’esempio e dell’attività dei testimoni di Geova? Il modo in cui essi adorano richiede un atteggiamento positivo verso l’istruzione e sottolinea l’importanza di imparare a leggere. Nella loro opera biblica educativa, in un paese dopo l’altro, hanno tenuto corsi per insegnare a leggere e scrivere.
Solo nel Messico hanno aiutato 48.000 persone a imparare a leggere e scrivere negli scorsi ventotto anni. In Nigeria negli scorsi quattro anni più di 5.000 persone sono state aiutate in questo modo. E proprio nel Mozambico negli scorsi due anni i testimoni di Geova hanno insegnato a leggere e scrivere a 3.930 persone! A questo riguardo, dunque, non ci sono persone che diano più importanza all’istruzione dei testimoni di Geova.
Si possono elevare le norme morali delle persone ripetendo slogan e facendo certi gesti? Servirono essi a tale scopo nella Germania nazista o nell’Italia fascista o in qualsiasi altra parte della terra in qualsiasi periodo della storia umana? I fatti mostrano di no, e la ragione ci dice che non sarebbe possibile.
Ma, avendo seguìto i princìpi biblici, nel corso di novant’anni o più i testimoni di Geova si sono fatti in tutta la terra la reputazione d’essere persone la cui vita rispecchia norme elevate, decoro morale e purezza. Hanno aiutato centinaia di migliaia di persone in ogni paese ad abbandonare immoralità sessuale, alcolismo, vizio della droga e simili vizi degradanti.
In un servizio su una loro assemblea, il giornale nigeriano The Daily Times disse: “Fa loro onore che oltre 5.000 persone, uomini, donne e bambini, si riunissero per pregare, cantare, mangiare e dormire insieme per quattro giorni senza che si registrassero episodi di furto o rissa. E tuttavia non c’era nessun poliziotto per mantenere l’ordine”. Certo, persone del genere sono utili in qualsiasi nazione. Non sono fra coloro che causano ai governi la gravosa spesa di combattere la delinquenza e la corruzione.
Il colonialismo ha lasciato il nuovo governo del Mozambico gravato di enormi debiti con l’estero per un totale di centinaia di milioni di dollari. Gli slogan e i gesti serviranno a risolvere tali problemi economici? O piuttosto è il lavoro, il lavoro compiuto da persone operose, fidate e oneste che può contribuire a un più elevato tenore di vita?
Si può assicurare il pagamento delle tasse per mezzo di slogan o gesti? C’è la sicurezza che quelli che gridano più forte saranno i più onesti nel pagare le tasse? I casi di evasione fiscale registrati in tanti paesi mostrano che le esteriori manifestazioni di patriottismo non sono un indice sicuro che si eviteranno le evasioni fiscali. Ma anche in tal caso, i testimoni di Geova si sono guadagnati molto rispetto in tutti i paesi perché pagano coscienziosamente le tasse richieste e sono onesti e fidati nei rapporti d’affari.
Nella propaganda giornalistica, come in quella di A Tribuna del 22 ottobre 1975 e di Tempo del 26 ottobre 1975, i giornalisti hanno accusato i testimoni di Geova di “oscurantismo”. I dizionari lo definiscono “opposizione al progresso e alla divulgazione della conoscenza, specialmente con linguaggio, riti, ecc., molto complessi”. Ma che cosa rivelano i fatti?
In tutta l’Africa i testimoni di Geova, più di qualsiasi altro gruppo religioso, sono noti perché hanno aiutato Africani di ogni tribù a liberarsi da ogni specie di credenza superstiziosa. Ciò include la pratica della stregoneria, i riti che rendono schiavi, i timori tradizionali e i tabù tribali. I Testimoni hanno aiutato le persone ad affrontare la vita e i suoi problemi in modo progressivo e pratico, e il risultato di ciò sono famiglie unite, lavoratori responsabili e vicini premurosi e pacifici. Certo, questo è il tipo di progresso e di conoscenza di cui oggi ha tanto bisogno non solo il Mozambico, ma il mondo intero.
Per contrasto, che dire di quelli che cercano di svisare le cose e farle apparire diverse da come sono realmente, oscurando le contese con una propaganda che genera odio contro una piccola minoranza? Certo, essi stessi meritano l’appellativo di “oscurantisti”. Quelli che ricorrono alla brutale soppressione delle libertà fondamentali impiegano metodi che sono vecchi quanto la storia dell’intolleranza e dell’inumanità stesse.
Coloro che spingono a idoleggiare lo Stato a spese delle libertà umane seguono un antico esempio che risale a migliaia d’anni fa, ai tempi degli antichi imperi assiro e babilonese. Certo, tale condotta porta al regresso, non al vero progresso e alla divulgazione della conoscenza. La verità è forte abbastanza da non aver bisogno di ricorrere a tali tattiche.
Credete che lo stato politico abbia il diritto di esercitare l’assoluto controllo del pensiero di tutti i suoi sudditi? O credete che le persone abbiano il diritto di adorare secondo i dettami della propria coscienza?
Se condannate gli sforzi totalitari di costringere le persone a conformarsi a un’ideologia politica, e se provate compassione per coloro che soffrono perché sono fedeli alle loro coscienziose credenze, e lo desiderate, inviate un telegramma o una lettera di supplica a uno o più dei funzionari del governo del Frelimo nella Repubblica Popolare del Mozambico, i cui nomi sono nell’elenco che accompagna questo articolo.
[Riquadro a pagina 25]
FUNZIONARI A CUI SCRIVERE
Presidente de República Popular de Moçambique
Samora Moisés Machel
Lourenço Marques, Moçambique
Comissário Político Nacional
Armando Emílio Guebuza
Lourenço Marques, Moçambique
Vice-Presidente da República Popular de Moçambique
Marcelino dos Santos
Lourenço Marques, Moçambique
Primeiro Ministro da República Popular de Moçambique
Joaquim Chissano
Lourenço Marques, Moçambique
Ministro do Interior
P.O. Box 614 (Caixa Postal 614)
Lourenço Marques, Moçambique
Ministério dos Negócios Estrangeiros
Ac. Antonio Enes
No. 4
Lourenço Marques, Moçambique
Ministro da Defesa
Alberto Chipande
Lourenço Marques, Moçambique
Ministro da Informação
Jorge Rebelo
Lourenço Marques, Moçambique
Ministro do Trabalho
Mariano Matsinha
Lourenço Marques, Moçambique
Ministro da Agricultura
Joaquim de Carvalho
Lourenço Marques, Moçambique
Ministro das Obras Públicas e Habitacão
Julio Carrilho
Lourenço Marques, Moçambique
Vice-Director do Cabinete da Presidência
Luis Bernardo Honwana
Lourenço Marques, Moçambique
Membri del “Comite Central da Frelimo” (Comitato Centrale del Frelimo)
Lourenço Marques, Moçambique
Mariano Matsinha
Deolinda Guesimane
Jonas Namashlua
Olimpio Vaz
Armando Panguene
Membri del “Comite Executivo da Frelimo” (Comitato Esecutivo del Frelimo)
Lourenço Marques, Moçambique
José Oscar Monteiro
Daniel Mbanze
Gideon Ndobe
[Cartina a pagina 21]
(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)
AFRICA
MOZAMBICO
MALAWI