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  • Chi finanzia la previdenza sociale?

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  • Chi finanzia la previdenza sociale?
  • Svegliatevi! 1976
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Svegliatevi! 1976
g76 8/8 pp. 18-20

Chi finanzia la previdenza sociale?

CHI paga le indennità versate a chi è nel bisogno? Che tipo di onere pone questo su chi deve pagare?

In certi paesi le indennità, come le pensioni per la vecchiaia, sono pagate direttamente con fondi governativi. Nell’Unione Sovietica e in Cina l’intera somma è pagata dal posto dove la persona ha lavorato, o mediante contributi governativi supplementari.

In genere, però, l’espressione “previdenza sociale” viene usata per i programmi a cui partecipano sia i lavoratori che i datori di lavoro. Per esempio, negli Stati Uniti il sistema prevede che da ogni stipendio del lavoratore sia detratta una parte. Nel 1975 le trattenute per la previdenza sociale furono del 5,85 per cento, inclusi i contributi per l’assistenza medica. Anche il datore di lavoro dovette pagare il 5,85 per cento.

Pertanto, il lavoratore che pagò questo contributo del 5,85 per cento su un reddito di 5.000 dollari annui si vide detrarre dagli stipendi 292,50 dollari. E il datore di lavoro dovette contribuire al programma con altri 292,50 dollari dal capitale della ditta.

Tuttavia, i contributi previdenziali non sono stabiliti in base al reddito totale della persona. Nel 1975 questi speciali contributi furono pagati solo su 14.100 dollari del reddito totale del lavoratore. I contributi non furono pagati sul reddito eccedente tale somma.

Onere crescente?

Nel corso dei decenni, alcuni hanno finito per considerare questi versamenti come un onere sempre più gravoso. Essi pensano che il pagamento di questi contributi cominci realmente a danneggiare, specialmente le famiglie a basso reddito.

Quando fu istituita la previdenza sociale negli Stati Uniti, era trattenuto a tal fine solo l’1 per cento del salario del lavoratore. Il datore di lavoro versava un altro 1 per cento. Ma nel 1975 la percentuale era quasi sei volte tanto.

Non solo la percentuale dei contributi si è quasi sestuplicata, ma è aumentato anche in modo drastico l’ammontare su cui si calcolano i contributi. In principio, il massimo del reddito che poteva essere gravato di contributi era di 3.000 dollari l’anno. Ma tale cifra continuò a salire, arrivando a 14.100 dollari l’anno nel 1975. E alla fine del 1975 il governo annunciò che nel 1976 il reddito su cui si sarebbero calcolati i contributi previdenziali sarebbe salito a 15.300 dollari.

Pertanto l’aumento è avvenuto in due sensi: nella percentuale dei contributi e anche nella somma su cui vengono calcolati. Si può comprendere quanto è stato sensibile questo aumento dei contributi facendo un paragone: l’1 per cento di 3.000 dollari all’inizio era solo 30 dollari; ma il 5,85 per cento di 14.100 dollari nel 1975 equivaleva a 824,85 dollari, e nel 1976 sarà di 895,05 dollari. Questo rappresenta un aumento enorme delle trattenute massime dallo stipendio, all’incirca trenta volte di più che quando ebbe inizio il programma. Ciò supera di gran lunga l’aumento del carovita avvenuto in quello stesso periodo a causa dell’inflazione.

Una ragione principale per cui alcuni lo considerano un onere sempre più gravoso è che va ad aggiungersi a tutte le altre tasse che si devono pagare. Anch’esse sono aumentate col passare degli anni. Le imposte comunali sulle entrate, un tempo inesistenti, sono aumentate in modo significativo, in alcuni luoghi dal 6 all’8 per cento. In alcuni stati degli U.S.A. vi sono imposte sul reddito che un tempo non c’erano. Anche le imposte sugli immobili sono aumentate. C’è poi l’imposta federale sul reddito. Ora i lavoratori americani sono tassati così fortemente che per molti di essi più di un terzo del reddito se ne va nelle tasse.

Anche in altri paesi i contributi previdenziali sono similmente aumentati. Nel 1975, nella Germania Occidentale il dipendente e il datore di lavoro dovevano versare in media ogni mese il 9 per cento a testa su un massimo annuo di 33.600 marchi tedeschi (circa 11.400.000 lire). Se il lavoratore guadagnava meno di 280 marchi tedeschi al mese (circa 100.000 lire), il datore di lavoro doveva pagare l’intero 18 per cento. Riguardo al sistema di quella nazione, U.S. News & World Report disse:

“Il sistema di previdenza sociale della Germania Occidentale, già così costoso che secondo alcuni amministratori ostacola i loro progetti d’investimento, l’anno prossimo costerà anche di più.

“Il Governo ha decretato un aumento del 50 per cento nelle somme che datore di lavoro e lavoratore devono versare al fondo di assicurazione contro la disoccupazione di Bonn. . . .

“In Germania, per il lavoratore medio dell’industria questo significa un contributo personale di quasi 130 dollari al mese. Il datore di lavoro versa altri 130 dollari e deve sostenere la spesa di altre forme previdenziali. . . .

“Negli ultimi tempi i costi della previdenza sociale sono aumentati vertiginosamente, da circa 128 milioni di dollari all’anno per un gruppo di ditte tedesche a 240 milioni tre anni dopo.

“Per tale ragione i dirigenti dicono che la possibilità di manovre degli investimenti va scomparendo”.

Incide sui risparmi

Negli ultimi anni, le tasse e il costo della vita sono aumentati più in fretta del reddito reale dei cittadini. Quindi molti fanno fatica a risparmiare per la vecchiaia.

Gli Americani si accorgono di non poter più risparmiare quanto trent’anni fa. E ovviamente a causa dell’inflazione il denaro risparmiato vale molto meno, anzi, solo una frazione di quello che valeva prima. Dati questi fatti, i crescenti oneri previdenziali si portano via una fetta più grossa di quei risparmi. Il News di Detroit osservò:

“Nel 1942 la famiglia americana media, pagate tutte le tasse e le spese del mantenimento, poteva permettersi di depositare in banca 767 dollari. Quell’anno, su ogni 100 dollari risparmiati dagli Americani, l’Amministrazione per la sicurezza sociale trattenne da ogni busta paga degli U.S.A. 3,70 dollari per il fondo pensioni. . . .

“Nel 1950 le trattenute sulla busta paga erano salite a 20,40 dollari ogni 100 dollari e . . . Nel 1960 . . . a 63,90 dollari ogni 100 dollari . . .

“L’anno scorso è stato il peggiore della storia. Anche se la famiglia americana media risparmiava poco più che nel 1945, l’Amministrazione per la sicurezza sociale si prese 84 dollari ogni 100 dollari risparmiati”.

Per tali ragioni, l’economista Milton Friedman definì gli ultimi vent’anni nella storia della sicurezza sociale “una schiacciante sconfitta per il salariato medio”, poiché si è mangiata una porzione sempre più grande dei suoi magri risparmi. E per quanto riguarda i lavoratori a basso reddito, i contributi rappresentavano un onere più gravoso, poiché erano superiori alle tasse federali sul reddito.

C’è un’altra cosa da considerare: Se nell’attuale società industriale i lavoratori dovessero assistere direttamente chi è nel bisogno, come ad esempio pagando ai loro familiari anziani ciò che l’assicurazione contro la vecchiaia e contro le malattie paga loro, se lo potrebbero permettere? Pochi ne sarebbero in grado. È innegabile che i sistemi di previdenza sociale alleviano sensibilmente il peso dei lavoratori d’aver cura di chi è nel bisogno.

Tuttavia, quale sicurezza offrono i crescenti oneri previdenziali? Cosa accade a chi è nel bisogno, come ad esempio ai pensionati anziani che desiderano condurre una vita ragionevolmente comoda e dignitosa?

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