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  • g77 22/1 pp. 10-12
  • C’è motivo di sperare in un futuro migliore?

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  • C’è motivo di sperare in un futuro migliore?
  • Svegliatevi! 1977
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  • Un problema sempre più grave
  • Tenore di vita più basso
  • Povertà in mezzo alla ricchezza
  • Altri mali
  • Perdita di fiducia
  • Il futuro
  • In che condizioni è la nazione più ricca?
    Svegliatevi! 1977
  • I debiti sono al punto critico?
    Svegliatevi! 1977
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Svegliatevi! 1977
g77 22/1 pp. 10-12

C’è motivo di sperare in un futuro migliore?

DOPO duecento anni di storia, l’attuale stato di cose degli Stati Uniti dà forse valide ragioni per sperare in un futuro migliore? La nazione ha senz’altro una grande forza economica, e molte altre buone possibilità.

Tuttavia molti esperti che studiano le tendenze in economia, istruzione, problemi sociali e politica sono pervenuti a una grave conclusione. Essi pensano che il paese, pur avendo notevole potenza e buone prospettive, potrebbe trovarsi presto in serie difficoltà, se non si invertono le tendenze negative.

Essi fanno notare che il guaio di molte famiglie è il “sogno americano”. Si credeva cioè che il miglioramento sarebbe continuato a tempo indefinito, con migliori impieghi, più denaro, un più alto tenore di vita, sicurezza, pace mentale e un luminoso avvenire per i giovani.

Ma nel caso di molti questo non è avvenuto. Il Times di New York riferisce: “Fra molti Americani si diffonde sempre più il timore che la festa sia finita. Il grande sogno americano . . . appare a molti assai meno realizzabile”.

Un problema sempre più grave

Un grosso problema riguarda il modo in cui gli Americani hanno finanziato la loro prosperità negli scorsi decenni, cioè con denaro preso a prestito, coi debiti, debiti esagerati. Hanno ipotecato il futuro per vivere bene al presente. Ma i troppi debiti portano al fallimento.

A causa dei debiti enormi e crescenti, un gran numero di persone, molte imprese, alcune amministrazioni comunali e statali, e persino il governo federale, sono sempre meno in grado di far fronte alle proprie spese. U.S. News & World Report dice: “I debiti aumentano più in fretta del risparmio che dovrebbe permettere di pagarli. Ora le passività pubbliche e private ammontano a più del doppio della produzione nazionale annua di beni e servizi”. Quel debito totale supera i tre trilioni (tre milioni di milioni) di dollari!

La rivista osserva che “il debito delle società è circa 17 volte maggiore degli utili combinati delle ditte, dedotte le tasse”, e aumenta. Il debito del governo federale supera di parecchio i 600 miliardi di dollari, e anch’esso aumenta. Negli scorsi diciassette anni, solo una volta il governo ha avuto un piccolo attivo nel bilancio annuale. Il deficit dell’anno fiscale 1975 fu di oltre 43 miliardi di dollari. Il deficit previsto nell’anno fiscale 1976 era di circa 75 miliardi di dollari, un primato.

Nel 1939 l’interesse sul debito pubblico era di un miliardo di dollari all’anno. Ma nell’anno fiscale 1977 si prevede che si aggirerà sui 45 miliardi di dollari! L’interesse di quest’anno, da solo, supera il debito pubblico totale accumulato in tutta la storia della nazione fino alla seconda guerra mondiale.

Il senatore Harry F. Byrd dice: “Se continua questo tipo di spesa deficitaria, credo che il disastro nazionale sia inevitabile”.

Ma negli ultimi mesi non sono migliorate le prospettive degli affari? Sì, la maggioranza degli economisti ritiene che la grave recessione dell’anno passato sia finita. Tuttavia, il miglioramento è stato in gran parte finanziato con denaro preso a prestito. Immettendo in un’economia settantacinque miliardi di dollari presi a prestito le condizioni migliorano, temporaneamente. Ma l’onere dei debiti diventa sempre più gravoso. Alcuni hanno espresso la propria preoccupazione e paragonano la situazione a quella dell’eroinomane che deve sempre aumentare la dose finché il suo organismo non la tollera più e quindi crolla.

Tenore di vita più basso

Il comune di New York sa già cosa vuol dire spendere più di quello che si guadagna. Il debito del comune è divenuto così gravoso che gli è molto difficile ottenere in prestito altro denaro per pagare le spese correnti, tanto meno per restituire il prestito.

Il comune ha dovuto quindi ridurre i servizi e questo ha comportato alcuni licenziamenti. Ma nonostante questi drastici provvedimenti, il deficit persiste. E il comune incontra sempre più difficoltà a riscuotere le tasse già pesanti.

Il tenore di vita di una città può diminuire quando si spende troppo e non si guadagna abbastanza e molti esperti ritengono che questo possa accadere anche alla nazione. Per alcuni, questo è già cominciato. Il prof. George Sternlieb della Rutgers University ha dichiarato: “Stiamo assistendo nientemeno che al declino del tenore di vita americano”.

Anche le tasse danneggiano il tenore di vita, poiché sono la voce che aumenta più rapidamente nell’inflazione. Già più di un terzo della paga del lavoratore se ne va nelle tasse. Con buona ragione il segretario al Tesoro William E. Simon ha detto: “Oggi il sistema federale di tassazione evolutosi dai primi giorni della repubblica è in difficoltà”. Si teme una ‘rivolta delle tasse’. In effetti, una delle ragioni della Rivoluzione americana furono le tasse che i coloni consideravano ingiuste.

Povertà in mezzo alla ricchezza

Nonostante molti siano prosperi, la povertà persiste. Il Post di New York ha dichiarato: “Secondo le stime, il numero degli Americani che vivono al di sotto del livello di povertà va dai 10 ai 30 milioni”. Molti altri vivono ai limiti della povertà o poco più su.

Il giornalista Jack Anderson parla di un altro corrispondente che si presentò come bracciante agricolo andando a lavorare in varie fattorie. L’alloggio provvedutogli era “difficilmente adatto a un uomo”. Le condizioni generali, disse, “facevano pensare più agli alloggi degli schiavi del 19º secolo che a qualsiasi abitazione del 20º secolo”.

Anderson concluse: “C’è una triste ironia nel fatto che quelli che lavorano nei campi più produttivi del mondo spesso vivono in assoluta povertà, guadagnando appena quanto basta a sopravvivere. Alcuni sono veri e propri schiavi del capoccia, che trattiene gran parte del loro salario. Per la maggioranza, sembra non ci sia modo di sfuggire alla perpetua povertà di chi lavora i campi”.

Il numero degli anziani che vivono in povertà è, per ammissione, una vergogna nazionale. E le condizioni di vita in molte grandi città peggiorano. I progetti per rimettere a nuovo gli edifici non procedono di pari passo con il numero di edifici cadenti che vengono abbandonati.

Quindi, dopo duecento anni, le condizioni di vita sono ottime per molti, ma pessime per milioni d’altri. Tutti gli anni di prosperità, tutti gli sforzi bene intenzionati, non hanno portato un cambiamento. Questo non è un valido motivo per sperare in un futuro migliore.

Altri mali

E dopo duecento anni di esistenza di uno dei sistemi educativi più progrediti, milioni di persone sono ‘praticamente analfabete’. Il dipartimento dell’Istruzione degli U.S.A. definisce “vergognosa” l’incapacità di circa un quinto della popolazione adulta (23 milioni di Americani) di leggere almeno quanto basta per sbrigare le faccende quotidiane, come fare la spesa, prendere la patente o leggere una polizza di assicurazione. Si afferma che altri 39 milioni di Americani “se la cavano appena”.

La condizione di molte scuole americane non ispira molta fiducia per quanto riguarda le possibilità di ottenere un grande miglioramento nei livelli generali dell’istruzione. I giornali americani riferiscono che nelle scuole la violenza dilaga, e assalti, aggressioni, vandalismo e lotte fra bande rivali aumentano. Una pubblicazione l’ha definito “un vero e proprio regno del terrore nelle scuole”. In una grande città, in cinque mesi ci furono 474 aggressioni a insegnanti e membri del personale.

Tale tendenza coincide con l’aumento della criminalità. Ora si commettono ogni anno più di undici milioni di reati gravi. E altri milioni di reati non vengono denunciati.

La vita familiare è in declino. I sociologi di Boston hanno riscontrato che ‘nella famiglia americana media la violenza è apparentemente così comune come l’amore’. Metà delle coppie di sposi intervistati ha ammesso che l’anno passato c’erano stati atti di violenza fisica nella loro famiglia. E si calcola che ogni anno ci siano almeno un milione di casi di maltrattamenti ai fanciulli.

Perdita di fiducia

Il Times di New York ha dichiarato: “Negli scorsi pochi anni, pare che come popolo abbiamo perso la strada, che vaghiamo nell’incertezza, che siamo insicuri nei nostri rapporti gli uni con gli altri e col mondo in generale. L’ottimismo e l’impulso morale che hanno caratterizzato l’America attraverso i decenni sono stati in larga misura sostituiti da profondo cinismo e disillusione”.

Il senatore Frank Church ha riscontrato che “mancanza di fede, esteso cinismo e profondo pessimismo sono i problemi principali e più fondamentali che si presentano oggi all’America”. Il senatore Church, che ha diretto un’investigazione sugli abusi in alcuni organismi federali, sostiene che “vi è stata crescente illegalità a ogni livello della società americana, incluso il governo federale”. Egli ha fatto notare che “l’esistenza di un governo libero è in pericolo se esso non segue la legge”.

Il futuro

Gli Stati Uniti nella forma attuale sopravvivranno per celebrare il loro terzo centenario, il “Tricentenario”?

Molti sono dell’opinione che la democrazia non sarà il governo di domani. Essi indicano che nel mondo i governi democratici sono sempre meno. Invece, aumentano i regimi totalitari.

La più diffusa rivista illustrata della Germania Occidentale, Stern, è giunta alla conclusione che ‘l’attuale èra di predominio americano è finita’, ma esprime la speranza che sia sostituita da un altro tipo di èra americana. L’Economist di Londra, filoamericano, parla di un “periodo di recessione” per l’“impero” americano. La sua conclusione è che ‘la guida del mondo passerà probabilmente in nuove mani molto presto nel secolo 1976-2076’.

Tuttavia, c’è una ragione più fondamentale per sperare di vedere un grande cambiamento prima dell’arrivo del “Tricentenario”, ma non perché gli Stati Uniti saranno conquistati da qualche altra potenza mondiale.

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