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  • g77 8/10 pp. 3-5
  • Per quanto tempo vorreste vivere?

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  • Per quanto tempo vorreste vivere?
  • Svegliatevi! 1977
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  • Per quanto tempo si può vivere?
  • Quale speranza offre il campo scientifico?
  • Non c’è ragione di arrendersi
  • Che cosa sappiamo della durata della vita umana?
    Svegliatevi! 1971
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    Svegliatevi! 1995
Altro
Svegliatevi! 1977
g77 8/10 pp. 3-5

Per quanto tempo vorreste vivere?

QUANDO tutto va bene, la vita è piacevole. L’idea di continuare a vivere anche per sempre, può certo sembrarvi attraente. Ma poi difficoltà, forse grandi ostacoli e tragedie, possono turbare la vostra vita. Eppure, anche allora, non desiderate morire.

Il fatto è che la gente si aggrappa alla vita, a qualunque costo. Nel 1974, soltanto negli Stati Uniti, i malati di cancro spesero sette miliardi di dollari nel tentativo di fermare quel male mortale e continuare a vivere.

Il Times di New York del 22 luglio 1974 riferì quanto segue di un malato di cancro, un medico, che ricorse a ogni mezzo concepibile per combattere il suo male eppure morì a trentanove anni:

“Molti altri in fin di vita, come il dott. Leinbach, lottano fino all’ultimo. . . . La loro volontà di vivere è un fondamentale istinto umano . . . la vedova affermò che ogni giorno in più di vita fu di grande valore per lui. ‘Quello che Gary voleva soprattutto’, essa disse, ‘era la vita’. . . . Poco prima della sua morte gli aveva chiesto se riteneva che valesse la pena fare un tale sforzo per stare in vita. Disse che egli rispose chiaramente: ‘Sì’”.

Quando abbiamo la salute c’è la tendenza a tenere in poco conto la vita. Uno scrittore, dopo essere stato in punto di morte durante una grave malattia, scrive su una rivista: “Non credo d’esser mai stato così felice, di avere mai tratto tanta gioia dalle cose più semplici; cose che prima consideravo di ben poco conto. A volte rido di me stesso. È come rivivere una seconda infanzia. Assaporo un sorso d’acqua, un frutto. Godo della luce del sole. Vado in giardino e guardo gli alberi. Mi accorgo di non aver mai visto realmente che cos’è un albero in tutti gli anni in cui avevo buona salute. E godo del canto degli uccelli, di qualsiasi cosa!”

Un insegnante di filosofia espresse il sentimento di molti altri, dicendo: “Che peccato che un fenomeno così bello come la vita intelligente, senziente, sia racchiuso in corpi così fugaci e vulnerabili”.

Per quanto tempo si può vivere?

Si può ammettere che sarebbe ragionevole che l’uomo vivesse molto più a lungo, anche per sempre, ma è scientificamente possibile? Alla voce “Morte”, al sottotitolo “Immortalità potenziale”, l’Encyclopædia Britannica (ediz. 1959, Vol. 7, pag. 112A) dichiara:

“Si può dire onestamente che l’immortalità potenziale di tutti gli essenziali elementi cellulari del corpo sia stata pienamente dimostrata, o sia stata portata abbastanza avanti da rendere la probabilità molto grande, che esperimenti dovutamente compiuti dimostrerebbero la continuità della vita di queste cellule in laboratorio per un tempo indefinito”.

Naturalmente questo è il risultato di un esperimento sulle cellule in laboratorio. L’Encyclopædia prosegue dicendo che la causa della morte non è del tutto conosciuta (cioè, della morte per degenerazione, vecchiaia). Potrebbe dipendere dal deteriorarsi delle cellule del corpo. O potrebbe dipendere da un graduale esaurimento delle funzioni organizzate delle cellule e dalla loro incapacità a “cooperare” con l’intero organismo, piuttosto che dalla morte delle singole cellule, che, una volta distrutte, secondo il processo naturale, sono sostituite da nuove cellule. Un’eccezione a questa capacità rigenerativa si riscontra nelle cellule nervose, che, una volta distrutte, sono insostituibili. Comunque, una cellula nervosa danneggiata può guarire da sola. Anche un nervo reciso, se dovutamente suturato, può rigenerarsi, benché la guarigione dei nervi sia un processo relativamente lento.

Gary K. Frykman, assistente di chirurgia ortopedica all’Istituto di Medicina di Loma Linda, in California, dove ogni mese si compiono due o tre interventi per riattaccare dita recise, dice: “Se ha perso più di un dito, o il pollice, il paziente può ritenere necessario farseli riattaccare per svolgere il suo lavoro, o anche per ragioni estetiche”.

Frykman continua: “In queste circostanze, diciamo al paziente che vi è una probabilità del 50 per cento di riuscire a riattaccare le dita o il pollice con successo, ma lo avvertiamo che potrebbero passare parecchi mesi prima che sia in grado di riaverne il pieno controllo”. Quindi, i nervi possiedono il potere di rigenerarsi o guarire.

Quale speranza offre il campo scientifico?

Medici hanno compiuto lunghe e faticose ricerche per trovare il modo di ritardare l’invecchiamento e prolungare la vita. Possiamo sperare in loro? Possono darci un certo aiuto. Ma non vi è alcuna valida evidenza di qualche progresso verso un sensibile aumento della durata della vita umana. L’aumento della probabilità media di vita negli ultimi cinquant’anni è dovuta principalmente alla diminuzione della mortalità infantile. Scrivendo nella rivista Bestways, Louis Stambovsky, laureato in farmacologia, ammette che gli uomini, divenendo adulti a ventun’anni, vivono solo quaranta o cinquant’anni circa di vita adulta. Egli richiama l’attenzione su questo fatto interessante:

“Sembra che ogni mammifero [tra gli animali] che vive nel modo e secondo lo scopo normale per la sua specie, viva da sei a sette volte più a lungo dell’età a cui diviene adulto. Il cavallo è adulto a tre anni circa e muore tra i 18 e i 21. Il cane raggiunge la massima crescita in tre anni circa e la sua vita dovrebbe avere la durata di quella del cavallo. Questa formula si può applicare alla scimmia, al gatto, all’orso, ecc. L’uomo è adulto a 21 anni. Per deduzione parallela, dovrebbe vivere da 120 a 140 anni”.

Quale prospettiva offrono la scienza e la medicina? Il Scientific American, riassumendo l’argomento, disse:

“Anche se si eliminassero le maggiori cause di morte nella vecchiaia — mal di cuore, apoplessia e cancro — la probabilità media di vita non sarebbe allungata molto più di 10 anni. Sarebbe di circa 80 anni invece dei 70 anni ora prevalenti nei paesi progrediti”.

Queste dichiarazioni sono d’accordo con lo scrittore biblico Mosè, che descrisse l’esperienza di quasi tutti coloro che raggiungono la vecchiaia: “In se stessi i giorni dei nostri anni sono settant’anni; e se a causa di speciale potenza sono ottant’anni, eppure la loro insistenza è sull’affanno e sulle cose nocive; poiché deve presto passare, e voliamo via”. — Sal. 90:10.

Non c’è ragione di arrendersi

Queste riflessioni vogliono forse dire che un giovane non debba amare la vita, per renderla più lunga possibile, o che una persona anziana debba rinunciare all’idea di fare qualsiasi lavoro meritorio o di contribuire al benessere dei suoi simili? Niente affatto. Possiamo essere incoraggiati dalla dichiarazione del dott. Stambovsky:

“La longevità . . . può avere un valore inestimabile per la comunità, la nazione e il mondo. I longevi sono ricchi di preziosa esperienza, acquisita attraverso anni di prove ed errori, successi e fallimenti. Lo attesta Edison il cui fecondo cervello era attivo sull’ottantina; Gladstone fu eletto primo ministro d’Inghilterra a 60 anni, molti anni fa quando a 60 anni si era vecchi, carica che ricoprì fino a 82 anni. Walter Damrosch intraprese la carriera di pianista a 78 anni”.

Vi sono dunque ragioni per trarre il miglior profitto da questa vita. Come si può renderla più piacevole e profittevole? Inoltre, c’è una speranza ancora migliore, quella della vita eterna? Consideriamo ancora l’argomento.

[Immagini a pagina 4]

IL CAVALLO È ADULTO A 3 ANNI. LA VITA ADULTA È 6 VOLTE PIÙ LUNGA.

IL CANE È ADULTO A 3 ANNI. LA VITA ADULTA È 6 VOLTE PIÙ LUNGA.

L’UOMO È ADULTO A 21 ANNI. MA LA VITA ADULTA È SOLO 3 VOLTE E MEZZO PIÙ LUNGA.

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