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  • g77 8/11 pp. 16-22
  • Calpestata la libertà in Portorico

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  • Calpestata la libertà in Portorico
  • Svegliatevi! 1977
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  • Crimine contro l’umanità
  • La libertà di scelta è necessaria
  • Più operazioni senza sangue
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Svegliatevi! 1977
g77 8/11 pp. 16-22

Calpestata la libertà in Portorico

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Portorico

ERA passata da poco la mezzanotte. Cinque uomini armati giunsero nei pressi di un alto edificio a San Juan, in Portorico. Tre erano poliziotti in uniforme. Gli altri due erano agenti in borghese.

Nel più profondo silenzio salirono al piano superiore dell’edificio, dove si unirono loro tre donne. Quindi queste otto persone si avvicinarono lentamente alla porta di una cameretta.

C’era un pericoloso criminale in agguato dentro quella camera? O forse un terrorista che minacciava la vita delle persone nella zona? A giudicare da quanto accadde poi, sarebbe parso di sì.

Lasciato un poliziotto di guardia fuori della porta, gli altri sette, aperta la porta, entrarono nella stanza. Si avvicinarono a un letto su cui giaceva una donna di quarantacinque anni apparentemente moribonda. Vedendo cosa stavano per farle, gridò forte e oppose resistenza. Ma fu inutile. Con la forza fu legata al letto. Al marito e ai tre figli che protestavano fu impedito di venire in suo aiuto.

Alcune ore dopo, contro la sua volontà e contro la volontà del marito e dei figli, la donna in condizioni critiche fu portata in un’altra stanza. Lì le misero un coltello alla gola. Le praticarono un taglio per mettere allo scoperto la vena giugulare!

La donna non resisté allo sforzo di questo brutale trattamento ed ebbe uno shock da cui non si riprese mai. Il marito, i figli e gli amici piansero amaramente la sua morte.

Crimine contro l’umanità

In molti paesi, i maltrattamenti subiti da questa donna sarebbero considerati un orrendo crimine. Sarebbe considerato molto simile a un sequestro di persona, con l’aggravante di minacce e aggressione. Fu senz’altro un crimine contro l’umanità, contro la libertà di scelta che tutti dovrebbero avere.

Perché? Perché la vittima, la sig. Ana Paz de Rosario, non aveva commesso nessuna trasgressione. Anzi, era una cittadina rispettata e pacifica, ossequente alle leggi. Perché, allora, fu trattata così brutalmente?

Era stata operata per una grave malattia. Si era sottoposta spontaneamente all’intervento, e aveva anche reso chiaro che era disposta ad accettare vari tipi di cure. Ma aveva chiesto una cosa. Dei vari tipi di cura disponibili, disse che ne avrebbe rifiutata una sola. Vi si oppose non solo per ragioni mediche, ma perché andava contro la sua coscienza.

Il suo medico convenne che non aveva bisogno di questo trattamento. Ed eseguì l’operazione senza di esso. Disse che il trattamento non avrebbe avuto importanza determinante nel suo caso, per la natura stessa della malattia.

Tuttavia, prima e dopo l’intervento, a insaputa di lei, di suo marito e dei figli, un parente (acquisito) ottenne dal tribunale delle ordinanze nel tentativo di costringere il medico a praticarle il trattamento da lei vietato. In questo caso si trattava di una trasfusione di sangue.

Gli avvenimenti si susseguirono rapidamente a catena. Pubblici ministeri, giudici, poliziotti, infermiere e altri cospirarono per negarle la libertà di decidere che cosa si doveva fare al suo proprio corpo. Furono fatte approvare tre diverse ordinanze della corte, tutto senza consultare la paziente, il marito o i loro figli, di cui due erano maggiorenni. Due ordinanze della corte furono emesse senza neppure consultare il medico curante!

La libertà di scelta è necessaria

Vi piacerebbe essere trattati così essendo adulti nel pieno possesso delle vostre facoltà mentali? Per esempio, se un medico raccomandasse un certo tipo di cibo che secondo lui vi farebbe bene, ma voi non lo voleste, sareste contenti se vi legasse a un letto e ve lo facesse ingoiare per forza? Oppure, se vi raccomandasse una medicina che voi non volete, come vi sentireste se ve la iniettasse per forza nelle vene?

Che dire, allora, di un trattamento a cui siete contrari per vari motivi? Che dire se foste contrari per motivi di coscienza, oltre al fatto che si sa che quel trattamento uccide migliaia di persone ogni anno e ne danneggia altre decine di migliaia? Certo, essendo adulti vorreste essere liberi di decidere il tipo di trattamento che accettereste in caso di malattia.

Nel caso della sig.ra Rosario, dopo quel brutale trattamento ella morì. È più che possibile che la sua morte fosse affrettata, forse addirittura causata dallo shock provocato al suo organismo da questo spietato trattamento. È pure del tutto possibile che il suo corpo non riuscisse a sopportare la trasfusione di sangue e che questa le fosse fatale. È interessante il fatto che quel medico aveva già operato altri senza sangue. Non aveva perso un solo paziente per aver operato senza trasfusione di sangue.

Più operazioni senza sangue

Sempre più medici eseguono interventi senza sangue. Perché? Per le complicazioni associate al suo impiego.

Il cardiochirurgo di fama mondiale dott. Denton A. Cooley del Texas Heart Institute di Houston ha detto: “Ora è evidente che la maggioranza degli interventi gravi si possono eseguire senza trasfusione. . . . Il nostro obiettivo è di vedere quanto poco riusciamo a usarne”. Il dott. Jerome H. Kay scrisse quanto segue al Journal of the American Medical Association: “Abbiamo evitato il più possibile le trasfusioni di sangue. . . . Ora abbiamo eseguito approssimativamente 6.000 operazioni a cuore aperto al Saint Vincent’s Hospital di Los Angeles. È nostra impressione che, da quando non usiamo sangue per la maggioranza dei pazienti, essi stiano meglio”.

Medical World News riferì: “Anche se tutto il sangue donato viene sottoposto ai più accurati esami ora disponibili . . ., molti pazienti contrarranno ugualmente l’epatite post-trasfusionale”. E secondo le statistiche, almeno il 10 per cento delle vittime muore come conseguenza dell’epatite. Il famoso cardiochirurgo dott. Charles P. Bailey del St. Barnabas Hospital di New York ha dichiarato: “I danni dovuti a incompatibilità e i danni ai reni provocati dalle trasfusioni, benché molto ridotti, non possono mai essere eliminati, per quanto il sangue sia attentamente esaminato”.

Nella rivista Let’s Live, un chirurgo dice: “Eseguendo più di 20.000 operazioni chirurgiche non ho mai somministrato una trasfusione di sangue e non mi è mai morto un paziente per mancanza d’esso”. Pure l’autorevole Textbook of Surgery di Davis-Christopher osserva che “solo nell’1 per cento circa dei casi esse sono somministrate per salvare la vita”.

Si vede pertanto che la trasfusione di sangue è rischiosa. Come si è notato, ogni anno migliaia di persone muoiono a causa d’essa e decine di migliaia ne sono danneggiate. In considerazione di questo fatto, il paziente dovrebbe senz’altro avere il diritto di accettarla o rifiutarla. Sarebbe lo stesso diritto che vorreste senz’altro avere nella scelta del cibo, delle medicine, delle vitamine, dei medici o dei dentisti. Si tratta del vostro corpo. Essendo adulti e sani di mente, volete avere il diritto di decidere ciò che ne sarà.

Ma negare agli individui questo diritto, e sopraffarli con la forza, è roba da medioevo o da campo di concentramento nazista. È del tutto inconcepibile in una società civile.

Obiezione religiosa

Inoltre, quando una cura è rifiutata per motivi religiosi, è in gioco la coscienza dell’individuo. Si tratta dell’adorazione che rende all’Iddio Onnipotente. In questo caso la libertà di scelta dovrebbe essere ancor più attentamente salvaguardata dalla legge e dagli organi preposti alla sua applicazione.

La sig.ra Rosario era contraria alla trasfusione di sangue non semplicemente per ragioni mediche, ma principalmente per motivi religiosi. Ella seguiva il consiglio della Sacra Bibbia, che accettava come ispirata Parola di Dio. La considerava la guida di coloro che vogliono adorare Dio nel modo giusto.

La sig.ra Rosario sapeva che le Sacre Scritture proibiscono di introdurre sangue nel proprio corpo. Dove lo dice la Bibbia? In vari punti, sia nelle Scritture Ebraiche che in quelle Greche. Per citare solo un esempio, La Bibbia di Gerusalemme (una versione cattolica romana) in Atti capitolo 15, versetti 20 e 29, dice che i cristiani devono “astenersi . . . dal sangue”. La versione cattolica di Salvatore Garofalo menziona di “tenersi lontani . . . dal sangue” (versetti 20 e 29). La proibizione è ripetuta in altre parti della Bibbia. — Gen. 9:3, 4; Lev. 17:10-14.

Alcuni diranno che lì si parla di bere il sangue, di introdurlo nel corpo per bocca. Ma la proibizione vieta di introdurre sangue nell’organismo indipendentemente dal modo. Per esempio, se un medico vi dicesse di non bere bevande alcoliche, seguireste le sue istruzioni se vi iniettaste l’alcool nelle vene con un ago ipodermico? No di certo.

È vero che molti non conoscono il divieto scritturale riguardo al sangue. Questo è affar loro ed è una loro responsabilità. Ma la sig.ra Rosario lo prendeva sul serio. Pertanto, considerando i motivi religiosi e di coscienza, e le ragioni mediche, e anche il diritto umano di scegliere ciò che si farà al proprio corpo, il trattamento imposto alla sig.ra Rosario calpestò veramente la sua libertà. È una vergogna che su di lei potessero essere perpetrate simili barbarie. Fu una vera e propria aggressione.

Le circostanze del caso

Il problema sorse quando la sig.ra Rosario, accusando dolori allo stomaco, fu portata in una vicina clinica. Le diedero un sedativo e la mandarono a casa. Ma circa una settimana dopo fu ricoverata d’urgenza al Doctor’s Hospital di San Juan sotto le cure di un medico.

In un periodo di sette giorni il medico le fece molti esami. Ma affermò di non essere riuscito a trovare nulla. Tuttavia, disse alla sig.ra Rosario che se avesse avuto bisogno di un intervento, non l’avrebbe operata senza sangue. Poiché i coniugi Rosario pensavano di non ricevere una buona assistenza, decisero di trovare un altro medico che rispettasse le loro idee sul sangue.

La sig.ra Rosario si fece trasferire dal Doctor’s Hospital e fu ammessa al San Martín Hospital di San Juan. Lì un medico che rispettava le sue idee sul sangue la prese in cura. In seguito agli esami il medico scoprì che l’intestino tenue era in cancrena ed ella doveva essere operata.

Ingerenze

Tuttavia, il giorno prima, un parente acquisito della sig.ra Rosario si prese la briga di andare dal pubblico ministero della corte distrettuale di San Juan. Egli dichiarò che la sig.ra Rosario doveva essere operata e che i medici volevano il permesso di somministrare sangue. Naturalmente, questo non era il parere del medico del San Martín Hospital. Rifletteva solo l’opinione del precedente medico che l’aveva avuta in cura nell’altro ospedale.

Accettando la parola di quest’uomo, e senza consultare né il signor Rosario né la moglie né il suo attuale medico, il giudice distrettuale Carlos Delgado emise un’ordinanza. Essa concedeva al medico che dirigeva il primo ospedale, il Doctor’s Hospital, il permesso di somministrare sangue. Ma, naturalmente, la sig.ra Rosario aveva già lasciato quell’ospedale.

Il giorno dopo la sig.ra Rosario, ricoverata questa volta al San Martín Hospital, fu operata. Il medico le asportò due metri e 70 centimetri di intestino tenue cancrenoso. L’operazione fu eseguita senza l’uso di sangue, proprio come avevano chiesto la paziente e suo marito. Dopo l’operazione le condizioni della sig.ra Rosario erano gravi, sebbene fossero stazionarie, ed ella era cosciente.

Il giorno dopo, il medico del San Martín Hospital ricevette l’ordinanza della corte emessa dal giudice Delgado. Era giunta in ritardo perché era stata indirizzata al primo ospedale, il Doctor’s Hospital. Ma poiché l’operazione era già stata eseguita senza sangue al San Martín Hospital, il medico non vide nessuna necessità di somministrarlo.

La cosa avrebbe dovuto finire lì. Ma le ingerenze continuarono. Il giorno dopo l’operazione, il summenzionato parente si prese la briga di tornare dal pubblico ministero della corte distrettuale e fece un’altra dichiarazione giurata. Egli disse esattamente quanto aveva detto nella precedente dichiarazione. La corte ignorò il medico curante che aveva eseguito l’operazione. Non consultò né lui, né la paziente, né il marito né i figli di lei.

Nondimeno, il giudice della corte distrettuale Alberto Toro Nazario emise allora un’altra ordinanza. Essa ripeteva parola per parola l’ordinanza emanata pochi giorni prima. Solo che questa volta era indirizzata al medico del San Martín Hospital.

In seguito a ciò il medico chiese alla sig.ra Rosario se voleva la trasfusione di sangue. Ella rispose energicamente NO! Era una persona adulta. Sapeva il perché del proprio atteggiamento sul sangue e suo marito era d’accordo. Allora il medico fece firmare alle tre infermiere che l’assistevano una dichiarazione secondo cui la paziente era pienamente cosciente e aveva rifiutato la trasfusione di sangue.

Ordine di cattura

Non essendo stato somministrato il sangue, il tribunale emise un ordine di cattura nei confronti del medico. Doveva rispondere di vilipendio alla corte. Ricevuta notifica della citazione, dovette comparire lo stesso giorno davanti al giudice della corte distrettuale Edgardo Márquez Lizardi. La paziente, il marito e i figli non furono invitati all’udienza. Non furono neppure consultati. Anzi, non sapevano neppure dell’udienza né dell’ordine di cattura del medico.

Il giudice interrogò a lungo il medico. Questi disse di non aver vilipeso la corte perché la precedente ordinanza del giudice Toro Nazario non diceva specificamente che dovesse somministrare il sangue con la forza, contro la volontà della paziente. Egli affermò pure che, data la natura progressiva della malattia, non poteva garantire che la paziente sarebbe sopravvissuta neppure con la trasfusione di sangue.

Il giudice Márquez Lizardi emise allora un’altra ordinanza, che portava la data del giorno dell’udienza. Ma questa volta era più particolareggiata. Essa diceva specificamente che si doveva somministrare il sangue nonostante i desideri della paziente. Vietava a chiunque di opporsi alla trasfusione forzata. Il giudice dichiarò che la polizia di Portorico doveva fare in modo che l’ordinanza fosse messa in atto.

Nonostante tutti gli appelli che gli vennero rivolti, il giudice non volle annullare l’ordinanza. Doveva essere messa in atto il giorno dopo.

Sopravviene lo shock

All’1,30 della mattina dopo, gli uomini armati — i tre poliziotti e i due agenti in borghese — raggiunsero le tre infermiere all’ospedale. Entrarono nella stanza semiprivata e dissero a tutti di uscire. Il marito insisté per avere il permesso di restare e gli fu concesso. Ma gli impedirono di fare qualsiasi cosa per fermare la trasfusione.

Opponendo resistenza, la sig.ra Rosario gridò: “Non fatemi questo! Non sono una criminale!” Cercò di fermare le infermiere che però ebbero subito il sopravvento. Le legarono mani e piedi al letto. In questo modo non poteva opporsi alla trasfusione che stava per esserle fatta con la forza. A questo punto, la sig.ra Rosario cadde in uno stato di shock.

Ma i medici non riuscirono a iniettarle il sangue nel braccio. Quindi disposero di eseguire un’operazione al solo scopo di praticarle un taglio nel collo e raggiungere la vena giugulare per potervi introdurre il sangue. Fu portata allora in sala operatoria, la vena giugulare fu messa allo scoperto, e il sangue venne iniettato per forza.

La sig.ra Rosario rimase in uno stato di semicoma per alcuni giorni, e non fu più in grado di parlare con nessuno, quindi fu presa dalle convulsioni. Le infermiere la collegarono immediatamente a un rene artificiale, a un polmone d’acciaio e a un’altra macchina. Un medico le somministrò altro sangue. Poco dopo, la sig.ra Rosario morì.

Considerate i possibili effetti nocivi di qualsiasi trasfusione di sangue. Aggiungetevi il trauma della somministrazione forzata alla paziente, alla quale erano stati perfino legati mani e piedi. Sì, è possibilissimo che tutto ciò causasse o almeno contribuisse alla sua morte prematura. Il sangue di questa donna potrebbe ricadere sulla testa di coloro che si resero responsabili di tutta questa faccenda vergognosa e terribile. — Eso. 20:13; Atti 20:26.

“Dove sono?”

I coniugi Rosario avevano chiesto aiuto ai loro amici e anche a vari ministri della loro religione. Ma neppure loro poterono impedire quanto accadde. Tutti i loro appelli alle autorità furono vani.

Uno di questi ministri era fuori della stanza quando fu commessa quell’ignobile azione. Egli udì i gemiti e le grida della sig.ra Rosario. Ma, con il poliziotto di guardia fuori della porta, non poté far nulla.

A un certo punto, la porta si spalancò e il marito, il sig. Rosario, ne uscì. “Guarda cosa stanno facendo a mia moglie!” gridò. Ma dal di dentro qualcuno lo tirò indietro mentre il poliziotto che stava davanti alla porta si girava verso di lui. La porta fu richiusa.

Il ministro non ne poté più. Scese le scale, col cuore affranto, e letteralmente nauseato. L’accaduto era assolutamente rivoltante. Egli descrive ciò che provò con queste parole dette fra sé: “Dove sono? È il Portorico questo? È proprio qui in questo paese che una donna indifesa e in condizioni critiche viene aggredita in un ospedale? Sembra impossibile che una cosa così spaventosa sia potuta accadere in Portorico! Ma è accaduta!”

Il medico curante — merita che lo si dica — cooperò più che poté con i Rosario. Ma mentre le mani della paziente erano legate in senso letterale, le sue mani erano legate in senso figurativo. Non poté far altro per aiutarla. Ma come scrisse in seguito il giornale El Vocero di San Juan, il medico disse alla corte che “nella sua condizione le trasfusioni di sangue non davano alla paziente nessuna certezza di sopravvivenza perché nella maggioranza dei casi questa malattia ha un decorso progressivo”.

Il giornale faceva pure notare il commento di un famoso costituzionalista portoricano. Questo avvocato dichiarò che “l’imposizione coatta di una pratica contraria a una convinzione religiosa, ogni volta che tale convinzione non è contraria alla legge, è una violazione dei diritti civili”.

Altri casi

Questo non è un caso isolato. Non è l’unica volta in cui è stata calpestata la libertà in Portorico. In anni recenti, ci sono stati parecchi casi simili. Mediante ordinanze della corte, sono state imposte trasfusioni sia ad adulti che a fanciulli.

Per esempio, recentemente un uomo di trentasei anni si oppose all’impiego di sangue per la sua malattia. Firmò una dichiarazione con cui esonerava l’ospedale e i medici da qualsiasi eventuale responsabilità derivante dal fatto che egli non prendeva sangue. La moglie era completamente d’accordo con lui. Ma i medici insisterono sulla trasfusione di sangue. Fu una terribile prova sia per il paziente che per la moglie. Gli diedero dei sonniferi per addormentarlo e mentre era inconscio gli diedero il sangue, contro la sua volontà.

Come nel caso della sig.ra Rosario, quest’uomo rispettava la legge del paese. Era un cittadino coscienzioso. Ma come la sig.ra Rosario, credeva che quando c’è un conflitto tra quello che vogliono gli uomini e quello che vuole Dio, la cosa giusta da fare è di “ubbidire a Dio quale governante anziché agli uomini”, come dice la Parola di Dio. — Atti 5:29.

È vero che altri possono non avere al riguardo gli stessi scrupoli di coscienza. E sono liberi di pensarla così. Tuttavia, quelli che hanno tali scrupoli di coscienza dovrebbero poter esercitare il diritto dato loro da Dio di scegliere il tipo di trattamento medico che vogliono. È arroganza da parte dei medici imporre a un paziente il trattamento medico indesiderato. È un insulto alle libertà per cui i popoli hanno combattuto così duramente nei secoli. È un insulto alla dignità umana. Soprattutto, è un insulto a Dio. E un giorno, come dice la Bibbia in Romani 14:12, “ciascuno di noi renderà conto di se stesso a Dio”. E sono inclusi coloro che cercano di impedire a sinceri adoratori di Dio di ubbidire alle Sue leggi.

[Testo in evidenza a pagina 18]

Ogni anno migliaia di persone muoiono e decine di migliaia subiscono danni in seguito a trasfusioni di sangue. Il dott. Charles P. Bailey dice: “I danni dovuti a incompatibilità e i danni ai reni provocati dalle trasfusioni, benché molto ridotti, non possono mai essere eliminati, per quanto il sangue sia attentamente esaminato”.

[Immagine a pagina 19]

Il sig. Rosario studia regolarmente la Bibbia con la sua famiglia. Anche sua moglie studiava la Bibbia, e dalle Sacre Scritture aveva appreso la legge di Dio sul sangue

[Immagine a pagina 21]

Il San Martín Hospital di San Juan, Portorico. È lì che la sig.ra Rosario fu legata al letto e che le fu fatta per forza una trasfusione di sangue contro la sua volontà e senza il consenso del marito

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