L’odore del corpo e la razza
ACCADDE un’estate al principio degli anni sessanta, nell’Arkansas (U.S.A.). Due bambine negre, rispettivamente sugli otto e dieci anni, sarebbero presto andate a scuola insieme ai bianchi. In precedenza avevano frequentato una scuola rurale dove si praticava la segregazione.
Un giorno una donna bianca, che si era mostrata amichevole con le bambine, chiese alla più piccola: “Pam, che ne pensi di andare a scuola insieme a bambini bianchi?” Con una certa esitazione, la piccola rispose: “Be’, non saprei. Vede, non mi riferisco a lei, signora Cruder, ma i bianchi, sa, hanno un odore curioso”, e a quel pensiero arricciò il nasetto.
Questa è un’idea diffusa fra i negri. Sembra che i ragazzi l’imparino non tanto per esperienza personale, quanto da ciò che sentono. Ma come nacque l’idea che i bianchi abbiano un odore diverso, sgradevole? Può essere sorta in gran parte come reazione alle opinioni che per lungo tempo i bianchi hanno avuto dei negri.
Nei secoli passati, quando i negri erano schiavi e considerati una proprietà, i bianchi parlavano spesso dell’odore del loro corpo. Nel suo recente libro Race, John R. Baker dice: “Gli scrittori dei secoli precedenti trattarono questo soggetto con maggiore libertà di quelli del giorno attuale. Pertanto Henry Home, nel suo Sketches of the History of Man, accenna al ‘ripugnante odore’ dei negri. In un’opera pubblicata lo stesso anno (1774), The History of Jamaica, Long dice che i negri si distinguono per ‘l’odore bestiale o fetido, che hanno tutti in maggiore o minor misura’”.
Questa idea fu generalmente accettata dai bianchi. Siccome i negri erano considerati biologicamente inferiori, avendo, come si supponeva, oltrepassato la soglia evoluzionistica dell’umanità più tardi dei bianchi, non è strano che i bianchi giungessero a questa conclusione.
Credenza diffusa
Tuttavia, i negri e i bianchi non sono i soli a credere che l’altra razza abbia un odore diverso, sgradevole. Melville Jacobs e Bernhard J. Stern, nel loro libro General Anthropology, fecero questa osservazione: “Poche nozioni circa le differenze razziali sono più estesamente accettate dell’idea che ciascuna razza abbia un suo odore caratteristico”.
Per citare un esempio, nei secoli passati si scrisse molto circa lo specifico odore degli Ebrei. Anche l’anatomista giapponese Buntaro Adachi scrisse di aver trovato molto sgradevole l’odore degli Europei. Questa fu la sua prima impressione quando si stabilì in Europa, ma in seguito disse di essersi abituato a questo odore e che gli piaceva.
Pure illuminante è l’episodio di un medico inglese che viveva a Bombay, in India. La domenica mattina faceva venire il suo servitore indiano in chiesa a chiamarlo perché la congregazione credesse che era un medico molto importante. Un giorno il medico presenziò a un grande convegno politico indiano, ma se ne andò dopo poco, spiegando al suo servitore: “Che sollievo uscire! Ancora dieci minuti e sarei svenuto. Che puzza!” Il servitore rispose: “Ah, sahib, adesso capisci cosa soffro io tutte le domeniche quando devo venire fin dentro la chiesa per chiamarti!”
Cosa dobbiamo concludere? Che l’odore delle varie razze sia solo frutto dell’immaginazione dell’uomo? Se no, perché certe razze hanno un odore diverso? Per ereditarietà?
L’odore del corpo esiste: Perché?
Nessuno negherà che il corpo emana un certo odore. Ne sono la prova le colossali vendite di deodoranti e antitraspiranti. Ed è ovvio che il corpo di alcuni, sia negri che bianchi, ha un forte odore sgradevole per gli altri. Perché? Che cosa determina questi odori?
Pare che non sia il sudore stesso, come si potrebbe pensare. Gli esperimenti hanno dimostrato che il sudore emesso dal corpo è sia sterile che inodoro. L’odore si sente quando i batteri agiscono sul sudore.
Il sudore si raccoglie sui peli, in particolare sotto le ascelle, e questo favorisce lo sviluppo dei batteri che possono provocare un odore cattivo. Anche gli abiti vi contribuiscono, poiché certi organismi possono rimanervi attaccati insieme al sudore, con la conseguente decomposizione batterica che produce il cattivo odore.
Anche l’alimentazione vi contribuisce. Jacobs e Stern osservano in General Anthropology: “Tra i più potenti odori che i chimici conoscano vi sono l’acido valerianico, l’acido butirrico, e i relativi composti organici, che la pelle di ogni persona emana sotto forma di vapori se nelle ore precedenti ha ingerito latte, burro, formaggio, o grassi di varie specie. . . . Chi mangia molto aglio ha un altro odore caratteristico; le cipolle producono altri effetti ancora; salmone affumicato e cacciagione, aringhe in salamoia e patate dolci, altri ancora”.
Ma nonostante le prove che l’odore del corpo è causato da simili fattori, molti credono ugualmente che sia dovuto in particolare all’eredità razziale. Nel suo libro Along This Way, J. W. Johnson descrive un interessante scambio di vedute che ebbe su questo soggetto, e spiega: “Una volta un uomo si alzò in piedi e disse: ‘Vorrei farle una domanda schietta. La principale obiezione al negro non è forse dovuta al fatto che ha un cattivo odore?’”
“Rispondendo”, dice lo scrittore, “ammisi che c’erano moltissimi negri che non profumavano; ma gli chiesi a mia volta se pensava che la costosa pubblicità dei deodoranti sulle riviste fosse indirizzata esclusivamente a lettori negri. Personalmente pensavo di no, dato che in genere tale pubblicità era corredata di fotografie di ragazze bianche piuttosto attraenti”.
Non è possibile tuttavia che una comunità prevalentemente negra, o anche bianca, abbia un odore sgradevole se segue una dieta e un modo di vivere particolari? Certo! I negri tenuti per settimane nelle stive di navi negriere emanavano un odore decisamente sgradevole. E lo stesso dicasi di molti schiavi negri che lavoravano nei campi e non si lavavano regolarmente. Anche oggi ci sono alcune categorie, sia di negri che di bianchi, la cui igiene lascia molto a desiderare, e la cui dieta è diversa da quella a cui altri sono abituati. Spesso hanno un odore diverso, sgradevole per chi non sta spesso con loro. Questo comunque non significa che tutti i bianchi o tutti i negri abbiano quell’odore cattivo.
Tuttavia alcuni, perfino uno studioso di un’università, hanno detto che una delle più rimarchevoli differenze fra le razze sia l’odore del corpo. C’è la prova che quest’asserzione è infondata?
I risultati degli esperimenti
Sono stati fatti alcuni esperimenti per avere la risposta. Il prof. Otto Klineberg, una delle massime autorità in fatto di psicologia razziale, parla di uno studio inedito. Lo sperimentatore raccolse in provette il sudore di studenti bianchi e negri che avevano appena fatto esercizi in palestra. Le provette vennero quindi consegnate ad alcuni bianchi, invitandoli a classificarle in ordine di gradevolezza.
“I risultati”, scrive Klineberg, “non indicarono nessuna costante preferenza per i campioni dei bianchi; la provetta considerata più gradevole e quella considerata più sgradevole contenevano entrambe sudore di bianchi”.
The Journal of Genetic Psychology del 1950, pagine 257-265, narra un altro episodio. I soggetti furono due negri e due bianchi. Erano tutt’e quattro studenti universitari che mangiavano nella stessa mensa, abitavano in alloggi molto simili, e svolgevano le stesse attività scolastiche. Ai fini dell’esperimento, i quattro fecero la doccia nello stesso luogo e usarono lo stesso tipo di sapone.
Durante la prima metà dell’esperimento i ragazzi avevano appena fatto la doccia, e nella seconda metà, sudavano dopo uno strenuo esercizio. L’esperimento fu condotto in modo da eliminare qualsiasi possibilità di fattori accidentali o che i soggetti fossero riconosciuti. Complessivamente, cinquantanove persone diedero 715 giudizi, essendo loro offerta la possibilità di annusare qualsiasi parte del corpo dei soggetti, coperti da un lenzuolo.
I risultati indicarono che in 368 giudizi, o più della metà, i giudici scrissero “non lo so”. Ammisero così di non saper affatto distinguere in base all’odore il corpo di un bianco da quello di un negro. E in quasi metà degli altri giudizi, o in 157 di essi, coloro che pensavano di poter identificare da quale corpo veniva l’odore si sbagliarono. Tentando semplicemente di indovinare si sarebbe avuto quasi lo stesso grado di accuratezza.
Una cosa interessante è che solo sette dei cinquantanove giudici erano sicuri di poter distinguere ogni volta il corpo da cui proveniva l’odore. Essi mostrarono tale fiducia non scrivendo mai “non lo so”. Tuttavia, in media, diedero la risposta corretta solo in circa metà dei loro giudizi, per cui anche in questo caso i risultati non furono migliori di quelli che si sarebbero potuti ottenere tirando a indovinare.
George K. Morlan, scrivendo in The Journal of Genetic Psychology, osservò: “Il nostro esperimento non prova né smentisce l’esistenza di differenze ‘razziali’ nell’odore del corpo, ma se tali differenze esistono, e bianchi e negri sono equiparati per quanto riguarda dieta, igiene, ecc., l’evidenza non sostiene assolutamente l’idea che i bianchi possano identificare quell’odore con un sicuro grado di accuratezza”.
Il pregiudizio
Senz’altro molti credono, in tutta sincerità, che lo sgradevole odore del corpo sia dovuto in particolare alla razza, anziché alla scarsa igiene personale o alla dieta. Può darsi che pensino di saper riconoscere tale odore perché è stato loro insegnato a credere che un’altra razza ha un cattivo odore. Discutendo il soggetto, Gordon W. Allport, ex professore di psicologia della Harvard University, scrisse:
“Il potere associativo degli odori è notevole . . . se una volta abbiamo associato l’odore dell’aglio con gli Italiani che abbiamo conosciuti, o un profumo da quattro soldi con gli immigranti, o gli odori nauseabondi con le case popolari sovraffollate, sentendo di nuovo questi odori saremo indotti a pensare agli Italiani, agli immigranti, agli inquilini delle case popolari. Incontrando un Italiano penseremo all’odore dell’aglio e addirittura lo ‘sentiremo’. Le allucinazioni olfattive (causate da tali associazioni) sono comuni. È per questa ragione che chi si è formato delle associazioni olfattive può dire convinto che tutti i negri o tutti gli immigranti puzzino”.
Una volta che ci si è fatti tale opinione, di solito non è facile cambiarla. Il pregiudizio può essere profondamente radicato, eppure sembra ridicolo quando è visto obiettivamente. Prendete, ad esempio, la donna che disse di non volere dei negri nel suo quartiere, “perché puzzano”. Tuttavia, questa stessa donna non era contraria ad avere dei negri al suo servizio in casa propria. John Dollard, già professore di psicologia alla Yale University, aveva senz’altro ragione quando disse: “Sembra del tutto possibile che se questa convinzione non esistesse, gli odori dei negri non oltrepasserebbero la soglia della discriminazione”.
L’Encyclopædia Britannica del 1971, dopo una trattazione del soggetto, pervenne a questa conclusione: “C’è da dubitare che esista una significativa differenza nell’odore della traspirazione cutanea. Gli esperimenti hanno rivelato che la possibilità di distinguere il sudore dei negri da quello dei bianchi è veramente trascurabile. La materia è complessa, e la tendenza generale è quella di attribuire a fattori ‘razziali’ le differenze osservate, quando in molti casi le differenze possono essere dovute a fattori sociali o di altra natura che non c’entrano con la razza”.
È male giudicare gli altri prima di esaminare i fatti. Ed è anche peggio sostenere simili opinioni dopo avere considerato i fatti. A causa del pregiudizio intere razze sono state oggetto di discriminazione. Ma, in realtà, c’è un motivo valido per avere dei preconcetti o per trattare in modo discriminatorio qualsiasi razza o popolo?