Oro dalla roccia
Dal corrispondente di “Svegliatevi!” nello Zaire
L’ORO, un metallo “nobile”, è da tempo considerato molto prezioso. La sua malleabilità, la sua resistenza all’usura del tempo e il suo bel colore giallo lucente hanno fatto dell’oro un metallo adatto per bei gioielli e altri ornamenti. Essendo un metallo raro, l’oro è ancora prezioso in tutto il mondo, benché non sia più come in passato la base degli scambi monetari internazionali.
Piccole pepite d’oro o grani di questo metallo si trovano nella sabbia del greto di certi fiumi. Questo è chiamato oro alluvionale. Pur contenendo dal 2 al 3 per cento d’argento, l’oro alluvionale ha il caratteristico colore giallo. Poiché non si attacca materialmente ai granelli di sabbia che lo circondano, questo bel metallo si può estrarre facilmente sfruttando la forza di gravità. Com’è possibile? L’oro è oltre 19 volte più pesante dell’acqua e circa 7 volte più pesante della sabbia. Quindi, se un miscuglio di oro e sabbia passa attraverso un getto d’acqua corrente, la sabbia viene portata via ma l’oro, più pesante, si deposita sul fondo.
L’oro può anche esser racchiuso in filoni di roccia, spesso a grande profondità. Oggi, nel cuore dell’Africa, l’uomo è costretto a scavare in profondità per trovare sottili vene di quarzo che contengono minuti grani di oro amalgamati con una piccola percentuale di argento o mischiati a solfuri. Cinque tonnellate di minerale possono contenere una trentina di grammi d’oro soltanto! Come viene dunque estratta questa piccola quantità di oro?
Estrazione
Nella miniera il primo stadio è quello di ridurre la massa di roccia in pezzi trasportabili. Questo viene fatto con speciali trapani pneumatici e con la dinamite. Poiché la vena di quarzo a volte ha uno spessore di soli 30-60 centimetri, un’enorme quantità di minerale che circonda la vena deve essere estratto per raggiungere il quarzo che contiene l’oro. Questo minerale viene poi caricato su piccoli carrelli che corrono su binari a scartamento ridotto ed è trasportato alla macina, dove l’oro viene separato dal quarzo e dai solfuri.
I carrelli di minerale sono scaricati in un’enorme tramoggia che può contenere oltre 400 tonnellate di roccia. Dall’apertura sul fondo di questa grande vasca di cemento, il minerale cade in un frantumatore che ne riduce la grandezza. Spesso due o più frantumatori lavorano in successione, riducendo gradatamente la grandezza della roccia.
Il minerale frantumato è ora messo in un mulino a palle. Di cosa si tratta? Dall’esterno non si vede altro che un enorme cilindro o tamburo che ruota orizzontalmente con fracasso assordante. All’interno forse per un terzo è pieno di palle d’acciaio del peso di parecchie tonnellate. Col movimento rotatorio, il minerale è gradatamente polverizzato sotto la tremenda pressione esercitata sulla roccia dalle palle d’acciaio. Dopo esser state macinate per molte ore nel mulino a palle, le particelle di minerale sono ridotte alla grandezza dei granelli di sabbia.
Le particelle d’oro più grandi sono ormai separate dalla roccia che le racchiudeva. Queste particelle possono ora venir separate col metodo del crivello. Il crivello è una macchina che fa muovere su e giù un getto d’acqua. L’acqua corrente sposta la sabbia mista a oro sul letto del crivello. Col movimento ascensionale dell’acqua nel crivello, il “letto” composto di piccole palline d’acciaio o di piccoli ciottoli, viene alzato dall’acqua e si allarga. Questo permette alle particelle d’oro, più pesanti sia dell’acqua che del “letto” del crivello, di cadere nel collettore sottostante. Le particelle di sabbia senza oro passano sopra il crivello e rimangono sospese nell’acqua, per esser trascinate via dalla corrente. I solfuri però sono raccolti dal crivello. Questi hanno una densità compresa fra quella della sabbia (quarzo) e quella dell’oro e possono ancora contenere minute particelle d’oro. Un concentrato, composto di particelle d’oro ora in libertà, solfuri e un po’ di sabbia, rimane nel crivello. Questo concentrato non è commerciabile ma dev’esser sottoposto al processo detto di “amalgamazione”.
Questa si ottiene col mercurio. Pur essendo un metallo, il mercurio è un liquido che assorbe l’oro, formando il cosiddetto “amalgama”. Ma il mercurio non si amalgama col quarzo o col solfuro. Perciò, se il concentrato del crivello viene mescolato a mercurio in giuste condizioni, il mercurio estrae l’oro e lascia il resto. Con l’amalgamazione si provvede a estrarre oltre il 60 per cento di tutto l’oro contenuto nel minerale.
Ma che dire dell’altro oro racchiuso nei solfuri? Le particelle d’oro devono essere abbastanza grandi per essere assorbite dal mercurio. Tuttavia le particelle d’oro che si trovano nei solfuri sono piccolissime, forse del diametro di alcuni micron. Il micron è la milionesima parte del metro, cioè circa la cinquecentesima parte del diametro del punto alla fine di questa frase. Pensate! Poiché quest’oro sfugge all’amalgamazione, i preziosi solfuri si devono macinare molto finemente e allora l’oro può esser disciolto.
Il cianuro, un veleno mortale, in soluzione molto diluita ha la sorprendente capacità di sciogliere l’oro. Per questa ragione i solfuri ridotti in polvere vengono agitati per un giorno o due in enormi vasche contenenti una soluzione che contiene del cianuro e un po’ di calce. Quando l’oro si scioglie, il movimento si arresta e allora i solfuri si lasciano depositare. La soluzione satura d’oro, detta soluzione “ricca”, viene decantata o travasata mediante un sifone. Poi per riportare l’oro allo stato solido, si aggiunge polvere di zinco. Questo fa precipitare l’oro della soluzione.
Mediante l’amalgamazione e il trattamento col cianuro viene estratto oltre il 90 per cento dell’oro contenuto nel minerale originale. Ma a questo punto il materiale estratto non assomiglia neanche all’oro. L’amalgama oro-mercurio si presenta sotto forma di palle grigio-argento e il precipitato zinco-oro è una melma marrone scuro. Entrambe queste sostanze devono ora passare all’impianto per il trattamento chimico.
Ricuperato il resto
Come avviene la trasformazione dell’amalgama oro-mercurio? Il mercurio bolle a 357 gradi centigradi, mentre l’oro non fonde nemmeno finché non raggiunge la temperatura di 1.063 gradi centigradi. Quindi il primo passo per trattare l’amalgama è quello della distillazione. L’amalgama è posto in una storta di ferro cui è applicato un tubo d’uscita raffreddato mediante acqua corrente. La storta viene riscaldata finché il mercurio evapora, lasciando l’oro. Il mercurio comunque viene raccolto e usato di nuovo.
Il precipitato oro-zinco dev’essere trattato in un altro modo. Mediante un acido che scioglie lo zinco viene liberato l’oro. Quindi l’oro residuo viene lavato e asciugato.
A questo punto l’oro di entrambi i concentrati è pronto per la fusione, insieme all’oro rimasto sul “letto” del crivello. L’oro viene messo in grandi crogioli di grafite, insieme a varie sostanze chimiche che facilitano la fusione e anche la formazione della loppa. Questi crogioli sono scaldati in una fornace refrattaria aperta che funziona a petrolio. L’oro liquefatto viene mescolato e versato prontamente nelle forme di ghisa dei lingotti. Le impurità, essendo più leggere del metallo prezioso, galleggiano formando una schiuma che si solidifica in una crosta detta loppa. Dopo che si è raffreddata per alcuni minuti, la loppa è eliminata con un martello e i lingotti sono ripuliti. Dopo che ne è stata esaminata la purezza, i lingotti sono contrassegnati con un numero e preparati per la spedizione.
Dopo aver fatto tutta questa fatica per estrarre poche once d’oro da molte tonnellate di minerale, non è meraviglia che questo metallo giallo abbia un prezzo così alto. E il paradosso è che in gran parte è nascosto nelle camere di sicurezza delle banche, dove non è di alcuna diretta utilità per l’uomo!