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Svegliatevi! 1979
g79 22/4 pp. 24-27

Uccelli in volo

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Gran Bretagna

NELL’ESTATE del 1953 sir Edmund Hillary e Tenzing Norgay stavano per conquistare la vetta dell’Everest quando rimasero sbalorditi vedendo un grosso uccello volare a 8.200 metri di quota. La notizia suscitò notevole interesse fra ornitologi e appassionati di uccelli. Sorsero domande come: Di che uccello si trattava? Se fosse stato necessario per sopravvivere, questo uccello o altri avrebbero potuto volare anche più in alto?

Gli ornitologi sanno che gli uccelli possono volare più in alto del normale quando l’istinto glielo suggerisce. Queste creature possono volare più in alto per superare un ostacolo sul loro cammino, come un monte. O forse sono alla ricerca di insetti più gustosi. Uccelli che vivono normalmente in terre basse durante la migrazione volano a quota più alta che in qualsiasi altro tempo. Per esempio, sono stati osservati pellicani, anatre e gru volare a 900-2.400 metri durante la migrazione. Pavoncelle e allodole sono state avvistate a oltre 1.800 metri di altezza, e pivieri e piro piro sono stati visti a 3.000-3.700 metri di quota. In ciascun caso, queste altezze erano sufficienti per superare gli ostacoli che gli uccelli incontravano sul loro cammino. Potevano volare più in alto?

In base alle osservazioni si può rispondere di sì. Alcuni anni fa furono visti sull’Himalaya due tipi di uccelli delle pianure — chiurli e beccacce d’acqua — volare a 6.000 metri d’altezza.

Si è pure osservato che uccelli migratori che volano ad alta quota possono scendere a minore altezza quando il tempo è cattivo. Questo fa pensare che non siano legati a qualche inflessibile schema di volo, ma, piuttosto, che scelgano istintivamente di volare sotto una tempesta per attraversarla.

Tipi di volo

I vari tipi di volo si possono classificare in volo ad ala battente, volo planato e volo a vela. Di questi, il volo planato e il volo a vela sono utilizzati solo da uccelli relativamente grossi. Le basse velocità sono possibili nel volo planato o a vela, ma occorre una spinta extra. Le grandi ali dell’uccello e il suo peso (che forniscono ulteriore slancio) danno questa spinta necessaria. The Birds (volume del Life Nature Library) provvede ulteriori particolari, dicendo: “Gli uccelli che impiegano il volo planato, con una grande superficie alare in proporzione al peso, rientrano in due gruppi molto diversi: (1) quelli con le ali larghe e la coda a ventaglio, ad esempio molti falchi, aquile e avvoltoi, e (2) quelli con le ali estremamente lunghe ma relativamente strette, come gabbiani, fregate e albatri”.

La forma e le dimensioni delle ali di un uccello in proporzione al peso del corpo sono altri fattori che determinano il tipo di volo. Ad esempio, ci vuole una frequenza maggiore di battiti d’ala per tenere sollevati gli uccelli con un’apertura alare relativamente piccola in proporzione al corpo. I colibrì hanno bisogno di un velocissimo battito d’ali per stare sollevati. Uccelli più grossi con un battito d’ali molto veloce, come pernici e berte, possono pure sfruttare il volo a vela, ma solo per brevi distanze. D’altra parte, grossi uccelli come aironi e pellicani, con un’apertura alare più grande in proporzione al peso del corpo, hanno un battito d’ali lento.

Uccelli che saltellano

Anche gli uccelli che vediamo saltellare nei nostri giardini sono in molti casi viaggiatori allenati. Merli, tordi, fringuelli, cince e i piccoli, attivissimi scriccioli, viaggiano molto e regolarmente.

In autunno partono in gran numero dai luoghi di nidificazione in Scandinavia e nell’Europa orientale e volano verso sud e verso ovest in direzione dell’Inghilterra, per trovare inverni più miti. In primavera tornano a casa. Le osservazioni effettuate col radar sulla costa orientale dell’Inghilterra rivelano che questi uccellini arrivano generalmente a velocità inferiori ai 50 chilometri orari e ad altitudini inferiori ai 900 metri.

Se un uccello è in grado di restare in aria per un lungo periodo, la velocità di volo può essere un fattore che influisce sulla sua capacità di volare ad alta quota. Il volo sostenuto, a sua volta, dipende dal volo tipico di ciascuna particolare varietà d’uccello. Questo schema di volo — ad ala battente, planato o una variante di entrambi — è determinato principalmente dalla struttura e dalla grandezza delle ossa e delle penne dell’ala, oltre che dal peso del corpo e dallo sviluppo dei muscoli pettorali.

In forma per la migrazione

Se un uccello migratore deve volare all’altezza dei monti per giungere a destinazione, ha bisogno di una straordinaria resistenza. Ciò richiede che sia incredibilmente in forma, e nella maggior parte degli uccelli migratori che percorrono lunghe distanze questo dipende dalla capacità di immagazzinare una grande quantità di combustibile sotto forma di grasso. Alcune varietà di uccelli devono raddoppiare il normale peso del loro corpo prima di intraprendere tale volo.

Effetto delle correnti termiche e delle diverse velocità dei venti

Gli uccelli possono servirsi anche delle correnti termiche. Una tale corrente si forma da una colonna d’aria calda ascendente con aria fredda sotto. Sollevandosi in fretta, la corrente termica è come una grossa bolla d’aria calda. Quando le correnti termiche si alzano, gabbiani e falchi si alzano insieme ad esse. Il più spettacolare di tutti i migratori europei, la cicogna, si serve di queste correnti termiche all’inizio del suo lungo viaggio verso sud. Partendo da Spagna, Olanda o dalla regione del Reno, questo uccello viaggia nelle correnti termiche ad alta quota prima di effettuare il volo a vela su una rotta sudoccidentale fino allo stretto di Gibilterra e attraverso l’Africa.

Come altri uccelli, le cicogne si librano in alto prima di cominciare il volo a vela. Gli ornitologi definiscono il volo a vela come il tipo di volo più semplice. È meno complicato del volo ad ala battente o del volo librato, e permette di risparmiare energia. Indubbiamente avete osservato rondini volare avanti e indietro, necessitando solo di pochi ed energici colpi d’ala per un volo lungo e aggraziato. Molti uccelli sfruttano il volo a vela prima di atterrare, e fra questi sono degne di nota le oche selvatiche e i pellicani che volano in formazione.

L’albatro è il più efficiente di tutti gli uccelli che sfruttano il volo a vela. Gli albatri urlatori, ad esempio, trascorrono nove mesi dell’anno in volo nell’emisfero meridionale. Nel volo planato, questi uccelli sfruttano la differenza di velocità tra i venti sulla superficie dell’oceano e quelli a 15 metri dalla superficie. Non risentendo dell’attrito frenante delle onde dell’oceano, le alte correnti d’aria sono più forti e più veloci, permettendo all’albatro di acquistare velocità. Quando giunge poi a correnti d’aria che si muovono più lentamente, l’uccello, che viaggia a forte velocità, è spinto in alto.

Colibrì che volano ad alta quota

Dato che molti grossi uccelli sono noti per la loro capacità di volare ad alta quota, può sembrare strano che siano state osservate alcune varietà di colibrì volare a quasi 5.000 metri di quota. Questa minuscola creatura è uno dei pochi uccelli in grado di volare temporaneamente all’indietro. Pure sorprendente è la velocità del battito d’ala. Sembra impossibile che il colibrì dalla gola rubino, presente negli Stati Uniti e in Canada, possa battere le ali da 50 a 70 volte al secondo. Sì, al secondo! Paragonatelo al battito d’ali del pellicano, che per volare deve battere le ali solo 1,3 volte al secondo.

È ovvio chiedersi come faccia il minuscolo colibrì ad avere abbastanza energia da raggiungere quasi 5.000 metri d’altezza. Ma la risposta è piuttosto semplice. I colibrì visti a questa altezza erano nelle vicinanze delle nevi perenni delle Ande ecuadoriane, le cui vette vanno dai 2.400 ai 6.000 metri. Dato che è noto che questi particolari uccelli vivono sulle alte Ande, sono già a buon punto per arrivare a quote elevate durante il volo.

‘Abitatori delle vette’

È quindi comprensibile che siano stati visti altri ‘abitatori delle vette’ volare ad alta quota. Fra questi c’è il condor delle Ande, un uccello gigantesco grande quanto il condor della California e che vive sulle più alte cime delle Ande. Quindi non sorprende che sia stato visto uno di questi uccelli volare con apparente facilità nell’aria rarefatta circa 2.000 metri al di sopra di una vetta andina di 3.950 metri.

Forse la massima altezza a cui sia stato avvistato un uccello in volo fu quella raggiunta alcuni anni fa da uno stormo di oche in migrazione attraverso l’alta catena dell’Himalaya. A quell’epoca gli scienziati stavano fotografando il sole sull’India quando videro le oche volare in formazione a V all’altezza dell’Everest, attorno agli 8.800 metri.

Che dire dell’uccello visto volare ad alta quota da sir Edmund Hillary e dalla sua guida? Nessuno dei due riuscì a identificarlo. Forse si trattava di un grosso uccello simile all’avvoltoio, il gipeto. Sono stati osservati gipeti che volavano a quote di 7.300-7.600 metri nella zona dell’Everest.

È possibile che tali uccelli, le oche d’alta quota, i condor e forse il gipeto, volino più in alto se necessario? Senz’altro!

[Immagini a pagina 24]

condor della California

pellicano

gru canadese

albatro

Carpodacus mexicanus

colibrì

berta

beccaccia d’acqua

piviere dorato

oca canadese

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