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  • Vera regina dell’aria

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  • Vera regina dell’aria
  • Svegliatevi! 1979
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • Il ciclo della migrazione
  • “Spettacolo stupendo, incredibile!”
  • Guidate dall’istinto
  • Una viaggiatrice fragile ma ardimentosa
    Svegliatevi! 1996
  • Fotografare una farfalla
    Svegliatevi! 1992
  • La tipica giornata di una farfalla
    Svegliatevi! 1993
  • La migrazione della farfalla monarca
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Altro
Svegliatevi! 1979
g79 22/5 pp. 24-26

Vera regina dell’aria

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Gran Bretagna

NEL 1919 gli aviatori Alcock e Brown fecero la prima riuscita traversata atlantica senza scalo su un apparecchio più pesante dell’aria. Comprensibilmente, la notizia fece subito il giro del mondo. Era un’impresa straordinaria.

Tuttavia, stranamente, 43 anni prima un’impresa ancor più meravigliosa non era stata neppure menzionata, eccetto nei documenti di pochi entomologi. Nel 1876 la Danaus plexippus o danaide, una farfalla, fu vista, a quanto si affermò, nella punta sudoccidentale dell’Inghilterra. Dato che le Asclepiadacee, le sole piante di cui possa nutrirsi questa farfalla, non sono indigene della Gran Bretagna, come c’era arrivata? Sembrava assurdo pensare che provenisse dal suo luogo d’origine in America, distante quasi 5.000 chilometri. Tuttavia nel 1880 ne furono catturati parecchi esemplari nell’Atlantico, su un piroscafo in viaggio da Glasgow, a 300-500 chilometri dalla costa. Le congetture continuarono per un periodo di oltre 70 anni durante i quali si afferma che ne fossero avvistati o presi circa 150 esemplari.

Dato che erano state trovate solo due danaidi lungo la costa francese, e altre quattro in Spagna e Portogallo, molti pensarono che queste creature fossero venute verso est a bordo di navi, o che si fossero posate sui piroscafi durante il viaggio. Ma fino al presente la loro comparsa è frequente e molti ragionano che forse, dopo tutto, questi fragili insetti compiono effettivamente quell’incredibile viaggio per conto proprio. Perché la pensano così? Per quello che ora si sa delle sorprendenti imprese compiute da queste creature.

Questa bella farfalla si riconosce immediatamente dalle grandi ali di color bruno-arancione e dalle venature scure piuttosto marcate. È una farfalla comune nota anche agli abitanti dell’Australasia e delle isole del Pacifico. Tuttavia, il ciclo vitale nordamericano è così affascinante che è stato oggetto di studi durati una vita.

Il ciclo della migrazione

Il dott. Fred A. Urquhart, uno zoologo, si interessò per la prima volta della danaide da ragazzo. Al principio del gennaio del 1976, grazie soprattutto agli oltre 21.000.000 di lire ricevuti come sovvenzione per le sue ricerche, Urquhart (ora professore all’Università di Toronto) concluse la sua ricerca del luogo dove sverna questa inafferrabile farfalla dopo essere riuscito a scoprirne i percorsi migratori. Quasi 40 anni di pazienti e diligenti ricerche furono alla fine premiati.

Per sottrarsi ai rigidi geli invernali, la danaide lascia regolarmente il Canada e la parte settentrionale degli Stati Uniti, volando verso sud. A differenza degli uccelli, questa farfalla vola da sola, e ciascuna segue il proprio istintivo percorso individuale. Volando a un’altezza che varia da un metro e mezzo a 150 metri, viaggia sempre verso sud, a volte percorrendo fino a 130 chilometri al giorno. Molte di queste belle creature periscono durante il viaggio, ma riproducendosi in quantità il loro numero aumenta straordinariamente.

Man mano che gli studi continuavano, si scoprivano altri aspetti imprevisti. Fu notato che quasi tutti i maschi di queste farfalle muoiono durante il viaggio di ritorno dal luogo dove hanno svernato. Come avviene dunque la riproduzione? Un attento esame ha rivelato che, diminuite le ore diurne alla fine dell’estate, viene ritardato lo sviluppo degli organi sessuali femminili delle danaidi a riproduzione tardiva, e avviene probabilmente la stessa cosa nei maschi. Di conseguenza, sciami infecondi di farfalle che migrano verso sud raggiungono la maturità sessuale nel loro habitat invernale mentre i giorni cominciano ad allungarsi. La riproduzione ha quindi luogo durante la successiva migrazione primaverile verso nord.

“Spettacolo stupendo, incredibile!”

Nel tentativo di scoprire il luogo dove svernavano, si provarono vari metodi. Inizialmente, migliaia di etichette gommate vennero attaccate con delicatezza alle ali di queste farfalle. Ma un’improvvisa notte di forte pioggia le fece staccare. Si riuscì infine nell’intento con speciali etichette autoadesive. Nel corso degli anni furono messe in libertà alcune centinaia di migliaia di farfalle contrassegnate, e i dati aumentavano man mano che migliaia di volenterosi osservatori inviavano a Toronto quello che avevano scoperto. Il ciclo della migrazione fu chiaro, sebbene la destinazione finale rimanesse un mistero; le evidenze sembravano indicare il Messico.

L’emozionante culmine delle ricerche fu raggiunto quando due volontari, dopo aver percorso in lungo e in largo il Messico per quasi un anno, si imbatterono nella colonia che copriva un’estensione di 8 ettari sui fianchi delle montagne messicane. A 3.000 metri sopra il livello del mare, innumerevoli milioni di danaidi riempivano l’aria, coprivano il suolo e ornavano un migliaio di alberi di oyamel. Profondamente emozionato per la sua visita in questa località isolata, il prof. Urquhart, scrivendo sulla rivista National Geographic, così descrisse le meraviglie che si erano presentate ai suoi occhi: “Osservavo sbalordito quello spettacolo. Farfalle, milioni e milioni di farfalle! Si tenevano attaccate in masse compatte a tutti i rami e i tronchi degli alti alberi verde-grigio di oyamel. Vorticavano nell’aria come foglie d’autunno e coprivano il suolo come un tappeto nelle loro sgargianti miriadi . . . Dissi ad alta voce: ‘Che spettacolo stupendo, incredibile!’”

Guidate dall’istinto

Vedere una farfalla che succhia il nettare da un fiore contribuisce molto ad accrescere il nostro apprezzamento per il Creatore. Ma vederne milioni in un luogo in cui sono giunte in volo da una distanza di quasi 5.000 chilometri spinge logicamente a chiedere: Perché? Anche ora nessuno può rispondere con assoluta certezza a questa domanda per quello che riguarda la danaide. Ma pare che la fredda temperatura invernale della Sierra Madre messicana sia proprio quello che ci vuole per aiutare queste farfalle a conservare le proprie riserve di grasso per il successivo volo nei più caldi giorni di primavera.

Qualunque sia la ragione, l’uomo può solo meravigliarsi per l’infallibile istinto che guida tali creature migratorie. Pesano meno di 250 milligrammi eppure possono volare a 20-23 chilometri orari. Inoltre, le danaidi affrontano tempeste e caldo, aperta campagna, monti e città percorrendo migliaia di chilometri per raggiungere un paese straniero dove non erano mai state, solo per ripartirne e non tornarci mai più.

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