Contorto, nodoso e bello
Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Spagna
Cos’è contorto, nodoso e bello? Cos’è che può fornire legna per difendersi dal freddo invernale, ombra per alleviare la calura estiva, condimento per l’insalata, balsamo per le ferite e luce per rischiarare le tenebre della notte? È il robusto e vigoroso vecchio albero d’olivo, noto ai botanici col nome di “Olea europaea”.
Avete mai visto un olivo? Se abitate nell’area mediterranea, l’avrete visto senz’altro, poiché questi alberi prosperano anche nei terreni più aridi e inospitali. Un esperto dice: “Un’eccezionale caratteristica di questa pianta è la sua tipica coltivazione permanente, . . . produce frutti anche nelle condizioni più difficili. Resiste a lunghi periodi di abbandono quasi totale e si riprende facilmente da periodi critici causati da sfavorevoli condizioni climatiche o da problemi di coltivazione”.
L’olivo coltivato ha fogliame abbondante, consistente di lunghe foglie strette, di color verde pallido nella parte superiore e grigioverde in quella inferiore. Gli oliveti dell’Andalusia, nella Spagna meridionale, coprono chilometri e chilometri, con file su file di olivi ben tenuti. Quando soffia la brezza, il duplice colore delle foglie crea un bel luccichio.
Alcuni olivi assumono forme strane. I tronchi sembrano intrecciarsi e contorcersi, facendo pensare a lottatori impegnati in un combattimento, o a serpenti che si contorcono e si sollevano dal nido. Ovviamente, ci vogliono molti anni perché questo accada. Ma l’olivo non ha fretta.
Possono volerci anche 50 anni perché uno di questi alberi raggiunga la massima produzione di olive. Nella Spagna continentale molti olivi hanno più di 400 anni. In Siria, Palestina e Tunisia, la base di alcuni tronchi ha oltre 1.000 anni. Anche l’isola spagnola di Maiorca, nelle Baleari, è nota per i suoi olivi millenari dal tronco massiccio e dall’infinita varietà di forme. I tronchi sembrano assumere forme diverse secondo l’immaginazione di chi li guarda.
Nell’olivo nulla va sprecato. Le foglie servono come foraggio, le radici come legna da ardere, e il legname, benché nodoso e nocchiuto, può essere lucidato, e allora acquista un bel colore ambra rivelando le venature. Naturalmente, il prodotto più importante è l’oliva, che provvede all’uomo olio da millenni.
Ci sono olive di varie grandezze, di diametro da uno a quattro centimetri, secondo che siano rotonde od ovali. Le olive sono anche di vari colori. Alcune sono verdi, alcune nere e altre hanno diverse sfumature rossicce. Perché ci sono queste differenze? In effetti, la maggioranza delle varietà passa prima attraverso lo stadio verde, quindi attraverso il rosso porpora per poi diventare nere, quando sono veramente mature. Perciò il colore dipende da quando si raccolgono i frutti; e questo, naturalmente, influisce sul sapore e anche sul contenuto d’olio.
Se attraversate una zona dove crescono gli olivi, non sentitevi tentati di raccogliere un’oliva dall’albero e mangiarla. Avreste un’amara sorpresa, perché le olive non sono commestibili fin quando non sono state trattate.
Per neutralizzare il sapore amarognolo, le olive vengono immerse in una soluzione alcalina (ranno, soda caustica) diluita che si lascia penetrare fino a due terzi della polpa dell’oliva, lasciando solo una traccia di amaro attorno al nocciolo per darle il sapore. Scolato il ranno, le olive sono coperte d’acqua che viene cambiata parecchie volte in un periodo di uno o due giorni per eliminare la maggior parte del ranno. Qui in Spagna, sono poi messe in salamoia in vasche della capacità di quasi 700 litri nelle quali rimangono per un periodo da uno a sei mesi. Il prodotto finale è conservato in salamoia dentro vasetti di vetro sigillati o sacchetti di plastica da vendere al minuto. Quantità maggiori sono messe in barili e contenitori metallici da esportare e vendere a negozi, bar, alberghi e ristoranti.
Come si estrae l’olio d’oliva
Il principale prodotto dell’oliva è l’olio, che l’uomo apprezza altamente da millenni. Come si estrae e quali ne sono gli impieghi?
La parte più faticosa è la raccolta delle olive dagli alberi. Si fa in due modi. Il metodo più lento è la raccolta a mano, che garantisce un olio di qualità migliore, mentre il metodo più popolare è la bacchiatura, che consiste nel battere i rami col bacchio, una lunga pertica, per far cadere i frutti su una fitta rete o fogli di plastica stesi sotto l’albero. Questo sistema, usato anche nei tempi biblici, è più rapido ma danneggia gli alberi e le olive. (Deut. 24:20; Isa. 24:13) Quando le olive sono nere e mature, hanno il massimo contenuto d’olio, che può andare dal 20 al 30 per cento del peso del frutto fresco.
Dopo la raccolta, le olive sono lavate e quindi passate in un frantoio per essere macinate. La risultante massa viene passata in una pressa idraulica che permette di estrarre l’olio. Esso contiene impurità e materie estranee che vengono eliminate col passaggio attraverso una serie di vasche di decantazione. Oggigiorno, negli oleifici ben attrezzati, questo processo è in gran parte accelerato con l’impiego di moderni macchinari come i depuratori centrifughi. Il prodotto finale è il buon olio d’oliva.
L’olivo nei tempi biblici
Una nota enciclopedia biblica dice che “nessun albero è menzionato più spesso dagli antichi autori né alcuno ricevette più onore dalle nazioni dell’antichità”. Certo l’olivo ha un posto preminente nella Bibbia, insieme alla vite e al fico. Questo è logico dato che la Palestina si trova entro le latitudini dove prospera l’olivo.
Il primo riferimento della Bibbia all’olivo si trova nel libro di Genesi, dove è detto che quando le acque del diluvio del giorno di Noè si furono abbassate, una colomba tornò all’arca “ma ecco, aveva nel becco un ramoscello fresco d’olivo”. Questo indicò che le acque si erano ritirate. — Gen. 8:11, La Bibbia Concordata (Con).
Un altro antico riferimento all’olivo si trova nel libro di Giobbe e fornisce un interessante particolare sulla fioritura dell’olivo. Sono attribuite a Elifaz il Temanita le seguenti parole: “Egli sarà come vite che perde l’agresto, come olivo che getta via il suo fiore”. (Giob. 15:33, Con) La facilità con cui i fiori dell’olivo cadono dall’albero fa sì che il coltivatore tema qualsiasi vento o brezza sfavorevole che arresterebbe la produttività dell’albero.
Il re Davide aveva l’albero d’olivo in grande stima quando pronunciò queste parole poetiche: “Io invece sono come verdeggiante olivo nella casa di Dio, confido nella grazia di Dio, in eterno e per sempre”. (Sal. 52:10, Con; 52:8, NM) Questi e altri usi simbolici dell’olivo nella Bibbia ci aiutano a capire che era un appropriato simbolo di produttività, bellezza, dignità e prosperità.
Un altro interessante riferimento delle Scritture all’olivo è contenuto nell’esempio dell’apostolo Paolo su un olivo selvatico innestato in un olivo coltivato. Questo, in effetti, è il contrario di quanto si fa normalmente, come Paolo certo sapeva. Per ottenere frutto buono da un olivo selvatico, gli si deve innestare un ramo di olivo coltivato. Nondimeno, con questa insolita allegoria, Paolo indicò che, mediante il favore di Dio l’‘olivo selvatico’, i gentili, era stato innestato su un “olivo coltivato”, i giudei, per formare lo spirituale “Israele di Dio”. — Rom. 11:17-24; confronta Galati 3:28; 6:16.
Da secoli l’oliva è uno degli elementi fondamentali dell’alimentazione degli spagnoli. A parte gli impieghi culinari, l’olio d’oliva è utilizzato nell’industria tessile, nella fabbricazione di cosmetici, come lubrificante e per scopi medicinali. La prossima volta che vedete un vecchio olivo contorto, nodoso e nocchiuto, meditate sulla sua bellezza, sull’umile servizio che da tanto tempo rende all’uomo e ringraziate Dio di avere provveduto tale albero dai molteplici impieghi.