BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • g79 22/9 pp. 12-16
  • Salvato grazie a una nuova terapia

Nessun video disponibile.

Siamo spiacenti, c’è stato un errore nel caricamento del video.

  • Salvato grazie a una nuova terapia
  • Svegliatevi! 1979
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • Uno scontro
  • Atteggiamento mutato
  • Ravvivate le mie speranze
  • Iperbaroterapia
  • Un’altra crisi
  • La situazione si capovolge
  • Fedeli alle nostre convinzioni
    Svegliatevi! 1979
  • Abbiamo una vita piena di significato
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 2013
  • Loro non temono più la fine
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 2010
  • Una vita produttiva nonostante la mia menomazione
    Svegliatevi! 1985
Altro
Svegliatevi! 1979
g79 22/9 pp. 12-16

Salvato grazie a una nuova terapia

USCITA per alcuni minuti dalla stanza di Gary, notai due nostri fratelli cristiani della congregazione seduti in sala d’aspetto. Si avvicinarono e uno di essi aveva in mano la copia fotostatica di una pagina della rivista Torre di Guardia. Dopo esserci salutati, me la porse. Era “Significato delle notizie” del numero inglese del 1º settembre 1974 (ediz. italiana del 15 febbraio 1975).

Leggendola, un raggio di speranza entrò nel mio cuore. La notizia citata parlava di una nuova tecnica messa a punto per coloro che avevano subito forti perdite di sangue. Viene chiamata “iperbaroterapia”.

Uno scontro

Verso le 11,30 il primario di chirurgia dell’ospedale scese nella sala. Ci invitò ad andare nel suo ufficio dicendo: “Sistemeremo questa faccenda una volta per tutte”.

Era un piccolo ufficio reso ancora più piccolo da tre medici, io e due miei amici stipati in esso. Si vedeva che i medici erano stanchi, probabilmente perché lavoravano da molte ore e avevano difficili problemi da risolvere. Il divieto di dare sangue a Gary sembrava accrescere le loro responsabilità. Lo capivo.

“Ho parlato con i miei colleghi medici e siamo sconvolti”, disse il primario. “Più che sconvolti, siamo arrabbiati! C’è qui un giovane che possiamo salvare, ma i principi secondo i quali vivete e incoraggiate a vivere rendono quasi impossibile aiutarlo”.

Sbattendo varie radiografie della gamba fratturata sotto i fermagli dello schermo posto su una parete, fece notare le fratture multiple nella gamba di Gary. Assomigliavano alla rottura dentellata di una matita. In una si vedeva chiaramente l’osso che sporgeva fuori della carne.

“Ecco contro cosa stiamo lottando”, disse, additando in rapida successione ciascuna rottura messa in evidenza dalle radiografie. “Gary ha bisogno che gli sia inserita una sbarra qui, qui e qui, e in ciascun caso l’operazione richiede sangue”. Ripeteva continuamente: “Sono molto arrabbiato!” Ero tremendamente spaventata, sapendo d’essere il principale oggetto della sua indignazione. Chinai la testa e scoppiai in lacrime.

“Sono cristiano”, annunciò il primario. “Non ci vedo nulla di male a prendere trasfusioni di sangue. Anche se fosse sbagliato, Dio vi perdonerebbe”. Cambiando tattica, disse: “Se non cerca di convincere Gary a prendere il sangue, sarà come se lo uccidesse. Se a qualcuno interessa veramente [probabilmente i suoi occhi erano fissi su di me] cercherà di persuadere Gary a prendere il sangue”. Cambiando di nuovo tattica, fece appello abilmente al mio desiderio, e disse: “Se prende il sangue, potrà uscire di qui e tornare a casa con lei e i ragazzi e riprendere infine il lavoro. Il sangue è l’unico rimedio.

“Quest’uomo sta morendo, e noi possiamo salvarlo, ma lei ci lega le mani. Le è mai capitato che qualcuno le morisse fra le mani senza poterlo salvare?” proseguì. Interrompendolo, dissi sommessamente: “Sì. Avevo una figlia”. Le mie parole dovettero coglierlo di sorpresa perché si fermò. Quel silenzio imbarazzato fu rotto quando disse: “Bene, uscite tutti. Rifletta su ciò che quell’uomo dovrà passare”.

Atteggiamento mutato

Mentre mi alzavo per andarmene, mi girai verso di lui e chiesi: “Posso parlarle?” Tutti si fermarono e si volsero verso di me. “Da sola”, conclusi. “Va bene, uscite tutti”, urlò.

Quando tutti se ne furono andati, avvertii immediatamente che era cambiato qualcosa nel suo modo di fare. Sembrava essersi addolcito. Parlando del più e del meno, mi chiese come ero diventata testimone di Geova e mi domandò di mia figlia. Poi volle sapere quanti anni avevo. “Ventisei”, dissi. Con mia sorpresa, rispose: “Mamma mia, è così giovane e deve sopportare tutto questo”.

Ero sbalordita per la sua trasformazione. Gli chiesi se era di mente aperta. Disse di sì. Volevo che si impegnasse prima di dargli la notizia della Torre di Guardia sull’iperbaroterapia. Quando me la restituì, chiesi: “Crede che possa servire?”

“Be’, non lo so”, rispose. “A questo punto vale la pena di tentare tutto”.

“Può mandarlo da qualche parte?” domandai con tono supplichevole.

“Oh, no”, disse. “Non sarò io a farlo; dovrà fare tutto lei. Può chiamare la base navale”.

“Cosa dico? Chi chiamo?” domandai.

“Deve solo telefonare e chiedere del responsabile dell’Iperbaroterapia e spiegare tutta la faccenda”. Al che si chinò rapidamente in avanti, afferrando la cornetta del telefono che aveva sulla scrivania. Si mise a parlare con qualcuno, qualcuno che chiamava per nome. Narrando il mio caso, si espresse come se volesse veramente aiutarmi. Posando il ricevitore, disse: “È tutto a posto”. Gary doveva essere trasferito al Long Beach Memorial Hospital.

Probabilmente grazie alla risolutezza del primario, i preparativi per trasferire Gary furono straordinariamente veloci. Tuttavia, mentre preparavano Gary per il viaggio, un medico disse dell’iperbaroterapia: “Non servirà a niente”. Pur parlando sommessamente, disse con tono furente: “Ha bisogno di sangue perché le sue ferite guariscano”. Ne fui scoraggiata. Ma in men che non si dica Gary fu portato giù nell’ambulanza in attesa. Un medico ci accompagnò nel viaggio.

Ravvivate le mie speranze

Infine giungemmo in vista di un grande ospedale ultra moderno. Gli inservienti erano in attesa. Portarono Gary al settimo piano, in una stanzetta privata del reparto di Terapia Intensiva. Un’infermiera mi si avvicinò spiegandomi che dovevo aspettare fuori che i medici terminassero la visita. Scesi di sotto a una toilette per rinfrescarmi un po’. Mi fermai a pregare chiedendo coraggio e forza. Erano passate circa 18 ore da quando la sera prima ero stata svegliata dall’agghiacciante squillo del telefono.

Risalii a fatica fino alla stanza di Gary. Entrata, vidi che i due medici erano ancora lì. Per un attimo avevo dimenticato d’avere con me l’articolo sull’iperbaroterapia. Feci alcuni passi verso il medico più vicino e glielo porsi. Era un uomo alto e leggermente paffuto, con le spalle larghe e la chioma nera ondulata e pettinata all’indietro. Lo prese e si mise a leggerlo. Quando ebbe finito, si limitò a borbottare. Impaziente di conoscere la sua opinione, gli chiesi: “Ha mai sentito parlare di questo trattamento?”

“Oh, sì”, rispose con una certa noncuranza. “L’articolo l’ho scritto io”. (Era l’articolo pubblicato nel Journal of the American Medical Association del 20 maggio 1974, citato nella Torre di Guardia). Mi sentii arrossire per l’imbarazzo e per la grande gioia. Mentre proseguiva, descrivendo la terapia, il mio morale si sollevò.

Volevo essere ottimista, ma avevo ancora dei dubbi. Ripetei i commenti fatti dal medico poco prima che lasciassimo l’ospedale dell’università. “Secondo lui”, spiegai, “il trattamento non servirebbe, e, anche se servisse, Gary non guarirebbe ugualmente perché ha bisogno di sangue intero”. Guardandomi fisso negli occhi, fece cenno di sì con la testa in modo comprensivo e disse con filosofia: “Certi uomini parlano solo per ignoranza”. Soddisfatta e rassicurata, ero convinta adesso che le probabilità erano in favore di Gary.

Iperbaroterapia

Con l’iperbaroterapia il corpo viene sottoposto a ossigeno al 100 per cento a una pressione maggiore di quella atmosferica, che è di kg. 1,033 per centimetro quadrato al livello del mare. La maggiore pressione fa sciogliere l’ossigeno nei tessuti e nei liquidi del corpo in concentrazioni molto superiori al normale. L’apparato impiegato è un serbatoio cilindrico di pesante metallo con una spessa cupola di vetro che permette al paziente di vedere fuori e a quelli di fuori di vedere dentro. La porta circolare della camera, insolitamente spessa, somiglia alla porta di una camera blindata. Si può comunicare per mezzo di un citofono.

La compressione ha inizio lentamente e aumenta a poco a poco fino a raggiungere il livello prescritto. La sensazione sui timpani è simile a quella che si prova salendo o scendendo da un monte in macchina. Nei primi giorni Gary fu sottoposto al trattamento ogni sei ore. Al termine di ciascun trattamento, provava uno stimolo rinvigorante.

Uscito dalla camera iperbarica alle ore 20 del quarto giorno, l’infermiera, come al solito, gli fece l’ematocrito. Il risultato suscitò una certa eccitazione: il valore ematocrito era salito ben di un punto, da 10 a 11. Sebbene fosse ancora pericolosamente basso, la notizia ebbe l’effetto di tirarci su di morale. All’ottavo giorno di trattamento il valore ematocrito era arrivato a 19, sufficientemente alto per poter trasferire Gary dalla Terapia Intensiva all’Isolamento.

Un’inequivocabile prova che la salute di Gary migliorava l’ebbi una mattina quando si svegliò. “Ti senti di fare colazione questa mattina?” chiesi allegramente. Dal tempo dell’incidente non riusciva a tener nulla nello stomaco. Balzai su dalla sedia, che usavo come letto, quando disse: “Sì, credo di sì”.

“Bene, bene”, esclamai eccitata. Il fatto che si risvegliasse in lui l’appetito era un’ulteriore prova che ce l’avrebbe fatta. Contrariamente alla popolare opinione medica, era sopravvissuto senza sangue, e, nello stesso tempo, aveva evitato le complicazioni, talora fatali, che si verificano spesso quando vengono somministrate trasfusioni di sangue. Ma, naturalmente, la ragione per cui avevamo rifiutato il sangue era la legge data da Dio ai cristiani: ‘Astenetevi dal sangue’. — Atti 15:28, 29.

Un’altra crisi

Prima che Gary fosse tolto dal reparto di Terapia Intensiva, a Bryan venne la febbre alta. La fontanella, il punto non ossificato in cima alla testa, era gonfia, indicando che veniva esercitata pressione sul cervello, un primo sintomo di meningite cerebrospinale. Fui sommersa da un senso di orrore quando la dottoressa che lo assisteva annunciò che aveva bisogno di una trasfusione di piastrine. Spiegò che essendo il valore delle piastrine così basso, col prelievo di liquido spinale c’era il rischio di causare un’emorragia e forse una paralisi.

La prima volta che Bryan era stato ricoverato in questo ospedale, il tribunale aveva emesso un’ordinanza per toglierci la custodia del bambino. Ma non era stato dato sangue, perché non sarebbe servito, in alcuna misura. Bryan non riusciva a produrre le piastrine. Così giungemmo a un accordo con il medico che aveva in cura Bryan; non gli avrebbe dato sangue.

Infine il medico con cui c’eravamo accordati arrivò. Lo misi brevemente al corrente dell’accaduto. Disse che avrebbe effettuato il prelievo di liquido spinale senza sangue. Proprio così, non gli si doveva dare il sangue. Tuttavia le possibilità di morte per emorragia e di paralisi esistevano. Il liquido spinale fu mandato in laboratorio, e si seppe che Bryan era affetto da meningite virale. Sospirai.

La situazione si capovolge

Dal tempo del primo esame delle piastrine il giorno in cui era stata accertata la malattia di Bryan, il valore era rimasto stabile, 4.000 per millimetro cubo. Ma pochi giorni dopo l’attacco di meningite, l’esame del sangue rivelò che le cose erano drasticamente cambiate. Col viso raggiante, il medico annunciò: “I valori di Bryan sono saliti un po’”.

“Davvero?” intervenni.

“Sì”, proseguì. “Le piastrine sono salite a 25.000”.

Straordinariamente eccitata, volevo credere che Bryan sarebbe vissuto. Ma avevamo smesso di sperare perché ci avevano detto che pochi sopravvivono a questa malattia, almeno per quello che ne sapeva il medico. Mi contenni a fatica quando riferii a Gary che i valori delle piastrine di Bryan erano aumentati. “Non va ancora bene”, disse con tono pacato, non toccato dal mio entusiasmo. Un medico aveva dichiarato che Bryan aveva una probabilità su un miliardo di sopravvivere.

Passò una settimana. Portammo Bryan a fare un altro esame del sangue. Questa volta il numero delle piastrine era salito a 50.000! E ogni settimana che passava esso continuava ad aumentare. Al successivo esame erano ben 193.000; la settimana dopo il valore era di 309.000. Infine raggiunse 318.000, che è considerato normale. I medici erano sbalorditi, tanto che facevano osservazioni come: ‘È un bambino eccezionale’ e: ‘Ci farà diventare tutti testimoni di Geova’. Arrivarono al punto di attribuire a un ‘miracolo’ il cambiamento nelle condizioni di Bryan.

Sia Gary che Bryan sono guariti completamente e sono molto grata di come sono andate a finire le cose. Nessuno vuol vedere i propri cari soffrire o morire. Ma nello stesso tempo, queste esperienze mi hanno fatto capire che c’è qualcosa di più importante della nostra vita attuale. È anche più importante osservare le leggi di Dio, perché, se le osserviamo, abbiamo la sicura promessa che Dio ci desterà dai morti nel suo giusto nuovo sistema dove potremo vivere in eterno con salute e felicità perfette. (Riv. 21:3, 4) La fedeltà di Gesù Cristo fino alla morte, e la risurrezione che Dio compì a suo favore, non provano forse che la cosa più saggia da fare è ubbidire a ciò che Dio richiede?

Sono grata al nostro misericordioso e benigno Dio, Geova, di avermi dato la forza di sopportare fedelmente, ubbidendo alle sue leggi in quei giorni difficili. Penso che nel mio caso si applichino senz’altro queste parole ispirate dell’apostolo Paolo: “Noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affinché la potenza oltre ciò che è normale sia di Dio e non da noi”. (2 Cor. 4:7) — Da una collaboratrice.

    Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
    Disconnetti
    Accedi
    • Italiano
    • Condividi
    • Impostazioni
    • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
    • Condizioni d’uso
    • Informativa sulla privacy
    • Impostazioni privacy
    • JW.ORG
    • Accedi
    Condividi