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Svegliatevi! 1981
g81 8/1 pp. 12-14

Alcool come combustibile: la soluzione?

come il Brasile affronta la crisi energetica

NEL 1979, in alcune città brasiliane le stazioni di servizio cominciarono a vendere alcool, oltre che benzina e gasolio. L’idea non è nuova. Nel 1922 Alexander Graham Bell dichiarò: “Il consumo mondiale di petrolio è così grande che le forniture potranno durare solo per qualche altra generazione. La soluzione sta nell’alcool, un combustibile pulito e perfetto”.

Per offrire veramente una soluzione, l’alcool deve provenire da una fonte rinnovabile. La sola che ci sia è la biomassa. Di che si tratta? Di materia biologica vivente che può essere trasformata in energia. Il segreto sta nella fotosintesi. Le piante immagazzinano energia solare sotto forma di composti chimici che l’uomo può utilizzare per produrre alcool.

In Brasile le vetture ad alcool hanno più di mezzo secolo di storia. Nel 1919 il governatore dello stato di Pernambuco decise di impiegare l’alcool come carburante per i veicoli governativi, e negli anni venti in questo stato si utilizzavano già miscele di alcool, mentre alcune vetture impiegavano esclusivamente questo carburante. Nel 1933, il presidente Getulio Vargas decise di fare di Rio de Janeiro “la prima città del Brasile con vetture ad alcool”. Ma il tentativo di convertire le 20.000 vetture cittadine in veicoli funzionanti con una miscela contenente il 60 per cento di alcool dovette essere abbandonato quando l’alcool finì. Nel 1938 e nel 1942 si fecero altri tentativi per ottenere miscele di alcool e benzina, ma era impossibile produrre l’alcool a un prezzo competitivo. Ad ogni modo nel 1973 la situazione cominciò a cambiare. I vertiginosi aumenti dei prezzi del petrolio e l’accresciuto consumo avevano fatto salire la spesa delle importazioni di petrolio in Brasile da 400 milioni di dollari nel 1972 a 4.000 milioni di dollari nel 1975.

Dato che il Brasile ha una gran quantità d’acqua in movimento che si può utilizzare per generare elettricità, l’accresciuto costo del petrolio non diede luogo a una crisi energetica ma, invece, a una crisi di combustibile. La migliore fonte alternativa di combustibile nel paese era l’alcool ricavato dalla biomassa. Perciò nel novembre del 1975 ebbe inizio il Proálcool, o Programma Nazionale Alcool. Esso include tutto: la coltivazione di altri milioni di ettari di canna da zucchero, la sperimentazione con altre piante nonché l’immagazzinamento e le ricerche di mercato.

La prima fase del programma prevedeva l’uso di una miscela di alcool e benzina contenente il 20 per cento di alcool, dato che questo non avrebbe richiesto alcuna modifica dei motori. Dopo oltre tre anni la percentuale raggiunta è già del 16 per cento. Il Programma brasiliano Alcool ha già superato ogni aspettativa. Nel 1974-75 la produzione di alcool fu di 740 milioni di litri; nel 1977-78 salì a 1.500 milioni. Il programma prevede la produzione di 10.700 litri di alcool nel 1985, il che rappresenterà circa il 5 per cento dell’energia consumata nel paese.

Il Brasile ha una superficie complessiva di 8.500.000 chilometri quadrati. C’è dunque sufficiente suolo — e luce solare — per coltivare le piante con cui produrre la necessaria materia prima. I circa due milioni di chilometri quadrati di entroterra brasiliano sono l’ideale.

Il principale obiettivo del Proálcool è quello di produrre alcool etilico dalla canna da zucchero mediante fermentazione e successiva distillazione. L’attuale produzione è di circa 3.500 litri di alcool all’anno per ciascun ettaro, ma sono in corso esperimenti per incrementare la produzione. La costruzione e l’installazione di impianti per produrre circa 120.000 litri di alcool al giorno costano pressappoco come la trivellazione di un pozzo petrolifero (10 milioni di dollari), ma con la garanzia della produzione. L’installazione di una simile distilleria d’alcool richiede circa tre anni, mentre possono volerci cinque anni prima di poter sfruttare un campo petrolifero ai fini commerciali.

Recentemente l’Istituto per le Ricerche Tecnologiche ha perfino pubblicato un manuale che insegna a costruire “minidistillerie”. Un tale impianto potrebbe fornire carburante sufficiente per alimentare un autocarro e far funzionare motori fissi per produrre elettricità, mentre i prodotti di rifiuto della canna sarebbero trasformati in fertilizzante. Per alimentare un tale impianto basterebbe coltivare a canna da zucchero appena ventiquattro ettari di suolo. Per i grandi proprietari terrieri abitanti in zone isolate una distilleria del genere potrebbe dare inizio a un nuovo tipo di vita.

Una delle principali preoccupazioni è l’inquinamento creato dai prodotti di rifiuto. La produzione di un litro di alcool genera anche 12 litri di vinhoto, il residuo tossico della polpa di canna. Se va a finire nei corsi d’acqua, assorbe l’ossigeno e uccide pesci, alghe e piante. Per di più, una distilleria da cui escono 120.000 litri al giorno produce anche quattro tonnellate di lievito. Fortunatamente il Brasile si è occupato di tali problemi. La Metalúrgica Conger S. A. fabbrica attrezzature per trasformare il lievito in mangimi mediante un processo termico e per trasformare il vinhoto in ottimo fertilizzante o in mangime mediante evaporazione, senza compromettere il rendimento della distilleria.

Per una buona produzione occorre un suolo fertile e di buona qualità. Non tutto il suolo brasiliano soddisfa questa esigenza. Perciò a fianco dell’originale programma Proálcool il governo intende attuare un progetto per produrre etanolo e poi metanolo dal legno di eucalipto. Il metanolo potrebbe essere usato in sostituzione sia del combustibile da riscaldamento che della nafta per motori diesel. La ragione principale per usare legno di eucalipto è che non abbisogna di suolo fertile come la canna da zucchero. Altri vantaggi sono che gli alberi di eucalipto maturano molto in fretta in Brasile (cinque anni) e si possono tagliare durante tutto l’anno. E poi le condizioni meteorologiche influiscono pochissimo sulla crescita dell’eucalipto mentre sono molto importanti nella coltivazione della canna da zucchero. Inoltre il costo della produzione di legno di eucalipto è di circa 130.000 lire per ettaro, rispetto a 380.000 lire nel caso della canna da zucchero. Questo maggior costo è dovuto al fatto che necessita di suolo più fertile e più fertilizzante, insetticida e manodopera. D’altra parte, un impianto che può produrre 120.000 litri di alcool al giorno dal legno di eucalipto costerebbe il doppio circa di un impianto per la lavorazione della canna.

Per cominciare la materia prima c’è. Nei soli stati del Mato Grosso do Sul e di Minas Gerais ci sono oltre 500.000 ettari di alberi di eucalipto pronti per essere tagliati. Per fornire la materia prima necessaria in futuro occorrerà coltivare a eucalipto circa 100.000 ettari all’anno. Recentemente il presidente Figueiredo ha detto che “per produrre il metanolo equivalente a due milioni di barili di petrolio al giorno ci basterà coltivare a eucalipto il dieci per cento dei campos cerrados del Brasile centrale”. In questo modo il Brasile non avrebbe più bisogno di importare petrolio.

Vi sono anche residui utili. Per ogni 1.000 litri di alcool vengono prodotti 800 chili di coke metallurgico, 350 chili di mangime, 500 chili di gas carbonico e 30 chili di furfurale, una materia prima per la produzione di resine e solventi. I primi due prodotti soltanto hanno un valore pari a circa il 70 per cento di quello dell’alcool ottenuto. A quanto si afferma, quindi, il prezzo dell’alcool potrebbe variare dalle cento alle centosettanta lire al litro, in base alla misura in cui si possono utilizzare questi sottoprodotti.

Modifiche nelle automobili

Qualsiasi macchina che va a benzina può essere modificata per funzionare ad alcool con piccoli aggiustamenti, più che altro per ottenere migliori prestazioni. Il costo si aggira sulle 170.000-210.000 lire per vettura. Un punto a loro favore: le vetture ad alcool hanno più ripresa di quelle a benzina. E dato che l’alcool ha una più alta temperatura di esplosione, non prende fuoco subito in caso di scontro automobilistico. Ma il consumo di carburante aumenta dal 10 al 15 per cento. Inoltre le macchine modificate per l’uso di alcool hanno dato segno di notevole corrosione in carburatori, pompe di alimentazione e serbatoi. Perciò per eliminare questo problema, nei motori modificati più di recente le parti sono rivestite in plastica e i carburatori sono di alluminio. Un altro problema è che col freddo intenso la macchina fa fatica a partire. Per ovviare a ciò, sono stati ideati metodi per preriscaldare l’alcool per l’accensione.

A San Paolo, le vetture arancioni con la scritta “Movido a Alcool” (alimentata ad alcool) sono diventate uno spettacolo comune. Una battuta diventata abituale al loro passaggio è: “Come minimo lo è il conducente!” Nondimeno il programma alcool ha da tempo superato lo stadio degli scherzi. È una realtà.

Dalle catene di montaggio delle fabbriche di automobili escono già vetture ad alcool. L’obiettivo da raggiungere nel 1980 era 250.000 automobili con il motore esclusivamente ad alcool. Il governo calcola che nel 1982 oltre 1.000.000 di macchine saranno state adattate o avranno il motore costruito in fabbrica per l’esclusivo uso di alcool.

L’alcool ricavato dalla biomassa, comunque, è la soluzione definitiva? Esso è effettivamente una preziosa fonte energetica rinnovabile che Dio ha messo a disposizione dell’uomo. Tuttavia, utilizzando l’alcool come combustibile non si risolveranno tutti i problemi. L’errato uso di questa risorsa e l’avidità nella sua produzione e distribuzione possono causare seri problemi com’è accaduto con il petrolio. Il vero problema non sarà risolto finché non saranno stati eliminati gli egoisti sfruttatori.

Abbiamo ragione di credere che questo avverrà un giorno? Sì, ma non per opera dell’uomo. Difatti la Bibbia mostra che questo è ciò che Dio si propone di fare per mezzo del suo regno messianico. “Redimerà la loro anima dall’oppressione e dalla violenza. E il loro sangue sarà prezioso ai suoi occhi”. — Sal. 72:14.

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